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Oggi a Roma Tre la Convenzione Europea sui Beni Pubblici

 

L’iniziativa che ha al centro i diritti collettivi è cominciata ieri, 4 giugno, prosegue oggi con interventi sul ruolo comunitario nella promozione dei beni pubblici

 

Lo sviluppo della Ue nel nuovo quadro economico mondiale e le ipotesi di maggiore democratizzazione del contesto geopolitico  sono i punti di riferimento cui la comunità può puntare a seguito del rafforzamento istituzionale determinato dal Trattato di Lisbona. La protezione dei diritti fondamentali all’interno e l’efficacia dell’azione diplomatica per favorirne la crescita all’esterno sono due lati della stessa questione: una identità europea che le strutture statali da sole non possono definire.

Sono i cittadini che possono ottenere una concreta federazione europea se questa non solo rispetta i loro diritti ma diventa il mezzo per assicurare la democrazia su base continentale, equilibrando il peso degli esecutivi centrali con l’espressione dei territori. La società europea, più avanti degli stati nelle applicazioni della mobilità, dell’integrazione e dell’espressione politica anche al di fuori delle formule tradizionali partitiche, è il soggetto che decide davvero nel mediolungo termine.

La coesione sociale in Europa è l’elemento che permette o meno alla Ue di agire come un’area unica verso il Sud del Mondo, il vicino occidentale e i protagonisti emergenti, con una impostazione di apertura.

Oggi alle 15.00 partirà il dibattito su “Le richieste dei cittadini europei”: relazioni dei quattro gruppi di lavoro, coordinati da Paolo Acunzo, Antonio Longo, Nicoletta Teodosi, Melody Ross. Questa sessione sarà coordinata dal segretario nazionale Mfe (movimento Federalista Europeo) Giorgio Anselmi e si concluderà con un appello di Pier Virgilio Dastoli, accanto alle considerazioni di Paolo Beni, presidente nazionale Arci, Flavio Lotti, portavoce della Tavola della Pace e Christine Weise, presidente della sezione italiana di Amnesty International. Molti altri dibattiti però si sono svolti nella giornata di ieri e questa mattina e i temi discussi saranno oggetto di aggiornamenti in questi giorni.

Aldo Ciummo

Il diritto alla conoscenza discusso al Parlamento Europeo

 

Agenda digitale e Biblioteca Europeana sono state al centro del dibattito alla fine di aprile

La Commissione per la Cultura del Parlamento Europeo ha presentato un progetto di risoluzione per fornire ad Europeana, biblioteca on line della UE, contenuti provenienti da più stati membri. L’accesso al portale, si afferma nel documento, dovrebbe essere libero ma rispettare il diritto d’autore.

Europeana contiene attualmente sette milioni di libri, mappe, filmati e fotografie la cui digitalizzazione è stata avviata nel novembre 2008. Entro il 2010 si dovrebbe arrivare a dieci milioni di opere ed a 15 milioni frl 2015, rilevante è il ruolo dei governi nazionali a questo proposito.

Con il testo presentato nell’assemblea plenaria, dove sono state discusse anche molte altre questioni, PPE, S&D, Verdi-Ale ed Alde hanno sostenuto una risoluzione alternativa alla proposta della commissione cultura, affermando che la consultazione senza bisogno di scaricare i documenti deve essere gratuito per privati ed istituzioni.

Per quanto riguarda l’agenda digitale europea, i deputati hanno chiesto che entro il 2013 ogni cittadino europeo abbia accesso ad una connessione internet a banda larga a prezzo competitivo ed a ricevere una formazione adeguata alle caratteristiche tecnologiche della società attuale.

Questo è abbastanza in linea con la risoluzione proposta dalla Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia del Parlamento Europeo.

Aldo Ciummo

La UE non andrà lontano senza coerenza ed attenzione alla società

Il Parlamento Europeo si orienta verso un sistema più stringente di sanzioni ed incentivi per arrivare a livelli accettabili di inclusione sociale e sviluppo della ricerca, senza i quali la famosa strategia di Lisbona rimane lettera morta tra le rovine causate dalla crisi ancora in corso.

Il metodo aperto di coordinamento, che ha lasciato spazio alle diverse misure ideate dai paesi membri, ha lasciato anche la porta aperta al proseguimento della crisi, secondo la maggioranza degli europarlamentari. In realtà sono ormai moltissimi cittadini europei, specialmente se non appartengono alla fascia più alta e più sottile del reddito degli stati avanzati componenti la UE, a chiedersi se non sia il caso di interventi più determinati da parte delle istituzioni centrali europee, sia nella redistribuzione dei profitti nella società, sia nella creazione di un ambiente favorevole allo sviluppo, obiettivo nel quale proprio gli esecutivi che si erano dichiarati liberisti e sostenitori dell’impresa stanno fallendo vistosamente.

