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Moraes: “i diritti umani ancora al centro dell’azione del LIBE”

La commissione per le Libertà Civili dell’Europarlamento ha delineato le priorità dopo aver scelto presidente e   vicepresidenti

 

Al centro dell’azione del Libe, la commissione del Parlamento Europeo per le libertà civili, resteranno il completamento della normativa sulla protezione dei dati personali, la lotta alle discriminazioni e il problema dei migranti e dei richiedenti asilo, lo ha ribadito il presidente Moraes.

La commissione Libe è responsabile di importanti settori nel campo della sicurezza e della giustizia e Moraes ha sottolineato che tiene ad arrivare alla definizione di una carta dei diritti digitali per salvaguardare il diritto dei cittadini alla privacy.

Ma al primo posto per l’istituzione restano anche il completamento dei programmi finanziari relativi alla Giustizia ed agli Affari Interni e l’avanzamento dei negoziati concernenti Europol, Eurojust ed il ruolo europeo nella sicurezza internazionale.

Moraes ha rimarcato anche la necessità di contrastare le discriminazioni e di assicurare l’applicazione della carta dei diritti fondamentali. Tra i sessanta componenti della commissione per le libertà civili ci sono gli italiani Monica Luisa Macovei, Barbara Matera, Massimiliano Salini (PPE); Caterina Chinnici, Kyenge Kashetu (Cécile), S&D; Ignazio Corrao (Efdd); Flavio Tosi (non iscritti).

Il nuovo presidente della Libe, il britannico Claude Moraes, è stato eletto lunedì dai componenti della commissione: è un laburista che è entrato nell’Europarlamento nel 1999, quando era uno dei primi eurodeputati di origine asiatica. Moraes è stato coordinatore del gruppo dei Socialisti e Democratici nella commissione.

Aldo Ciummo

 

UE, Claude Moraes alla guida della commissione per le libertà civili

 

La commissione LIBE, formata giovedì, ha eletto oggi come presidente il laburista britannico Moraes

 

 

 

Il laburista inglese Claude Moraes è stato eletto alla presidenza della commissione per le Libertà Civili, Giustizia e Affari Interni (Libe) durante l’assemblea costitutiva che ha avuto luogo oggi, lunedì 7 luglio, a Bruxelles.

Giovedì 3 luglio l’Europarlamento aveva eletto i sessanta componenti della commissione, che resteranno in carica per due anni e mezzo: il Partito Popolare Europeo (PPE) conta diciotto rappresentanti nella Libe, il gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D) ne ha quindici mentre i Conservatori e Riformisti (ECR) ne hanno sei e i Liberali e Democratici Europei (ALDE) cinque.

Sono rappresentati, entrambi da quattro eurodeputati, anche il gruppo della Sinistra Unita Europea/Sinistra Verde Nordica (GUE/NGL) ed i Verdi-Alleanza Libera Europea (Verts/ALE) e l’Europa per la Libertà e la Democrazia Diretta, che conta a sua volta su quattro esponenti nella commissione, stesso numero di eurodeputati assegnato ai non iscritti.

Uno dei primi argomenti che la commissione dovrà affrontare è la questione della protezione dei dati, che ha tenuto banco nell’anno passato e che entrerà in ulteriori capitoli specifici adesso, dato l’avanzamento delle trattative per la Transatlantic Trade and Investment Partnership ed i problemi che alla sua conclusione possono essere posti proprio a causa delle diversità di valutazione, tra UE ed USA, riguardo alle politiche di controllo dei dati personali. Ma anche diritto di asilo e contrasto alle discriminazioni rientrano tra le competenze della LIBE.

Moraes sarà coadiuvato dai vicepresidenti Kinga Gàl (PPE, Ungheria), Iliana Iotova (Socialisti e Democratici, Belgio), Jan Philip Albrecht (Verdi, Germania), Barbara Kudrycka (PPE, Polonia) eletti lunedì dall’assemblea della commissione.

