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Lettonia, se il referendum passa il russo diventerà una lingua UE

La consultazione riguarda l’annosa disputa sul ruolo della minoranza e può avere effetti a livello comunitario. Intanto sull’immigrazione il governo olandese fa discutere

Oggi si tiene in Lettonia il referendum sul ruolo del russo, se dovesse essere introdotto come lingua ufficiale, in seguito lo stato potrebbe chiederne l’inserimento nelle lingue dell’Unione Europea. La minoranza russa in Lettonia è stata al centro di dibattiti per i mancati riconoscimenti di diritti che sono stati spesso lamentati, ma in seguito all’attivismo dei movimenti politici che la rappresentano ed alla distensione con la vicina Federazione Russa molte cose sono cambiate negli ultimi venti anni.

La Commissione UE ha spiegato ieri che soltanto i linguaggi ufficiali possono diventare linguaggi UE, dopo che gli stati nei quali vengono parlati ne hanno fatto esplicita richiesta al Consiglio dell’Unione Europea. Quando la lingua ufficiale è una seconda lingua, come avverrebbe nel caso della Lettonia, il costo della traduzione dei documenti europei in questa lingua è a carico del paese che lo richiede.

Le questioni delle minoranze, non solo europee, sono state evidenziate in questi giorni anche dal Partito Popolare Europeo, il PPE, che attraverso il capogruppo in Parlamento Europeo, Joseph Daul, ha chiesto al primo ministro olandese, Rutte, di prendere iniziative nei confronti del Pvv guidato da Gert Wilders, il partito xenofobo in questione in fatti ha avviato una grave campagna di intolleranza, creando un sito per denunciare gli immigrati. Purtroppo, una iniziativa di intolleranza simile è stata in seguito imitata in Italia da noti esponenti della Lega. Questo tipo di propaganda è stata giustamente descritta da Joseph Daul come contraria ai valori europei.

In tutta Europa i partiti populisti di destra, spesso alleati con la destra liberista che ha portato alla crisi economica attuale e molto spesso alleata anche di forze politiche che in Parlamento Europeo, malgrado le buone intenzioni del capogruppo Joseph Daul, fanno parte anche del PPE, se la prendono con il fenomeno dell’immigrazione per sviare l’insofferenza popolare verso le difficoltà sociali dalle vere causa della crisi: lo squilibrio nella distribuzione delle risorse, l’inequità nell’organizzazione del lavoro, la negazione di diritti agli immigrati che rende possibile il gioco al ribasso nell’applicazione dei diritti del lavoro e la mancanza di programmazione, di sperimentazione e di ricerca tipica di una versione particolarmente retrograda del liberismo, particolarmente evidente in Italia a partire dagli ultimi venti anni.

Aldo Ciummo

 

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