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Iniziativa europea dei cittadini per lo sviluppo sostenibile

I giovani federalisti europei di Roma hanno promosso all’inizio del 2014 diverse iniziative in favore di una maggiore integrazione nel continente

E’ stata ormai pienamente avviata la raccolta di firme, nel quadro dell’iniziativa dei cittadini europei  (l’ ICE, che consente di presentare un atto legislativo alla Commissione europea)  in favore di “Un piano europeo straordinario per lo sviluppo sostenibile e l’occupazione” che potrebbe essere realizzato attraverso tasse sulle transazioni finanziarie e sulle emissioni di CO2. Nell’eurozona si gioca infatti la scommessa di attribuire al Parlamento Europeo un potere effettivo di influire sulle entrate del bilancio. Il Parlamento europeo e la Commissione che si insedieranno esamineranno questa proposta.

I giovani federalisti europei (parte del Movimento Federalista Europeo, composto da persone di qualsiasi orientamento politico ed il cui obiettivo è una maggiore integrazione nella UE e un livello di partecipazione mancato nelle recenti crisi) hanno lanciato dal 15 al 23 marzo una “Federation Week” per sostenere l’iniziativa europea dei cittadini. L’avvio della raccolta delle firme si svolgerà il 22 e 23 marzo, mentre il 24 marzo ci sarà una conferenza stampa nelle capitali europee.

Un altro aspetto della partecipazione, in vista delle imminenti elezioni europee, è il monitoraggio dei programmi presentati dai diversi gruppi politici che concorreranno alla formazione della prossima assemblea comunitaria. Il 4 marzo i giovani federalisti di Roma hanno incontrato Guy Verhofstadt (candidato per l’Alleanza Liberali e Democratici alla presidenza della Commissione Europea) per dibattere riguardo ai limiti delle politiche di austerity e del fiscal compact, riguardo alle prospettive di unione bancaria e di azione diplomatica estera comune, ai problemi derivanti dall’allargamento e dai rapporti con gli Stati Uniti.

Dal 28 febbraio al primo marzo i giovani federalisti della capitale hanno contattato anche Martin Schulz, candidato del gruppo dei Socialisti al Parlamento Europeo, discutendo con lui in merito al futuro della UE.

Nel corso dei mesi di febbraio e di marzo il gruppo Gfe romano ha organizzato incontri nelle università ed in molti licei. Il Movimento federalista europeo è nato nel 1943, dall’iniziativa di antifascisti guidati da Altiero Spinelli, al fine di creare una vera Federazione Europea. Il movimento europeista sostiene la necessità di un governo globale partecipato, perciò il Mfe, in tutta Europa, non si appoggia ai gruppi politici, nella convinzione che ogni sensibilità politica democratica possa essere interessata a creare un’Europa più coesa.

Aldo Ciummo

Conferenza sullo sviluppo economico a Palermo

Il 12 e 13 aprile si discuterà di legalità e di microcredito in un convegno cui partecipano rappresentanti delle istituzioni regionali ed europei

Lo sviluppo delle regioni passa ormai attraverso la sinergia con le istituzioni europee: l’iniziativa che avrà luogo a Palermo il 12 ed il 13 aprile, a Palazzo Comitini, ha appunto l’obiettivo di approfondire la conoscenza degli strumenti europei disponibili, per rafforzare la capacità di iniziativa dei territori.

Il 12 aprile, a partire dal pomeriggio, si discuterà della microfinanza e dei mezzi che offre per promuovere l’iniziativa di giovani, imprenditoria femminile, integrazione: la giornata è a cura di “European Microfinance Network”.

Il 13 aprile ci sarà una sessione alla quale parteciperanno il presidente della povincia regionale di Palermo, l’ingegnere Giovanni Avanti, il vicepresidente della Commissione Europea Antonio Tajani, il presidente dell’ente nazionale per il microcredito Mario Baccini ed il direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, Lucio Battistotti.