Aldo Ciummo

Lia Boysen ha presentato la Svezia al Nordic Film Fest

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I produttori e gli attori si sono incontrati in una tavola rotonda del settore nel corso del Festival del Cinema Nordico

 

 

Al Nordic Film Fest (la rassegna della cinematografia dei paesi scandinavi e nordici che ha avuto luogo dal 9 al 13 aprile) produttori e attori hanno approfondito i temi del settore, in particolare il 10 aprile nel corso dell’ incontro “North Meets South” svoltosi alla Casa del Cinema, per valutare possibili co-produzioni.

Lia Boysen, attrice svedese (che ha avuto un ruolo nel film “Racconti da Stoccolma” ed è stata protagonista della serie televisiva Wallander, tratta dai libri del noto scrittore svedese Henning Mankell) il 12 ed il 13 aprile ha presentato il film “The Last Sentence” di Jan Troell, nell’ambito del Nordic Film Fest, che ha avuto luogo presso la Casa del Cinema. L’opera di Troell racconta la vita di Torgny Segerstedt, uno dei maggiori intellettuali svedesi.

Boysen ha raggiunto un notevole successo nel 2000 con la serie tv “The New country” (di Peter Birro e Lukas Moodyson) con cui è stata nominata agli Oscar svedesi (Guldbaggen) come miglior attrice, e nel 2007 ha vinto come migliore attrice non protagonista per il film “Search”, inoltre ha avuto ruoli rilevanti in produzioni televisive e cinematografiche: tra le altre, il film “Executive protection” (Livvakterna, 2001) e la serie TV “Stora Teatern” (Il Grande Teatro, 2002).

Boysen ha lavorato in diverse produzioni internazionali ed è la protagonista del film “Les Grand Personnes”, per la regia di Anna Novion, presentato al Festival di Cannes nel 2008: recentemente ha interpretato il poliziotto Hanna Kruse nel film “Olycksfågeln” (2009), tratto da un romanzo di Camilla Läckberg. Il Nord Film Fest di Roma si svolge fin dal 2012, a cura delle ambasciate di Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, in collaborazione con l’Ambasciata d’Islanda a Parigi, con il Circolo Scandinavo e gli istituti del cinema dei paesi citati.

Tra i film proiettati durante il Nord Film Fest c’è stata la commedia “Il centenario che saltò dalla finestra scomparve” (2013) di Felix Herngren: è la storia di un centenario che fugge per vivere straordinarie avventure. Con oltre 1 milione di spettatori, la commedia di Herngren ha battuto ogni record di presenze. Il film è stato introdotto da Ruth Jacoby, la quale è l’Ambasciatore di Svezia. La proiezione è stata realizzata in collaborazione con Eagle Pictures. Alla tavola rotonda degli operatori del settore cinematografico, interessati a progetti di co-produzione tra paesi nordici e chiamata “North Meets South” hanno partecipato tra i produttori svedesi Sandra Harms e Fredrik Wikström Nicastro.

Nicastro è responsabile cinematografico alla casa di produzione Tre Vänner, mentre Harms, rappresenta la Miso Films Sverige, sede in Svezia della casa di produzione danese, Miso Films. Erano presenti diversi rappresentanti istituzionali italiani (di A.N.I.C.A., A.G.P.C.I e di Roma Lazio Film Commission).

Aldo Ciummo

La Slovacchia presenta la propria letteratura contemporanea

Le letterature europee all’Accademia di Ungheria,  la Commissione Europea tra gli organizzatori

Venerdì 21 marzo l’Accademia d’Ungheria a Roma ha ospitato presso la sua sede una serata dedicata alle letterature europee, con la partecipazione di poeti provenienti da diversi paesi della UE.

