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Licei e Professionali: prospettive per il 2010

 

Nuove materie e ore disponibili per le specificità territoriali e tematiche delle scuole superiori con il nuovo anno scolastico 2010-2011 secondo la Riforma

di   Aldo Ciummo

Con il nuovo anno scolastico verranno avviate le nuove tipologie di insegnamento previste dalla riforma, che presenta naturalmente anche altri elementi, alcuni molto critici e di cui si discuterà, oltre al discorso specifico sulla nuova divisione in scuole superiori differenti. Partono i licei Musicale e delle Scienze Umane, quelle che al Classico e allo Scientifico erano sperimentazioni diventano in alcuni casi caratteristiche permanenti. Non si vede purtroppo un potenziamento della storia, mezzo fondamentale in un periodo di rapidi cambiamenti, in compenso la necessità di introdurre elementi di contatto tra istruzione e mondo delle professioni riceve qualche risposta, in particolare nel ramo tecnico.

Le novità che appariranno sul campo nel territorio di Roma ed in altri esempi concernenti l’istruzione durante l’inizio delle lezioni nel nuovo sistema, saranno oggetto di approfondimento su queste pagine, come accennato negli articoli generici sui nuovi licei presenti sul sito a partire dall’inverno passato, così come all’ interesse per l’Europa nel suo complesso nella seconda parte del 2009 si è voluto aggiungere a partire dagli inizi del 2010 una attenzione specifica sulle attività delle comunità scandinave in Italia attraverso l’informazione sugli eventi promossi dalle organizzazioni di rappresentanza istituzionale, culturale ed economica.

I licei conoscono molte novità, alcune delle quali se verranno realizzate avvicineranno le aule al mondo del lavoro internazionale incrementando scienze, moda, scienze umane e comunicazione. E’ opportuno ricordare che, ferme restando distorsioni evidenti emerse quest’anno con risorse decimate e azioni contro gli studenti, le riforme della scuola che si sono inseguite dagli anni ’90 in poi non hanno sostituito di sana pianta quelle precedenti, ragion per cui è realistico ritenere che anche ulteriori cambiamenti di cui si sente il bisogno nel settore della Istruzione si baseranno in parte su questa e sulle precedenti, bene e male compresi.

Al Classico le ore di scienze e di matematica aumentano e l’inglese vede sancita la sua presenza per tutti e cinque anni. Allo Scientifico la novità principale è lo spazio acquisito, all’interno delle ore di lezione previste, dalle scienze applicate in laboratorio. A destare comprensibilmente interesse solo le new entry, il liceo musicale con le sue 40 sezioni (di cui dieci dedicate allo spettacolo). Il liceo delle Scienze Umane (erede dello Psicopedagogico) avvia una sezione economico-sociale.

 Le ore di autonomia diventano un fattore strutturale, uno degli elementi più interessanti date le possibilità di “individualità” che aprono alle singole scuole e probabilmente all’iniziativa degli studenti come protagonisti del processo formativo. Nei licei si prevede un quinto di tempo destinato a questa parte della didattica nei primi due anni e nell’ultimo e quasi un terzo delle ore negli anni terzo e quarto, negli istituti tecnici e professionali l’autonomia rappresenterà già un quarto del monte ore all’inizio e arriverà al quaranta per cento nell’anno finale. Questo famoso ultimo anno delle superiori, piace pensare guardando alle opportunità insite nei cambiamenti, ora non sarebbe più un ultimo cortile separato dalla società da un muro, in buona parte fatto di incoerenza con le prospettive di impiego della conoscenza acquisita, ma un ambito comunicante con le città e i territori circostanti.

Si parla di laboratori, stage, alternanza scuola-lavoro, partecipazione degli studenti ed autonomia delle scuole: la combinazione di questi fattori (in buona parte promossi di fatto dagli “inquilini” delle scuole superiori) con la crescita delle attività in laboratorio, nei tecnici e professionali destinate ad avere 264 ore a disposizione nel biennio e 891 nel triennio, potrebbe appianare in parte il diaframma tra Istruzione e settori della produzione (negli auspici, a livello europeo: l’autonomia dei licei prevede la possibilità di insegnare una seconda lingua straniera nelle ore “libere”). Non si dimentichi che per le professionali è stata introdotta l’opportunità di conseguire qualifiche valide sul mercato del lavoro.

