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Unione Europea: per l’Europarlamento la strategia nel Mediterraneo passa attraverso l’economia

Il Parlamento Europeo nella risoluzione sul Mediterraneo meridionale adottata oggi ha chiesto agli stati componenti di favorire la stabilità economica

L’Unione Europea ha fatto finora troppo poco in concreto per la democrazia nel Mediterraneo meridionale, mentre, promuovendo relazioni commerciali, la stabilità che dovrebbe essere l’approdo della primavera araba cui si è assistito in questi ultimi anni può essere raggiunta e messa in sicurezza.

Giovedì 10 maggio, in una risuluzione sulla strategia commerciale della UE per il Mediterraneo meridionale, adottata con 476 voti a favore, 64 contro e 40 astensioni, il Parlamento Europeo ha chiesto alla Unione Europea ed agli stati componenti maggiori sforzi per sostenere la transizione verso la democrazia nei paesi che sono stati interessati dai cambiamenti politici negli ultimi anni.

Il Parlamento Europeo ritiene che la strategia commerciale della Unione Europea dovrebbe concentrarsi nel dare appoggio alle piccole e medie imprese, in alcuni paesi protagoniste per un terzo dell’occupazione esistente.

La richiesta si rivolge soprattutto alla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, che dovrebbe quindi indirizzare gli investimenti, mentre la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) sarebbe incaricata di fornire alle piccole imprese programmi di microcredito, altri interventi riguarderebbero l’emersione della parte sommersa di economia.

Si sta parlando molto anche della possibilità di istituire una zona di libero scambio euromediterranea, da cui i paesi europei potrebbero trarre benefici economici, nella risoluzione inoltre si sottolinea la necessità di ridurre la povertà e la disoccupazione, soprattutto nelle campagne di stati che sono, per la loro vicinanza, interlocutori naturali dell’Europa.

Aldo Ciummo

 

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Geoghegan-Quinn presenta a Roma il programma UE

 

 

La Commissione europea martedì illustra a Roma il bando annuale del settimo programma quadro UE per l’innovazione

Il piano che verrà presentato a Roma martedì, per finanziare la ricerca e l’innovazione in Europa, è il più consistente fino ad oggi. Si parla di circa sette miliardi di euro e  soprattutto dell’uso strategico che la UE può farne, per rafforzare l’area politica emergente nel mondo, formata dai ventisette stati che si avviano a diventare una trentina in tempi rapidi.

La Commissaria europea per la ricerca e ‘innovazione, Màire Geoghegan-Quinn, illustrerà il bando agli addetti ai lavori martedì 19 luglio presso la Rappresentanza in Italia della Commissione Europea (Via IV Novembre). Questo è il primo “call for proposal” dopo l’adozione dell’iniziativa “Innovation Union”  l’anno scorso.

Gli interessati possono ricevere dettagli sui settori coinvolti e sulle best practices. La presentazione partirà alle 11.00 di mattina. Il bando sarà presentato da Alessandra Lucchetti della Direzione generale Istruzione e Cultura. Interverranno i National Contacts Points per l’Italia. Obiettivo del programma quadro è integrare la ricerca con l’innovazione.

Piccole e medie imprese saranno i protagonisti di una partecipazione sempre maggiore da parte della ricerca ai cambiamenti dell’economia e del territorio. L’Unione Europea oggi finanzia il più grande programma comune di ricerca nel mondo: il settimo programma quadro (più di 53 miliardi di euro) per il periodo 2007-2013.

La Strategia Europa 2020 come è noto punta sulla ricerca: l’iniziativa “Innovation Union”, che ne fa parte, considera la crescita sostenibile alla base dello sviluppo del continente. Il 29 giugno la Commissione ha proposto di aumentare del 46 per cento di fondi per la ricerca nel prossimo quadro finanziario pluriennale 2014-2020. Il programma “Horizon 2020” dovrebbe, a partire dal 2014, semplificare l’accesso ai finanziamenti.

Aldo Ciummo

Toscana, le iniziative europeiste

Dal 6 al 10 maggio a Firenze le istituzioni europee e locali promuovono una serie di eventi dedicati al nostro continente

Quest’anno, per la festa dell’Europa, Ufficio di informazione in Italia del Parlamento Europeo, Rappresentanza in Italia della Commissione Europea e dipartimento delle Politiche Comunitarie della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, partecipano insieme all’allestimento del Padiglione Europa in Piazza della Signoria a Firenze.

Sono previsti quattro appuntamenti ogni giorno, con relatori che si dedicheranno alla Strategia Europa 2020 ed alle sue sette iniziative, che hanno al centro la crescita della società della conoscenza, la sostenibilità e l’inclusione sociale.

Oggi, 6 maggio, sta avendo luogo l’incontro degli insegnanti, seguito dagli eventi degli Europe Direct e dei Centri di Documentazione, eventi nel corso dei quali studenti e cittadini si confrontano sugli strumenti di accesso all’informazione ed alle istituzioni in Europa.

Domani, sabato 7 maggio, sarà la volta dell’Europa della mobilità per studio e lavoro, ci sarà poi un dibattito istituzionale intitolato “Il Manifesto per la UE”, mentre nel pomeriggio è in programma una discussione sui diritti dei consumatori nella comunità.

Il 9 maggio ci sarà la Conferenza sullo Stato dell’Unione, con i principali leader europei, seguita dal dibattito sui Diritti dei cittadini. La rete “Solvit” presenterà i propri progetti a tutela delle garanzie a favore degli abitanti dell’unione. La giornata si concluderà con la presentazione del Programma Cultura 2007- 2013.

