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Danimarca: al primo posto l’ambiente

 

Riepilogo area Nord Europa 2009-2010 Solidarietà effettiva ed efficienza al centro delle politiche economiche internazionali della Danimarca

Già in aprile a Copenaghen, capitale della Danimarca, il Ministro per alimentazione e pesca, Hoegh, apriva la conferenza internazionale sulla Politica Agricola Comune, cui hanno partecipato anche ministri di altri paesi e alcuni rappresentanti del Parlamento Europeo. La sede che è stata scelta è particolarmente significativa, dato l’impegno ambientale che la Danimarca ha portato avanti ininterrottamente in questi ultimi quindici anni. Le politiche ambientali sono state rafforzate anche nell’ambito della cooperazione nordica.
 
I temi al centro dell’attenzione del governo danese sono l’approvvigionamento alimentare, che non è ancora garantito a tutti nel mondo, l’incremento di energie “verdi”, la sostenibilità della produzione, la corretta gestione delle risorse, gli equilibri regionali, la gestione delle crisi. Copenaghen è un modello di ecosostenibilità e dell’inclusione della tutela dell’ambiente in cui si vive nei beni che si ritiene debbano essere assicurati alle persone.
 
Nel Nord Europa si pensa di riformare gli aiuti diretti in Europa: questo punto è importante perchè spesso la politica agricola comune ha condotto a finanziamenti indiscriminati a tutte le aree dove fossero presenti terreni produttivi, quando oggi è necessario sostenere in modo selettivo una economia sana. Il sistema sociale della Danimarca ha conosciuto, come tutta la Ue, un rimodellamento che lo lascia però ai primi posti per le tutele previste in favore della popolazione.

Aldo Ciummo

Finlandia, avanti con istruzione e ricerca

 

Riepilogo Area Nord Europa 2009-2010: Le iniziative del Governo di Helsiki in favore di una innovazione ecosostenibile della produzione si accompagnano ad una strategia che mette al primo posto istruzione e ricerca

La Finlandia, recentemente, ha deciso di passare dall’attuale ventotto per cento di energie pulite al trentotto per cento nel giro dei prossimi dieci anni.  Due terzi di questo incremento potrebbero venire proprio da campi e foreste. Eolico, solare, idroelettrico possono contribuire a portare ancora di più il paese nordico all’avanguardia quanto a coscienza ambientale.
 
Il governo di Helsinki sta raggiungendo, in maniera particolarmente efficace negli ultimi anni, obiettivi molto elevati di riduzione delle emissioni nocive per l’atmosfera e di aumento della quota di energie rinnovabili utilizzate e ha sostenuto efficacemente queste idee anche negli ultimi vertici mondiali.
 
La Finlandia ha registrato nel 2009 un primato significativo, rappresentato dalla scarsa incidenza delle differenze sociali nel percorso formativo degli alunni, riconosciuto dalla Foundation of European Progressive Studies, nell’ultima parte dello scorso anno il Helsinki ha sancito il diritto alla conoscenza inclusa la presenza di connessioni web veloci nelle aree rurali, una scelta che la pone all’avanguardia in tale ambito.
 

Aldo Ciummo

Il Canada appoggia l’impegno ecologico scandinavo

La Presidenza Svedese della Ue si caratterizza per il suo sforzo in direzione di politiche economiche ecosostenibili. Danimarca, Finlandia e Norvegia ne condividono la storia di valorizzazione ecocompatibile delle risorse naturali.

 

L’ambasciatore canadese James Fox, nel corso di un incontro sull’Artico che ha avuto luogo a Roma il 19 novembre, ha espresso l’appoggio del Canada a strategie di lungo periodo a tutela del Polo Nord. Con questa breve cronaca dell’incontro introduciamo una serie di brevi articoli sulle questioni aperte e sul ruolo dei singoli paesi nordici, specialmente europei

Nella Unione Europea la Svezia, la Danimarca, la Finlandia e, nello spazio dell’European Free Trade Agreement, la Norvegia, promuovono politiche di sviluppo compatibile con le esigenze dell’ambiente nell’area dell’Artico. La regione del Polo Nord è al centro di un crescente interesse, non soltanto in Italia, a causa dei cambiamenti (peraltro molto problematici per più di un aspetto) indotti dalle trasformazioni del clima in questi ultimi decenni. Lo scioglimento dei ghiacci rappresenta una incognita per molti abitanti della zona (e del pianeta) ma anche una possibilità di accresciuti traffici e attività economiche, opportunità che come si intuisce facilmente hanno un rovescio molto difficile dal punto di vista della sostenibilità. Ed i paesi che si affacciano sulla regione ovviamente non sfuggono alla ricerca della valorizzazione economica delle risorse.