Per l’Ungheria c’era Sándor  Kányádi, originario della Transilvania e fondatore dell’Accademia Digitale delle Lettere. Editore, negli anni cinquanta, dell’Almanacco Letterario (Irodalmi Almanach), si è spesso occupato, nelle sue opere, dei problemi delle minoranze e del rapporto dell’individuo con la comunità circostante.

Katarína Kucbelová (Slovacchia), creatrice del premio letterario slovacco (Anasoft Litera) ha pubblicato quattro raccolte di poesie, le più recenti tra le quali sono state le raccolte “Piccola grande città” nel 2008 e “Sa quello che fa” nel 2013, che sono apparse in decine di lingue nelle riviste letterarie internazionali.

I poeti intervenuti, oltre a quelli già citati, sono stati Karl Lubomirski (Austria), Ekaterina Josifova (Bulgaria), Sarah Zuhra Lukanić (Croazia), Ulrike Draesner (Germania), Bianca Menna (Italia), Wojciech Bonowicz (Polonia), José Tolentino Mendonça (Portogallo), Peter Borkovec  (Repubblica Ceca), Daniela Crăsnaru (Romania), Dušan Šarotar  (Slovenia), Zingonia Zingone (Spagna), Daniela Attanasio e Paolo Febbraro. Nel pomeriggio si era svolto anche un reading presso la “Casa delle Letterature”.

L’iniziativa (patrocinata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura e dalla Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco)  è stata organizzata dalla Commissione Europea, dall’Eunic, dall’assessorato alla cultura del comune di Roma, dalla Casa delle Letterature, dal Forum Austriaco di cultura a Roma, dall’Istituto Bulgaro di cultura, dal Centro Ceco, dall’Ambasciata della Repubblica di Croazia nella repubblica italiana, dalla Federazione Unitaria Italiana Scrittori, dal Goethe Institut, dall’Istituto Polacco a Roma, dall’Istituto Camoes Portugal, dall’Istituto Slovacco a Roma, dall’Accademia di Romania, dall’Ambasciata della Repubblica di Slovenia a Roma e dall’Istituto Cervantes.

Aldo Ciummo

A Villa Mirafiori presentata “Umeå 2014”

A Villa Mirafiori, docenti delle letterature nordiche e rappresentanti dell’Ambasciata di Svezia hanno presentato la città del nord del paese scandinavo, quest’anno Capitale Europea della Cultura.

 Il 12 marzo 2014 presso la Facoltà di Lingue dell’Università di Roma “La Sapienza” (a Villa Mirafiori) nel pomeriggio è stato presentato  “Umeå 2014”, infatti la città settentrionale svedese quest’anno è Capitale Europea della Cultura. Ad introdurre l’argomento c’erano Annamaria Segala, professoressa di Lingue e Letterature Nordiche presso “L’Università degli Studi di Roma La Sapienza”; il lettore di lingua svedese Paolo De Gregori;  Antonello Biagini, pro-rettore vicario; Elio Miracco, presidente del corso magistrale in linguistica (che  rappresentava il Dipartimento di Scienze Documentarie, linguistico-filologiche e geografiche).

L’Ambasciata di Svezia era presente con la responsabile dell’ufficio cultura, Ann-Louice Dahlgren, e l’Ambasciatrice in Italia, Ruth Jacoby. I docenti intervenuti hanno ricordato la storia della piccola città svedese al centro del dibattito, sottolineando come  Umeå contenda il ruolo di centro universitario a località consolidate in questo ambito e come il percorso dell’istruzione e della ricerca artistica sia sempre stato parallelo ad un itinerario che ha accompagnato e spesso anticipato le conquiste civili del paese, anche in fatto di welfare.

La cultura del nord della Scandinavia, nei suoi molteplici rapporti con il resto della Svezia e con tutta l’Europa, è stata evidenziata con il contributo di studenti del corso di lingua svedese, che hanno letto diversi brani e saggi, accompagnati da immagini del patrimonio paesistico, attraversando poesia, società e storia: la tradizione Sami ha una parte importante, nell’anno in cui Umeå sarà capitale europea della cultura, per questo, nel corso del pomeriggio, è stato richiamato anche il tema del rapporto dei Sami con la natura, così come presentato dal regista Oskar Östergren, già introdotto al pubblico italiano l’autunno scorso al “Milano Film Festival” con il cortometraggio “My people – the Sami people”.