Con 462 voti favorevoli, a fronte di 140 contrari e di 58 astensioni, PPE, S&D ed ALDE (cioè Popolari, il centrodestra; Socialisti e Democratici, il gruppo dove confluisce anche la ex sinistra; Liberali) hanno dichiarato che la caduta del prodotto interno lordo del 4% ed il crollo della produzione industriale, sommati ai 23 milioni di disoccupati che ci sono oggi, sono di fatto la negazione degli sbandierati obiettivi di Lisbona.

Parlando di un altro uso “magico” che del nome della capitale portoghese si è fatto (prendendolo anche a legittimazione di una sorta di ricatto ideologico contro paesi quali Irlanda, Olanda e Regno Unito, dove non senza ragione in questi anni si nutrivano dubbi verso le virtù taumaturgiche di una Unione Europea centralizzata e condizionata dalla volontà di alcuni stati più grandi oppure più propensi alla spesa quali Italia e Francia), ci sarebbe da richiamare il Trattato di Lisbona, perchè quest’ultimo contiene effettivamente una cosa buona: un incremento dei poteri concreti del Parlamento Europeo, che oltre ad essere naturalmente un elemento di democrazia perchè espressione delle scelte dei cittadini inizierebbe a spingere davvero l’assemblea elettiva a produrre altri risultati oltre alle lamentele ed ai consigli, che oggi sembrano essere una bella fetta delle risoluzioni che l’aula produce.

Il Parlamento attualmente chiede alla Commissione (l’esecutivo) che il contrasto alla crisi passi per un sistema di sanzioni e di incentivi, per indurre gli stati membri a coordinare le riforme economiche ed i piani di azione. Un altro punto è la necessità di verificare come i fondi vengono utilizzati dai singoli paesi membri e di subordinare in generale i finanziamenti dell’Unione ai risultati raggiunti e alla loro compatibilità con gli scopi della strategia comunitaria.

Ci sono alcune aree critiche, sottolineate dalla risoluzione, soprattutto la scarsa salvaguardia della stabilità dell’euro e la mancanza di equilibrio tra i diversi fini ricercati dai governi in funzione di contrasto alla crisi economica: riduzione dei disavanzi nazionali, di crescita degli investimenti e di difendere la società nel suo insieme dagli effetti delle turbolenze finanziarie.

Una proposta che spicca è quella di creare una figura di supervisore unico europeo, per giungere ad una vigilanza sul settore finanziario che faccia della UE un attore significativo della sicurezza in questo campo. Ma più in generale vi è la preoccupazione che l’attuale ambizione di bilancio non sia sufficiente a rendere l’Europa protagonista delle sfide a partire dal 2020 in poi e lasci il terreno libero agli stati nazionali ( o li lasci soli, a seconda delle interpretazioni).

Il nodo della questione probabilmente non risiede nell’ammontare delle risorse, la cui distribuzione tra bilanci nazionali ed europeo si basa comunque sui mezzi finanziari disponibili, ma nell’utilizzo delle stesse e nella qualità che la funzione di indirizzo dell’Unione Europea riesce ad imprimere a questo utilizzo: in tal senso non è da sottovalutare il richiamo del Parlamento Europeo a mantenere la quota del 3% che era destinata a R&S (Ricerca e Sviluppo) nelle intenzioni espresse nella Strategia di Lisbona.

La ricerca è uno dei pochi settori che permette nel tempo un effettivo ampliamento dei mezzi e delle risorse disponibili e uno stimolo positivo da parte di queste ultime verso la società nel suo complesso, a differenza delle moltiplicazioni effimere (come quelle avvenute prima della crisi con l’abuso dei prodotti del mercato finanziario definiti ad alto rischio) di cui si sono visti i costi per il tessuto sociale nel suo complesso e che si sono abbattuti in modo particolarmente violento sui settori più deboli delle popolazioni europee, le stesse porzioni di cittadinanza che erano invece pesantemente escluse dai benefici ottenuti dagli autori delle genialità finanziarie promosse dai liberisti attualmente in carica in diversi esecutivi nazionali ed in gran parte delle istituzioni europee.

Aldo Ciummo

Ma quei ricchi indifferenti siamo proprio noi

Il Maschio Angioino di Napoli dove si è discusso di contrasto alla povertà. L'Europa appare a molti nel pianeta come una fortezza in più, e lo è nella misura in cui difende posizioni acquisite. Ma è anche uno spazio al cui interno si sta avviando la sperimentazione di una economia sociale di mercato basata sulla conoscenza e su un equilibrio avanzato tra le aree e le realtà sociali che la compongono.

