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Luca Federici: “l’industria elettronica è intrinsecamente verde”

L’ illustrazione dei progetti dell’istitituto tecnico Mattei è stato uno degli aspetti del dibattito sul COP15 di Copenaghen, spunti da approfondire nelle iniziative di Mattias Broman, Richard Scarborough, Federico Scaramucci ed Emanuele De Angeli, impegnati nei rispettivi ruoli per la sperimentazione dell’economia ecosostenibile in Europa e per un più forte rapporto del territorio di Urbino con Nord Europa, Ue ed impresa.

Cambiamenti climatici ed economia verde sono stati al centro del dibattito che (contemporaneamente allo svolgimento del vertice di Copenaghen) ha visto uno dei territori più dinamici del Centro Italia, Urbino come città universitaria e anche Pesaro, illustrare l’esperienza locale nella sostenibilità economica ed ecologica. Sono state coinvolte l’Università di Urbino Carlo Bo, col rettore Stefano Pivato, il sindaco Franco Corbucci e Matteo Ricci presidente della provincia, GreenPeace con Gian Italo Bischi, Massimo Vannucci per il Parlamento Italiano, Francesca Crespini come assessore alle energie rinnovabili del comune e parlamentari europei quali Vittorio Prodi. Ma veniamo al territorio ed al suo impegno specifico nei progetti.

Federico Scaramucci ed i suoi collaboratori lavorano attivamente soprattutto per uno stabile rapporto dell’area con i paesi del Nord Europa, attraverso l’associazione indipendente Ragnarock, che quest’ anno ha concentrato la propria azione appunto sul clima e le energie rinnovabili. In questo senso sono stati molto apprezzati gli interventi nel dibattito di Mattias Broman, consigliere dell’ambasciata della Svezia e anche del primo segretario dell’ambasciata di Norvegia, Richard Scarborough, e di Nunzia Riccardi per Assosvezia, camera di commercio italo-svedese. Le esperienze riportate, (su cui il sito si soffermerà nei prossimi giorni così come sull’impegno artico norvegese) sottolineano il ruolo del rispetto dell’ambiente nello sviluppo equilibrato dell’economia e della società. Altro capitolo è stato aperto sull’impegno “verde” danese.

Francesca Crespini ha ricordato che Urbino è sito Unesco e di interesse comunitario ed ha un corso dedicato solo ai cambiamenti climatici tra gli insegnamenti dell’università. Simone Galeotti ha presentato questo corso e affermato che il suo scopo è creare una generazione di specialisti in grado di studiare le strategie di adattabilità del territorio provinciale rispetto ai cambiamenti ambientali. L’istituto Tecnico Agrario Cecchi di Pesaro e il Tecnico Statale di Urbino hanno illustrato i loro propri progetti e forse sarà possibile entrare ancora di più nello specifico di queste iniziative per i nostri lettori nel corso del tempo. Sicuramente chi legge queste pagine avrà modo di entrare nel vivo dell’azione di Oslo nel Polo Nord in funzione ecosostenibile mentre anche altri spazi saranno dedicati alla dimensione europea del territorio e con ragnarock ai rapporti con la parte settentrionale dell’Europa. La comunità, presieduta in questo momento dalla Svezia, gioca una grossa parte nel settore energetico.

“Secondo la Svezia i dati parlano chiaro, dobbiamo imparare a vivere in maniera sostenibile – ha detto Mattias Broman – la prima priorità della nostra presidenza nell’Unione Europea è gestire bene i cambiamenti climatici, con la crisi petrolifera abbiamo iniziato a lavorare ed i risultati che oggi vediamo sono frutto di una politica di lungo periodo. Abbiamo diminuito le emissioni del nove per cento e l’economia nello stesso periodo è cresciuta di più del quaranta per cento, si può fare sviluppo rispettando l’ambiente” ha concluso il consigliere dell’ambasciata di Svezia.