Una parte importante di questa regione – rappresentata attraverso il ruolo di capitale della cultura – è costituita proprio dalla popolazione autoctona del nord della Scandinavia. Umeå viene identificata come un centro creativo fin dalla nascita della sua Università, negli anni sessanta: un avvenimento cruciale che ha portato la popolazione della città a triplicare, arrivando oggi a quasi centoventimila abitanti (nonostante la particolare posizione geografica, a soli quattrocento chilometri dall’Artico).

Nel corso degli eventi che hanno aperto l’anno, moltissimi artisti hanno animato le rive del fiume Umeälven e la piazza centrale, il Rådhustorget, con le loro iniziative, le quali alla fine del 2014 supereranno di molto il centinaio di appuntamenti, senza contare le tante inaugurazioni di nuovi spazi espositivi. Cinquecento progetti artistici sono stati selezionati da tutta Europa, tenendo fede allo spirito dell’occasione che permette ad una città di rappresentare la comunità Ue.

Aldo Ciummo

Europa ed Australia, crescono i legami economici

Per l’Italia il 2014 si è aperto con l’avvio di diverse iniziative in comune con il paese del Pacifico

 

 

Si moltiplicano le occasioni di cooperazione economica tra Europa ed Australia e l’Italia ha visto aprirsi varie opportunità di sviluppo nell’area dell’Asia-Pacifico tra 2013 e 2014. Quest’anno David Ritchie è passato a rappresentare l’Australia in Germania, mentre Doug Trappett è diventato il responsabile in Italia. Mentre Ritchie avrà a Berlino competenze che comprenderanno anche i rapporti con la Svizzera, Trappett ora sta aggiungendo la significativa esperienza in Italia ad impegni svolti in paesi emergenti, come gli Emirati Arabi.

L’Italia è stata al centro dell’attenzione australiana nel 2013, quando il portavoce laburista Anthony Albanese ha visitato il governo italiano, anticipando i temi del G20 che sarà presieduto da Canberra nel 2014. All’Australia spetterà l’allestimento di appuntamenti come il Business 20, con la prospettiva di avanzare proposte sull’incoraggiamento della crescita socioeconomica globale negli anni futuri.

L’autunno scorso si sono svolti in tutta Italia eventi finalizzati a diffondere la cultura del paese del Pacifico, come l’iniziativa della società Grande Exhibitions – attiva nella creazione di esposizioni caratterizzate da un rilevante investimento nella tecnologia – appuntamento che ha attraversato Milano, Roma, Venezia, Assisi.

Inoltre l’allora ambasciatore è intervenuto all’Università Ca’ Foscari sul tema dell’Asia-Pacifico e delle relazioni tra Italia ed Australia: con la partecipazione del rettore Carlo Carraro, di Rolf Petri (direttore della School of International Relations) di Alide Cagidemetrio (vice rettore per le relazioni internazionali) e del vice direttore della School for International Relations, Antonio Trampus, a partire da aprile del 2013 è stato siglato un memorandum di intesa tra l’Università Ca’ Foscari e la Sydney University of Technology.

Anche nel campo della cultura si guarda all’identità di questo paese ed ai suoi legami con il Mediterraneo, se già alla fine del 2013 il coro della Brighton Secondary School si è esibito a Pesaro e Roma, protagoniste saranno anche le arti visive: Fiona Hall, con le installazioni e l’architettura rappresenterà l’Australia alla Biennale di Venezia del 2015, con una attenzione particolare all’ecologia nell’epoca della globalizzazione.

