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Adesso l’Italia risponda con la politica alle crisi

La partecipazione popolare allo sviluppo socioeconomico ed un percorso di politiche progressiste sono sempre più necessari mentre la società subisce eventi traumatici

La società italiana ha subìto un colpo allo stomaco sabato, con l’attacco a sangue freddo contro persone che andavano a scuola, una aggressione che ha ferito di conseguenza tutta la società italiana ed europea come si vede dalle reazioni che si sono avute ovunque e che nella penisola hanno dimostrato una notevole capacità di partecipazione democratica, con le manifestazioni spontanee che si sono avute. L’ambiente dell’istruzione è, assieme al mondo del lavoro, la parte più importante della società, di più perchè contribuisce a strutturare in maniera decisiva la capacità di sviluppo futuro del paese, sviluppo nella accezione più ampia. Non a caso i paesi che stanno dimostrando maggiore capacità di adattamento e di coesione in un mondo in rapido mutamento sono quelli che investono sempre in questo settore.

Se ci sono soggetti che intendono colpire la democrazia in Italia ed in Europa, sia che questi soggetti siano riconducibili a manovre autoritarie conservatrici (come si è visto altre volte nella storia italiana) sia che si trovino nella volontà delle mafie di intimidire la popolazione di una parte dell’Italia, l’istruzione rappresenta un baluardo contro questi soggetti sociali e politici deviati, perchè la cultura è alla base della libertà, della solidarietà e della partecipazione democratica, in particolare la cultura come si esprime nella scuola, attraverso la condivisione nell’apprendimento e la collaborazione reciproca nella formazione.

Ora fa molto male vedere le immagini della ragazza che è stata vittima e delle altre persone ferite, ma se gli attentatori riuscissero, con questa infamia, a generare fenomeni di chiusura e di disorientamento, l’Italia entrerebbe in una spirale drammatica, perchè le prime cose che verrebbero danneggiate sarebbero il diritto dei ragazzi ad una scuola aperta, il valore della apertura reciproca tra settori diversi della società, la formazione come processo che avanza nella condivisione della formazione (dentro e fuori dalle strutture scolastiche), la presenza del dibattito e della solidarietà nella partecipazione democratica, tutti elementi che da sessantasette anni sono aspetti fondanti la vita sociale in un paese come l’Italia ed in Europa e che verrebbero mutilati dalle conseguenze della paura e della chiusura che ne consegue.

I diritti alle opportunità di istruzione, sviluppo e partecipazione della parte più giovane della società in Italia vanno sostenuti attraverso una partecipazione della società alle scelte che è irrinunciabile proprio nel momento in cui coloro che andrebbero tutelati vengono feriti da una infamia che lascia il paese senza respiro, mentre altri eventi negativi si vanno aggiungendo nei territori, senza che esistano strumenti di sostegno alle zone colpite da drammi e mentre l’assenza di una rappresentanza effettiva e di un sistema sociale solido aggravano la frammentazione e la disgregazione della società: per questo ora è più che mai necessario che l’Italia risponda, con la partecipazione politica, alla pericolosa alternativa di un richiudersi del paese in logiche feudali già rafforzate dalle difficoltà economiche e dalla perdita di diritti.

La politica è la partecipazione responsabile alla vita della comunità, per cui la mobilitazione antimafia e a favore dei diritti degli studenti di questi giorni è un inizio, il proseguimento efficace è la costruzione a partire dal mondo dell’istruzione, del lavoro, dei territori, di politiche progressiste che aprano l’Italia all’Europa, alla crescita dei diritti, al valore della produzione e della coesione, un percorso che dovrà essere costruito dal basso, data l’assenza di promotori efficaci di una crescita democratica complessiva ai vertici delle organizzazioni che hanno indirizzato il paese negli ultimi venti anni: un impegno progressista dovrà essere preso perchè le persone possano entrare nei luoghi dove si forma il loro futuro e possano uscirne con la possibilità concreta di proseguire in un’ottica di sviluppo, di solidarietà e di partecipazione.

