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Dublino la rossa vota Labour e Sinistra

 

Nelle elezioni che hanno consegnato la vittoria al Fine Gael e colpito duramente il Governo uscente Dublino consegna il primo posto al labour party guidato da Eamon Gilmore e consensi significativi all’estrema sinistra di Joe Higgings (Socialist Party) ed ai movimentisti. Exploit in città per lo Sinn Fèin e per gli indipendenti, il collasso del Fianna Fàil è amplificato nella capitale, con l’8 per cento il partito di massa storico non è nemmeno terzo e prende solo un deputato su quarantasette.

A Dublino il Fianna Fàil non esiste più, la capitale trasforma in una sentenza capitale per il Governo quella che su scala nazionale era già una punizione impressionante scritta dall’elettorato irlandese nelle urne del dopo salvataggio delle banche da parte del Governo e dello Stato da parte dell’Europa e della comunità internazionale. Circoscrizione per circoscrizione sono gli ex partiti di minoranza a litigarsi seggi e seggi aggiuntivi in base alle preferenze personali.

La capitale conferma l’andamento avviato con le europee ed amministrative del 2009, amplificandone soprattutto un aspetto (a parte la sconfitta del FF), lo spostamento a sinistra di Dublino. Se si sommano il Labour, oggi primo partito della città, la rinnovata sorpresa delle sinistre antagoniste raggruppate sotto il cartello elettorale ULA (United Left Alliance) e spinte dal trotzkista Joe Higgins, i tanti indipendenti che conservatori non sono di sicuro (anche se qualcuno ce n’è) e lo Sinn Fein che nella capitale come al solito fa bene, la sinistra è protagonista a Dublino.

Le elezioni ribaltano in un panorama dai colori invertiti lo schema Fine Gael forte nell’est e Fianna Fàil nel sudovest, solo che adesso il Fianna Fàil non si vede proprio ed è Labour a Dublino (che è la metà dell’Irlanda) e Fine Gael nel resto di Irlanda (e anche a Dublino). La capitale consegna diciotto dei suoi quarantasette seggi al Labour, diciassette al Fine Gael, quattro allo Sinn Fein e quattro all’ULA-United Left Alliance (Socialist Party e People Before Profit), tre agli indipendenti.

 Brian Lenihan, ministro delle finanze del Governo uscente, è l’unico eletto del Fianna Fàil che nelle aree popolari di Dublino aveva roccaforti. I verdi pagano anche qui l’alleanza col centrodestra di governo, non sono rieletti il ministro Gormley e l’ex leader Sargent.

A Dublino centrale passano Paschal Donohue (Fine Gael), Joe Costello (Labour), Maureen O’ Sullivan (Indipendente), Mary Lou Mc Donald (Sinn Féin). Mary Lou Mc Donald è un esempio dello Sinn Féin “alternativo” che si vede nella Repubblica irlandese, spesso a fianco degli studenti o contro gli interventi militari ed è popolare nelle università. Nella circoscrizione “West” Dublino Joan Burton, volto noto del Labour, viene eletto e così Leo Varadkar, uno dei pochi esponenti effettivamente di destra del Fine Gael, ce l’hanno fatta in quest’area anche il trotzkista Joe Higgins e l’unico superstite del Fianna Fàil a Dublino, Brian Lenihan che è stato Ministro delle Finanze nel Governo.

A Dublino Sudovest Pat Rabbitte, protagonista della crescita del Labour in anni recenti, ottiene un seggio e seguono anche Brian Hayes del Fine Gael e Seàn Crowe dello Sinn Fèin, più un altro esponente del Labour, Eamon Maloney. Qui Conor Lenihan e Charlie O’ Connor sono tra le “vittime” illustri del Fianna Fàil.

“Dublin Mid West” è un altro dei luoghi dove il Labour può cantare vittoria anche sugli amici-concorrenti del Fine Gael, con il quale non sono ancora aperte le trattative su scala nazionale (mossa che spetta ad Enda Kenny cioè al Fine Gael perchè il primo partito a livello nazionale è il FG). Joanna Tuffy è prima col simbolo del Labour, poi sono passati Frances Fitgzerald del Fine Gael, Robert Dowds ancora per il Labour e Derek Keating per il Fine Gael.