Alla giornata parteciperanno anche i rappresentanti della regione siciliana e di altre istituzioni, oltre che di associazioni dell’imprenditoria e del microcredito nazionali ed europee. La scheda di adesione si può trovare sul sito della provincia regionale di Palermo.

Aldo Ciummo

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L’impegno europeo per l’ambiente

Il 27 febbraio a Roma convegno sulla bioeconomia organizzato dalla Rappresentanza della Commissione Europea in collaborazione con l’Apre

La Commissione Europea è impegnata nell’avviare l’economica europea verso un maggiore utilizzo delle risorse rinnovabili e una effettiva sostenibilità. Difatti la popolazione mondiale si dirige, entro quaranta anni, ad avvicinarsi ai nove miliardi di abitanti. Questa previsione impone un diverso approccio alle risorse naturali ed alla distribuzione delle opportunità. L’Europa, in particolare, sperimenta la necessità di programmare il reperimento di risorse biologiche rinnovabili per la produzione di generi alimentari, beni energetici e materiali.

Al convegno che si svolgerà la mattina del 27 febbraio presso la sede della Rappresentanza a Roma della Commissione Europea (Via Quattro Novembre), organizzato in collaborazione con l’Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea, “Apre”, parteciparanno il Vice Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, Emilio Dalmonte, il capo unità alla direzione generale Ricerca e Innovazione della Commissione Europea, Antonio Di Giulio, Maria Uccellatore della direzione generale per l’internazionalizzazione della ricerca (al Miur), Luigi Rossi, coordinatore delle piattaforme tecnologiche italiane di Bioeconomy.

Attualmente, la bioeconomia europea ha un fatturato di 2000 miliardi di euro ed impiega attorno ai ventidue milioni di persone (il 9 per cento dell’occupazione nell’Unione Europea). Sono interessati dal fenomeno l’agricoltura, la silvicoltura, la pesca, la produzione alimentare, della carta, l’industria chimica, biotecnologica, energetica.

Aldo Ciummo

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Nordeuropa, la democrazia non si ferma

 I socialdemocratici svedesi si preparano a tenere un congresso e esprimono tutto l’appoggio ai compagni norvegesi : riguarda anche noi in Italia ed il resto d’Europa

di   Aldo Ciummo

I giovani del partito socialdemocratico svedese hanno deciso di tenere come previsto il proprio congresso ad agosto, nonostante le preoccupazioni sollevate dalla grave aggressione avvenuta ad Oslo e proveniente dalla destra estrema, avvenimento di cui si conoscono purtroppo le drammatiche conseguenze.

 La Svezia è un paese vicinissimo per storia e cultura alla Norvegia, anche per questo sono forti la solidarietà e la compartecipazione. Jytte Guteland, una esponente dell’organizzazione giovanile dei Socialdemocratici svedesi, ha affermato che far svolgere il congresso è una scelta solidale con i compagni norvegesi, che proprio nel settore giovanile del partito più importante hanno visto colpiti i valori di democrazia e di progresso sociale che hanno reso la Norvegia un punto di riferimento per il mondo.

La notizia sottolinea la capacità degli stati più direttamente toccati, Svezia, Danimarca, Finlandia, Islanda, oltre che dello stato concretamente ferito da questo ignobile attacco, la Norvegia, di reagire con una decisione utile a rendere fallimentare ogni tentativo violento di trasformarne le istituzioni e la società: la decisione di proseguire nelle consuetudini di democrazia, di rispetto dell’ambiente e delle persone e di laicità, di sviluppo equilibrato socialmente e di inclusione e integrazione, tradizioni civiche che hanno fatto sì che i paesi scandinavi diventassero un esempio per il resto d’Europa.