La conferenza sulla Politica Industriale per l’Europa si svolgerà il 10 maggio, data in cui è previsto anche l’incontro sull’anno europeo del volontariato, con le associazioni del Centro Italia. Nel pomeriggio sarà presentata l’iniziativa “Unione per l’innovazione”. L’ultimo appuntamento al Padiglione Europa in programma è una conferenza sui temi economici inclusi nella Strategia Europa 2020.

Il Festival d’Europa ospiterà l’esposizione fotografica “L’Italia in Europa – L’Europa in Italia. Storia dell’integrazione europea in 250 scatti”, organizzata dal Dipartimento delle Politiche Comunitarie e comprendente i momenti significativi della storia della nostra Europa.

Aldo Ciummo

Che l’Europa cominci ad imporre i diritti

 

L’estensione del congedo di maternità a venti settimane e l’introduzione del congedo di paternità vanno nella direzione della creazione di regole civili imposte in tutta l’Unione Europea

di    Aldo Ciummo

Da tempo si è ripetuto, anche su queste pagine, che l’Europa non può acquisire una forza competitiva reale se non assicura il rispetto di regole civili e sociali minime – parità di genere nelle istituzioni, tutela del lavoro, laicità – che in molti stati, compresi alcuni dei fondatori storici nel 1957, arretrano paurosamente, tanto da causare perfino il distacco dai blocchi più conservatori di forze tradizionalmente a destra ma intimorite dalla rapidità del ritorno a situazioni socioculturali da prima rivoluzione industriale.  Il Trattato di Lisbona, con il rafforzamento del ruolo del Parlamento Europeo e dell’Unione Europea come stato, lascia sperare in una funzione dell’Europa sostenuta da poteri più pesanti quando si tratta di ottenere l’introduzione di valori contemporanei ed occidentali all’interno di tutte le aree del continente.

Il 20 ottobre il Parlamento Europeo ha approvato modifiche alla legislazione riguardante il congedo di maternità minimo, aumentandolo da quattordici a venti settimane remunerate al cento per cento dello stipendio, con diverse varianti per i paesi che hanno regimi di congedo parentali. Un’altra novità importante è stata l’introduzione del congedo di paternità, per quanto al momento stabilita nella misura risibile di almeno due settimane. Come è noto, negli stati più avanzati (ad esempio in vari paesi della fascia nord della nostra Europa) il tempo a disposizione dei padri è molto lungo e si tratta evidentemente di una norma che oltre ad andare nel senso più realistico nel 2010 di un diritto alla vicinanza agli affetti della persona è una tutela per la parità di genere non appensantendo le donne in un modo che rappresenta un allontanamento dal mondo del lavoro e dall’ambito sociale.

Tornando ai lavori parlamentari europei, la relazione di Edite Estrela (Socialisti e Democratici) è stata approvata con 390 voti a favore, 192 contrari e 59 astensioni. Si nota ovviamente, come in gran parte delle risoluzioni, la labilità di regole che restano minime, mentre si lascia di fatto agli stati membri la possibilità di introdurre regimi di congedo più favorevoli alle lavoratrici, rispetto a quelli previsti dalla direttiva. Una serie di deputati si sono opposti all’introduzione del congedo di paternità con l’argomentazione che la legislazione in discussione riguarda le donne in gravidanza.

 Occorrerebbe però staccarsi da una considerazione a senso unico delle tutele, centrata essenzialmente sulle nascite con una prospettiva piuttosto limitata, perchè proprio in base all’ambito trattato e cioè quello lavorativo si parla nei congedi di diritti delle donne e quindi non andrebbe escluso un discorso specifico anche sulla libertà di lavoro e di vita sociale che va assicurata anche in presenza della formazione di una famiglia e che è certamente ampliata con l’estensione della cura del privato a entrambi i soggetti coinvolti.

La Commissione per i Diritti della Donna ha adottato poi emendamenti per impedire il licenziamento delle donne almeno fino al sesto mese dopo la fine del congedo di maternità, tutela come si nota solo parziale, permettendo il ritorno all’impiego precedente o posto equivalente, anche in termini di retribuzione, categoria professionale e responsabilità. Si può aggiungere che occorrerebbe oramai una tutela più ampia dei diritti delle donne in ambito lavorativo, perchè si registrano situazioni di difficoltà anche al di fuori del capitolo specifico della maternità, che non esaurisce certo le situazioni sociali odierne.

In realtà si comprende l’affanno dell’Unione Europea, perchè l’applicazione delle norme previste dal Trattato di Lisbona non è ancora a pieno regime, il peso delle istituzioni europee va crescendo con la pratica dell’attività legislativa e regolamentatrice ed incontra ostacoli nelle contraddizioni interne della costruzione europea e nella concorrenza con le norme nazionali, alcune delle quali bisogna dire sono spesso più avanzate di quelle della stessa comunità (ed in altri casi sono tanto meno avanzate o inapplicate di fatto da rendere quelle comunitarie di difficile introduzione nella società prima ancora che nel settore pubblico o nel mercato). Però è necessario che l’Europa si muova, perchè ciò che i cittadini attendono per partecipare più attivamente alla nascita della nazione comunitaria europea è proprio una maggiore associazione delle strutture europee alla realtà materiale delle società degli stati membri ed all’innovazione di quegli stati da parte della società.