INTERVENTO DELL’ASSOCIAZIONE PONTE DELLA MEMORIA E DELL’ANP | Il pomeriggio del 16 febbraio alla Casa della Memoria e della Storia di via Francesco De Sales 5 “Damnatio Memoriae Argentina. Tra emigrazioni e storie d’Italia”.

 
 
 
Ci saranno Massimo Rendina, Presidente Anp Roma, Giovanni Miglioli che presiede Ponte della Memoria, Camilla Catarulla dell’Università di Roma Tre, Loris Zanatta (Università di Bologna), gli storici argentini Osvaldo Bayer, Fabian D’Aloisio, Bruno Napoli. L’iniziativa avrà il patrocinio dell’ambasciata della Repubblica Argentina in occasione del suo bicentenario.
 
Dopo i fatti di Rosarno, è indispensabile riacquistare una volta di più la storia delle migrazioni italiane, e sforzarci di renderle memoria collettiva. Oggi nel nostro paese i migranti sono considerati come “non-uomini”.
Lo Stato e il sistema economico vigenti li vogliono rendere invisibili alla società, emarginandoli, nascondendoli e segregandoli in centri di detenzione semi-clandestini. I Cpt sembrano non esistere, perché lontani dalla nostra vista; possono esistere perchè vi è una società che decide di non vedere per sua propria impotenza.
Lì i migranti, pur entrando per “essere identificanti”, diventano nuovi desaparecidos perdendo la propria identità a favore di un conteggio sterile utile solo alla politica.
L’Argentina accolse molti migranti italiani che per molti anni furono vilipesi e umiliati con vari epiteti: “ladri, disonesti, puzzolenti tanto da essere chiamati mocciosi orecchiuti”. Molti dei nostri connazionali furono perseguitati dalla dittatura, desaparecidos o costretti a un nuovo esilio di ritorno.
 Abbiamo dato all’Argentina patrioti quali Manuel Belgrano che era figlio di un genovese ed è ricordato non solo come l’ideatore della bandiera nazionale bianca e azzurra, ma come uno dei padri dell’indipendenza della Spagna, al punto che la sua data di nascita è diventata una festa nazionale: la Giornata dell’Emigrante Italiano.
E poi scrittori come Ernesto Sabato, grandi musicisti del tango come Astor Piazzolla, calciatori come Antonio Valentin Angelillo, mitici piloti automobilistici come Juan Manuel Fangio, industriali come Agostino Rocca. (“L’orda” di Gian Antonio Stella ).
Il fenomeno migratorio è bagaglio imprescindibile della storia d’Italia, di cui va recuperata la memoria a salvaguardia della nostra identità costituzionale e in difesa dei diritti fondamentali.
Associazione Ponte della Memoria e ANP

Diverse scuole superiori più vicine, crescono culture straniere e scienze

 

I punti critici della riforma sono il ruolo limitato di geografia e storia e soprattutto le scarse risorse economiche che rischiano di compromettere tutto il discorso sull’avvicinamento dell’istruzione alla società, che però presenta anche linee condivisibili: crescita delle lingue straniere, delle materie scientifiche e l’introduzione di un maggiore interscambio con il mondo del lavoro possono avvicinare gli istituti superiori all’Europa.

 

La riforma nelle sue caratteristiche essenziali di riorganizzazione di scuole ed indirizzi ha già fatto la sua comparsa su queste pagine web, ed è destinata a ricomparirvi spesso, sia nel merito dei cambiamenti tecnici che nel vivo dell’autonomia dei licei presenti sul territorio di Roma ed in Italia, con il supporto contenutistico di amici impegnati nella medesima professione e sparsi in diversi settori e differenti territori .