Aldo Ciummo

Richiesta record di abitazioni per studenti in Svezia

Stoccolma, Lund e altre città sperimentano l’affollamento delle liste di richiesta di appartamenti per studenti universitari

Alla fine del 2011 è prevista una domanda massiccia di abitazioni ed appartamenti da parte degli studenti nelle maggiori città svedesi. Il dato riflette una diffusione dell’istruzione superiore e specializzata che ha favorito l’incremento della produzione nei settori ad alto tasso di conoscenza e la crescita dell’economia nel paese in questi ultimi anni.

La partecipazione agli studi universitari si riflette in una richiesta di appartamenti nelle località degli studi che alla fine di quest’anno sarà altissima, secondo i dati della Agenzia Svedese per l’Educazione Superiore, il Verket för högskoleservice o VHS. Sono duecentosettantamila gli studenti che hanno avuto accesso ai programmi delle università quest’anno.

Lund è una delle città più sotto pressione abitativa in relazione alle esigenze di permanenza dei giovani. Spesso è un grosso lavoro trovare sistemazione se non si richiede in tempo l’inserimento nelle liste. Lund infatti è un centro con una prestigiosa tradizione di studi. Una soluzione che spesso si rivela efficace è scegliere un paese vicino alla “metropoli”, solitamente i mezzi sono molto ben organizzati e si riesce a gestire senza problemi i tempi per raggiungere la città.

Intorno al 1990 la crescita della popolazione in Svezia è stata la più alta dalla seconda guerra mondiale in poi e di conseguenza oggi molti ragazzi entrano nel sistema universitario, che è uno dei più ricercati per la qualità e l’innovazione dei suoi corsi e viene scelto quindi anche da parecchi studenti stranieri. Ad Uppsala si registrano millecinquecento iscrizioni in più rispetto all’anno precedente.

Aldo Ciummo

Cittadini europei al lavoro sui beni pubblici con il Mfe

 

Il Movimento Federalista Europeo venerdì e sabato a Roma Tre ha promosso diversi tavoli di lavoro sulle questioni attuali nella definizione dell’identità europea

 

Si è svolta in questi due giorni la Convenzione dei Cittadini Europei su Beni Pubblici e Diritti Collettivi presso la sede dell’Università Roma Tre a via Ostiense 159, una iniziativa fortemente voluta dai giovani federalisti europei della Gfe che da mesi ci stanno lavorando. La sessione di apertura ha visto l’intervento di Guido Fabiani, rettore della Università e di Luigi Moccia, presidente del centro Altiero Spinelli e di Lucio Levi presidente nazionale Mfe (Movimento Federalista Europeo).

I lavori della Convenzione sono stati presentati da Pier Virgilio Dastoli, presidente Mfe Lazio e attivista storico per il federalismo in Europa e l’unione dei paesi nella comunità.

Tra gli altri, sono stati coinvolti nei lavori di ieri l’ambasciatore del Belgio in Italia, Jan De Bock; il presidente dell’associazione giornalisti europei Nuccio Fava; il garante per la privacy Franco Pizzetti; il presidente del Comitato Europeo delle Regioni, Giorgio Ruffolo; il presidente del Comitato Economico e Sociale Europeo Mario Sepi.

Sandro Gozi ha coordinato il tavolo di lavoro su “Democrazia Europea”, Ettore Greco il dibattito sul “Ruolo dell’Unione Europea per la pace nel mondo”, Mauro Palma quello su Interculturalità ed Inclusione e Laura Pennacchi sui Diritti Collettivi. I vari gruppi di lavoro sono stati coordinati rispettivamente da Mfe, Tavola della Pace, Eapn e CittadinanzaAttiva.

Nella giornata di ieri è stato presentato il libro curato da Simone Vannuccini e Nicola Vallinoto “Europa 2.0 prospettive ed evoluzioni del sogno europeo”, oggi i gruppi di lavoro sono ripresi con il nuovo dibattito sulla democrazia europea presieduto da Roberto di Giovan Paolo, sull’Europa e la pace con Francesco Cavalli, sull’integrazione coordinato da Luigi Ferraioli, sui diritti collettivi con Giuseppe Scaramuzza. La sessione di chiusura è stata presieduta da Giorgio Anselmi, segretario nazionale della Mfe e la giornata è stata conclusa da Pier Virgilio Dastoli.