Richard Scarborough ha reso noto che l’obiettivo della Norvegia è di un abbattimento delle emissioni nocive per l’atmosfera di dieci punti percentuali in più rispetto all’obiettivo indicato dalla Ue e sottolineato l’importanza dei comportamenti dei cittadini nella vita quotidiana. “E’ importante anche che la Svezia nell’Unione Europea e noi dal di fuori cooperiamo insieme in un organismo appositamente creato per promuovere le politiche ambientali, un mercato ecologico” ha dichiarato Scarborough.

Nel corso della giornata c’è stato anche un collegamento via web con Copenaghen, dove la situazione era piuttosto tesa a causa della difficoltà dei governi a raggiungere un accordo. All’incontro di Urbino era presente anche Piero Badaloni che ha sottolineato il ruolo dell’Unione Europea. Luca Federici ha presentato il progetto dell’istituto tecnico di Urbino che frequenta, una realizzazione il cui scopo pratico è trovare un equilibrio tra produzione e consumo di energia, con un discorso molto forte a favore di una economia sostenibile in particolare nel comparto elettronico che è quello che gli studenti di quel corso conoscono meglio. Analogo l’intervento degli studenti dell’Agrario di Pesaro.

Nunzia Ricciardi per Assosvezia e anche come country manager di Kinnarps Italia, che produce mobili per ufficio con procedure particolarmente attente alla sostenibilità, come il riutilizzo degli scarti di legno, metallo e tessuti, si è soffermata sul ruolo dei consumatori e sulle opportunità economiche che un atteggiamento realistico nei confronti dell’ambiente e delle esigenze della società offre. Il territorio chiaramente si sforza di accomunare cooperazione ambientale in ambito europeo e rapporti anche culturali ed imprenditoriali con il Nord Ue.

Mentre la mattina della giornata di venerdì 18 dicembre, punto centrale dell’iniziativa che ha visto strettamente coinvolte Svezia e Norvegia, è stata dedicata molto all’aspetto culturale ed anche a ciò che avviene nell’istruzione per favorire soluzioni nelle trasformazioni ambientali ed all’l’incontro degli addetti ai lavori al Magistero di via Saffi, nel pomeriggio al palazzo Ducale il dibattito è stato incentrato sul ruolo delle imprese ed è stato condotto da Emanuele De Angeli, consulente ambientale impegnato in questi anni perchè l’opzione ecosostenibile non venga semplicemente affermata in teoria ma si realizzi attraverso concrete soluzioni praticabili nell’economia del territorio.

Aldo Ciummo

Artico: la Norvegia ha la vista lunga

La strategia del Governo di Oslo prevede uno sviluppo capace di mantenere nell’Artico le risorse della biodiversità e degli scambi culturali

 

Già dal marzo di quest’anno, prima che le questioni ambientali venissero portate sempre di più all’attenzione del pubblico, per l’avvicinarsi del vertice di Copenaghen, il Governo di Oslo poteva tirare le conclusioni su parte della strategia artica della Norvegia. Il fatto è che le vicende dell’Artico sono strettamente intrecciate a quello che lo stato ed i suoi abitanti possono sperare dal futuro: molto, date le caratteristiche emergenti della regione, al centro degli interessi mondiali oggi, perchè i cambiamenti climatici hanno aperto significativi problemi, ma anche avviato nuove opportunità.

La Norvegia ha le carte in regola per proporsi come soggetto garante del Grande Nord, in accordo con stati che stanno facendo parecchio per introdurre il concetto di sviluppo ecosostenibile in Europa, come la Svezia che porta avanti in questo momento la Presidenza della Ue, la Finlandia e la Danimarca (quest’ultima è il paese che ospiterà il vertice) che hanno politiche ambientali complessivamente molto avanzate, una marcia in più per la Ue che, va ricordato, è stata il traino degli accordi più ambiziosi in fatto di tutela del clima. La Norvegia non fa parte della Ue ma lavora a stretto contatto con gli altri stati europei, e l’estremo Nord, uno degli obiettivi primari della politica norvegese, riguarda tutta la comunità per le implicazioni ambientali, economiche, culturali che sono in questione.

