
Il Parlamento Europeo oggi ha approvato una risoluzione che chiede allo stato italiano di invertire la rotta in Campania rispetto alla politica sui rifiuti
L’assemblea eletta dai cittadini dell’Unione Europea ha votato una risoluzione riferita alla grave situazione della Campania, che come è noto ha veduto alcuni territori prima al centro di promesse di rapido superamento dei gravi problemi della raccolta dei rifiuti, ma in seguito colpiti da progetti di soluzione emergenziale della questione non propriamente condivisi dalle popolazioni locali.
Ora l’Europa afferma chiaramente che l’Italia deve rispettare la legislazione comunitaria sulla gestione dei rifiuti, migliorare la trasparenza delle procedure (in assenza della correttezza delle quali le misure repressive poco potranno per allontare le organizzazioni criminali dal tessuto sociale) e ricostruire uno stato di fiducia con le popolazioni locali.
La risoluzione è stata approvata con 374 voti a favore, 208 contrari e 38 astensioni ed era stata presentata dai gruppi politici di Socialisti e Democratici, Alde (Liberali), Verdi/Ale e Gue (Sinistra). Il documento critica la decisione di aprire discariche in aree protette e chiarisce che i fondi regionali saranno resi disponibili all’Italia quando le autorità italiane presenteranno un piano di gestione dei rifiuti conforme alle norme UE.
La novità ricorda che la voce della Ue sulle questioni interne non è una vuota testimonianza ma un segnale cui si accompagna un dato concreto che è la sottrazione di risorse finanziarie agli stati che contravvengono a regole elementari e sottolinea il fatto (evidenziato dal documento), rappresentato dalla minima incidenza delle azioni intraprese finora a livello nazionale sulla riduzione dei rifiuti e nel miglioramento del riciclaggio.
In sintesi, le iniziative tese a comprimere i diritti di manifestazione delle popolazioni locali moltiplicatesi negli ultimi quindici anni (alcuni di questi tentativi sono stati subìti ad esempio dagli aquilani) non hanno apportato balzi in avanti infrastrutturali nella penisola, che anzi registra ritardi largamente riportati anche dalla stampa nazionale in questi giorni, peraltro da media non particolarmente antagonisti.
L’europarlamento chiede quindi all’Italia di assicurare il rispetto delle regole comunitarie entro i termini di osservanza stabiliti dalla Commissione, la quale nelle richieste del Parlamento di Strasburgo dovrebbe monitorare gli sviluppi della situazione e se necessario imporre sanzioni. Difatti al momento il piano di gestione dei rifiuti presentato dalle autorità italiane è sotto esame da parte della Commissione, che ne sta verificando la conformità al diritto comunitario.
Ma il dato più interessante riscontrato dal Parlamento Europeo è la mancanza di trasparenza e di vigilanza istituzionale che gran parte della popolazione ha riconosciuto nelle misure straordinarie impiegate dal Governo nazionale per derogare alle regole sulle valutazioni d’impatto ambientale e sugli appalti pubblici, nominando commissari e prendendo decisioni senza consultare o informare le autorità locali. Le misure di emergenza cui si fa riferimento sono state cancellate dal Governo italiano nel dicembre del 2009, data dalla quale le autorità locali hanno riacquistato in parte i poteri di gestione in oggetto, logicamente gli atti precedentemente adottati dallo stato hanno comunque avuto degli effetti, non positivi in base alla valutazione del Parlamento Europeo.
Si può osservare che, partendo dalle procedure d’urgenza utilizzate nella gestione delle conseguenze delle catastrofi naturali fino ad arrivare all’approccio adottato nei confronti dei disagi sociali, è oramai sotto gli occhi del paese la scarsa incidenza dei metodi emergenziali e decisionisti nella soluzione delle crisi, mentre emerge in maniera sempre più supportata da dati (quelli ad esempio degli enormi volumi di affari sottratti alla dinamica legale della concorrenza nelle vicende di molti appalti in Italia) la preoccupante compatibilità di questo sistema con la formazione di nicchie di monopolio, di inefficienza e di illeggittimità.
Nel caso delle vicende campane, la decisione di aprire discariche in aree protette all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio (come a Terzigno) è al centro delle critiche dei deputati. Gli eurodeputati usano anche qualche eufemismo, come la “non sufficiente attenzione alle proteste contro la localizzazione dei siti di raccolta e di smaltimento” e qualche encomiabile auspicio, come la richiesta di ricostruire un clima di fiducia e di dialogo con le popolazioni locali.
Speranze che non si possono che incoraggiare, così come su queste pagine web si incoraggiano anche altre due evoluzioni dell’attuale situazione politica europea: una maturazione dei sistemi politici di ogni stato UE verso un quadro di rappresentanza corretta di tutte le forze sociali associata all’accettazione sostanziale da parte di tutte le forze – anche di quelle conservatrici – dei princìpi democratici e liberali dell’integrazione, della concorrenza e del rapporto con i cittadini ed un rafforzamento delle strutture politiche e rappresentative dell’Unione in modo da renderle capaci di procedere più efficacemente ed in modo più persuasivo nei confronti degli stati meno avanzati, quando ci sono da difendere valori che sono chiaramente alla base della nascita dell’Unione Europea, come la libera concorrenza e l’autonomia delle diverse autorità tenute a garantire i diritti dei cittadini attraverso la limitazione dei poteri e l’impedimento della fusione di poteri differenti. Certo, questi valori vanno difesi prima di tutto dagli abitanti degli stati componenti, sia localmente che attraverso le istituzioni comunitarie.
Aldo Ciummo
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