Non manca la comunità scientifica, il programma di ricerca italiano in Antartide, battezzato “Auspicio” il cui finanziamento ha avuto il via libera a novembre, si basa su una collaborazione con il Bureau of Meteorology del governo australiano e riguarderà lo studio dell’alta atmosfera e delle sue le condizioni attuali.

Ma in questo periodo la collaborazione internazionale attira soprattutto l’interesse degli operatori economici: si è fatto notare il successo di Salini Impregilo nel vincere una commessa a Sidney per la progrettazione e la costruzione del ponte “Skytrain”, un tassello fondamentale della nuova North West Rail Link, importante opera ferroviaria di collegamento, dal valore di circa duecentoventi milioni di euro. L’assegnazione ha portato alla ufficializzazione dell’incarico il 18 dicembre dell’anno da poco conclusosi.

Aldo Ciummo

 

Iniziativa europea dei cittadini per lo sviluppo sostenibile

I giovani federalisti europei di Roma hanno promosso all’inizio del 2014 diverse iniziative in favore di una maggiore integrazione nel continente

E’ stata ormai pienamente avviata la raccolta di firme, nel quadro dell’iniziativa dei cittadini europei  (l’ ICE, che consente di presentare un atto legislativo alla Commissione europea)  in favore di “Un piano europeo straordinario per lo sviluppo sostenibile e l’occupazione” che potrebbe essere realizzato attraverso tasse sulle transazioni finanziarie e sulle emissioni di CO2. Nell’eurozona si gioca infatti la scommessa di attribuire al Parlamento Europeo un potere effettivo di influire sulle entrate del bilancio. Il Parlamento europeo e la Commissione che si insedieranno esamineranno questa proposta.

I giovani federalisti europei (parte del Movimento Federalista Europeo, composto da persone di qualsiasi orientamento politico ed il cui obiettivo è una maggiore integrazione nella UE e un livello di partecipazione mancato nelle recenti crisi) hanno lanciato dal 15 al 23 marzo una “Federation Week” per sostenere l’iniziativa europea dei cittadini. L’avvio della raccolta delle firme si svolgerà il 22 e 23 marzo, mentre il 24 marzo ci sarà una conferenza stampa nelle capitali europee.

Un altro aspetto della partecipazione, in vista delle imminenti elezioni europee, è il monitoraggio dei programmi presentati dai diversi gruppi politici che concorreranno alla formazione della prossima assemblea comunitaria. Il 4 marzo i giovani federalisti di Roma hanno incontrato Guy Verhofstadt (candidato per l’Alleanza Liberali e Democratici alla presidenza della Commissione Europea) per dibattere riguardo ai limiti delle politiche di austerity e del fiscal compact, riguardo alle prospettive di unione bancaria e di azione diplomatica estera comune, ai problemi derivanti dall’allargamento e dai rapporti con gli Stati Uniti.

Dal 28 febbraio al primo marzo i giovani federalisti della capitale hanno contattato anche Martin Schulz, candidato del gruppo dei Socialisti al Parlamento Europeo, discutendo con lui in merito al futuro della UE.

Nel corso dei mesi di febbraio e di marzo il gruppo Gfe romano ha organizzato incontri nelle università ed in molti licei. Il Movimento federalista europeo è nato nel 1943, dall’iniziativa di antifascisti guidati da Altiero Spinelli, al fine di creare una vera Federazione Europea. Il movimento europeista sostiene la necessità di un governo globale partecipato, perciò il Mfe, in tutta Europa, non si appoggia ai gruppi politici, nella convinzione che ogni sensibilità politica democratica possa essere interessata a creare un’Europa più coesa.