I progetti norvegesi per l’area Artica includono ben 22 punti, ragion per cui saranno proposti su questo spazio web almeno un altro paio di articoli dedicati a questo argomento, l’estremo nord sotto la giurisdizione dello Storting, in questo mese: intanto però è importante sottolineare che l’obiettivo di Oslo è occuparsi delle zone più settentrionali in maniera equilibrata, da una parte assicurando il maggiore contributo possibile alla conoscenza scientifica di queste terre, dall’altra valorizzandone il potenziale economico.

Lo sviluppo regionale, parte delle strategie produttive dello stato, nei progetti del governo norvegese, deve andare di pari passo con la condivisione delle idee con le popolazioni che vivono nella parte più fredda d’Europa. Qui non c’è solo ghiaccio, ma una grande biodiversità e una comunità che fa dell’esperienza del territorio la sua ricchezza, qualcosa che l’Europa deve proteggere e nel difendere questo patrimonio può fare affidamento sulla Norvegia e contemporaneamente della prospettiva ambientale in cui anche la Presidenza Svedese e Danimarca, Finlandia ed Islanda si stanno muovendo. L’idea è: la regione nella quale si vive è estremamente preziosa ma molto fragile, per cui sviluppo economico significa innanzitutto conoscenza e rispetto di ciò che preesiste cioè la natura e le culture popolari.

C’è una vera e propria lista stilata in Norvegia, è l’elenco delle priorità sul grande Nord, obiettivi pienamente condivisibili da noi in Europa, dato quello che l’area settentrionale rappresenta per noi dal punto di vista ambientale, umano, economico e dei diritti: al primo posto c’è da sviluppare la conoscenza riguardo al clima, migliorare la sicurezza in mare e promuovere in maniera sostenibile le energie.

Poi si parla dell’impresa e dei modi per svilupparla in un ambiente difficile e di come rafforzare le infrastrutture. Fermo restando il concetto del controllo sul territorio da parte delle nazioni nordiche, in un mondo in un rapido cambiamento, si sottolinea anche la necessità di rispettare l’autodeterminazione delle popolazioni presenti come i Sami, anche su questo punto la Norvegia si è mossa in maniera egregia, coinvolgendo anche i Sami nella delegazione che sta approssimandosi a Copenaghen per il vertice.

Le questioni climatiche trovano quindi un sostegno alle posizioni più avanzate sia nella Presidenza Svedese per quanto riguarda l’Unione Europea sia nella Norvegia, al nostro fianco nell’European Free Trade Association, il che anche grazie alla presenza dei paesi con posizioni affini come Danimarca e Finlandia significa buone prospettive per gli accordi che coinvolgono direttamente l’Artico.

Aldo Ciummo

La Finlandia a favore di un rapporto equilibrato con l’ambiente

 

Uno dei punti di forza della politica ambientale finlandese è la promozione di tecnologie avanzate su tutto il territorio, nel massimo rispetto dell'ambiente naturale, in linea con le politiche verdi dei paesi scandinavi ed a rafforzamento delle richieste europee di un accordo ambizioso che punti alla soluzione dei problemi climatici

Nell’incontro che si è tenuto all’ambasciata del Canada di Roma il 19 novembre buona parte della giornata è stata dedicata alla cultura finlandese ed ai suoi legami con la natura della regione, una delle più belle e fredde aree del continente

 

L’ambasciatore finlandese a Roma, Pauli Makela, nel corso dell’incontro dedicato all’Artico che si è tenuto all’ambasciata canadese ha ricordato l’impegno del governo di Helsinki per la tutela di tutte le popolazioni presenti nell’area del Polo Nord. Makela ha sottolineato il fatto che gli stati scandinavi hanno riconosciuto l’identità dei Sami e che stanno lavorando anche per la conservazione dell’ambiente naturale della zona.

La Finlandia negli ultimi anni ha accelerato le iniziative per uno sviluppo economico sostenibile, portando anche nei progetti ad alto tasso di conoscenza e di tecnologia l’utilizzo delle energie pulite e la consapevolezza della necessità di una crescita equilibrata. Questa politica nel grande nord del nostro continente assume un valore particolare, perchè si tratta di regioni particolarmente fragili dal punto di vista dell’ecosistema e importanti per l’equilibrio climatico di tutto il pianeta.

