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Parlamento Europeo: più controllo sui derivati

In luglio sono state avanzate più proposte per tutelare i consumatori e gli investitori nell’attuale mercato finanziario

Il commercio dei derivati, un ambito difficile per il piccolo investitore e spesso non tanto facile neppure per i maggiori: il Parlamento Europeo se ne è occupato nel mese appena concluso. L’obiettivo, ora al centro di negoziati con gli stati componenti, è quello di ridurre le pratiche speculative legate alle vendite allo scoperto e avviare efficienti sistemi di indennizzo. Già si è parlato delle richieste di Olle Schmidt che rappresenta il gruppo ALDE (Liberali) per favorire le richieste di risarcimento giustificate dai cosidetti “cattivi consigli”. Purtroppo però gli europarlamentari hanno lasciato esiguo il tetto previsto.

Pascal Canfin dei Verdi (Verdi/Alleanza Libera Europea, Francia) ha inserito nella relazione sulle vendite allo scoperto una richiesta a risolvere le posizioni scoperte entro la fine di ogni giornata di negoziazione (una posizione tesa a regolare le vendite allo scoperto) e una limitazione all’acquisto di contratti di CDS (Credit Default Swap) ai proprietari di titoli di stato equivalenti (in sintesi un soggetto non dovrebbe poter vendere obbligazioni della Grecia su un tavolo e contemporaneamente poter giocare con i titoli del debito). Si registrano per la verità operazioni di dubbia coerenza da parte della politica europea, perchè se da una parte si rafforzano alcune norme sulle multe da applicare, dall’altra si diradano i controlli sulle vendite a breve termine.

Warner Langen (PPE, Germania) ha elaborato il testo sui prodotti derivati negoziati fuori borsa, mirando in sintesi a raggiungere una maggiore trasparenza nel mercato di questo tipo di prodotti finanziari, che prevedono rischi notevoli nei casi in cui qualcuna delle parti è insolvente.

Un ruolo importante lo avrà l’Autorità Europea di Sicurezza e di Mercato (ESMA). La caratteristica principale di prodotti derivati negoziati come gli OTC oggi infatti è che di fatto non sono soggetti a legislazioni ulteriori oltre quella che regola lo scambio tra le parti contraenti. Mentre è ben noto che le conseguenze delle distorsioni del mercato in Europa spesso sono collettive.

Strasburgo: “Europa più unita per i diritti”

 

La questione siriana in particolare è al centro delle critiche degli eurodeputati liberali, ambientalisti ed euroscettici su una gestione delle crisi eccessivamente improntata alla realpolitik

di Aldo Ciummo

La richiesta principale degli eurodeputati dei gruppi ALDE (liberali), ECR (conservatori) e Verdi è un approccio più equilibrato alle crisi definite della primavera araba, con l’inclusione del presidente siriano Bashar al-Asad nella lista dei funzionari oggetto di sanzioni comunitarie.

L’aula nel suo complesso ha fatto notare al capo della politica estera europea Catherine Ashton che sono necessari maggiori sforzi diplomatici assieme a misure più chiare verso i governi di Siria, Bahrain e Yemen. La situazione in Siria viene definita come un grande disastro e come una Tienanmen araba dal leader dei liberali, Guy Vorhofstadt (Alde, Belgio) che assieme ad ECR e Verdi ha chiesto che il presidente siriano sia incluso al più presto nella lista concordata il 16 maggio per imporre il divieto di espatrio ed il congelamento dei beni a tredici alti funzionari siriani.

Non si può fare a meno di notare un eccesso di dichiarazioni di principio ed un difetto di indicazione di misure concrete, dato che riguardo alla effettiva rimozione delle attuali autorità, decisioni simili si rivelano di lunga e tormentata attuazione, si veda il caso libico. L’embargo sulle esportazioni di armi nei confronti di Siria, Bahrein e Yemen, una delle richieste chiave inoltrate agli stati componenti la Ue è però più che giustificata dalle circostanze ed è presente nelle prime due risoluzione elaborate da Gabriele Albertini (PPE) e Roberto Gualtieri (S&D). L’assemblea di Strasburgo ha anche chiesto alla UE di sospendere i negoziati per un Accordo di Associazione con la Siria e sanzioni mirate verso i regimi.

 L’Europarlamento ha accolto favorevolmente l’apertura a Bengasi di un ufficio Ue, annunciata da Catherine Ashton, per assistere il Consiglio Nazionale Transitorio in Libia. L’obiettivo è arrivare il prima possibile ad un cessate il fuoco, alle dimissioni del governo ed all’invio di maggiori aiuti alla città di Misurata. E’ stato chiesto anche di condurre una inchiesta sull’uccisione di alcuni dissidenti iraniani nel campo di Ashraf in Iraq e la maggioranza dei gruppi si è pronunciata per la restituzione delle tasse provenienti dai territori palestinesi attualmente trattenute dal governo di Israele.