Aldo Ciummo

Oggi a Roma Tre la Convenzione Europea sui Beni Pubblici

 

L’iniziativa che ha al centro i diritti collettivi è cominciata ieri, 4 giugno, prosegue oggi con interventi sul ruolo comunitario nella promozione dei beni pubblici

 

Lo sviluppo della Ue nel nuovo quadro economico mondiale e le ipotesi di maggiore democratizzazione del contesto geopolitico  sono i punti di riferimento cui la comunità può puntare a seguito del rafforzamento istituzionale determinato dal Trattato di Lisbona. La protezione dei diritti fondamentali all’interno e l’efficacia dell’azione diplomatica per favorirne la crescita all’esterno sono due lati della stessa questione: una identità europea che le strutture statali da sole non possono definire.

Sono i cittadini che possono ottenere una concreta federazione europea se questa non solo rispetta i loro diritti ma diventa il mezzo per assicurare la democrazia su base continentale, equilibrando il peso degli esecutivi centrali con l’espressione dei territori. La società europea, più avanti degli stati nelle applicazioni della mobilità, dell’integrazione e dell’espressione politica anche al di fuori delle formule tradizionali partitiche, è il soggetto che decide davvero nel mediolungo termine.

La coesione sociale in Europa è l’elemento che permette o meno alla Ue di agire come un’area unica verso il Sud del Mondo, il vicino occidentale e i protagonisti emergenti, con una impostazione di apertura.

Oggi alle 15.00 partirà il dibattito su “Le richieste dei cittadini europei”: relazioni dei quattro gruppi di lavoro, coordinati da Paolo Acunzo, Antonio Longo, Nicoletta Teodosi, Melody Ross. Questa sessione sarà coordinata dal segretario nazionale Mfe (movimento Federalista Europeo) Giorgio Anselmi e si concluderà con un appello di Pier Virgilio Dastoli, accanto alle considerazioni di Paolo Beni, presidente nazionale Arci, Flavio Lotti, portavoce della Tavola della Pace e Christine Weise, presidente della sezione italiana di Amnesty International. Molti altri dibattiti però si sono svolti nella giornata di ieri e questa mattina e i temi discussi saranno oggetto di aggiornamenti in questi giorni.

Aldo Ciummo

L’iniziativa sull’Energia di Urbino per diversificare le Alternative

 

 

Il Concorso che porterà all’esposizione del 22 maggio è stato elaborato dall’Itis Marconi con una attenzione particolare ai risultati tecnici

 

L’iniziativa dell’Istituto Tecnico Industriale Enrico Mattei di Urbino di un concorso per stimolare la creatività in materia di nuove tecnologie è stata avviata con il contributo di una srl di apparecchiature scientifiche “Mad”.

E’ stata prevista la partecipazione di singoli studenti, gruppi o classi. I partecipanti hanno avuto l’opportunità di proporre apparecchiature realizzate, progetti tecnici e di interventi legati all’energia, anche presentazioni ed elaborati informativi sul tema trattato.

I premi previsti sono un generatore termoelettrico, un pannello fotovoltaico ed una turbina eolica, perchè l’obiettivo della Festa dell’Energia è appunto legato ad una progressiva implementazione delle pratiche ecosostenibili sul territorio.

Gli stand sono stati messi gratuitamente a disposizione degli espositori per la giornata del 22 maggio dall’Itis Mattei di Urbino in collaborazione con la provincia di Pesaro ed Urbino, con il comune di Urbino e l’Università agli studi “Carlo Bo”.

Il Parco dell’Istituto Superiore ospiterà la mostra dei prodotti e dei progetti riguardanti le energie rinnovabili e il risparmio energetico dalle 10.00 alle 18.00, con ingresso gratuito.

Aldo Ciummo

INTERVENTO DELL’ASSOCIAZIONE PONTE DELLA MEMORIA E DELL’ANP | Il pomeriggio del 16 febbraio alla Casa della Memoria e della Storia di via Francesco De Sales 5 “Damnatio Memoriae Argentina. Tra emigrazioni e storie d’Italia”.

