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Finlandia, gli euroscettici potrebbero entrare nel Governo

 

L’attuale ministro delle Finanze Jirky Katainen potrebbe diventare premier dei moderati: ma avanza il “Perussuomalaiset” di Timo Soini, contrario agli aiuti agli stati europei in crisi
 
 

Il 17 aprile si vota in Finlandia e la Premier Mari Kiviniemi non ha escluso che il prossimo governo coinvolga i “Veri Finlandesi” (“Perussuomalaiset” in finlandese) guidati da Timo Soini: la lista che vuole ridurre l’immigrazione ed opporsi a piani di spesa della UE per salvare paesi in bancarotta peserà, secondo i sondaggi, oltre il sedici per cento delle preferenze, divenendo una forza indispensabile a garantire la governabilità nell’Eduskunta, il Parlamento unicamerale finlandese. L’attuale esecutivo comprende, oltre al “Partito di Centro” di cui Kiviniemi è la leader, la “Coalizione Nazionale” (Centrodestra), i “Verdi” e la lista Svedese.
 
A giudicare dalle dichiarazioni dei politici, non è l’immigrazione il tema che delinea le coalizioni: posizioni favorevoli alla forte restrizione dell’immigrazione, vicine a quelle dei “Veri Finlandesi”, emergono in partiti di governo come il Centro e la Coalizione Nazionale ed in parte dell’opposizione socialdemocratica, tanto che Jörn Donner, produttore cinematografico impegnato in politica, ha lasciato il Partito Socialdemocratico e si è ricandidato con il gruppo dei finlandesi di lingua svedese, dichiarando che i maggiori partiti dovrebbero differenziarsi di più dai populisti di Timo Soini su questioni come l’immigrazione e le politiche comunitarie.
 
La circostanza che potrebbe ostacolare l’adesione populista ad una coalizione conservatrice è la partecipazione al fondo permanente di sicurezza europea per il salvataggio degli stati in crisi.  Finora, i Socialdemocratici non hanno espresso posizioni nette, di fronte all’euroscetticismo di Timo Soini, mentre i partiti del Centrodestra hanno chiarito che non accetteranno nel governo liste che non sostengano le misure necessarie a favore dell’Unione Europea: questa questione potrebbe essere il fattore favorevole all’ascesa elettorale di Soini, che ha dichiarato che i Veri Finlandesi non sosterranno mai un impegno simile da parte di Helsinki.
 
Il Ministro delle Finanze, Jyrki Katainen, ha dichiarato che la partecipazione al salvataggio degli stati in difficoltà è in accordo con la posizione finlandese ed il Centro, che esprime la premier Mari Kiviniemi, potrebbe cedere la leadership del prossimo Centrodestra proprio a Katainen, esponente della Coalizione Nazionale. Il raggruppamento dei conservatori moderati è favorito: il 20% dei Socialdemocratici (“Sosialdemokrattinen Puolue”, in finlandese) è oggi eroso dagli euroscettici e dalle sinistre. Il Partito della Coalizione Nazionale (“Kansallinen Kokoomus”) conterebbe sul 20% ed i sondaggi posizionano appena di qualche frazione di punto percentuale indietro il partito di Centro, che tutela gli aiuti alle famiglie. Il Partito degli Svedesi si trova isolato nella difesa del ruolo della lingua svedese nello stato, che molti politici pensano di consegnare alla storia.
 
Togliere l’obbligatorietà dello svedese nelle scuole richiederebbe modifiche costituzionali e lo “Svenska Folkeparti” dovrebbe riuscire a mantenere lo status della madrelingua di circa il 5% dei finlandesi, una quota simile alla porzione di voti sulla quale la lista conta abitualmente. Il Partito della Coalizione, che non vuole innalzare le tasse, sarà alleato del Centro (“Suomen Keskusta”). Jutta Urpilainen, la leader dei socialdemocratici, sottolinea che il suo partito non accetterà innalzamenti dell’età pensionabile oltre i 63 anni e l’Alleanza della Sinistra (“Vasemmistoliitto”, forza stimata intorno al 7% dell’elettorato) rigetta l’eventuale entrata della Finlandia nella Nato, novità cui in realtà non sembrano tenere particolarmente neppure gli altri partiti. I Verdi (“Vihrea Liitto”) il cui consenso si aggira intorno al 9% ed il partito cristianodemocratico Kristillisdemokraatit, che probabilmente si attesterà di nuovo attorno al 4%, non avanzano pregiudiziali molto rigide rispetto all’ingresso nell’esecutivo.
  