Aldo Ciummo

Norvegia, tra i temi di governo anche la Ue

L’ alternanza di governo sottolinea i crescenti problemi comuni anche alla UE, di cui il paese ancora non fa parte, piuttosto che un fatto imprevisto

La formazione del governo in Norvegia è appena agli inizi e parte da una situazione in cui non ci sono forze politiche che abbiano nettamente sorpassato le altre, i Conservatori hanno vinto (come singolo partito rimangono secondi, la maggiore forza politica restano i Laburisti, Det Norske Arbeiderparti): il Partito del Progresso (Fremskrittspartiet, destra populista antitasse), hanno visto i loro voti calare, la loro retorica contro l’immigrazione (mitigata dal 2006 e poi dal 2011) non piace a nessuno, nemmeno a Cristianodemocratici (Kristelig Folkeparti) e Liberali (Venstre) che probabilmente entreranno nell’esecutivo di cui è in corso la formazione.

Non è servita ai populisti la carta delle promesse fiscali, per evitare la marginalizzazione che da un paio di anni tocca a questi partiti in tutto il Nord Europa (nel caso della Norvegia l’equilibrio attuale gli lascia una chance di entrare nel governo, ma non certo come decisori): a vincere le elezioni, sono stati i Conservatori (Høyre) un fatto sfuggito ai mezzi di comunicazione che ormai avevano preparato un resoconto – poi lasciato inalterato – su un Nord Europa ormai finito in mano ai Populisti, una grossa inesattezza, i populisti hanno perso moltissimi voti e il partito che ha le carte in mano è un partito conservatore, non esattamente nell’accezione continentale.

I Conservatori (Høyre), pur ovviamente discutibile in molti dei suoi assunti (in materia di riduzione dell’intervento pubblico nell’economia e di limitazione della progressività delle imposte) rappresentano nondimeno una delle poche aggregazioni politiche invariabilmente europeiste nel corso della storia norvegese, tanto che hanno perso due referendum pro-ingresso nella UE e in conseguenza di questo tipo di prese di posizione hanno perso anche a volte il governo, ma hanno continuato sulla stessa linea, condivisa da avversari come i Laburisti, che allo stesso modo hanno affermato più volte che un referendum in materia non è necessario a tutti i costi.

Insomma, sorpresa per i commentatori ansiosi di descrivere una Norvegia in mano ai populisti (a tal punto da scriverlo ovunque anche dopo che le elezioni sono finite diversamente) l’unico paese scandinavo che si trova fuori della UE in realtà ora è più europeista di prima, in forza dei partiti come Conservatori e Laburisti che hanno prevalso davvero.

Il Partito Conservatore che va a guidare la Norvegia, sia pure senz’altro caratterizzato da evidenti limiti nella sua critica ad un welfare state che è sicuramente alla base del benessere cresciuto in questi anni, assai difficilmente può essere immaginato come soggetto proponente di un capovolgimento neo-liberista delle basi socialdemocratiche del sistema nordico ed il Erna Solberg, la quale sarà il nuovo Primo Ministro in Norvegia, ha dichiarato che non farà niente del genere. Sulle tematiche comunitarie poi i Conservatori sono a tratti ancora più europeisti dei Laburisti.

Certo, non è che sul nuovo governo sventolerà proprio una bandiera blu con le stelle della UE, considerata la presenza dei populisti, sia pure come appoggio esterno, e dato che i Liberali ed i Cristianodemocratici (che quasi sicuramente faranno parte dell’esecutivo oppure saranno almeno vicini a quest’ultimo) storicamente hanno dato sempre battaglia rispetto alle ipotesi di ingresso norvegese nella UE.

Ma qualsiasi preferenza si abbia sulle politiche, di sicuro lo stendardo dell’europeismo non sventolava incondizionatamente neppure sul precedente governo, perché se i Laburisti hanno portato avanti l’avvicinamento a Bruxelles – con frequenti differenziazioni nel partito – la Sinistra Socialista (Sosialistisk Venstreparti) ed il Partito del Centro (Senterpartiet) hanno spesso espresso posizioni meno euroentusiaste.