 
 
 
Ci saranno Massimo Rendina, Presidente Anp Roma, Giovanni Miglioli che presiede Ponte della Memoria, Camilla Catarulla dell’Università di Roma Tre, Loris Zanatta (Università di Bologna), gli storici argentini Osvaldo Bayer, Fabian D’Aloisio, Bruno Napoli. L’iniziativa avrà il patrocinio dell’ambasciata della Repubblica Argentina in occasione del suo bicentenario.
 
Dopo i fatti di Rosarno, è indispensabile riacquistare una volta di più la storia delle migrazioni italiane, e sforzarci di renderle memoria collettiva. Oggi nel nostro paese i migranti sono considerati come “non-uomini”.
Lo Stato e il sistema economico vigenti li vogliono rendere invisibili alla società, emarginandoli, nascondendoli e segregandoli in centri di detenzione semi-clandestini. I Cpt sembrano non esistere, perché lontani dalla nostra vista; possono esistere perchè vi è una società che decide di non vedere per sua propria impotenza.
Lì i migranti, pur entrando per “essere identificanti”, diventano nuovi desaparecidos perdendo la propria identità a favore di un conteggio sterile utile solo alla politica.
L’Argentina accolse molti migranti italiani che per molti anni furono vilipesi e umiliati con vari epiteti: “ladri, disonesti, puzzolenti tanto da essere chiamati mocciosi orecchiuti”. Molti dei nostri connazionali furono perseguitati dalla dittatura, desaparecidos o costretti a un nuovo esilio di ritorno.
 Abbiamo dato all’Argentina patrioti quali Manuel Belgrano che era figlio di un genovese ed è ricordato non solo come l’ideatore della bandiera nazionale bianca e azzurra, ma come uno dei padri dell’indipendenza della Spagna, al punto che la sua data di nascita è diventata una festa nazionale: la Giornata dell’Emigrante Italiano.
E poi scrittori come Ernesto Sabato, grandi musicisti del tango come Astor Piazzolla, calciatori come Antonio Valentin Angelillo, mitici piloti automobilistici come Juan Manuel Fangio, industriali come Agostino Rocca. (“L’orda” di Gian Antonio Stella ).
Il fenomeno migratorio è bagaglio imprescindibile della storia d’Italia, di cui va recuperata la memoria a salvaguardia della nostra identità costituzionale e in difesa dei diritti fondamentali.
Associazione Ponte della Memoria e ANP

Diverse scuole superiori più vicine, crescono culture straniere e scienze

 

I punti critici della riforma sono il ruolo limitato di geografia e storia e soprattutto le scarse risorse economiche che rischiano di compromettere tutto il discorso sull’avvicinamento dell’istruzione alla società, che però presenta anche linee condivisibili: crescita delle lingue straniere, delle materie scientifiche e l’introduzione di un maggiore interscambio con il mondo del lavoro possono avvicinare gli istituti superiori all’Europa.

 

La riforma nelle sue caratteristiche essenziali di riorganizzazione di scuole ed indirizzi ha già fatto la sua comparsa su queste pagine web, ed è destinata a ricomparirvi spesso, sia nel merito dei cambiamenti tecnici che nel vivo dell’autonomia dei licei presenti sul territorio di Roma ed in Italia, con il supporto contenutistico di amici impegnati nella medesima professione e sparsi in diversi settori e differenti territori .

Il sito continua ad approfondire gli argomenti al centro del nostro interesse in un’ottica europea:  rapporti tra cambiamenti istituzionali dell’Europa e partecipazione politica, protagonismo femminile e integrazione tra i territori europei; il contributo sempre maggiore della fascia settentrionale del continente nella crescita civile della nostra Europa;  infine la trasformazione della scuola italiana con l’introduzione di discipline più vicini al mondo del lavoro in un ambiente internazionale con la crescita e la comparsa nelle aule di culture straniere, scienze, moda, scienze umane, comunicazione.