Il sito continua ad approfondire gli argomenti al centro del nostro interesse in un’ottica europea:  rapporti tra cambiamenti istituzionali dell’Europa e partecipazione politica, protagonismo femminile e integrazione tra i territori europei; il contributo sempre maggiore della fascia settentrionale del continente nella crescita civile della nostra Europa;  infine la trasformazione della scuola italiana con l’introduzione di discipline più vicini al mondo del lavoro in un ambiente internazionale con la crescita e la comparsa nelle aule di culture straniere, scienze, moda, scienze umane, comunicazione.

Passiamo alle novità principali nei licei: a Classico, Scientifico, Linguistico ed Artistico si sono aggiunti i licei Musicale e delle Scienze Umane, al Classico aumentano le ore di scienze e matematica. L’inglese, come spesso già avveniva, ci sarà per tutti e cinque gli anni. Anche allo Scientifico la matematica sarà di più ed arrivano più lezioni in laboratorio (scienze applicate). L’offerta formativa del liceo Musicale è ricchissima, con quaranta sezioni musicali di cui dieci dedicate allo spettacolo. Il liceo sociopsicopedagico diventa “delle scienze umane” e avvia una sezione economico-sociale.

Una cosa nuova, che fa qualche differenza, è la possibilità di insegnare una seconda lingua straniera utilizzando la quota di autonomia in tutti i licei, dove la prima lingua straniera è sempre obbligatoria. La quota di autonomia è di un quinto del tempo disponibile nel primo biennio e nell’ultimo anno e di quasi un terzo nel terzo e quarto anno, nei licei. Della divisione in settori e indirizzi degli istituti superiori tecnici e professionali si è già detto su queste pagine, passiamo perciò a sottolineare l’aumento dell’attività in laboratorio, 264 ore nel biennio e 891 nel triennio, più la presenza di una parte della didattica che tiene in considerazione la situazione professionale del territorio di appartenenza.

Quindi, almeno negli auspici, tenendo in considerazione le risorse che poi effettivamente vengono o non vengono assegnate (e che sono indispensabili ad esempio perchè i laboratori vadano avanti) scuole radicate nelle possibilità di crescita professionale nella città, proiettate quanto a competenze sull’Europa e visto che si parla di più laboratori, stage, alternanza scuola e lavoro, magari gli istituti superiori delle città italiane vedranno comparire una maggiore partecipazione ed autonomia degli studenti e una istruzione in cui crescono la creatività ed il rapporto con il mondo del lavoro, che ne risulterebbe potenziato.

Forse un grosso capitolo della vicenda dell’autonomia scolastica e del sempre maggiore ruolo dell’istruzione nella costruzione di una identità europea e di una forte vicinanza alla società, attraverso la formazione al lavoro e la creazione di progetti attuali, si potrà approfondire proprio nel caso dei tecnici e dei professionali, che infatti acquisiscono una maggiore consapevolezza della loro importanza e con una quota di ore flessibili che arriva ad un quarto del tempo a disposizione nel primo biennio, a più di un terzo nei due anni successivi ed al quaranta per cento in quinto, potranno concorrere direttamente al conseguimento di qualifiche professionali per gli studenti.

Aldo Ciummo

Il Governo norvegese: “guardare all’estremo Nord per proiettare in avanti il paese”

Nel mondo globalizzato la strategia di controllo e sviluppo del territorio ad Oslo non stacca l’attenzione dall’area peculiare da dove gli interessi storici scandinavi sono partiti fin dalle origini della storia delle nazioni nordiche

 

In cima alle priorità della Norvegia oggi, la zona settentrionale, (da sempre portatrice di una conoscenza particolare delle proprie risorse da parte di Oslo, ma anche problematica per le distanze, le rigidità del clima e la fragilità ambientale) resta una cartina di tornasole dell’intera politica dello sviluppo sostenibile portata avanti nel tempo da tutte le forze politiche rappresentate nello Storting, il Parlamento norvegese, e raccolta anche dall’attuale governo di sinistra guidato da Jens Stoltenberg, peraltro erede di una lunga tradizione socialdemocratica.