La solidità della partecipazione sociale in primo luogo in Norvegia (e come il congresso del partito socialdemocratico svedese sottolinea anche in Svezia e nei paesi vicini) è un incoraggiamento a tutti noi, alla società civile, alle ultime generazioni, a non richiuderci di fronte ad una Europa frenata da tendenze negative di chiusura all’esterno e di rinuncia alle idee di progresso sociale, che la Norvegia continua a sostenere e costruire con coraggio.

Come avviene in Norvegia ed in Svezia, la società civile può rendere l’Europa forte per accogliere, per arricchirsi della capacità di integrare culture diverse, per scommettere su energie e idee nuove, promuovendo nel pluralismo la propria identità. Sono almeno cinquecento i giovani del partito socialdemocratico svedese che come riportato dalla stampa del paese si riuniranno all’inizio di agosto.

Per queste ragioni qui si sceglie di non concentrare l’informazione nè su tristi numeri di catastrofi nè su vaneggiamenti di ultraconservatori senza coscienza: la notizia per noi è rappresentata dal fatto che in Norvegia e nei paesi vicini quella democrazia che ha portato a grandi risultati negli ultimi sessantasei anni va avanti, spingendoci a partecipare alla vita pubblica in Italia e nella UE, perchè tutta l’Europa apprenda di più dai laburisti norvegesi.

Svezia, Maud Oloffson per una ristrutturazione del settore energetico

 

Si affaccia in Svezia l’ipotesi di una parziale privatizzazione della compagnia Vattenfall

Maud Oloffson, la quale è Ministro dell’Energia oltre che leader del Partito di Centro, si dichiara favorevole ad una parziale privatizzazione del gigante dell’energia Vattenfall, una operazione capace di generare dieci milioni di corone.

L’obiettivo della scelta ipotizzata è l’investimento in una nuova compagnia, Framtidsenergi  AB (Energia Futura) destinata ad investire in nuove soluzioni per l’energia e scommettere sull’occupazione ecosostenibile in collaborazione con il settore privato. Maud Olofsson lo ha scritto ieri nel Dagens Nyheter, importante testata svedese.

Il Ministro dell’Impresa, Energia e Comunicazione ha anche affermato che la Svezia ha potenzialità ancora maggiori di quelle attuali e che queste possono essere liberate se i capitali accettano sfide più significative.

Le nuove tecnologie e le produzioni sostenibili per l’ambiente assieme ai crescenti investimenti esteri possono essere apripista di questo processo di innovazione che troverebbe terreno fertile in uno dei paesi più competitivi e avanzato nella ricerca.

Maud Oloffson ha spiegato che per arrivare ad una parziale privatizzazione di Vattenfall occorre che lo stato svedese mantenga comunque il controllo delle risorse idroelettriche del paese e che parte dei profitti sia reinvestita nel Norrland, regione che allo sviluppo del settore ha dato un grande contributo.

Aldo Ciummo

 

Islanda presto nella Unione Europea

 

I deputati europei si sono dichiarati favorevoli a negoziati positivi su tutte le questioni ancora in sospeso ed all’ingresso dell’isola nella comunità

 

E’ ancora vicina la data del 17 giugno, quando l’Europa ha deciso di avviare negoziati formali di adesione con l’Islanda, che nel luglio 2009 aveva presentato domanda in tal senso. E’ sempre più probabile quindi che l’isola diventi rapidamente il ventottesimo stato dell’Unione Europea.

Ieri i deputati europei hanno accolto favorevolmente la prospettiva dell’ingresso islandese nella Ue, nello stesso tempo però il Parlamento Europeo ritiene che le questioni ancora in sospeso, come la regolamentazione delle attività marittime, vadano affrontate una per una, al fine di rendere possibile una compiuta integrazione di Reykjavik nel contesto istituzionale comunitario.

Nella relazione di Cristian Dan Preda (PPE, Partito Popolare Europeo) si sottolinea la forte cultura democratica della nazione islandese e la presenza dello stato nel quadro di Schengen e nel contratto di libero scambio con la Ue siglato nel 1973. Una questione aperta è quella dei rimborsi ai governi inglese ed olandese, causata dal fallimento della banca Icesave nel frangente della crisi economica mondiale.