Passiamo alle novità principali nei licei: a Classico, Scientifico, Linguistico ed Artistico si sono aggiunti i licei Musicale e delle Scienze Umane, al Classico aumentano le ore di scienze e matematica. L’inglese, come spesso già avveniva, ci sarà per tutti e cinque gli anni. Anche allo Scientifico la matematica sarà di più ed arrivano più lezioni in laboratorio (scienze applicate). L’offerta formativa del liceo Musicale è ricchissima, con quaranta sezioni musicali di cui dieci dedicate allo spettacolo. Il liceo sociopsicopedagico diventa “delle scienze umane” e avvia una sezione economico-sociale.

Una cosa nuova, che fa qualche differenza, è la possibilità di insegnare una seconda lingua straniera utilizzando la quota di autonomia in tutti i licei, dove la prima lingua straniera è sempre obbligatoria. La quota di autonomia è di un quinto del tempo disponibile nel primo biennio e nell’ultimo anno e di quasi un terzo nel terzo e quarto anno, nei licei. Della divisione in settori e indirizzi degli istituti superiori tecnici e professionali si è già detto su queste pagine, passiamo perciò a sottolineare l’aumento dell’attività in laboratorio, 264 ore nel biennio e 891 nel triennio, più la presenza di una parte della didattica che tiene in considerazione la situazione professionale del territorio di appartenenza.

Quindi, almeno negli auspici, tenendo in considerazione le risorse che poi effettivamente vengono o non vengono assegnate (e che sono indispensabili ad esempio perchè i laboratori vadano avanti) scuole radicate nelle possibilità di crescita professionale nella città, proiettate quanto a competenze sull’Europa e visto che si parla di più laboratori, stage, alternanza scuola e lavoro, magari gli istituti superiori delle città italiane vedranno comparire una maggiore partecipazione ed autonomia degli studenti e una istruzione in cui crescono la creatività ed il rapporto con il mondo del lavoro, che ne risulterebbe potenziato.

Forse un grosso capitolo della vicenda dell’autonomia scolastica e del sempre maggiore ruolo dell’istruzione nella costruzione di una identità europea e di una forte vicinanza alla società, attraverso la formazione al lavoro e la creazione di progetti attuali, si potrà approfondire proprio nel caso dei tecnici e dei professionali, che infatti acquisiscono una maggiore consapevolezza della loro importanza e con una quota di ore flessibili che arriva ad un quarto del tempo a disposizione nel primo biennio, a più di un terzo nei due anni successivi ed al quaranta per cento in quinto, potranno concorrere direttamente al conseguimento di qualifiche professionali per gli studenti.

Aldo Ciummo

Regioni, mobilità, pari opportunità e progresso

 

Il caso del Friuli Venezia Giulia è una cartina di tornasole dei cambiamenti nel continente e nel paese nell’iniziativa editoriale della Ediesse Libri

Saggi diversi a cura di Ariella Verrocchio e Paola Tessitori sono stati raccolti nel libro “Il lavoro femminile tra vecchie e nuove migrazioni” che parla del territorio del Friuli Venezia Giulia e delle sue trasformazioni sociali. Le autrici si chiedono quale è il ruolo della emancipazione femminile nello scenario delle migrazioni internazionali e quali sono le continuità ed i mutamenti rintracciabili nel tragitto delle lavoratrici di ieri e delle migranti di oggi.

Il tema della pubblicazione è la mobilità femminile storica ed attuale e in questa prospettiva la vicenda approfondita dallo studio in questione appare come un argomento molto attuale in una realtà dove resistono purtroppo diseguaglianze nell’accesso al mercato del lavoro e disparità nelle retribuzioni.

Ariella Verrocchio è direttrice scientifica dell’istituto “Livio Saranz” di Studi, Ricerche e Documentazione sul Movimento sindacale a Trieste e nel Friuli Venezia Giulia, e docente a contratto di Storia delle Donne e di genere nell’Università degli studi di Trieste.

Paola Tessitori lavora nel settore immigrazione, intercultura, antidiscriminazione, cooperazione decentrata, sia svolgendo attività di ricerca che progettando e coordinando interventi finalizzati all’inclusione sociale dei migranti in Friuli Venezia Giulia.