Anche a Dublino Nordovest il Labour fa ambo con Roisin Shortall e John Lyons, prima e terzo, mentre lo Sinn Féin è riuscito a far eleggere Dessie Ellis. A Dublino Sud invece il protagonista è stato l’indipendente Shane Ross, affiancato da Alex White del Labour, Olivia Mitchell, Alan Shatter e Pete Matthews del Fine Gael.

Non ce l’ha fatta, come i suoi colleghi di partito (evidentemente da ricostruire su scala nazionale dopo l’alleanza con il Fianna Fàil) il verde Eamon Ryan che per il Green Party era stato ministro. Nella circoscrizione South East (teatro di un’altra casualità eccellente, il ministro e leader verde Gormley) Lucinda Greighton è stata eletta per il Fine Gael, il Labour si è imposto con Ruarì Quinn ed ha doppiato con Kevin Humpreys, cosa che ha fatto anche il Fine Gael con Eoghan Murphy.

 Nella circoscrizione di Dublino Nord il Fine Gael è riuscito ad eleggere James Reilly e Alan Farrell, questa area popolare è stata una di quelle che hanno assegnato nuovamente seggi alla sinistra antagonista (Clare Daly del Socialist Party) ed al Labour (Brendan Ryan). Nell’area di “Dublin North Central” Richard Bruton, volto noto del Fine Gael, Aodhan O’ Riordan del Labour e l’indipendente Finian Mc Grath sono stati tutti eletti, mentre a Dublino “South Central” le diversissime sinistre del panorama politico irlandese, moderata, nazionalista e antagonista hanno messo a segno una sorta di tripletta con Eric Byrne (Labour), Aengus O’ Snodalg (Sinn Féin) e Joan Collins (People Before Profit Alliance).

A Dublino Nord Est hanno ottenuto più voti il Fine Gael (Terrence Flanagan), il Labour (Tommy Broughan e Sean Kenny). Il conteggio ha fatto tenere il fiato in sospeso nel collegio di Dun Laoghaire, dove i candidati del People Before Profit (RIchard Boyd-Barrett), Fine Gael (Sean Barrett e Mary MItchell O’ Connor) e del Labour (il leader del partito laburista Eamon Gilmore) hanno battuto la vicepresidente del Fianna Fàil Mary Hanafin ed l’ex viceministro Barry Andrews (FF).

 Aldo Ciummo

Irlanda: vince Enda Kenny, affonda il Fianna Fàil

Enda Kenny, insegnante, sportivo e leader del Fine Gael

Nelle elezioni che seguono il salvataggio europeo e il piano di austerità il partito di governo irlandese passa dal primo posto a lungo inespugnabile che gli elettori gli hanno riconosciuto per decenni ad una terza posizione che non gli garantisce nemmeno la guida delle nuove opposizioni

di    Aldo Ciummo

Enda Kenny, insegnante e sportivo e leader del Fine Gael, è il probabile Taoiseach (Primo Ministro) che dovrà rinegoziare le condizioni imposte da Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale ad una Irlanda che negli ultimi anni ha subìto un brusco risveglio dal quindicennio di crescita e spesa targato Bertie Ahern, il simbolo del Fianna Fàil che incassava i dividendi del fenomeno della tigre celtica, una epoca sfumata nel tribolato strascico di legislatura gestito da Brian Cowen. Il Parlamento irlandese è formato da 166 seggi e il Fine Gael avrà la necessità di allearsi con il Labour oppure con alcuni degli indipendenti eletti nella tornata elettorale che si è svolta ieri.

Bertie Ahern (in carica dal 1997 al 2008) si dimise appena un anno dopo dalla sua terza rielezione alla carica di Taoiseach e meno di un anno prima dell’inizio dei guai per l’economia della Repubblica, lasciando (primavera del 2008) al suo posto il suo ministro delle Finanze, Brian Cowen, presto bersagliato da un malcontento che aveva radici certo più antiche del 2009 e del 2010, negli investimenti pubblici e nell’indebitamento di un periodo, snodatosi durante gli anni novanta ed il primo decennio del 2000, in cui sembrava che lo sviluppo non dovesse finire mai.