L’allargamento della Unione Europea non si può fare in un giorno, si è visto nel 2004 con l’arrivo di Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Estonia, Lituania, Lettonia, Malta e Cipro e con tutti i contrasti e le difficoltà che ne sono seguiti, non sempre dovuti alle diversità economiche. La Norvegia già coopera con l’Unione Europea attraverso lo Spazio Economico Europeo ed attraverso una serie di accordi.

Una apertura incondizionata ai meccanismi comunitari non serve a nessuno, ogni paese può offrire il migliore contributo alla costruzione della UE entrandovi quando il tema è stato dibattuto in tutti i suoi aspetti e l’Unione Europea può imparare molto dai meccanismi democratici della Norvegia prima di accoglierla.

La questione del fondo sovrano norvegese, studiato per conservare il livello di welfare attuale in diverse condizioni di disponibilità di risorse e di contesti finanziari internazionali, dimostra che oggi non ci sono in nessuna parte del continente paesi persuasi che tutte le situazioni possano essere risolte per sempre autonomamente, e la convinzione che gli stati europei possono farcela soltanto insieme non ha bisogno di venire imposta.

Aldo Ciummo

Tony Abbott prende il posto di Kevin Rudd

Kevin Rudd, da poco subentrato a Julia Gillard come premier australiano, non ha retto le divisioni del suo schieramento e il peso economico dei sostenitori di Abbott

Niente da fare per i Laburisti guidati da Kevin Rudd, premier uscente dopo essere subentrato all’inizio di questa estate a Julia Gillard (a sua volta preferita dal partito laburista a Rudd per sostituirlo nel ruolo di primo ministro nel 2010). Le stesse divisioni interne che hanno portato i progressisti australiani a mettere in primo piano ora l’uno ora l’altro leader ne hanno determinato una costante erosione nei consensi che nelle elezioni di sabato 7 settembre 2013 ha consegnato il successo a Tony Abbott, che rappresenta i conservatori (Liberali). Kevin Rudd ha preso atto del risultato e si è congratulato con Abbott.

I dati disponibili non sono definitivi, ma indicano chiaramente che gli eletti con Abbott avranno (nell’ipotesi più ottimistica per i loro avversari) circa ottanta seggi sui centocinquanta della camera bassa, inoltre ci sono segnali che a situazione definita nei vari collegi la maggioranza di Tony Abbott potrebbe essere ancora più solida, anche se non al senato, dove le difficoltà derivate dal sistema elettorale con più preferenze (tese a rappresentare al massimo la volontà degli elettori) lasciano immaginare che i problemi visti durante la coalizione dei Laburisti con Verdi e indipendenti potrebbero presentarsi nel corso della legislatura anche per i Conservatori.

Bob Hawke, in passato ministro laburista, ritiene che gli errori dei Laburisti sono stati determinanti nella sconfitta. Molti annotano che per Rudd vincere non sarebbe stato facile, dato il fuoco di sbarramento dei media legati a Rupert Murdoch, che in Australia non hanno fatto in nessun modo mistero dell’avversione dell’imprenditore per i Laburisti. Forte è stata anche la dispersione dei consensi verso diverse forze minori come i Verdi, gli Indipendenti e la lista dell’imprenditore Clive Palmer, oltre naturalmente a quella di Assange (tuttora a Londra nell’ambasciata ecuadoregna e quindi impossibilitato ad avere un peso effettivo nella competizione).

I Laburisti hanno contrattaccato direttamente chiamando in causa Rupert Murdoch, che con i suoi mass media li ha criticati continuamente. Il Primo Ministro laburista Kevin Rudd sosteneva, indirettamente, che il piano del governo progressista di portare la connessione veloce a tutti i cittadini non piaceva a Murdoch, che avrebbe visto come conseguenza immediata il calo di attrattiva delle proprie televisioni via cavo e avrebbe posto quindi i suoi sforzi per assicurare la vittoria a Tony Abbott.