Aldo Ciummo

Il Governo norvegese: “guardare all’estremo Nord per proiettare in avanti il paese”

Nel mondo globalizzato la strategia di controllo e sviluppo del territorio ad Oslo non stacca l’attenzione dall’area peculiare da dove gli interessi storici scandinavi sono partiti fin dalle origini della storia delle nazioni nordiche

 

In cima alle priorità della Norvegia oggi, la zona settentrionale, (da sempre portatrice di una conoscenza particolare delle proprie risorse da parte di Oslo, ma anche problematica per le distanze, le rigidità del clima e la fragilità ambientale) resta una cartina di tornasole dell’intera politica dello sviluppo sostenibile portata avanti nel tempo da tutte le forze politiche rappresentate nello Storting, il Parlamento norvegese, e raccolta anche dall’attuale governo di sinistra guidato da Jens Stoltenberg, peraltro erede di una lunga tradizione socialdemocratica.

Non si può ignorare però che questa prospettiva nei confronti delle risorse e della società viene condivisa con i vicini, a cominciare dalla Svezia, che a differenza della Norvegia si trova nell’Unione Europea ed anzi fornisce, con il Governo conservatore di Fredrik Reinfeldt, una spinta verso l’economia verde che non si distacca dalle linee guida dei precedenti esecutivi a Stoccolma, orientati sempre in direzione della crescita della quota ecosostenibile di energie prodotte.

La Norvegia promuove il suo progetto, nella maggiore cooperazione possibile anche con i paesi che fanno parte di istituzioni dalle quali la nazione ancora è esclusa, come la UE, quindi le iniziative dell’amministrazione di Oslo si concentrano sulla parte dell’Artico di competenza dello Storting.  Hurtigruten Coastal Express, Sami Communities, arcipelago Lofoten, sono nomi che richiamano alla mente le località che il paese vede incluso nel patrimonio dell’umanità e sono al centro di una volontà precisa del Governo di Jens Stoltenberg di favorire una migliore conoscenza di queste terre nel mondo per farne ancora di più un investimento turistico, ma con caratteristiche precise.

In Scandinavia non c’è bisogno di un turismo che venga nel Nord disordinatamente, senza il necessario rispetto per le aree in questione, è la pianificazione di lungo periodo piuttosto ad assicurare una straordinaria accoglienza. Il miglioramento della qualità del turismo viene progettato in base ad un crescente raccordo tra i diversi operatori, dei trasporti come dell’inclusione dei visitatori nella ricchissima cultura dei luoghi. Per raggiungere gli obiettivi che rendono possibili viaggi sensati, il paese sta sviluppando fattivi rapporti con i vicini, non ultima la Federazione Russa.

Un punto centrale del discorso sulla qualità è il supporto che le amministrazioni in Norvegia stanno fornendo al sistema educativo, per creare una rete di professionisti in grado di attirare e gestire un turismo positivo per l’Artico: il Finnmark University College, i centri di specialisti a Nordlands e Troms serviranno a rendere consapevoli per primi coloro che ospiteranno le persone che arrivano, si auspica per conoscere effettivamente le regioni artiche ed apprezzare la cultura locale, aree particolari richiedono tempo per essere visitate in modo appropriato.

Ma un altro ambito che sta catalizzando l’attenzione dei legislatori in Norvegia è la valorizzazione delle risorse naturali, in aree dove non tenere conto dell’unicità dell’ecosistema determinerebbe perdite in altri settori ed aspetti, come appunto quello dell’accoglienza e riguardo agli stili di vita secolari delle popolazioni locali. A Narvik c’è l’Istituto di Ricerca Nordico, e c’è un College, strutture dove fin dal 1991 si lavora alla crescita delle competenze in materia di energia idroelettrica, solare, eolica.

Esiste un centro per la Ricerca Tecnologica nel Clima Freddo. La dispersione della popolazione è un problema pratico non indifferente, soprattutto in ambienti naturali impervi. La cooperazione è una possibile risposta, anche nel campo imprenditoriale, quello dove si misura la capacità di una società di sostenere sè stessa e gestire più efficacemente il territorio circostante. Per questo in Norvegia si sta cercando di promuovere l’innovazione delle piccole e medie imprese e di aiutarle a raccordarsi tra loro. Innovation Norway, il SIVA (che è l’organizzazione che si occupa di Sviluppo Industriale nel paese) e il Consiglio della Ricerca norvegese hanno il compito di stimolare un salto di qualità, favorendo la diffusione di nuovi prodotti nel campo della telemedicina, della biologia marina, del turismo responsabile.

