di Simone Di Stefano/L’Unità
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Ci hanno messo dentro di tutto Rossi e Stoner, domenica sera, a Laguna Seca. Classe, intensità, coraggio. E veleno. L’australiano non ha gradito l’irruenza di Valentino in certe curve: «Corro da anni e non ho mai visto sorpassi così duri». «E io allora corro da una vita ma le gare le ho sempre viste così», la risposta del Dottore. «Stoner è abituato a vincere in fuga – ha proseguito il pilota della Yamaha – il corpo a corpo è diverso, entrano in gioco altri fattori e sono contento di averlo battuto». Il day after del Gp dell’anno lascia ancora impressi, sulle rètine degli appassionati, quella serie di sorpassi tra i due. Vaghi ricordi del duello di Digione nel 1979, tra Villenueve e Arneaux. Altri tempi e soprattutto un altro sport.
Nel cassetto dei motoricordi c’è l’emozionante testa a testa tra Rossi e Biaggi a Welko, in Sud Africa, nel 2004. Ma domenica sera i due abbiano oltrepassato il limite, incarnando un duello che passerà alla storia del motociclismo moderno. E non c’è solo l’elettronica di mezzo, inutile appellarsi al traction control. Vedi le loro moto inclinate all’uscita della Cavatappi e noti le stesse scelte di traiettoria. Rossi che non molla un centimetro e Stoner costretto a tornare sulla terra. Il sapore della ghiaia a nove giri dal traguardo, un regalo dell’australiano a Rossi: fuga e vittoria dove non gli era mai riuscito, «La più bella» secondo Valentino. Si potrà contestare a Casey la troppa irruenza, invocare una maggiore pazienza, di attendere prima di affondare il colpo.
Ma del campione si ama l’istinto. Spericolato e sfrontato, il ducatista ha avuto il merito di non mollare. La stessa tenacia che lo ha risollevato dopo Barcellona, quando il suo distacco da Rossi era arrivato a 50 punti tondi. Valentino da allora era andato quasi in crisi mistica. Non vinceva dal Mugello, ha patito Dani Pedrosa al Montmelò e visto Stoner infilare tre vittorie di fila. Merito anche di una Ducati capace di far volare l’australiano. Serviva un gesto di forza e il pesarese l’ha sfoderato. «Stoner deve capire – ha poi detto – che venderò cara la pelle». Duello fino all’ultima curva del motomondiale. Si riparte il 17 agosto da Brno. Dove Valentino lo scorso anno non andò oltre il settimo posto. Poi Indianapolis, favorevle ai 4 cilindri Ducati; Giappone, dove Valentino non vince dal 2001; Australia, dove prima dell’affermarsi di Stoner in Moto gp era terra di conquista per il pesarese. Poi Sepang e Valencia. Sette battaglie per il tetto del mondo.
Simone Di Stefano – Pubblicato su L’Unità del 22-07-2008
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Fin dal momento in cui aveva rinnovato il contratto, la storia americana di Valentino Rossi non poteva non avere un lieto fine come quello che si è concretizzato ieri nella fresca mattinata californiana di Laguna Seca. Più che una storia è stata una vera e propria lezione. Di motociclismo e di autocontrollo. Sempre in testa e sempre con la guardia alta a tarpare la via di fuga a Stoner, partito come favorito e sovrastato dal suo stesso irruento carattere. Puerile l’atteggiamento del ragazzo in alcuni momenti della gara. Come quello decisivo. Moto a terra e Rossi che se ne va, con in tasca punti preziosi per il titolo mondiale.
In attesa dell’inno di Mameli che avrebbe suonato un’ora dopo con Valentino sul gradino più alto, ad aprire le danze è il pur sempre rispettabile “Star Spangled Banner”. Non appena i semafori si tingono di verde, la conca della Laguna vede subito in testa il tandem Stoner-Rossi e Hayden poco dietro. Spettacolare la partenza di Dovizioso, che partiva nono e al primo giro è già quarto, inserendosi nella bagarre tra Hayden e Vermeulen. All’esordio in questa pista il pilota della Honda non è rimasto impressionato: «Ho il vizio di imparare subito le piste», dirà al termine di una gara che lo vedrà confermare il quarto posto, davanti a Hayden.