L’Autorità di Vigilanza dell’Efta (organizzazione che riunisce stati europei non facenti parte dell’Unione Europea) il 26 maggio si è espressa a favore di una rapida soluzione della controversia, attraverso un versamento atto a coprire il compenso minimo dei depositanti in Icersave nell’UK e nei Paesi Bassi. La politica europea, però, ha dovuto rilevare come lo stato islandese offra elevate garanzie di superamento dei problemi contingenti.

L’isola si presenta con una adeguata capacità di portare avanti le riforme che saranno opportune per integrare questa area in quella continentale: come membro dello Spazio Economico Europeo che riunisce stati facenti parte della UE e dell’Efta (European Free Trade Association), Reykjavik si è già adattata a gran parte della legislazione comunitaria e partecipando alle istituzioni continentali andrà probabilmente a rafforzare il ruolo di promozione dei diritti e di uno sviluppo sostenibile portato avanti dall’area nordeuropea scandinava con particolare forza in questi ultimi anni.

L’Unione Europea intende negoziare integralmente alcuni settori della gestione dello stato con l’Islanda: agricoltura, pesca, tassazione, politica economica e monetaria e relazioni esterne. L’Islanda auspica che i rapporti con la UE consentano e rafforzino un ruolo significativo di Rejkyavik nella regione artica. Un elemento che faciliterà la cooperazione è rappresentato dalla nuova commissione inter-parlamentare Ue-Islanda.

Aldo Ciummo

Norvegia oltre la crisi

 

Nel rapporto presentato dall’ OECD questo otto marzo risulta che lo stato scandinavo ha superato la crisi meglio degli altri paesi industrializzatograzie all’efficienze delle regole applicate

Le banche e gli istituti finanziari con base a Oslo, come le altre realtà economiche da quelle parti, ce l’hanno fatta meglio degli altri gruppi economici situati altrove in questo difficile frangente, secondo gli studi dell’OECD: a fare la differenza sono state le iniziative prese dallo stato oltre che il controllo che c’era a monte.

L’OECD è l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ed esiste formalmente dal 1961 pur originata da un nucleo di paesi già esistente nel 1948, formata da paesi sviluppati allo scopo di confrontare e comporre esperienze riuscite nel quadro delle istituzioni democratiche e del libero mercato.

Gli indirizzi applicati dalla Norvegia alla politica finanziaria ed il fondo pensionistico statale hanno dato il loro apporto ad una stabilità maggiore della media. Non sono mancate neppure le iniziative significative in fatto di politica economica e finanziaria mirate a contrastare la crisi.

L’ OECD ha naturalmente sottolineato anche gli aspetti perfettibili, quali una maggiore attenzione ai fondi petroliferi e il miglioramento dell’efficenza dei servizi statali. Il rapporto contiene un importante riconoscimento delle iniziative promosse dalla Norvegia in campo ambientale.

Il documento infatti contiene una parte specifica riguardante lo sviluppo sostenibile, la tutela del paesaggio, la pesca e sui costi associati a tali politiche.

Si muove il Congresso Usa per definire la politica ambientale

 

E’ stato appena presentato un disegno di legge per regolamentare i gas a effetto serra, in contrapposizione a quello prospettato dall’EPA, l’agenzia di protezione ambientale, che due mesi fa dichiarava i gas a effetto serra dannosi per la salute umana.

di    Gabriele Tribulato Ragusa 

L’Agenzia statunitense di protezione ambientale aveva aperto la strada alla regolamentazione delle emissioni inquinanti, anche senza il parere del Congresso, già a Copenaghen, durante il vertice sul clima dello scorso dicembre. Il disegno di legge del Congresso invece bloccherebbe la  regolamentazione dell’EPA riguardo sei gas, tra cui l’anidride carbonica, il protossido di azoto e il metano, principali responsabili del riscaldamento globale, e rimuoverebbe inoltre due blocchi per un maggiore uso di biocombustibili.

