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Fredrik Reinfeldt riconfermato in Svezia

 

Il Centrodestra ha ottenuto la maggioranza dopo il termine del mandato di Governo, formerà ora l’esecutivo forse in coalizione con i Verdi

 

Le urne hanno posto fine alla regola che vedeva ogni governo di Centrodestra in Svezia solo come intervallo, preoccupazione per l’entrata di un partito xenophobo in Parlamento: le elezioni di domenica in Svezia hanno raffreddato bruscamente le speranze dei Socialdemocratici (Socialdemokraterna) di confermare la regola non scritta per la quale un governo di Centrodestra nel paese nordico rappresentava una parentesi all’interno del percorso tracciato dal principale partito di Centrosinistra.

Le urne hanno confermato due timori che avevano caratterizzato la campagna elettorale: una vittoria di misura del Primo Ministro, Fredrik Reinfeldt ed il contemporaneo emergere dell’estrema destra guidata da Jimmie Akesson, intenzionato a condizionare gli equilibri in Parlamento. Il Premier ha confermato che non stringerà mai accordi con Akesson e che cercherà un’intesa con i Verdi, per evitare il coinvolgimento di forze estranee alla tradizione democratica e multiculturale della Svezia.

Gli elettori quindi hanno riconfermato la fiducia al Centrodestra formato dai Moderati (Moderata Samlingspartiet, il partito del premier Fredrik Reinfeldt, che ha ottenuto il 30% dei consensi), dal Centro (Centerpartiet, rappresentato dalla Vice Primo Ministro Maud Oloffson, il partito ha avuto il 6,6%), dai Cristiano democratici (forza il cui leader è il Ministro agli Affari Sociali Göran Hägglund, i Kristdemokraterna hanno raccolto il 5,6% dei voti) e dai Liberali (Folkpartiet Liberalerna, guidati dal Ministro dell’Educazione Jan Björklund, hanno preso il 7,1%): nel manifesto elettorale “Una Svezia che sta assieme” (Ett Sverige som haller samman) questi partiti si sono concentrati sul lavoro, ma puntando sulla riduzione della spesa.

Sebbene i sondaggi avessero già indicato la Coalizione di Centrodestra “Alleanza per la Svezia” (Alliansen för Sverige) come favorita, il margine di distacco previsto si era assottigliato negli ultimi giorni, lasciando sperare Mona Sahlin, la leader dell’aggregazione dei rossoverdi (De Rödgröna) che il sorpasso sarebbe stato possibile, puntando su una campagna favorevole alla crescita dell’occupazione.

Il Centrosinistra è formato dal partito di Mona Sahlin, i Socialdemocratici (Socialdemokraterna, ancora il primo partito con il 30,9%), dalla formazione di Sinistra (Vänsterpartiet) di Lars Ohly che ha ora il 5,6% e dai Verdi (Miljöpartiet de Gröna) rappresentati da Peter Eriksson e Maria Wettstrand ed al centro di interesse con il loro 7,2%, data l’ipotesi lanciata da Reinfeldt, di coinvolgere gli ambientalisti in un suo nuovo governo.

La nota dolente per molti è l’ingresso nel parkamento degli Sverigedemokraterna (SD), conosciuti come Sweden Democrats nel dibattito internazionale, che con il 5,6% hanno saltato a piè pari l’ostacolo rappresentato dallo sbarramento al 4% (Jimmie Akesson ha commentato “adesso noi siamo in Parlamento! ci siamo!”), portando posizioni anti-immigrazione nel dibattito politico e acquisendo un peso reso determinante dalla incertezza del panorama assembleare: il Centrodestra ha il 49, 2 per cento (e 172 deputati), il Centrosinistra il 43, 6 (e 157 deputati). La lista anti-immigrazione di Akesson, isolata, ha 20 rappresentanti.

Il manifesto elettorale del Centrosinistra, intitolato Responsabilità per l’intera Svezia (Ansvar för hela Sverige), conteneva anche punti programmatici simili a quelli presentati dagli avversari: nel documento si parla di tagliare le tasse ai pensionati e di ridurre le disparità, di incentivare attraverso meccanismi fiscali l’efficienza energetica, di abbassare le imposte alle attività commerciali e di incrementare sussidi alle imprese che promuovono progetti di apprendistato.