Non si può ignorare però che questa prospettiva nei confronti delle risorse e della società viene condivisa con i vicini, a cominciare dalla Svezia, che a differenza della Norvegia si trova nell’Unione Europea ed anzi fornisce, con il Governo conservatore di Fredrik Reinfeldt, una spinta verso l’economia verde che non si distacca dalle linee guida dei precedenti esecutivi a Stoccolma, orientati sempre in direzione della crescita della quota ecosostenibile di energie prodotte.

La Norvegia promuove il suo progetto, nella maggiore cooperazione possibile anche con i paesi che fanno parte di istituzioni dalle quali la nazione ancora è esclusa, come la UE, quindi le iniziative dell’amministrazione di Oslo si concentrano sulla parte dell’Artico di competenza dello Storting.  Hurtigruten Coastal Express, Sami Communities, arcipelago Lofoten, sono nomi che richiamano alla mente le località che il paese vede incluso nel patrimonio dell’umanità e sono al centro di una volontà precisa del Governo di Jens Stoltenberg di favorire una migliore conoscenza di queste terre nel mondo per farne ancora di più un investimento turistico, ma con caratteristiche precise.

In Scandinavia non c’è bisogno di un turismo che venga nel Nord disordinatamente, senza il necessario rispetto per le aree in questione, è la pianificazione di lungo periodo piuttosto ad assicurare una straordinaria accoglienza. Il miglioramento della qualità del turismo viene progettato in base ad un crescente raccordo tra i diversi operatori, dei trasporti come dell’inclusione dei visitatori nella ricchissima cultura dei luoghi. Per raggiungere gli obiettivi che rendono possibili viaggi sensati, il paese sta sviluppando fattivi rapporti con i vicini, non ultima la Federazione Russa.

Un punto centrale del discorso sulla qualità è il supporto che le amministrazioni in Norvegia stanno fornendo al sistema educativo, per creare una rete di professionisti in grado di attirare e gestire un turismo positivo per l’Artico: il Finnmark University College, i centri di specialisti a Nordlands e Troms serviranno a rendere consapevoli per primi coloro che ospiteranno le persone che arrivano, si auspica per conoscere effettivamente le regioni artiche ed apprezzare la cultura locale, aree particolari richiedono tempo per essere visitate in modo appropriato.

Ma un altro ambito che sta catalizzando l’attenzione dei legislatori in Norvegia è la valorizzazione delle risorse naturali, in aree dove non tenere conto dell’unicità dell’ecosistema determinerebbe perdite in altri settori ed aspetti, come appunto quello dell’accoglienza e riguardo agli stili di vita secolari delle popolazioni locali. A Narvik c’è l’Istituto di Ricerca Nordico, e c’è un College, strutture dove fin dal 1991 si lavora alla crescita delle competenze in materia di energia idroelettrica, solare, eolica.

Esiste un centro per la Ricerca Tecnologica nel Clima Freddo. La dispersione della popolazione è un problema pratico non indifferente, soprattutto in ambienti naturali impervi. La cooperazione è una possibile risposta, anche nel campo imprenditoriale, quello dove si misura la capacità di una società di sostenere sè stessa e gestire più efficacemente il territorio circostante. Per questo in Norvegia si sta cercando di promuovere l’innovazione delle piccole e medie imprese e di aiutarle a raccordarsi tra loro. Innovation Norway, il SIVA (che è l’organizzazione che si occupa di Sviluppo Industriale nel paese) e il Consiglio della Ricerca norvegese hanno il compito di stimolare un salto di qualità, favorendo la diffusione di nuovi prodotti nel campo della telemedicina, della biologia marina, del turismo responsabile.

ARENA, il Centro Norvegese per le Competenze, e programmi regionali per la ricerca e lo sviluppo come il VRI, servono a rafforzare quei settori in cui esiste già un vantaggio competitivo da parte di Oslo. In modo simile, AS, una compagnia di investimento statale, assicurerà alle compagnie norvegesi un più agevole accesso ai finanziamenti. La chiave di volta è l’istruzione, anche intesa come cultura dell’iniziativa personale e della cooperazione che la Norvegia intende sostenere con iniziative come i master in Scienze delle università. Di questo sforzo fanno parte anche le amministrazioni locali e le istituzioni nazionali che si dedicano a questo ambito.