Da un’analisi effettuata si evince che il 6% dei pascoli e del raccolto degli Stati Uniti potrebbe essere trasformato col tempo in boschi, causando così l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari. Altri critici affermano che l’effetto di limitare emissioni di gas a effetto serra sarà quello di far aumentare il prezzo del petrolio e ritardare così la crescita dell’economia.

Il disegno di legge, cui il Presidente Obama è contrario, prevede l’utilizzo cospicuo di biomasse tra cui letame, alghe, alberi e colture utilizzabili per la produzione di combustibili rinnovabili. Il presidente della Commissione Agricoltura, Peterson, afferma che l’EPA, nell’ambito del Clear Air Act, una legge per regolare l’inquinamento dell’aria varata negli anni settanta dall’Epa stessa, non possa regolare gas a effetto serra senza creare gravi danni all’economia statunitense.

La senatrice repubblicana Murkowski che sta lavorando su una risoluzione per bloccare il regolamento EPA sul biossido di carbonio, è appoggiata da 39 dei 100 senatori ed afferma di star continuando a lavorare sui voti, almeno per i prossimi due mesi. I legislatori del Congresso dicono che dovrebbero definire loro la politica ambientale e non i “burocrati non eletti”.

Al Gore ha inviato ai cittadini, tramite la sua organizzazione Re-power America, decine di migliaia di email per contrattaccare le mosse dei Repubblicani. Egli afferma «È oltraggioso. Invece che far progredire la legge sull’energia pulita e sul clima, qualcuno propone politiche che rimanderebbero gli Usa indietro di 20 anni. L’emendamento inserito nel testo è stato letteralmente il frutto delle lobby».

La proposta danese una delle più avanzate sul clima

La Danimarca è portatrice, con altri paesi come Finlandia e Olanda, di una visione sostenibile dell'economia che si misura in fatti: una quota sempre crescente di energia prodotta proveniente da tecnologie pulite. Nell'Efta, la Norvegia ha politiche ambientali molto avanzate. L'Unione Europea conta su di una tradizione favorevole al controllo delle emissioni e la Presidenza Svedese in particolare sta lavorando per affermare in tutta Europa una forte prospettiva ecologica

Il mondo si prepara al vertice di Copenaghen, la Danimarca vuole evitare un compromesso al ribasso

Lunedì prossimo inizia il vertice sul clima a Copenaghen, si concluderà solo il 18 dicembre. Dalle decisioni che verranno prese dipende molto del futuro del pianeta, sia in termini di possibilità di sviluppo per i paesi più poveri che di opportunità di reale crescita economica, compatibile con la vita umana.

L’indicatore principale delle emissioni è l’anidride carbonica e il rischio più vistoso il riscaldamento globale che minaccia di cancellare dalla carta geografica o di porre a dura prova le zone costiere di interi paesi, spesso le più densamente popolate, produttive e ricche di storia.

La Danimarca che è il paese che ospita il vertice è anche un esempio di politiche energetiche virtuose, con progetti crescenti in ambito di energie pulite e obiettivi di riduzione delle emissioni molto ambiziosi. In questo è accompagnata dallo sforzo svedese di promuovere l’economia verde in Europa ed è accompagnata da politiche ambientali molto avanzate anche da parte della Finlandia e nell’Efta (European Free Trade Agreement) dalla Norvegia.

La proposta danese prevede l’assunzione come parametro della riduzione delle emissioni il 1990 (ciò significa scegliere un anno in cui erano già più basse rispetto ad altre date) e l’obiettivo di ridurre l’immissione di gas serra della metà entro il 2050.

Un altro elemento particolarmente responsabile della proposta danese è la previsione di accollare i quattro quinti del taglio delle emissioni ai paesi industrializzati, data la necessità per i paesi meno sviluppati di utilizzare il traino dell’industria per mettersi al passo con gli altri.