L’intero panorama politico dell’Eire è capovolto come non succedeva dai tempi stessi in cui il Fianna Fàil dell’eroe nazionale Eamon De Valera pose le basi per un governo quasi ininterrotto dalla vigilia del secondo conflitto mondiale ad oggi (il partito dei “Soldati del Destino” è nato, come l’avversario Fine Gael, dopo la guerra di indipendenza e la guerra civile del 1921 dalla scissione dello Sinn Féin, il cui nome fu conservato dai militanti che non accettarono di entrare nel parlamento irlandese nonostante la partizione dell’isola accettata dal Fine Gael, ingresso nel Dàil che invece coloro che si sarebbero chiamati Fianna Fàil fecero, le tre forze più antiche dell’isola erano all’epoche correnti diverse dell’Irish Republican Army). Il Fianna Fàil crolla dal quaranta per cento e oltre dei consensi del 2007 e di molte elezioni precedenti all’attuale 17 per cento, che è più che dimezzato a Dublino, dove il Labour di Eamon Gilmore diventa primo partito, conservando ed ampliando il successo nelle elezioni europee ed amministrative riportato nella capitale nel 2009.

A vincere su scala nazionale, con il 36 per cento complessivamente nell’Eire ed un grosso risultato anche a Dublino, dove in tutte le circoscrizioni si spartisce i seggi con il Labour (con il 20 per cento suo probabile partner nel Governo entrante) è il Fine Gael di Enda Kenny, nato come partito di legge e ordine negli anni venti con Michael Collins, accettando il compromesso della divisione dell’isola e della permanenza del nuovo stato sotto l’ombrello del Commonwealth. Dopo la trasformazione dell’Irlanda in Repubblica e con l’inizio del duraturo successo del Fianna Fàil nel presentarsi come custode del nazionalismo democratico e di una stabilità conservatrice con sfumature sociali, il Fine Gael ha dovuto inventarsi una singolare identità progressista, che attraverso posizioni simili a quelle della vecchia AN italiana ed effimeri avvicinamenti al gruppo dei Socialisti europei lo ha portato a definirsi centro progressista e sedersi nei banchi del PPE. Oggi il partito reso credibile da Enda Kenny in anni di azione politica e lavoro sui temi di opinioni più sentiti dalla popolazione lancia una scommessa difficile in un era incerta.

Il Fianna Fàil è letteralmente spazzato via dalla città più importante dell’irlanda: a Dublino i seggi dei quartieri popolari che furono la sua roccaforte sono stati presi al primo conteggio dai troskisti del Socialist Party e dai movimentisti del People Before Profit (alleati nel cartello United Left Association) e da uno Sinn Feinn che continua a radicarsi anche nel sud, confermando le indicazioni emerse dalle consultazioni europee e rafforzando i risultati ottenuti in Ulster, dove dal 2009 è primo partito. E’ il conto di una crescita dipinta dal FF come perpetua, ma anche di una crisi di identità: il Fianna Fàil che poteva dirsi nazionalista (per aver liberato l’Irlanda e poi averla fatta diventare una Repubblica) e allo stesso tempo rappresentarsi popolare (per aver costruito un grande settore pubblico nonostante il persistere di una emigrazione massiccia fino agli anni ottanta), il FF che poteva mantenere le sue roccaforti nelle zone rurali col supporto dei fondi europei dagli anni settanta in poi, ha perso la terra sotto i piedi a causa della stessa ondata che gli ha consentito di distribuire i dividendi della globalizzazione dagli anni novanta in poi, perchè la vecchia irlanda nazionalista e sociale cambiava.