ARENA, il Centro Norvegese per le Competenze, e programmi regionali per la ricerca e lo sviluppo come il VRI, servono a rafforzare quei settori in cui esiste già un vantaggio competitivo da parte di Oslo. In modo simile, AS, una compagnia di investimento statale, assicurerà alle compagnie norvegesi un più agevole accesso ai finanziamenti. La chiave di volta è l’istruzione, anche intesa come cultura dell’iniziativa personale e della cooperazione che la Norvegia intende sostenere con iniziative come i master in Scienze delle università. Di questo sforzo fanno parte anche le amministrazioni locali e le istituzioni nazionali che si dedicano a questo ambito.

Ma un progetto di valorizzazione socioeconomica di una regione tanto importante per l’Europa come paese, al di là dei confini istituzionali (la Norvegia non fa parte della Unione Europea ma condivide gran parte dei nostri intenti di europei in materia ambientale e dei diritti) non può fare a meno di infrastrutture e di specifiche preoccupazioni economiche. Di questi argomenti i lettori avranno modo di approfondire diversi aspetti su queste pagine ed in altri spazi, laddove proseguirà l’interesse non soltanto per quella parte del Settentrione del nostro continente, che in questi sei mesi con la Presidenza Svedese e la cooperazione finlandese e danese (e attraverso le politiche degli ultimi decenni molto più a lungo) ha apportato il suo specifico impegno nell’innovazione della UE, ma anche per Norvegia e Islanda che all’esterno delle istituzioni comunitarie o dentro rappresenteranno comunque una parte della vita del paese europeo che difatti la gente pure in Italia apprezza molto, come dimostrano non solo gli spostamenti turistici ma tutti i rapporti imprenditoriali e culturali che sono presenti nel territorio.

Aldo Ciummo

Luca Federici: “l’industria elettronica è intrinsecamente verde”

L’ illustrazione dei progetti dell’istitituto tecnico Mattei è stato uno degli aspetti del dibattito sul COP15 di Copenaghen, spunti da approfondire nelle iniziative di Mattias Broman, Richard Scarborough, Federico Scaramucci ed Emanuele De Angeli, impegnati nei rispettivi ruoli per la sperimentazione dell’economia ecosostenibile in Europa e per un più forte rapporto del territorio di Urbino con Nord Europa, Ue ed impresa.

Cambiamenti climatici ed economia verde sono stati al centro del dibattito che (contemporaneamente allo svolgimento del vertice di Copenaghen) ha visto uno dei territori più dinamici del Centro Italia, Urbino come città universitaria e anche Pesaro, illustrare l’esperienza locale nella sostenibilità economica ed ecologica. Sono state coinvolte l’Università di Urbino Carlo Bo, col rettore Stefano Pivato, il sindaco Franco Corbucci e Matteo Ricci presidente della provincia, GreenPeace con Gian Italo Bischi, Massimo Vannucci per il Parlamento Italiano, Francesca Crespini come assessore alle energie rinnovabili del comune e parlamentari europei quali Vittorio Prodi. Ma veniamo al territorio ed al suo impegno specifico nei progetti.

Federico Scaramucci ed i suoi collaboratori lavorano attivamente soprattutto per uno stabile rapporto dell’area con i paesi del Nord Europa, attraverso l’associazione indipendente Ragnarock, che quest’ anno ha concentrato la propria azione appunto sul clima e le energie rinnovabili. In questo senso sono stati molto apprezzati gli interventi nel dibattito di Mattias Broman, consigliere dell’ambasciata della Svezia e anche del primo segretario dell’ambasciata di Norvegia, Richard Scarborough, e di Nunzia Riccardi per Assosvezia, camera di commercio italo-svedese. Le esperienze riportate, (su cui il sito si soffermerà nei prossimi giorni così come sull’impegno artico norvegese) sottolineano il ruolo del rispetto dell’ambiente nello sviluppo equilibrato dell’economia e della società. Altro capitolo è stato aperto sull’impegno “verde” danese.