Nel corso di un incontro che si è svolto la scorsa settimana presso l’ambasciata del Canada a Roma, i rappresentanti di Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia e del paese che ospitava l’iniziativa nella propria ambasciata (cioè il Canada) hanno voluto sottolineare il ruolo che la consapevolezza di sedere letteralmente sopra le risorse di cui si parla gioca per questi paesi. Molti mass media spesso mettono l’accento sulla corsa alle risorse, ma le nazioni nordiche sanno bene che la loro vita dipende dall’ambiente, molto ricco ma estremamente fragile, nel quale le loro culture si sono sviluppate.

L’ambasciatore del Canada, James Fox, ha ricordato che quest’anno la legge di bilancio del suo paese ha stanziato 350 milioni di euro per l’Artico, per promuovere la costruzione di infrastrutture, la ricerca scientifica, lo sviluppo delle fonti energetiche ed il commercio delle risorse ittiche. Altri fondi saranno destinati alla formazione, all’occupazione della popolazione locale, ai servizi sociali ed al sostegno ai popoli aborigeni, che nutrono una serie di preoccupazioni, fondate data l’esiguità numerica e la debolezza “politica” che ne deriva e di cui nei prossimi giorni si parlerà su queste pagine in un articolo specifico, così come verranno illustrati diversi aspetti (da quello ambientale a quello culturale) della questione dibattuta nell’incontro e approfondito l’impegno dei singoli paesi nella regione, in particolare di quelli europei.

Il dibattito della scorsa settimana a Villa Grazioli si è snodato in quattro tavoli dedicati ai seguenti argomenti: “La realtà artica – sviluppo economico e sociale delle comunità autoctone”, “Materie prime, sviluppo energetico e considerazioni geopolitiche”, “La realtà artica – Impatto e sfide del cambiamento climatico” , “Il Consiglio Artico – Un modello per la collaborazione internazionale nella Regione dell’Artico”.

Oltre agli ambasciatori delle nazioni interessate e ai rappresentanti delle popolazioni autoctone citati nell’articolo apparso il 20 novembre qui su Skapegoat, sono intervenuti molti esperti e specialisti come Dag Claes, Professore di Politiche Nazionali ed Economia presso l’Università di Oslo (Norvegia), Dante Casati (del dipartimento Affari Internazionali dell’ENI), Margaret Johansson (del Dipartimento di Fisica geografica ed analisi dell’ecosistema dell’Università di Lund, in Svezia), Giuseppe Cavarretta, Direttore del Dipartimento Terra ed Ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, il CNR italiano; Daniele Verga, inviato speciale per l’Artico del Ministero Affari Esteri e Francesco Eugenio Negro, il viaggiatore di lungo corso nell’area e medico.

Il dibattito ha toccato moltissimi argomenti e chiarito che in questa regione abbiamo molto di più del ghiaccio da proteggere, ragion per cui rimandiamo ad altre parti del servizio che appariranno su queste pagine ed in altri spazi web nelle prossime due settimane. Vi saranno proposti diversi spunti per inquadrare vari aspetti dell’ Artico, un articolo sui progetti ecocompatibili della Danimarca, uno sulle iniziative svedesi in favore dell’area, un pezzo sulle problematiche dei popoli autoctoni come i Sami e gli Gwich’in, opinioni e  politiche finlandesi per l’ambiente ed almeno due articoli sul ruolo della Norvegia nella regione. L’incombente vertice sul clima di Copenaghen rende il tema molto attuale.

Aldo Ciummo

La Svezia è il paese che fa di più per aiutare il Terzo Mondo

Una immagine urbana della Svezia, l'azione di governo a favore del Sud del Mondo rispecchia attitudini inclusive tipiche delle culture di tutta la fascia nord della UE, moltissime iniziative a favore dei paesi sottosviluppati si registrano anche grazie alle società danesi, norvegesi ed olandesi.

Una immagine urbana della Svezia, l'azione di governo a favore del Sud del Mondo rispecchia attitudini inclusive tipiche delle culture di tutta la fascia nord europea, moltissime iniziative a favore dei paesi sottosviluppati si registrano anche grazie alle società danesi, norvegesi ed olandesi.

Il Centro per lo Sviluppo Globale di Washington ha stilato una classifica comprendente investimenti, attenzione per l’ambiente dei paesi sostenuti e misure rivolte all’accoglienza

 

 

 

 

La Svezia dimostra una attenzione maggiore nei  confronti dei problemi derivati dal sottosviluppo, se confrontata con la maggior parte degli altri paesi,  fatta eccezione per alcuni, come Danimarca e Norvegia, che ne condividono in gran parte le politiche di solidarietà.

 La classifica dell’impegno per lo sviluppo stilata dal Centro per lo Sviluppo Globale (CDG) di Washington mette la Svezia in cima alla classifica della cooperazione, perchè il paese europeo ha sviluppato pochi progetti sì, ma efficienti e mirati, ed ha aumentano le richieste accolte di asilo dai paesi più poveri, da 24.000 a 36.000 quest’anno.  Così ha spiegato David Roodman, che fa parte del Think Thank di Washington D.C. Anche l’anno scorso comunque la Svezia figurava tra i primissimi (seconda).