Al Forum della Società Civile di Napoli interventi bipartisan hanno affermato che la lotta alla povertà è in cima all’agenda degli impegni di conservatori e progressisti, ma la crescita delle ineguaglianze racconta un’altra storia, strettamente intrecciata allo stile di vita dominante

Al vertice della società civile che si è svolto al Maschio Angioino di Napoli venerdì 26 e sabato 27 novembre, anche politici ed amministratori sono intervenuti. Aprendo la prima giornata dei lavori Rosa Russo Iervolino, sindaco di Napoli, ha presentato i problemi della povertà come un tema su cui si concentra una attenzione bipartisan e così anche gli altri interventi istituzionali.

L’evento ha ovviamente manifestato la sua identità europea, con un messaggio del Capo dello stato Napolitano sulla necessità dell’innovazione e del rafforzamento del welfare dell’Unione. Non sono mancati i riferimenti alla situazione regionale campana, Bassolino ha reso noto che saranno investiti 150 milioni di euro derivanti dai beni confiscati alla camorra.

Alcuni degli amministratori intervenuti, come l’assessore  alle Politiche Sociali del Comune di Napoli, Giulio Riccio, hanno messo in relazione la grave congiuntura economica europea, con 78 milioni di persone a rischio di povertà nell’Unione , e le difficoltà ulteriori di paesi come l’Italia che non hanno strumenti efficaci di sostegno al reddito.

Gianni Pittella (PD), uno dei vicepresidenti del Parlamento Europeo, ha auspicato risposte forti da parte dei governi nazionali, ricordando il bisogno di supporto della microimpresa, ed ha chiesto la tassazione delle rendite finanziarie come misura di giustizia sociale.

Apprezzabile la comprensione del fatto che la redistribuzione è una misura progressista e non un esproprio bolscevico, specialmente quando c’è una crisi i cui prodromi sono stati sfruttati da circuiti che hanno enormi disponibilità finanziarie e le cui perdite (sempre relativamente ai detentori di rendite) sono state pagate dagli stati con le risorse che altrimenti avrebbero potuto essere destinate all’emancipazione sociale negli stati colpiti più duramente. Ma il PD non è stato affatto estraneo alla promozione del liberismo e della privatizzazione del pubblico (con annessa socializzazione delle perdite private) negli ultimi quindici anni.

Tajani (PDL), vicepresidente della Commissione Europea, ha ricordato che molti capi di stato erano assenti al vertice della Fao. Nel corso del Forum della Società Civile di venerdì è giunta la notizia del suo nuovo incarico (Commissario all’Industria) nel governo europeo. Tajani ha detto che serve un aiuto maggiore da parte dei paesi ricchi e che l’immigrazione massiccia è   altrimenti un fenomeno strutturale.

Certo però che il PDL non è una forza che ha stimolato molto la redistribuzione, anzi.  Ma il punto poi è che la negazione della redistribuzione risiede direttamente nella società europea, la UE ha una agenda attenta alle aree del mondo in difficoltà, i governi nazionali possono stanziare fondi ma il livello di vita acquisito, anche qui a sinistra, è duro a morire ed i cittadini di solito chiedono proprio che non cali, che è quello che concretamente dovrebbe fare per una politica ambientale e sostenibile anche dal punto di vista della redistribuzione tra le varie aree del mondo. I consumi di elettricità, l’uso diffuso di ogni sorta di elettrodomestici, garanzie sociali tutto sommato elevate sono fatti che, la popolazione almeno istintivamente lo percepisce, derivano da rapporti di forza che vengono difesi così con una delega sostanzialmente democratica da parte degli elettori nelle nostre società.

Aldo Ciummo

Guy Standing: “è l’ineguaglianza il convitato di pietra del ventunesimo secolo”

 

Guy Standing, docente di Sicurezza Ecomica, con il Basic Income Earth Network si propone di trovare forme di partecipazione effettiva, anche economica e produttiva, di quelle fasce di persone rimaste escluse dalle dinamiche finanziarie degli ultimi due decenni

Al Forum della Società Civile apertosi oggi a Napoli, il co-presidente del Basic Income Earth Network ha sottolineato l’impossibilità di affrontare il problema della povertà senza impegnarsi per una redistribuzione del prodotto

La classe emergente oggi nel mondo è quella dei precari, ha affermato Guy Standing intervenendo al Forum della Società Civile riunitosi a Napoli oggi e che continuerà i propri lavori domani per introdurre l’anno europeo della lotta alla povertà (il 2010). E’ un gruppo povero, anche solo di identità e storia in senso classico, e in seno a questo gruppo monta la rabbia, così Standing descrive la massa dei precari.