La Finlandia è divisa in quindici distretti elettorali: i duecento parlamentari dell’assemblea unicamerale finlandese provengono da queste circoscrizioni, in maniera proporzionale al numero di abitanti che risiedono nelle varie regioni: Helsinki, Uusimaa, Varsinais-Suomi, Satakunta, Hame, Pirkanmaa, Kymi, South Savo, North Savo, North Carelia, Vaasa, Central Finland, Oulu, Lapland, Aland. Si vota soltanto per un particolare candidato di un singolo distretto. Nella legislatura uscente, il Partito della Coalizione Nazionale, alleato del Centro, ha cinquantuno deputati, uno in più del maggior alleato (che ha subìto defezioni verso il partito di Timo Soini, che ha ora sei seggi). Il più grande partito di opposizione, i Socialdemocratici, ha attualmente quarantacinque eletti, la Sinistra diciassette ed i Verdi quattordici. La lista degli Svedesi ha dieci seggi ed i Cristiano Democratici sette. Il 15 marzo si è svolta l’ultima sessione del Parlamento, che terminerà il suo mandato il 12 aprile, pochi giorni prima delle elezioni, il cui risultato sarà confermato soltanto il 20 aprile.
 
Aldo Ciummo

Finlandia, crescono le opportunità di Katainen (Moderati) di diventare Primo Ministro

 

In attesa delle elezioni del 17 aprile l’alleanza tra Kiviniemi (Centro) e Katainen (Coalizione Nazionale) resta in vantaggio e i Socialdemocratici forti, ma avanza la destra di Timo Soini


di   Aldo Ciummo


Il 17 aprile si vota in Finlandia e la Premier Mari Kiviniemi non ha escluso che il prossimo governo coinvolga i “Veri Finlandesi” (“Perussuomalaiset”) guidati da Timo Soini: la lista si oppone a piani UE di salvataggio di paesi in bancarotta e si avvicina al sedici per cento delle intenzioni di voto, lasciando immaginare una sua crescita nell’Eduskunta, il Parlamento unicamerale finlandese, che conta duecento deputati. Sulla maggior parte dei temi, immigrazione inclusa, le differenze tra i partiti non sono enormi: il Centrodestra sulla cittadinanza vuole regole più certe ed anche i “Veri Finlandesi” hanno candidati immigrati, nonostante le severe posizioni in materia (che hanno spinto il produttore cinematografico Jörn Donner a lasciare i Socialdemocratici e candidarsi con una lista minore, lo “Svenska Folkeparti”, per differenziarsi di più dall’agenda della nuova destra).

L’attuale esecutivo comprende, oltre al “Partito di Centro” di cui Kiviniemi è la leader, “Coalizione Nazionale” (Centrodestra), Verdi e lista Svedese. Il vero scoglio sulla rotta dell’adesione Soini ad una prossima coalizione conservatrice, data nuovamente in vantaggio, è la partecipazione al fondo permanente di sicurezza europeo per il salvataggio degli stati in crisi. Finora, i Socialdemocratici non hanno espresso posizioni nette sull’argomento, ma i partiti del Centrodestra hanno detto chiaramente che non accetteranno nel governo liste che non appoggino tutte le misure necessarie a favore dell’Unione Europea: questa questione potrebbe essere il fattore favorevole al leader dei “Veri Finlandesi”, che osteggiano un impegno simile da parte dello stato.

Il Centro, che esprime la premier Mari Kiviniemi, potrebbe cedere la leadership del Centrodestra all’attuale Ministro delle Finanze, Jyrki Katainen, un esponente della Coalizione Nazionale, come lei favorevole agli aiuti alle nazioni europee in difficoltà. A sinistra, il venti per cento dei Socialdemocratici guidati dalla leader Jutta Urpilainen (“Sosialdemokrattinen Puolue”, in finlandese), è eroso dagli euroscettici, ma anche dall’Alleanza della Sinistra (“Vasemmistoliitto”, una forza stimata intorno al 7% dell’elettorato). Il Partito della Coalizione Nazionale (“Kansallinen Kokoomus”) conterebbe sul venti per cento ed i sondaggi assegnano qualche frazione di punto percentuale in meno al partito di Centro. Lo “Svenska Folkeparti” si aggira attorno al cinque per cento ed i Verdi (“Vihrea Liitto”) al nove per cento.

Le coalizioni in Finlandia si costruiscono dopo le elezioni, sulla base di un programma concordato. Il partito della Coalizione sarà alleato del Centro (“Suomen Keskusta”). Ad Helsinki, spesso, i partiti di centro sono alleati con liste di sinistra ed in maniera simile maggioranze progressiste collaborano con liste liberali, così è probabile che moderati e socialisti troveranno formule per assicurare alla UE il supporto necessario in casi di emergenza. Ma un successo di Timo Soini sarebbe il segno dell’insofferenza di parte dei finlandesi per “bollette” rese salate dalla scarsa efficienza finanziaria di diversi stati europei. Nel dibattito pubblico, svoltosi questo giovedì pomeriggio a Tampere tra rappresentanti delle maggiori forze (Urpilainen, Katainen, Kiviniemi e Soini) e trasmesso dalla televisione finlandese YLE, sono emerse le difficoltà dei partiti consolidati al riguardo.

