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Leonardo Domenici in Europa: “basta paradisi fiscali”

 

Il Parlamento Europeo si sta concentrando sulle misure concrete applicabili per recuperare i crediti fiscali, auspicando per questo uno scambio automatico ed efficiente di informazioni tra la Comunità ed i paesi terzi.

 

Leonardo Domenici (Socialisti e Democratici) ha visto approvata con 554 voti favorevoli, 46 contrari e 71 astensioni la sua relazione. Il Parlamento Europeo quindi condanna il ruolo svolto dai cosidetti paradisi fiscali, ma soprattutto spinge gli stati membri ad adottare sanzioni contro l’evasione fiscale e la fuga illecita di capitali che accompagna il fenomeno.

Con il documento approvato, l’assemblea propone anche l’istituzione di un registro pubblico della Ue che elenchi le imprese che hanno creato società finalizzate all’evasione. Un problema che l’Unione Europea dovrebbe risolvere, se intende avere a disposizione risorse per la ricerca, l’investimento e le strutture sociali, è l’abuso di domicilio e proprietà fittizi creati allo scopo di evitare di pagare le tasse nell’effettivo paese di domiciliazione.

Il Parlamento si sta orientando verso un sistema più stringente di regole riguardo ai fondi alternativi, domiciliati in un paese terzo, perchè siano subordinati a norme fiscali compatibili con i princìpi europei se intendono ottenere licenza di commercializzazione nella UE. Che poi vuol dire che la Comunità non accetta che si possano privatizzare tutti gli utili e trasferire nella società civile e nel settore pubblico tutte le perdite. Ma una iniziativa di questo tipo dovrà coinvolgere tutte le istituzioni dell’Unione Europea e non potrà realizzarsi senza la Commissione, che è l’organo esecutivo.

Un accordo globale su questa materia ha bisogno dell’adesione di stati come Singapore, Hong Kong, Macao, Dubai e Ghana, nazioni che attualmente non favoriscono affatto lo scambio di informazioni in materia fiscale.

Questo però non è l’unico problema, dal momento che anche nel nostro continente non esiste un vero modello di perfezione fiscale e l’evasione è possibilissima e forte. Il Parlamento Europeo ha proposto un prelievo speciale sui movimenti di capitale da e verso giurisdizioni non cooperative in materia di controllo fiscale e ha chiesto anche di non riconoscere lo status giuridico delle società create in stati di questo tipo (paradisi fiscali).

Un’altra proposta, venuta dall’assemblea eletta, è l’introduzione di una base imponibile consolidata per affrontare più agilmente le pratiche fiscali in tutti gli stati. Si tratta senz’altro di argomenti tecnici ma le difficoltà di territori che non possono ottenere fondi nazionali e comunitari per scuola, impresa, ricerca e sicurezza derivano appunto dal fatto che una percentuale numericamente molto bassa della popolazione europea e mondiale letteralmente prende i soldi e scappa, socializzando ogni perdita e privatizzando i profitti, fenomeno che è stato peraltro all’origine della crisi mondiale, i cui autori stanno massicciamente venendo reintegrati ai vertici di banche, imprese e società di consulenza di dimensioni planetarie o quasi tali.

Aldo Ciummo

L’altra violenza, che non urla

Proprio nel tessuto apparentemente accogliente delle nostre città e province chi scivola ai margini del sistema formale di garanzie con queste finisce anche al di fuori della rete informale di protezioni sociali

 

Nel foggiano un immigrato è morto, probabilmente assiderato. Come affermava uno studioso dell’immigrazione, tra respingimenti e sanatorie si ritiene spesso che quelle di cui si favorisce o rifiuta l’ingresso in questo bel paese siano semplicemente unità di forza lavoro, invece c’è molto di più: c’è la cultura di origine, gli affetti lasciati nelle madrepatrie e i progetti di vita, ci sono persone, quelle che l’indifferenza uccide.

Ieri le agenzie hanno dato notizia del decesso di un cittadino extracomunitario, assiderato nelle campagne del foggiano. Potrebbe essere stato ucciso dal freddo oppure dal monossido di carbonio sprigionato dal modo in cui si era arrangiato per riscaldarsi. Questo ragazzo aveva 21 anni, che è per tanti il pieno dell’età in cui si possono avere problemi di lavoro e (per chi può) preoccupazioni di studio ma anche l’età di tanti amici intorno a noi, con cui capita di condividere le cose, se le condizioni oggettive lo permettono.

Non nascondiamoci che un documento, un contratto, una situazione di poco diversa separano uno straniero che si conosce nella vita professionale o studiando e che entra a far parte della nostra società da uno che si nasconde ai margini e la cui fatica oggettiva, spesso materiale, nei campi del sud Italia o nelle abitazioni private delle principali metropoli dello stivale, rappresenta spesso un ostacolo in più alla sua integrazione nel paese di cui pure costruisce la ricchezza.

Perchè lavorando nella campagna per mandare dei soldi a casa ed essendo irregolare uno non può imparare bene la lingua, non ha occasioni di sapere quali siano i suoi diritti, che sono un rompicapo che si chiama leggi sull’immigrazione, non sviluppa rapporti e fiducia reciproca con chi abita a pochi metri, non ha tempo per interessi che lo accomunerebbero a tanti coetanei che sono per tanti versi come lui.

Tutto questo ha una elevata capacità forse non di uccidere, ma certamente di porre in una situazione molto esposta (all’isolamento, alla mancanza di conoscenza delle regole della società circostante, alla negazione di fiducia da parte della popolazione pre-residente) che poi emerge dolorosamente in occasione dei processi televisivi sommari contro gli immigrati – e anche di questa violenza, non soltanto di quella che i due blocchi politici omologhi alimentano tra loro, bisognerebbe parlare – e nelle circostanze in cui un ragazzo di ventuno anni muore di freddo e in cui ragazze anche più giovani vengono vendute in questo paese e nel paese più esteso che si chiama Europa e che corre il grandissimo rischio, con le sue centinaia di milioni di abitanti, di perdere il conto delle storie che lo attraversano e considerarle semplici numeri.

L’uomo veniva dalla Costa D’Avorio, Arpi Nova è la località dove il fatto è successo e come le vicende completamente diverse che hanno portato al decesso di un giovane tossicodipendente in una galera e al ferimento di vari senzatetto nel corso di quest’anno, porta un nome familiare che suggerisce, perdendosi nel flusso indistinto della cronaca, una realtà di svalutazione della vita di molte persone forse più dolorosa a pensarci delle tragedie in mare aperto, perchè nascosta – e nemmeno tanto – nelle pieghe del tessuto delle nostre avanzate città e province.

Aldo Ciummo