“Ma è impossibile promuovere responsabilità sociale e combattere la povertà senza considerare il nocciolo del problema, se non si affronta la grave crescita della disuguaglianza, è impossibile fare quello di cui c’è bisogno, cioè trovare nuove forme di partecipazione” ha detto Standing, che è docente di Sicurezza Economica all’Università di Bath e che con il Basic Income Earth Network spinge perchè si arrivi a forme di reddito garantito nel mondo di oggi.

Al Forum stanno partecipando sia amministratori regionali come Rosa Russo Iervolino, sindaco di Napoli, Antonio Bassolino presidente della Campania, Giulio Riccio, assessore alle Politiche Sociali del Comune, che rappresentanti europei come i vicepresidenti del Parlamento Europeo Gianni Pittella e della Commissione Europea Antonio Tajani. Oggi, nel corso dell’incontro svoltosi al Maschio Angioino, è arrivata per agenzia la notizia che Tajani è diventato Commissario Ue all’Industria.

E’ intevenuto anche Ludo Horemans, Presidente dell’European Anti Poverty Network, mentre nel seguito della giornata si sono svolti dei dibattiti separati, quattro tavoli dedicati rispettivamente all’Immigrazione e Integrazione, all’Agenda Sociale Europea 2010-2020, a Cittadinanza, diritti sociali ed Inclusione ed a Povertà e Globalizzazione.

Sui temi specifici del dibattito, centrale oggi in Europa, troverete nei prossimi giorni e nelle prossime settimane approfondimenti, a fianco al proseguimento degli altri due temi che nel quadro europeo il sito sta proponendo (rapporti tra qualità della democrazia e partecipazione femminile ;  prospettive dell’ Artico ed impegno dei paesi dell’area nord).

Nell’evento europeo che si sta svolgendo a Napoli oggi e domani stanno emergendo infatti spunti interessanti anche riguardo alle opportunità di iniziativa sociale e riformista offerte dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona.

Aldo Ciummo

In Germania anche il Papa è una donna

Una chiesa a Berlino

Laddove la società fa gradualmente i conti con la secolarizzazione, anche le agenzie di socializzazione più radicate nella tradizione riconoscono il peso prezioso di tutte le parti della popolazione, altrove anche le istituzioni laiche per assicurare un minimo di equilibrio sono costrette a ricorrere alle quote e neppure le applicano

Un vento nuovo soffia proprio laddove i valori parevano immutabili, le chiese: è il segnale di cambiamenti profondi nelle società europee, però quasi esclusivamente a nord. 

A metà della scorsa settimana le agenzie hanno dato una notizia estera particolare: una donna, Margot Kaessmann, è il nuovo Papa della chiesa evangelica tedesca. Vescovo di Hannover da circa dieci anni, Kaessmann ha alle spalle un divorzio. Lungi dall’essere uno sparuto gruppo di base, il Consiglio evangelico tedesco rappresenta 25 milioni di fedeli in Germania e riunisce 22 chiese regionali. Il vescovo di Berlino Wolfgang Huber, che ricopriva l’incarico, andrà in pensione. Una società adulta, almeno in materia di uguaglianza, informa di sè ogni istituzione.

Le culture religiose e laiche dei diversi paesi e delle distinte aree geografiche sono fenomeni diversi, perciò assumere che alcune siano migliori sarebbe un superficiale atto di esterofilia, però è lecito domandarsi come sia possibile che nel Mediterraneo d’Europa cattolico ed ortodosso facciano fatica ad affermarsi le più elementari abitudini di parità (in diversi ambiti, ad esempio non si registrano molti casi di immigrati candidati e soprattutto effettivamente eletti e insediati in cariche significative) e che la parte non laica e non secolarizzata della cultura si sia fatta strada così a fondo nella mentalità generale che probabilmente vedremo molto prima un papa non europeo che “una presidente” del Consiglio.

Una settimana prima, cioè un paio di settimane fa, il sinodo della Chiesa Luterana di Svezia aveva votato a maggioranza a favore della possibilità di sposarsi in Chiesa per le persone dello stesso sesso che lo desiderino con una decisione analoga a quelle prese dallo stato svedese a maggio. La proposta era stata approvata da 176 dei 249 votanti in seno alla chiesa maggioritaria (il 74% degli abitanti dello stato scandinavo vi aderiscono secondo le più accreditate statistiche). Riguardo alle leggi, il Governo di Stoccolma garantisce esattamente lo stesso status alle coppie dello stesso sesso sposate, rispetto alle altre, fin dallo scorso primo maggio. Un arcivescovo svedese ha dichiarato che “da un punto di vista biblico, il comandamento dell’amore è più importante di tutti gli altri che possono essere trovati nelle Scritture”.