Ma un progetto di valorizzazione socioeconomica di una regione tanto importante per l’Europa come paese, al di là dei confini istituzionali (la Norvegia non fa parte della Unione Europea ma condivide gran parte dei nostri intenti di europei in materia ambientale e dei diritti) non può fare a meno di infrastrutture e di specifiche preoccupazioni economiche. Di questi argomenti i lettori avranno modo di approfondire diversi aspetti su queste pagine ed in altri spazi, laddove proseguirà l’interesse non soltanto per quella parte del Settentrione del nostro continente, che in questi sei mesi con la Presidenza Svedese e la cooperazione finlandese e danese (e attraverso le politiche degli ultimi decenni molto più a lungo) ha apportato il suo specifico impegno nell’innovazione della UE, ma anche per Norvegia e Islanda che all’esterno delle istituzioni comunitarie o dentro rappresenteranno comunque una parte della vita del paese europeo che difatti la gente pure in Italia apprezza molto, come dimostrano non solo gli spostamenti turistici ma tutti i rapporti imprenditoriali e culturali che sono presenti nel territorio.

Aldo Ciummo

La Finlandia a favore di un rapporto equilibrato con l’ambiente

 

Uno dei punti di forza della politica ambientale finlandese è la promozione di tecnologie avanzate su tutto il territorio, nel massimo rispetto dell'ambiente naturale, in linea con le politiche verdi dei paesi scandinavi ed a rafforzamento delle richieste europee di un accordo ambizioso che punti alla soluzione dei problemi climatici

Nell’incontro che si è tenuto all’ambasciata del Canada di Roma il 19 novembre buona parte della giornata è stata dedicata alla cultura finlandese ed ai suoi legami con la natura della regione, una delle più belle e fredde aree del continente

 

L’ambasciatore finlandese a Roma, Pauli Makela, nel corso dell’incontro dedicato all’Artico che si è tenuto all’ambasciata canadese ha ricordato l’impegno del governo di Helsinki per la tutela di tutte le popolazioni presenti nell’area del Polo Nord. Makela ha sottolineato il fatto che gli stati scandinavi hanno riconosciuto l’identità dei Sami e che stanno lavorando anche per la conservazione dell’ambiente naturale della zona.

La Finlandia negli ultimi anni ha accelerato le iniziative per uno sviluppo economico sostenibile, portando anche nei progetti ad alto tasso di conoscenza e di tecnologia l’utilizzo delle energie pulite e la consapevolezza della necessità di una crescita equilibrata. Questa politica nel grande nord del nostro continente assume un valore particolare, perchè si tratta di regioni particolarmente fragili dal punto di vista dell’ecosistema e importanti per l’equilibrio climatico di tutto il pianeta.

Durante la giornata è stato proiettato il film “people of the ice”, dedicato agli Inuit e che attraverso le parole di Sheila Watts-Cloutier, presidente dell’Inuit Circumpolar Conference dà voce all’esigenza dei gruppi autoctoni di affrontare i cambiamenti salvaguardando le tradizioni. Un altro spunto di riflessione proiettato è stato Henna’s Song (Henna Leu’dd), pellicola che attraverso la storia di una ragazza Sami porta a conoscenza del pubblico una lingua e delle sonorità che rischiano la scomparsa.

Il ministro di Sagajoga invece è una commedia di Paul-Anders Simma che nel contesto tragico della Seconda Guerra Mondiale racconta la storia di un ricercato che conquista la fiducia di un villaggio e riesce effettivamente ad aiutare gli abitanti. Al di là degli effetti comici e della cornice storica, la commedia traccia un reale ritratto di un paese che ha superato i conflitti con spirito favorevole alla maggiore integrazione possibile e dipinge le vicende di una popolazione abituata a vivere positivamente il rapporto con l’ambiente naturale circostante senza devastarlo.