Anche i Conservatori hanno un piano per la banda larga, differente sia negli investimenti previsti, che sarebbero minori, sia nella rete individuata (le infrastrutture di rame esistenti invece della fibra ottica, almeno nei grandi centri e nelle regioni più densamente popolate). Una storia a sé dentro le elezioni è quella dei molti candidati laburisti irlandesi presenti nelle consultazioni australiane, la cui rielezione o meno emergerà dai dettagli della contesa, ancora indefiniti. Alcuni di questi, come Ursula Stephens, vedranno i propri dubbi risolversi ancora più tardi, quando saranno noti i risultati riguardanti il Senato.

Questi candidati hanno portato la propria campagna elettorale nei luoghi di origine, legati per molti aspetti al paese di immigrazione. Altri laburisti con le stesse origini sono Laura Smyth, Brendan O’ Connor (ministro australiano uscente al Lavoro), Deborah O’ Neill. I cattolici sono la maggioranza relativa ma le sorti elettorali dei candidati dipendono in Australia (come in Eire e in Ulster) dalla geografia dei collegi e dalla classificazione dei candidati del territorio indipendentemente dalla somma delle schede, perciò la distribuzione irregolare di questo elettorato molto vicino ai Laburisti australiani non assicura la vittoria del partito, che infatti non si è verificata.

Il peso dei candidati di origine irlandese però è rilevante ed è il motivo per cui a proposito di collegi elettorali situati nel Nuovo Galles del Sud o nel Victoria si leggono i nomi delle località di Wicklow, Belfast, Tralee, Kilkenny, dove in realtà i candidati hanno dovuto spesso recarsi per avvantaggiarsi di duraturi legami da una parte all’altra del mondo. Lo stesso avviene d’altronde (come si è visto nel 2008 quando Obama fu eletto negli Usa) nei ripetuti casi in cui i leader dei Democratici statunitensi si accreditano in Irlanda per assicurarsi l’appoggio di importanti segmenti della società oltreoceano che conservano gelosamente le proprie origini.

Ai Laburisti australiani però l’attenzione ai diversi settori della cultura locale non è bastata, perché le divisioni nel partito hanno oscurato un dato che il mondo guarda con interesse: una crescita economica che per quanto in rallentamento non è stata frenata dalla crisi economica globale. I Conservatori guidati da Tony Abbott sono cresciuti nei consensi in base ad una proposta che è apparsa unitaria ed ha fatto leva sul proposito di destinare una quota maggiore delle risorse nella creazione di infrastrutture, percepite come essenziali in un paese molto esteso e dove sono presenti grandi aree poco abitate. Uno dei problemi che l’esecutivo si troverà di fronte è l’emergente contraddizione tra una tradizionale politica di vicinanza alle posizioni degli Stati Uniti ed una emergente interdipendenza con l’economia della Cina.

Aldo Ciummo

Commissione Libertà Civili della UE al lavoro su dati dei cittadini e procedure d’asilo

Il 5 settembre a Bruxelles si svolgeranno i dibattiti sulla protezione dei dati personali dei cittadini europei e sulla situazione dei rifugiati nel 2012

Riprende presso la Commissione Libertà Civili dell’Europarlamento il dibattito sulla situazione, dopo i dubbi emersi in materia di protezione dei dati dei cittadini europei.

Il 5 settembre interverranno in proposito Juan Fernando Lopez Aguilar, Glenn Greenwald, Jacques Follorou, Alan Rusbridger, Carlos Coelho, Gerhard Schmid, Duncan Campbell. Nella stessa data verrà presentato anche il Rapporto del 2012 sulla situazione dei richiedenti asilo in Europa, relazionerà Robert Visser.

Intanto a Bruxelles si ripresenta l’ipotesi dei tagli, il Consiglio della UE infatti ha chiesto un miliardo di tagli sui pagamenti e di duecentoquaranta milioni sugli impegni. L’Europarlamento dovrà a sua volta avanzare la propria proposta e in seguito ci saranno i negoziati con il Consiglio.

Aldo Ciummo