Durante la giornata è stato proiettato il film “people of the ice”, dedicato agli Inuit e che attraverso le parole di Sheila Watts-Cloutier, presidente dell’Inuit Circumpolar Conference dà voce all’esigenza dei gruppi autoctoni di affrontare i cambiamenti salvaguardando le tradizioni. Un altro spunto di riflessione proiettato è stato Henna’s Song (Henna Leu’dd), pellicola che attraverso la storia di una ragazza Sami porta a conoscenza del pubblico una lingua e delle sonorità che rischiano la scomparsa.

Il ministro di Sagajoga invece è una commedia di Paul-Anders Simma che nel contesto tragico della Seconda Guerra Mondiale racconta la storia di un ricercato che conquista la fiducia di un villaggio e riesce effettivamente ad aiutare gli abitanti. Al di là degli effetti comici e della cornice storica, la commedia traccia un reale ritratto di un paese che ha superato i conflitti con spirito favorevole alla maggiore integrazione possibile e dipinge le vicende di una popolazione abituata a vivere positivamente il rapporto con l’ambiente naturale circostante senza devastarlo.

Aldo Ciummo

La proposta danese una delle più avanzate sul clima

La Danimarca è portatrice, con altri paesi come Finlandia e Olanda, di una visione sostenibile dell'economia che si misura in fatti: una quota sempre crescente di energia prodotta proveniente da tecnologie pulite. Nell'Efta, la Norvegia ha politiche ambientali molto avanzate. L'Unione Europea conta su di una tradizione favorevole al controllo delle emissioni e la Presidenza Svedese in particolare sta lavorando per affermare in tutta Europa una forte prospettiva ecologica

Il mondo si prepara al vertice di Copenaghen, la Danimarca vuole evitare un compromesso al ribasso

Lunedì prossimo inizia il vertice sul clima a Copenaghen, si concluderà solo il 18 dicembre. Dalle decisioni che verranno prese dipende molto del futuro del pianeta, sia in termini di possibilità di sviluppo per i paesi più poveri che di opportunità di reale crescita economica, compatibile con la vita umana.

L’indicatore principale delle emissioni è l’anidride carbonica e il rischio più vistoso il riscaldamento globale che minaccia di cancellare dalla carta geografica o di porre a dura prova le zone costiere di interi paesi, spesso le più densamente popolate, produttive e ricche di storia.

La Danimarca che è il paese che ospita il vertice è anche un esempio di politiche energetiche virtuose, con progetti crescenti in ambito di energie pulite e obiettivi di riduzione delle emissioni molto ambiziosi. In questo è accompagnata dallo sforzo svedese di promuovere l’economia verde in Europa ed è accompagnata da politiche ambientali molto avanzate anche da parte della Finlandia e nell’Efta (European Free Trade Agreement) dalla Norvegia.

La proposta danese prevede l’assunzione come parametro della riduzione delle emissioni il 1990 (ciò significa scegliere un anno in cui erano già più basse rispetto ad altre date) e l’obiettivo di ridurre l’immissione di gas serra della metà entro il 2050.

Un altro elemento particolarmente responsabile della proposta danese è la previsione di accollare i quattro quinti del taglio delle emissioni ai paesi industrializzati, data la necessità per i paesi meno sviluppati di utilizzare il traino dell’industria per mettersi al passo con gli altri.

Dopo il 2020, secondo gli auspici di Copenaghen, ci dovrebbe essere l’inversione di tendenza che, bisogna ricordare, non porterà alla soluzione dei problemi creati da uno sviluppo incontrollato, ma potrà limitare, e parzialmente, i danni passibili di essere causati dalle emissioni future.

Aldo Ciummo

Grazie alla Norvegia i Sami diranno la loro sul clima

Nel corso di un incontro sull’Artico a Roma Tuomas Aslak Juuso, rappresentante dei giovani autoctoni del nord della Scandinavia ha ripercorso i progressi che stanno permettendo a tutte le popolazioni dell’area di confrontarsi con le istituzioni internazionali

Le zone più difficili del nord Europa sono quelle al confine con il Polo Nord, dove comunità antichissime continuano a combattere le rigidità della natura ed oggi anche i cambiamenti derivati dalla globalizzazione. L’Europa è un altro tema, a parte, perchè rappresenta un enorme motore di decisioni, da cui le popolazioni più esigue numericamente e con una minore tradizione statuale rischiano di essere totalmente escluse.