Aldo Ciummo

RECENSIONI | “Bastardi Senza Gloria”

 

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Quentin Tarantino gioca al rovesciamento ed al rimescolamento di tutti i paradigmi sulla Seconda Mondiale, con la solita perizia nel rielaborare i linguaggi ed i repertori cinematografici

“Se il cavallo cambia colore…” con Bastardi Senza Gloria il regista Quentin Tarantino sforna un’altra collezione di personaggi all’altezza di quelli che lo hanno reso inimitabile

   di  Claudia Papaleo

“Penso che per tentare di accoppare lo zio Adolfo, cambierebbe colore al cavallo!” :  lo zio Adolfo è Adolf  Hitler ed a volerlo “accoppare” è  Brad Pitt, nei panni di Aldo Raine, un mercenario americano sboccato e baldanzoso, seguito da un pugno di uomini dal sangue cattivo, i “Bastardi”. Siamo nella Francia calpestata dai nazisti, e questi signori dalle facce squilibrate, assoldati dai servizi segreti statunitensi, hanno tanta voglia di far masticare ai nazisti le loro stesse budella, senza trastullarsi in generosi convenevoli. La loro missione incrocia i piani di Shosanna Dreyfus (Mélanie Laurent), una giovane ebrea che asseconda compiaciuta il suo odio puntiglioso per i cani del regime. Gli stessi uomini colpevoli di aver perforato tutta la sua famiglia a sputi di fucile, soddisfacendo il ghigno saporito del loro superiore, il colonnello Hans Landa (Cristoph Waltz).

Nel film la vendetta della ragazza, architettata con fine disprezzo, si gioca tutta in casa Tarantino, ovvero dentro a un cinema. Il luogo in cui il regime celebrava i suoi ampollosi progetti, e che il regista trasforma in una scatola incendiata, in cui Hitler e compagnia si affrettano a raggiungere i piani inferiori. Il tutto incattivito dal suono beffardo delle risa inebriate di Shosanna, che divampano nella sala insieme alle fiamme, mostrandoci una rappresentazione inedita dell’ebreo. Quest’ultimo, infatti, viene spolpato di un pietismo ormai ricotto. Non è più una vittima docile e lacrimosa, che condisce l’ingiustizia subita con uno sguardo spaesato, bensì una figura che si fa carnefice glorioso e consapevole. Lo stesso Führer viene rimpicciolito, giocosamente messo ai margini e ridicolizzato nelle sue scenate cariche di comica isteria, mentre il nazismo diventa solo lo spunto per la storia di un regista che si rallegra della sua irriverenza.

Neanche a dirlo, il film tira fuori i muscoli nella sceneggiatura maleducata, costruita su un pericoloso ricambio di lingue che nella tensione della simulazione e della dissimulazione può rivelarsi un dannato punto debole. Una schermaglia di battute aguzze e punteggiate da sorrisi viscidi che puzzano di sparatoria, capaci di sbottare in risate sguaiate…E basta. Pure, Tarantino non dimentica di tirare l’osso a critici e cinefili. Il suo film è anche stavolta un covo di citazioni che vanno dal b- movie a Sergio Leone, abbassando il capello a Castellari addirittura nel titolo del film, un plateale omaggio a Quel Maledetto treno blindato. Un serie di richiami che spiazzano e rendono il tutto ancora più sfizioso. Soprattutto, con la sua nuova trovata, il regista ha tirato fuori un personaggio all’altezza della sposina attillata e dei sicari di Pulp Fiction, il Cacciatore di Ebrei, meglio noto come Hans Landa. Una creatura dal sadismo calcolato, un mentitore melenso e rigonfio di un autoritarismo inclemente e sofisticato, che Cristoph Waltz interpreta con cinica ironia, guadagnandosi il Premio all’interpretazione maschile del festival di Cannes. Scritto questo, probabilmente su Bastardi senza Gloria resta da dire solo una cosa: Tarantino ha cambiato colore al cavallo.

Claudia Papaleo