Non si tratta infatti di ostilità all’Unione Europea, ma di un dibattito necessario sulle spese che gli sforamenti di bilancio di molti grandi stati impongono alle economie più dinamiche ed ai sistemi pubblici efficienti, dibattito che, in nome della solidarietà europea è stata sempre molto compressa nelle nazioni che hanno contribuito più generosamente e che si trovano alle prese con una Europa che chiede sempre di più a regioni scarsamente rappresentate nelle istituzioni centrali come il Parlamento Europeo. E’ opportuno che le proposte di efficienza che giungono da stati che hanno affrontato meglio la crisi trovino maggiore ascolto a Bruxelles ed a Strasburgo. Una Europa più coerente favorirebbe il proseguimento della tradizione europeista in aree del continente da lungo tempo protagoniste nel sostegno alle regioni in crescita, all’integrazione all’interno della UE ed alla efficienza delle decisioni, che significa più solidarietà concreta.

Il Parlamento affiderà a Mari Kiviniemi l’incarico di primo ministro

 

La Finlandia si prepara ad assistere a dei cambiamenti importanti nella squadra di Governo e del Partito di Centro, dopo la scelta di Matti Vanhanen di ritirarsi dalla scena.

di   Aldo Ciummo

HELSINKI – Martedì prossimo l’Eduskunta, il parlamento unicamerale finlandese, voterà per affidare a Mari Kiviniemi l’incarico di Primo Ministro. Proveniente da una piccola città e laureata in Scienze Politiche, Mari Kiviniemi fa parte del Partito di Centro (Suomen Keskusta), la stessa formazione cui appartiene Matti Vanhanen, che ha deciso di ritirarsi dalla scena pubblica dopo gli sforzi portati avanti per rimediare al calo di popolarità che il gruppo sconta dopo lunghi anni di Governo in un periodo non facile e per i contrasti presenti all’interno dell’organizzazione. I dieci mesi che separano l’attuale gruppo di governo dalle elezioni saranno quindi un breve anno caratterizzato da una nuova leadership.

Mari Kiviniemi è stata per quindici anni una parlamentare, poi Ministro alla Pubblica Amministrazione ed al Governo Locale dell’esecutivo di Centrodestra, che comprende Partito della Coalizione Nazionale (Kansallinen Kokoomus, si tratta di conservatori moderati), oltre al Partito di Centro cui Kiviniemi stessa appartiene ed ai Verdi (Vihrea Liitto) ed al Partito degli Svedesi (Svenska Folkepartiet).

I Socialdemocratici (SDP) principale partito di opposizione, hanno accolto complessivamente con apertura i segni di volontà di dialogo manifestati dalla prossima premier durante la conferenza del Partito di Centro in una conferenza a Lahti una settimana fa ed un giorno dopo la sua nomina a guida del gruppo politico di cui fa parte.

Meno discussa di Anneli Jaatteenmaki, la cui vicenda di leader governativo è durata poco, ma nel passato oggetto di critiche politiche riguardo alla questione della riduzione del numero e del ruolo dei comuni, nell’amministrazione locale di cui si occupava come Ministro, Mari Kiviniemi però è considerata da molti capace di risollevare nuovamente il consenso del Partito di Centro, un pò appannato dopo le discussioni che hanno visto sotto i riflettori Matti Vanhanen, precedente primo ministro che ora ha deciso di lasciare e dopo i dissapori tra i diversi contendenti all’interno della forza politica.

Mari Kiviniemi infatti non ha mai subìto gravi critiche ed anzi è percepita come vicina alla società finlandese e nelle elezioni per la leadership nel partito poco più di una settimana fa ha nettamente superato Paavo Vayrynen e Mauri Pekkarinen: il primo, ministro per il Commercio Estero e lo Sviluppo, battuto per una gran mole di voti, mentre Pekkarinen (ministro per gli Affari Economici) ha registrato un significativo consenso da parte dei colleghi di partito pur raccogliendo molti voti in meno di Kiviniemi. Molto duro è stato il parallelo confronto per decidere il segretario entrante: Timo Laaninen ha battuto Jarmo Korhonen, segretario uscente del Partito di Centro, gruppo politico che resta un “big” del Parlamento Finlandese con un consenso anche nei sondaggi attorno al 20%.

Una cosa è certa: Mari Kiviniemi, che oggi ha quarantuno anni ed è già stata ministro (oltre che del Governo Locale anche di Commercio Estero e Sviluppo per un breve periodo) con la sua agenda di priorità che include le giovani generazioni e con una immagine anche personale vicina al cittadino medio di appassionata di sport a contatto con l’ambiente e di musica, rafforza dei tratti molto democratici dell’attuale Finlandia che con lei nel ruolo di Primo Ministro ed un’altra donna, Tarja Halonen tuttura presidente, unitamente all’equilibrio esistente nella suddivisione dei ministeri può vantare anche un grado di parità e di protagonismo femminile nelle istituzioni raramente riscontrabile nell’ Europa di oggi.