Tuomas Aslak Juuso, è il presidente della organizzazione dei giovani Sami e membro del Samediggi finlandese, uno degli organi che rappresenta questi cacciatori, allevatori di renne, 100.000 persone circa, sparse tra stati diversi come Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia. Juuso simboleggia l’incrocio tra presente e passato, lavora con le renne e si confronta con la UE, viaggia e si è laureato ma può dare lezioni a chiunque soprattutto sulle diverse condizioni atmosferiche, cui la neve può condurre, situazioni che la sua lingua descrive in moltissimi quasi sinonimi con sfumature appena differenti.

L’emancipazione dei popoli indigeni, che rappresentano circa il 10% della popolazione dell’Artico, va avanti ed i Sami, parteciperanno al vertice di Copenaghen sul clima attraverso la delegazione governativa della Norvegia, di cui faranno parte. Sono in stato avanzato anche trattative con la Svezia e la Finlandia, entrambe all’avanguardia nel riconoscimento dei valori e dei diritti delle minoranze culturali.

Esiste ancora il problema della sottorappresentazione di queste comunità in seno all’Unione Europea e problemi come i cambiamenti climatici affliggono soprattutto genti come queste, abituate ad un contatto costante con la natura, proprio laddove questa è più fragile e dove i mutamenti possono risultare più pericolosi per l’uomo.

Inoltre, i popoli che vivono nell’estremo nord si trovano a fare i conti con altri fenomeni critici, come l’urbanizzazione di molti dei più giovani, che insieme a nuove opportunità di lavoro e di integrazione porta con sè il rischio della dispersione dei modi di vita e della cultura dei Sami.

La sfida, ha affermato Tuomas Aslak Juuso, che ha 24 anni e viene da un piccolo villaggio che si chiama Karesuvanto, nella parte più settentrionale della Finlandia ed ai confini della Svezia, consisterà nel fornire ai ragazzi della comunità tutti i mezzi per competere alla parti nel Grande Nord e nel mondo, strumenti come la cultura europea e le capacità scientifiche.

Sarà molto importante però che questi cambiamenti rappresentino lo sviluppo e non la sostituzione di ciò che i Sami sono e quindi resta ferma la richiesta di lavorare ad un modello di istruzione elaborato in lingua Sami e governato dalla minoranza stessa. Il sogno di coloro che lavorano per il futuro delle comunità, espressione degli stessi villaggi, è la creazione di una vera Università dei Sami a Kautokeino, Norvegia, dove esiste già una struttura che svolge alcune funzioni universitarie per i giovani di questo popolo. Si tratta di una proposta del Sami Parliamentary Council, SPR, un organismo attraverso il quale i vari parlamenti sami esistenti cooperano.

Aldo Ciummo

Il Canada appoggia l’impegno ecologico scandinavo

La Presidenza Svedese della Ue si caratterizza per il suo sforzo in direzione di politiche economiche ecosostenibili. Danimarca, Finlandia e Norvegia ne condividono la storia di valorizzazione ecocompatibile delle risorse naturali.

 

L’ambasciatore canadese James Fox, nel corso di un incontro sull’Artico che ha avuto luogo a Roma il 19 novembre, ha espresso l’appoggio del Canada a strategie di lungo periodo a tutela del Polo Nord. Con questa breve cronaca dell’incontro introduciamo una serie di brevi articoli sulle questioni aperte e sul ruolo dei singoli paesi nordici, specialmente europei

Nella Unione Europea la Svezia, la Danimarca, la Finlandia e, nello spazio dell’European Free Trade Agreement, la Norvegia, promuovono politiche di sviluppo compatibile con le esigenze dell’ambiente nell’area dell’Artico. La regione del Polo Nord è al centro di un crescente interesse, non soltanto in Italia, a causa dei cambiamenti (peraltro molto problematici per più di un aspetto) indotti dalle trasformazioni del clima in questi ultimi decenni. Lo scioglimento dei ghiacci rappresenta una incognita per molti abitanti della zona (e del pianeta) ma anche una possibilità di accresciuti traffici e attività economiche, opportunità che come si intuisce facilmente hanno un rovescio molto difficile dal punto di vista della sostenibilità. Ed i paesi che si affacciano sulla regione ovviamente non sfuggono alla ricerca della valorizzazione economica delle risorse.