Dopo il 2020, secondo gli auspici di Copenaghen, ci dovrebbe essere l’inversione di tendenza che, bisogna ricordare, non porterà alla soluzione dei problemi creati da uno sviluppo incontrollato, ma potrà limitare, e parzialmente, i danni passibili di essere causati dalle emissioni future.

Aldo Ciummo

Grazie alla Norvegia i Sami diranno la loro sul clima

Nel corso di un incontro sull’Artico a Roma Tuomas Aslak Juuso, rappresentante dei giovani autoctoni del nord della Scandinavia ha ripercorso i progressi che stanno permettendo a tutte le popolazioni dell’area di confrontarsi con le istituzioni internazionali

Le zone più difficili del nord Europa sono quelle al confine con il Polo Nord, dove comunità antichissime continuano a combattere le rigidità della natura ed oggi anche i cambiamenti derivati dalla globalizzazione. L’Europa è un altro tema, a parte, perchè rappresenta un enorme motore di decisioni, da cui le popolazioni più esigue numericamente e con una minore tradizione statuale rischiano di essere totalmente escluse.

Tuomas Aslak Juuso, è il presidente della organizzazione dei giovani Sami e membro del Samediggi finlandese, uno degli organi che rappresenta questi cacciatori, allevatori di renne, 100.000 persone circa, sparse tra stati diversi come Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia. Juuso simboleggia l’incrocio tra presente e passato, lavora con le renne e si confronta con la UE, viaggia e si è laureato ma può dare lezioni a chiunque soprattutto sulle diverse condizioni atmosferiche, cui la neve può condurre, situazioni che la sua lingua descrive in moltissimi quasi sinonimi con sfumature appena differenti.

L’emancipazione dei popoli indigeni, che rappresentano circa il 10% della popolazione dell’Artico, va avanti ed i Sami, parteciperanno al vertice di Copenaghen sul clima attraverso la delegazione governativa della Norvegia, di cui faranno parte. Sono in stato avanzato anche trattative con la Svezia e la Finlandia, entrambe all’avanguardia nel riconoscimento dei valori e dei diritti delle minoranze culturali.

Esiste ancora il problema della sottorappresentazione di queste comunità in seno all’Unione Europea e problemi come i cambiamenti climatici affliggono soprattutto genti come queste, abituate ad un contatto costante con la natura, proprio laddove questa è più fragile e dove i mutamenti possono risultare più pericolosi per l’uomo.

Inoltre, i popoli che vivono nell’estremo nord si trovano a fare i conti con altri fenomeni critici, come l’urbanizzazione di molti dei più giovani, che insieme a nuove opportunità di lavoro e di integrazione porta con sè il rischio della dispersione dei modi di vita e della cultura dei Sami.

La sfida, ha affermato Tuomas Aslak Juuso, che ha 24 anni e viene da un piccolo villaggio che si chiama Karesuvanto, nella parte più settentrionale della Finlandia ed ai confini della Svezia, consisterà nel fornire ai ragazzi della comunità tutti i mezzi per competere alla parti nel Grande Nord e nel mondo, strumenti come la cultura europea e le capacità scientifiche.

Sarà molto importante però che questi cambiamenti rappresentino lo sviluppo e non la sostituzione di ciò che i Sami sono e quindi resta ferma la richiesta di lavorare ad un modello di istruzione elaborato in lingua Sami e governato dalla minoranza stessa. Il sogno di coloro che lavorano per il futuro delle comunità, espressione degli stessi villaggi, è la creazione di una vera Università dei Sami a Kautokeino, Norvegia, dove esiste già una struttura che svolge alcune funzioni universitarie per i giovani di questo popolo. Si tratta di una proposta del Sami Parliamentary Council, SPR, un organismo attraverso il quale i vari parlamenti sami esistenti cooperano.

Aldo Ciummo