Francesca Crespini ha ricordato che Urbino è sito Unesco e di interesse comunitario ed ha un corso dedicato solo ai cambiamenti climatici tra gli insegnamenti dell’università. Simone Galeotti ha presentato questo corso e affermato che il suo scopo è creare una generazione di specialisti in grado di studiare le strategie di adattabilità del territorio provinciale rispetto ai cambiamenti ambientali. L’istituto Tecnico Agrario Cecchi di Pesaro e il Tecnico Statale di Urbino hanno illustrato i loro propri progetti e forse sarà possibile entrare ancora di più nello specifico di queste iniziative per i nostri lettori nel corso del tempo. Sicuramente chi legge queste pagine avrà modo di entrare nel vivo dell’azione di Oslo nel Polo Nord in funzione ecosostenibile mentre anche altri spazi saranno dedicati alla dimensione europea del territorio e con ragnarock ai rapporti con la parte settentrionale dell’Europa. La comunità, presieduta in questo momento dalla Svezia, gioca una grossa parte nel settore energetico.

“Secondo la Svezia i dati parlano chiaro, dobbiamo imparare a vivere in maniera sostenibile – ha detto Mattias Broman – la prima priorità della nostra presidenza nell’Unione Europea è gestire bene i cambiamenti climatici, con la crisi petrolifera abbiamo iniziato a lavorare ed i risultati che oggi vediamo sono frutto di una politica di lungo periodo. Abbiamo diminuito le emissioni del nove per cento e l’economia nello stesso periodo è cresciuta di più del quaranta per cento, si può fare sviluppo rispettando l’ambiente” ha concluso il consigliere dell’ambasciata di Svezia.

Richard Scarborough ha reso noto che l’obiettivo della Norvegia è di un abbattimento delle emissioni nocive per l’atmosfera di dieci punti percentuali in più rispetto all’obiettivo indicato dalla Ue e sottolineato l’importanza dei comportamenti dei cittadini nella vita quotidiana. “E’ importante anche che la Svezia nell’Unione Europea e noi dal di fuori cooperiamo insieme in un organismo appositamente creato per promuovere le politiche ambientali, un mercato ecologico” ha dichiarato Scarborough.

Nel corso della giornata c’è stato anche un collegamento via web con Copenaghen, dove la situazione era piuttosto tesa a causa della difficoltà dei governi a raggiungere un accordo. All’incontro di Urbino era presente anche Piero Badaloni che ha sottolineato il ruolo dell’Unione Europea. Luca Federici ha presentato il progetto dell’istituto tecnico di Urbino che frequenta, una realizzazione il cui scopo pratico è trovare un equilibrio tra produzione e consumo di energia, con un discorso molto forte a favore di una economia sostenibile in particolare nel comparto elettronico che è quello che gli studenti di quel corso conoscono meglio. Analogo l’intervento degli studenti dell’Agrario di Pesaro.

Nunzia Ricciardi per Assosvezia e anche come country manager di Kinnarps Italia, che produce mobili per ufficio con procedure particolarmente attente alla sostenibilità, come il riutilizzo degli scarti di legno, metallo e tessuti, si è soffermata sul ruolo dei consumatori e sulle opportunità economiche che un atteggiamento realistico nei confronti dell’ambiente e delle esigenze della società offre. Il territorio chiaramente si sforza di accomunare cooperazione ambientale in ambito europeo e rapporti anche culturali ed imprenditoriali con il Nord Ue.

Mentre la mattina della giornata di venerdì 18 dicembre, punto centrale dell’iniziativa che ha visto strettamente coinvolte Svezia e Norvegia, è stata dedicata molto all’aspetto culturale ed anche a ciò che avviene nell’istruzione per favorire soluzioni nelle trasformazioni ambientali ed all’l’incontro degli addetti ai lavori al Magistero di via Saffi, nel pomeriggio al palazzo Ducale il dibattito è stato incentrato sul ruolo delle imprese ed è stato condotto da Emanuele De Angeli, consulente ambientale impegnato in questi anni perchè l’opzione ecosostenibile non venga semplicemente affermata in teoria ma si realizzi attraverso concrete soluzioni praticabili nell’economia del territorio.

Aldo Ciummo