I gruppi euroscettici ECR e EFD hanno criticato la scelta della UE di mantenere relazioni con Hamas dopo la riconciliazione del gruppo con Fatah. L’elemento importante che si registra è l’esigenza che sale dal Parlamento Europeo, in accordo con l’opinione pubblica comunitaria, di porre il rispetto dei diritti umani in una posizione migliore nell’agenda europea, rispetto alla realpolitik che si è vista spesso negli ultimi anni e di mettere la questione al centro degli accordi internazionali, ad esempio con la Federazione Russa. Significativa la proposta presentata da Marìa Muniz de Urquiza (S&D, Spagna) per un seggio permanente per l’Unione Europea nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. L’assemblea generale intanto ha approvato una status speciale che permetta alla UE di intervenire durante i lavori.

La UE si preoccupa mentre la Russia fa strane manovre politiche in Georgia

Russia

Immagini favolose da cartolina, sempre di più quel ritaglio scintillante che i turisti possono ammirare nei centri storici degli stati più restii a rispondere della situazione dei diritti umani è gran parte di quello che all'Europa viene concesso di vedere. Dietro la copertina, Russia, Cina, Arabia Saudita gestiscono l'economia e le istituzioni con metodi antichi, difendendosi con una polemica verso il mondo occidentale che trova sponda in un malinteso terzomondismo

L’ Europa chiede più cooperazione russa riguardo Transnistria e Georgia : la richiesta arriva al margine di una crescente perplessità europea mentre la Federazione Russa rilascia con inedità facilità molti passaporti e mette in cantiere una legge che permetterebbe all’esercito di difendere i cittadini russi anche all’estero

 

 

Il Parlamento Europeo ha approvato un avanzamento dei rapporti con la Federazione, ma non è convinto della trasparenza dei diritti umani nel gigante eurasiatico: giovedì il Parlamento Europeo ha votato un documento sostenuto da Ppe (Centrodestra, cattolici e conservatori), S&D (Socialisti e Democratici), ALDE (Liberali), Verdi/ALE (ambientalisti e sinistra progressista) e ECR (raggruppa varie formazioni di destra tra cui quello che resta dell’ Unione per l’Europa delle Nazioni) affermando l’importanza della cooperazione con la Federazione Russa, ma ribadendo le preoccupazioni già chiaramente espresse con l’assegnazione del Premio Sacharov all’organizzazione russa “Memorial”,  nome che richiama alla mente migliaia di persone tuttora in lotta verso lo Stato, in un paese dove molti attivisti per i diritti umani sono stati uccisi senza che le autorità abbiano individuato responsabili e dove le opposizioni affrontano restrizioni impensabili in Occidente, anche in paesi dove la situazione è oggettivamente anomala e squilibrata.

Difatti, l’assemblea elettiva ha invitato le autorità russe a garantire che gli assassini di Natalia Estemirova, Andrei Kulagin, Zarema Sadulayeva, Alik Dzhabrailov, Maksharip Aushev, Stanislav Markelov, Anastasya Baburova e Anna Politkovskaya siano rintracciati e consgnati alla giustizia ed ha  fatto riferimento all’assassinio di Maksarip Ausev, esponente dell’opposizione ucciso in Inguscezia. A questo punto la UE sta chiedendo anche misure preventive per la protezione degli attivisti per i diritti umani e l’avvio di indagini appena le minacce nei loro confronti sono note a una procura oppure ad un tribunale. Il Parlamento ha chiesto anche di seguire con la massima attenzione il secondo processo in corso contro l’ex dirigente della Yukos Oil, Michael Chodorkovskij, imprenditore ed oppositore, in particolare si teme (in maniera giustificata dai precedenti avvenuti) che le autorità utilizzino il sistema giudiziario come strumento politico.

Sostanzialmente, l’Europa tende la mano alla Federazione Russa, rinnovando il proprio sostegno all’obiettivo dell’adesione della Russia all’Organizzazione Mondiale del Commercio. Esistono però anche in questo capitolo ostacoli, come i dazi russi all’esportazione, tariffe ferroviarie per il transito di merci, pedaggi stradali e restrizioni su importazioni alimentari. Il Parlamento Europeo ha invitato l’Unione nel suo complesso a promuovere iniziative per arrivare ad una soluzione pacifica dei conflitti in Nagorno-Karabah ed in Transnistria, ma soprattutto in Georgia. La missione di vigilanza dell’Unione coincide con l’impegno europeo per l’integrità territoriale della piccola repubblica e c’è una certa preoccupazione per la proposta di legge, presentata dal Presidente russo, che autorizzerebbe l’impiego della forza anche per proteggere cittadini russi che si trovano all’estero, timore rafforzato dalla politica di rilascio massiccio di passaporti che si accompagna alla proposta.

Aldo Ciummo