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Il Parlamento Svedese auspica finanze più stabili nella UE

 

Dopo la tenuta del sistema europeo di fronte alla crisi, in agenda c’è il rafforzamento dei regolamenti che evitano dispersione di risorse

La Commissione che si occupa di Affari Europei all’interno del Parlamento Svedese ha individuato una serie di nodi al centro delle criticità della situazione economica europea. All’interno della comunità UE esistono competenze sovrapposte, portate avanti da organizzazioni importanti che si occupano delle regioni e degli affari sociali ma le cui ingenti risorse devono essere rigorosamente indirizzate verso gli obiettivi dell’Unione Europea per non tradursi in significative perdite.

Il bilancio, argomentano qualificati esponenti del Parlamento Svedese come Anna Kinnberg Batra, non potrà sottrarsi alle pressioni che ne esigono una ristrutturazione, nè nei comparti tradizionalmente più “pesanti” come l’agricoltura, nè in quel gigante che sta diventando l’amministrazione delle varie istituzioni europee. Difatti, i princìpi di sussidiarietà impongono che lo sforzo organizzativo supplementare rispetto agli stati ed alle regioni sia diretto a completare, senza duplicazioni, le azioni necessarie allo sviluppo in Europa.

Lo stesso Parlamento Europeo, tenuto conto di tutte le sue spese, comprendenti i viaggi di lavoro, costa più di duecento milioni di euro all’anno, un peso economico evidente a fronte di un panorama di crisi spesso insostenibile per la popolazione delle aree più colpite da disoccupazione e declino imprenditoriale. Il costo non dissimile di altri organismi europei che sono anche privi di poteri legislativi indica il nocciolo del problema e cioè un investimento delle risorse a volte sganciato dalla realizzazione misurabile di obiettivi.

Una possibile soluzione, individuata dai deputati svedesi, è un approccio più rigoroso al bilancio a cominciare dai singoli stati, ma associato ad un regolamento dei sussidi, troppo spesso uniformemente distribuiti oggi in Europa e che finiscono in questo modo per non raggiungere nemmeno gli scopi più immediati di solidarietà comunitario.

Lo sviluppo sociale è realizzabile soltanto in condizioni di obiettività di valutazione delle azioni corrette intraprese e dei bisogni effettivi, in equilibrio nelle varie aree geografiche. Per questo sia la coalizione moderata guidata da Reinfeldt che le opposizioni sostengono nella UE ed in Svezia politiche economiche realistiche.

Aldo Ciummo

Un passo avanti nella Ue: il codice dei visti

 

Dal 5 aprile sarà applicabile l’insieme delle norme sui visti. Aumenta così la trasparenza nel trattamento dei richiedenti nell’area degli accordi di Schengen.

Dal 5 aprile le condizioni per il rilascio dei visti per lo spazio Schengen che in Europa riunisce 22 stati, più tre che sono associati, diventeranno molto più chiare. Sarà applicabile infatti il codice dei visti comprendente tutte le disposizioni vigenti e verranno introdotte norme comuni su condizioni e procedure di rilascio.

Le leggi in materia, con questo corpus normativo, si avviano ad una armonizzazione che era difficile pensare di rimandare nel tempo. Per fare un esempio, il modulo uniforme di domanda di visto è stato snellito ed il suo contenuto reso più chiaro, a vantaggio dei richiedenti.

I cittadini che richiedono l’ingresso nell’area Schengen e lo ottengono pagheranno sempre sessanta euro, alcune categorie (tra i sei e i dodici anni) 35, così come i richiedenti provenienti da paesi con cui l’Unione ha concluso accordi appositi. Viene introdotto l’obbligo di motivare il rifiuto di visto e si riconosce il ricorso contro le decisioni negative.

L’armonizzazione delle procedure è accelerata anche dal rafforzamento del ruolo delle delegazioni della Unione Europea nel coordinamento degli stati membri nella cooperazione con i paesi terzi.

Aldo Ciummo