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AMBIENTE|G8 Ambiente a Siracusa. I fallimenti dei “grandi” e il controvertice

Si apre oggi il summit internazionale nel capoluogo siciliano. La Prestigiacomo apprezza la politica ambientale di Obama, ma non rinuncia agli inceneritori. Partono i forum e le manifestazioni del controvertice


di Simone Di Stefano/Dazebao, l’informazione on line

«Nucleare, inceneritori, inquinamento, rifiuti, devastazione, privatizzazione dell’acqua, mafia, danni ambientali. Non pagheremo la vostra crisi con la nostra Terra».

Promosso e celebrato con lo scopo di simboleggiare qualsiasi tipo di protesta, l’ormai noto slogan contro la crisi sbarca oltre lo Stretto, stavolta in favore dell’ambiente. Con tutto il carico di attuali «verbi verdi» previsti dal caso, si erge a manifesto della tre giorni di contro-vertice di protesta al G8 sull’ambiente, inaugurato oggi a Siracusa e in concomitanza con l’Earth Day di cui oggi in 175 nazioni si celebra la 39ª edizione. «Un attacco contro il futuro dell’isola», si legge sulla testata dei manifesti affissi lungo le vie delle città insulari. Organizzate da Rete Catanese contro il G8, le tre giornate parallele al summit si svolgeranno tra lezioni, incontri, dibattiti e serate in musica. Il contro-vertice siracusano prevede anche una manifestazione, fissata per domani (giovedì 23) alle ore 14.00. Il corteo, che partirà da Piazzale Sgarlata, ha messo in agitazione i commercianti della zona che, per timore di eventuali scontri tra no global e forze di Polizia, hanno annunciato l’intenzione per domani di tenere chiuse le saracinesche dei negozi, nonostante il sindaco di Siracusa, Roberto Visentin abbia invitato a non creare «inutili allarmismi». Ma nonostante gli appelli alla calma, già stamani vi sarebbe stata un’azione della polizia, dal vago sapore provocatorio. Un pulmann di manifestanti dei  movimenti no-global e di Rifondazione comunista, partito da Napoli per recarsi a Siracusa è stato fermato dalle Forze dell’ordine non appena sbarcato a Messina. Ai giovani sarebbe stato chiesto di essere identificati e perquisiti. Una richiesta non accolta dai manifestanti che, dopo essere stati bloccati per qualche ora, sono riusciti a ripartire alla volta del capoluogo siciliano in cui si svolge il vertice.

Dalle strade al convegno, dalla massa si passa ai pochi che prendono le cruciali decisioni e, a giudicare dalle parole di oggi, in apertura di conferenza, del ministro dell’ambiente, Stefania Prestigiacomo, da Rio a Siracusa, passando per Kyoto e Bali, aumenta il debito rispetto alle promesse non mantenute. E quindi la vera e unica novità, tolta la solita melassa di parole come «mutamenti climatici», «global warming» o «biodiversità» – termine quest’ultimo che lo stesso ministro ritiene «ancora incompreso dall’opinione pubblica» –  l’unica vera novità di questo summit globale è il mutato atteggiamento degli Usa verso la salvaguardia ambientale. Almeno stando a quel che ha promesso fin dalla campagna elettorale, il nuovo numero uno alla Casa Bianca, Obama.

Ma, pare di capire, che il punto è un altro. Infatti, come un Global forum che si rispetti, anche questo G8 partorirà la sua Carta. Era avvenuto anche a Bali, tra le proteste degli ambientalisti che lo avevano etichettato come un’offesa. «La Carta di Siracusa sulla biodiversità – ha spiegato Prestigiacomo – che conterrà una serie di indicazioni e priorità che rinnovano l’impegno internazionale, anche alla luce dei risultati del Target 2010, obiettivo in gran parte disatteso». Viva la sincerità! Visto che nel nostro governo qualche collega del ministro si ostina ancora a voler far credere che la crisi è ormai passata. Ma da tutto ciò si evince che non basta rinnovare una promessa già in parte disattesa. E non serve che a farlo sia un ministro che «prima inneggia alla costruzione di ben 4 inceneritori nell’isola e poi appoggia le politiche di Obama». È quanto sostiene il Comitato Siracusa Rifiuti Zero, che poi lancia un appello diretto proprio al ministro dell’ambiente: «Ridurre quantità e tossicità dei rifiuti che produciamo, riusare contenitori e prodotti, riparare ciò che si è rotto o donarlo a qualcuno che sia in grado di ripararlo, riciclare il più possibile, includendo l’acquisto di beni prodotti con materiali riciclati». Servirebbe dunque una più ampia convergenza di intenti, che la nuova amministrazione americana ha il compito di alimentare. Una posizione, quella degli Usa sui cambiamenti climatici, che per il segretario dell’esecutivo del Unfccc, Convenzione sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, Yvo De Boer, ritiene «di essenziale importanza». In vista del vertice Onu sul clima, previsto per il prossimo dicembre a Copenaghen, il ministro Prestigiacomo ha comunque tracciato una prospettiva incoraggiante, perché «finora progressi sono stati fatti su numerose questioni, anche se ancora devono essere sciolti nodi importanti per il raggiungimento dell’accordo (di Copenaghen, ndr)». Ergo, da Bali (dicembre 2007) a oggi, poco o nulla è stato fatto in vista del cosiddetto post-2010. Ma «come presidenza G8 – ha concluso il ministro – ed in vista della Conferenza sul Clima di Copenhagen, riteniamo estremamente importante ricercare una convergenza tra paesi industrializzati e in via di sviluppo, con particolare riferimento alle economie emergenti, per raggiungere un accordo a dicembre». L’Italia è tra i paesi più arretrati in materia di politiche ambientali, a braccetto con gli Stati Uniti e gli altri paesi industrializzati. Già nel 2007, Al Gore aveva lanciato l’allarme sulla necessità di anticipare i propositi di Kyoto a prima del 2012. Il motivo era chiaro, perché i guadagni delle imprese, delle multinazionali, non potevano sottostare a logiche ambientali e antieconomiche agli occhi dell’economia. La crisi ha fatto il resto e oggi qualcuno si sta accorgendo che forse per uscire dalla recessione una grande mano può arrivare anche dal pollice verde.