Nel programma proposto con successo dall’alleanza di Centrodestra ci sono invece la riduzione della quota di Nordea, SBAB e TeliaSonera da parte dello stato (ma mantenimento delle quote in Vattenfall), misure a favore dell’occupazione giovanile, delle imprese di ristorazione e delle automobili ecologiche e deduzioni fiscali per i lavori di ammodernamento delle abitazioni, miglioramento dell’integrazione dei nuovi cittadini attraverso corsi di lingua e sostegno all’impresa.

Aldo Ciummo

Svezia, il panorama politico si concentra in due blocchi

 

Il prossimo 19 settembre si voterà, la coalizione di Centrodestra in carica è in vantaggio, bene nei sondaggi la sinistra alleata dei socialdemocratici

Gli addetti ai lavori sono d’accordo su due o tre cose: le elezioni in Svezia resteranno influenzate dalle questioni dibattute più che dai singoli candidati, ma questi ultimi hanno acquisito un peso mai avuto in precedenza. Il primo ministro Fredrik Reinfeldt, a guida della coalizione di Centrodestra che comprende Moderati (Moderaterna), Liberali (Folkpartiet Liberalerna), Centro (Centerpartiet) e Cristiano Democratici (Kristdemokraterna) conta su una popolarità forte soprattutto nelle città e basata sul fatto che la Svezia se l’è cavata molto bene in tempi di crisi globale. Nel Nord Europa, molte coalizioni moderate hanno raggiunto solo in tempi recenti la capacità di restare unite politicamente.

Un altro dato abbastanza accettato è che i Socialdemocratici (Socialdemokraterna) non guadagnano voti, anzi sembra che continuino a declinare sia pure leggermente. La sinistra, alleata dei Socialdemocratici, va bene, intorno al dieci per cento i Verdi (Miljopartiet de Grona) e poco più del sei per cento per il Left Party (Vansterpartiet) avanzato di un punto. Sinistra e Verdi andranno al voto insieme con il Partito dei Socialdemocratici, che unito a loro potrebbe superare le forze di governo, perchè il distacco è sottile. Il partito di estrema destra, Sweden Democrats (Sverige Demokraterna), continua a scendere nei sondaggi ed a vedere allontanarsi la possibilità di raggiungere lo sbarramento minimo, sempre che non si verifichi lo stesso effetto che ingenerò la sorpresa del Danish People Party in Danimarca nelle Europee del 2009 (silenzio con i sondaggisti e voto nelle elezioni). In ogni caso, la destra anti-immigrazione di cui stiamo parlando nel caso della Svezia è isolata dalle forze di governo e da quelle di opposizione.

Un aspetto della geografia elettorale di tutto il Nord Europa che sembra ormai consolidato è il venir meno dell’autosufficienza dei grandi partiti socialdemocratici, nei decenni precedenti spesso partiti-nazione in Svezia, Norvegia, Finlandia e molte volte anche in Danimarca, ma oggi in competizione con coalizioni conservatrici per la prima volta unite e tenaci nel portare avanti alternative di governo in paesi in cui il voto attualmente è meno stabile nel corso degli anni, più determinato dai programmi e dalle questioni in agenda. 

Le forze di sinistra, che sono sempre state forti in Scandinavia, diventano adesso anche forze che contano, perchè se i Socialdemocratici vogliono competere con gli avversari devono accordarsi con queste liste minori, che sono sia Verdi che gruppi di Sinistra e in entrambi casi hanno raramente meno del sei per cento e spesso più del dieci. Inoltre le liste alternative, ormai libere da schemi ideologici trascorsi, sono oggi in sintonia con gran parte della tradizione politica e dei diritti scandinava e capaci di dialogare efficacemente con le società di appartenenza. Al momento sia il premier Fredrik Reinfeldt che la coalizione di Centrodestra che lo ha eletto sembrano in vantaggio, situazione che è rimasta abbastanza costante anche durante i mesi precedenti.

Aldo Ciummo