L’Irlanda è diventata, negli ultimi venti anni, un paese sempre più giovane, dove le identità contano ma si sono modificate, anche grazie al Fianna Fàil ed alle politiche redistributive è un posto dove l’intolleranza non ha attecchito, ma oggi è una nazione dove un decimo della popolazione viene dal resto d’Europa ed i “Soldati del Destino” del Fianna Fàil sono anch’essi in crisi di identità: il FF ha condiviso per un decennio nel Parlamento Europeo gli spazi dell’UEN, il gruppo conservatore dell’Europa delle Nazioni, oggi è nel gruppo dei Liberali (A.l.d.e) e le incertezze nei temi sensibili lo dividono ulteriormente, in anni in cui non può mantenere il consenso con i sostegni materiali alle fasce di popolazione in difficoltà, come aveva sempre fatto.  Nell’ Europa di oggi  i fondi per l’Agricoltura e per la Coesione che ieri andavano all’Irlanda ed a pochi altri vengono ripartiti tra gli stati mitteleuropei e baltici, balcanici e saranno concessi presto a nazioni di prossimo ingresso.

Le cose non sono facili neppure per il Fine Gael (La Famiglia dei Gaeli) con il suo ottimo risultato elettorale dovrà dimostrare se quella del Governo uscente di fronte alle regole della finanza internazionale è stata davvero una resa e che sia possibile quindi rinegoziarla, alleggerendo il peso che il salvataggio pubblico delle banche per le spalle dei contribuenti. Se vuole fare questo il FG, sorta di An sia pure morbida, dovrà allearsi ancora una volta con il Labour, che tra i Socialisti europei siede davvero e da sempre, sia pure con posizioni moderate, e che rappresenta un pezzo del cataclisma che ha investito il Parlamento irlandese:  appena ieri una lista recintata tra i lavoratori del settore pubblico e che non credeva al 14% delle europee, oggi un partito quasi al 20 per cento che ha posizioni più chiare del Fine Gael (le alleanze tra i due partiti sono state il solo modo che FG e Labour hanno trovato di vincere ma non hanno mai prodotto amministrazioni durature). Anche questo è un segnale dell’epoca che si chiude, il Labour era l’unico partito di una certo seguito a non nascere dalla guerra di liberazione nazionale del 1920 e rimasto inchiodato da una sorta di minorità (da cui traeva origine il detto che l’Irlanda fosse una Repubblica con due partiti e mezzo, Fianna Fàil in maggioranza, Fine Gael in condizione di minoranza abbastanza netta e costante nonostante il suo peso e Labour poco al di sopra del dieci per cento per la maggior parte della usa esistenza).

A completare le novità di questa tornata elettorale in Irlanda l’onda di estrema sinistra, che riporta in Parlamento i trotzkisti di Joe Higgings: il dissidente del Labour è stato previdente nella sua alleanza con i movimentisti del People Before Profit, dopo il successo che entrambe le formazioni avevano riscosso nelle amministrative di Dublino già nel 2009, contemporaneamente all’entrata in Parlamento Europeo del comunista d’Irlanda. Dublino è un’altra storia (come e più che nelle elezioni europee), la United Left Alliance (Socialist Party e People Before Profit) e lo Sinn Feinn (che continua a crescere) conquistano molte circoscrizioni, dopo Labour e Fine Gael che sono i big della situazione anche in città. Al Fianna Fàil di Dublino resta soltanto un seggio (su quarantasette).

Lo Sinn Féin si sta stabilizzando come una forza al dieci per cento, radicandosi anche nel sud come principale forza antagonista popolare sia tra i nazionalisti che tra i giovani di sinistra e nelle aree vicine al Nord arriva ad ottenere il 15 per cento dei consensi. Una vera ondata però è anche quella degli indipendenti, che tutti assieme totalizzano il quindici per cento e molti dei quali sono eletti (molti di loro guardano a sinistra). Dopo i liberisti del PD (Progressive Democrats), radicali d’Irlanda scomparsi nel 2008 prendendo atto della sostanziale sparizione nelle preferenze degli elettori, la stessa sorte sembra toccare invece ai Verdi di John Gormley, cui l’esperienza di coalizione col Fianna Fàil giunta al termine è stata letale, con uno striminzito due per cento lasciano il posto nel Dàil ad almeno quattro deputati dell’estrema sinistra ed a una dozzina di indipendenti.