Lo studio mette a paragone 22 paesi sviluppati. Il rapporto non fa riferimento soltanto all’aiuto che viene fornito, ma anche al modo in cui vengono portati avanti commercio, investimenti, migrazioni, ambiente, sicurezza e tecnologia. Quest’anno la Svezia è al primo posto con un indice 7,0, seguono la Danimarca con 6,7 e a pari merito Norvegia ed Olanda con 6,6. L’aiuto che la Svezia destina ai paesi in difficoltà è il più alto in quanto a percentuale del suo prodotto e non viene portato avanti soltanto attraverso beni e servizi prodotti in Svezia. Inoltre, le politiche di immigrazione del paese ne fanno uno dei migliori punti di riferimento per i rifugiati, in particolare se si considerano le dimensioni demografiche della società di accoglienza.

Le modalità di gestione del commercio e  protezione dell’ambiente completano il quadro, dando un incoraggiante panorama dell’Europa come insieme che si confronta con le sfide dell’integrazione e della cooperazione, sotto la Presidenza del paese scandinavo in questo semestre cruciale per molti degli orientamenti istituzionali del futuro prossimo.

Aldo Ciummo 

 

POLITICHE COMUNITARIE|Perchè si chiamino Fondi Europei i territori debbono potervi partecipare

Il Parlamento Europeo ha chiesto alla Commissione di snellire l’accesso ai finanziamenti e di renderlo più comprensibile agli autori dei progetti

Aldo Ciummo/SG


Le regioni che compongono l’Unione Europea si trovano ad affrontare problemi simili e a lavorare per obiettivi che sono complementari tra di loro. Alcune mete sono più importanti di altre: la ricerca, l’elemento con cui un’area economica come la nostra può vedersela con i “giganti” consolidati ed emergenti del mondo, la tutela dell’ambiente che ne è uno dei risultati più auspicabili, lo sviluppo urbano integrato che ne rappresenta la messa in pratica tra la popolazione, la creazione di lavoro qualitativamente valido e l’apprendimento permanente posto a premessa di tale obiettivo.

Ma basta calare fondi dall’alto per ottenere i cambiamenti, basta averne bisogno per accedere ai finanziamenti? Oggi, 24 marzo 2009, il Parlamento Europeo ha approvato una relazione sulla presenza di molti ostacoli che frenano una effettiva partecipazione dei territori all’implementazione di progetti di sviluppo. Con un documento approvato con 585 voti favorevoli, 35 contrari e 42 astensioni, il PE ha chiesto alla Commissione di impostare criteri specifici ed a lungo termine dei progetti cofinanziati dai Fondi Strutturali dell’Unione Europea, un’altra richiesta è armonizzare le norme in materia di appalti pubblici.

Un passaggio di particolare interesse è quello dedicato allo scambio di informazioni tra i beneficiari, perchè è anche la parte nella quale il Parlamento Europeo sollecita la creazione di un meccanismo di condivisione delle esperienze tra i soggetti che prendono parte a vario titolo a quella che spesso viene ridotta a una vicenda di finanziamenti, ma che poi nelle finalità è la politica di coesione che mira a fare del continente quello che quest’ultimo ha spesso provato a fare di sè stesso e cioè un paese unico. Nella pratica quello che il PE ha immaginato è una rete delle regioni ed un sito web dove tutte le informazioni sui progetti siano disponibili in tutte le lingue dell’Unione.

Il problema infatti è che le regioni europee sono 268, un mosaico nel quale la ricchezza culturale si perde in incertezza normativa quando i potenziali beneficiari dei Fondi strutturali europei si trovano ad un incrocio dove gli ostacoli all’accesso effettivo agli aiuti ci sono proprio tutti: tanti regolamenti, spesso oscuri, frequenti modifiche dei criteri comunitari, poca chiarezza nelle decisioni, ritardi nei pagamenti. In più, bisogna passare per i diversi livelli amministrativi nazionali, regionali, locali, i modelli di amministrazione regionale naturalmente non sono tutti uguali e i meccanismi di coordinamento interregionali sono limitati, così come talvolta la cooperazione tra stato, regione, province, eccetera.

Il Parlamento Europeo ha rilevato quindi anche la necessità di semplificare le procedure per l’attuazione dei progetti, e dei programmi nel quadro dei fondi strutturali, soprattutto nei sistemi di gestione e di controllo. Si richiede, in ultimo, di assicurare più anticipi ai beneficiari, facilitare l’assistenza tecnica e alleggerire gli oneri amministrativi ed accelerare invece l’iter dei progetti. Lo scopo dell’iniziativa parlamentare promossa da Constanze Krehl è infatti essenzialmente quello di tenere in maggiore considerazione il potenziale innovativo dei progetti e l’uso efficace delle risorse e quanto l’impatto positivo di un intervento sull’occupazione e sul dinamismo delle imprese sia trasferibile ad altre regioni d’Europa o comunque influente sulla società dell’Unione nel suo complesso.

Aldo Ciummo/SG