Nel corso di un incontro che si è svolto la scorsa settimana presso l’ambasciata del Canada a Roma, i rappresentanti di Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia e del paese che ospitava l’iniziativa nella propria ambasciata (cioè il Canada) hanno voluto sottolineare il ruolo che la consapevolezza di sedere letteralmente sopra le risorse di cui si parla gioca per questi paesi. Molti mass media spesso mettono l’accento sulla corsa alle risorse, ma le nazioni nordiche sanno bene che la loro vita dipende dall’ambiente, molto ricco ma estremamente fragile, nel quale le loro culture si sono sviluppate.

L’ambasciatore del Canada, James Fox, ha ricordato che quest’anno la legge di bilancio del suo paese ha stanziato 350 milioni di euro per l’Artico, per promuovere la costruzione di infrastrutture, la ricerca scientifica, lo sviluppo delle fonti energetiche ed il commercio delle risorse ittiche. Altri fondi saranno destinati alla formazione, all’occupazione della popolazione locale, ai servizi sociali ed al sostegno ai popoli aborigeni, che nutrono una serie di preoccupazioni, fondate data l’esiguità numerica e la debolezza “politica” che ne deriva e di cui nei prossimi giorni si parlerà su queste pagine in un articolo specifico, così come verranno illustrati diversi aspetti (da quello ambientale a quello culturale) della questione dibattuta nell’incontro e approfondito l’impegno dei singoli paesi nella regione, in particolare di quelli europei.

Il dibattito della scorsa settimana a Villa Grazioli si è snodato in quattro tavoli dedicati ai seguenti argomenti: “La realtà artica – sviluppo economico e sociale delle comunità autoctone”, “Materie prime, sviluppo energetico e considerazioni geopolitiche”, “La realtà artica – Impatto e sfide del cambiamento climatico” , “Il Consiglio Artico – Un modello per la collaborazione internazionale nella Regione dell’Artico”.

Oltre agli ambasciatori delle nazioni interessate e ai rappresentanti delle popolazioni autoctone citati nell’articolo apparso il 20 novembre qui su Skapegoat, sono intervenuti molti esperti e specialisti come Dag Claes, Professore di Politiche Nazionali ed Economia presso l’Università di Oslo (Norvegia), Dante Casati (del dipartimento Affari Internazionali dell’ENI), Margaret Johansson (del Dipartimento di Fisica geografica ed analisi dell’ecosistema dell’Università di Lund, in Svezia), Giuseppe Cavarretta, Direttore del Dipartimento Terra ed Ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, il CNR italiano; Daniele Verga, inviato speciale per l’Artico del Ministero Affari Esteri e Francesco Eugenio Negro, il viaggiatore di lungo corso nell’area e medico.

Il dibattito ha toccato moltissimi argomenti e chiarito che in questa regione abbiamo molto di più del ghiaccio da proteggere, ragion per cui rimandiamo ad altre parti del servizio che appariranno su queste pagine ed in altri spazi web nelle prossime due settimane. Vi saranno proposti diversi spunti per inquadrare vari aspetti dell’ Artico, un articolo sui progetti ecocompatibili della Danimarca, uno sulle iniziative svedesi in favore dell’area, un pezzo sulle problematiche dei popoli autoctoni come i Sami e gli Gwich’in, opinioni e  politiche finlandesi per l’ambiente ed almeno due articoli sul ruolo della Norvegia nella regione. L’incombente vertice sul clima di Copenaghen rende il tema molto attuale.

Aldo Ciummo