Ma nella conca californiana ieri sono soprattutto Rossi e Stoner, che riescono a infuocare il pubblico, ancor più della piroetta che fa perdere a Lorenzo le velleità di finire il gp: frattura al piede sinistro, che per fortuna non gli impedirà di essere a Brno il 17 agosto. Mentre lo spagnolo si lecca le ferite, Rossi scavalca Stoner dando vita fin dall’avvio a un duello fatto di sorpassi, che trova il suo epilogo soltanto a nove giri dal termine. L’australiano esce di pista e nonostante rimette la sua Desmosedici sul tracciato in tempo per non perdere la seconda posizione, il distacco dal primo è ormai troppo consistente. Un duello che fino a quel punto aveva avuto dell’incredibile.
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Duello. In un circuito dove i sorpassi non sono molto frequenti, aggiudicarsi la pole significa essere oltre la metà dell’opera. Ieri la freccia che ha squarciato il cielo californiano portava, neanche a dirlo, il nome dell’australiano Casey Stoner. A poco è servito a Velentino Rossi l’aver trovato fin dalla sessione di qualifiche di venerdì scorso il giusto assetto alla sua R1. Un assetto che «sembra funzionare bene», aveva spiegato a fine giornata Valentino, augurandosi di scendere ancora di qualche decimo nelle sessioni successive. Sono state effettivamente di buon auspicio le parole del pesarese, che nella terza sessione di ieri ha girato in 1’22”168, migliorandosi di quasi sei decimi.
Non abbastanza per essere il più veloce. Quello è stato invece l’australiano Casey Stoner che ha girato in 1’21”461. Il campione della Ducati ha migliorato ancora se stesso infrangendo di nuovo il record della pista in prova. E ha poi conquistato la pole position fermando il cronometro sul tempo di 1’20”700. Ha preceduto Valentino Rossi, secondo in 1’21”147. Terzo posto per Nicky Hayden (1’21”430) davanti a Jorge Lorenzo (1’21”636) e a Toseland (1’21”848). Ma Laguna Seca è prima di tutto un circuito diverso dagli altri, dove conta sì la bravura del pilota, ma soprattutto i cilindri.
Quelli che ha tirato fuori la rossa di Borgo Panigale e che sembrano rappresentare in questo momento il gap con la Yamaha. Getta la spugna invece Dani Pedrosa, che ha rinunciato alle qualifiche e quindi a prendere parte alla gara: l’infortunio alla mano sinistra del pilota, operato lunedì, dopo la caduta sotto la pioggia del Sachsenring di domenica scorsa rende infatti impossibile la guida su una pista che propone proprio molte curve a sinistra, come dimostrato dai forti dolori accusati da Pedrosa nelle due sessioni di libere del venerdì.
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Giacomo Agostini, otto volte campione del mondo in 500 cc; sette mondiali vinti in 350 cc. La storia del motociclismo ci ha spiegato come vede il duello tra Rossi e Stoner, remake del 2007.
Chi vede favorito per la vittoria finale tra i due?
«È una sfida molto equilibrata. Stoner sembrava fuori e invece vincendo le ultime gare è tornato a ridosso di Valentino, riaprendo il campionato. Vedo l’australiano più tranquillo rispetto a prima. Ma ogni gara può essere diversa. Rossi ha tanti punti di vantaggio, ma è anche vero che Stoner e la Ducati volano».
Sarà un finale a due o secondo lei ci sarà il terzo incomodo?
«No, dopo l’infortunio di Pedrosa non esiste più un terzo incomodo. La lotta è esclusivamente tra loro due. Entrambi i piloti sono al cento per cento. Certo, se Vale esce indenne da Laguna Seca e poi vince in Repubblica Ceca, metterebbe una bella ipoteca sul titolo».
Quindi secondo lei non è azzardato parlare di fuga fin da Laguna?
«In chiave mondiale credo che sarà decisivo il risultato del Gp di Brno, in Repubblica Ceca. Ma non sono da escludere sorprese dal gran premio americano. Anche perché lo scorso anno negli States vinse Stoner e anche Rossi può fare bene. Se la giocheranno fino alla fine. E attenti a Hayden e Edwards. È difficile però fare pronostici, si gioca tutto in venti punti. Certo che se Vale salisse a 25 punti su Stoner prenderebbe un bel vantaggio».
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