La Svezia, avanguardia nell’accordare alle coppie dello stesso sesso la possibilità dell’adozione, vede in avvenimenti come la decisione ecclesiastica di due settimane fa una sorta di gara tra il pubblico ed il religioso nel garantire l’inclusione delle minoranze. La presa di posizione del clero locale riflette l’ampia accettazione di cui beneficiano omosessuali e lesbiche in Svezia, situazione che si potrebbe dipingere in modo più completo aggiungendo due notizie minori: 749 bambini, in un paese con una popolazione non enorme, vivono sotto il tetto di genitori adottivi dello stesso sesso, nella stragrande maggioranza entrambe donne (706) e l’incremento, questo autunno, di membri reputati conservatori all’interno del sinodo che rende evidente l’accettazione dei cambiamenti da parte del nocciolo duro della comunità religiosa maggioritaria nel paese.

In una prospettiva di Europa sempre più aperta a tutte le sue componenti, le trasformazioni che avvengono anche in seno alle agenzie di socializzazione tradizionalmente più potenti (come nel caso della chiesa luterana svedese) e che vanno nella direzione di eliminare tutti gli ostacoli incontrati dalle minoranze e le abitudini alla piena valorizzazione di componenti anche maggioritarie della società (e che più validamente partecipano al suo arricchimento come nel caso della della Germania), sono cambiamenti che definiscono l’Europa nel suo insieme come società aperta all’integrazione, forte delle proprie linee di sviluppo storiche e proiettata in una competizione prima di tutto civile così con quelli che sono i suoi primi partner anche più avanzati nella secolarizzazione, come gli Stati Uniti, come con territori che sono in tutta evidenza rimasti gravemente indietro in varie parti del mondo.

Aldo Ciummo

STORIE D’EUROPA | Il nuovo ministro della Salute tedesco Philipp Roesler è il volto di un Occidente capace di andare oltre i diversi razzismi

 

 

Philipp Roesler e la moglie, medico di origine asiatica ed esponente di un partito di destra, sintetizza una Europa reale che si impone agli opposti razzismi etnici e politici

Philipp Roesler con la moglie, medico di origine asiatica ed esponente di un partito di destra, Philipp Roesler sintetizza una Europa concreta che si impone agli opposti razzismi etnici e politici

Il nuovo Governo di Centrodestra in Germania formato da popolari (Cdu-Csu) e liberali della Fdp presenta, al di là delle considerazioni politiche, una fisionomia indicativa dell’Europa contemporanea. Un asiatico per la prima volta ministro.

 

 

 

La riconferma di Angela Merkel, questa volta alla testa di una coalizione dai caratteri più chiaramente di Centrodestra, dopo la fine della Grosse Coalition, ha avuto un certo spazio mediatico (meno del dovuto se si pensa a quanta esposizione hanno le vicende domestiche e mondiali e alla scarsità di notizie dagli altri paesi europei). Ci sono molti aspetti delle vicende politiche tedesche sulle quali varrebbe la pena di soffermarsi.

Lasciamoci incuriosire da un volto, quello di Philipp Roesler, una faccia asiatica, sicuramente consueta per i giovanissimi ma probabilmente una sorpresa per gran parte della popolazione, anche perchè è il primo cittadino di origine asiatica ad entrare in un governo del suo paese, lui è il ministro della Salute del nuovo gabinetto targato Merkel. Ma è soprattutto un esponente dell’Europa contemporanea, ha 36 anni, la moglie è tedesca, lo stesso Roesler porta questo nome perchè è cresciuto in Germania dopo essere stato adottato da piccolissimo.

La tendenza in molti paesi d’Europa, non solo i più avanzati come Regno Unito, Olanda e Svezia ma, molto limitatamente anche la Francia, è di rappresentare la popolazione nella gestione della cosa pubblica, da qui l’accesso alle più alte cariche da parte di cittadini che non hanno origine strettamente locale. Si tratta di processi spesso graduali, in Irlanda cambiamenti di questo genere stanno avvenendo per adesso soprattutto al livello delle consultazioni amministrative e si notano in particolare per il coinvolgimento di altri europei, che sono anche i più numerosi in realtà, in Francia il progresso è relativo, perchè poi come si vede tutti gli anni nella cronaca, sussistono situazioni di scarsa fusione delle comunità.

Un altro fatto meritevole di attenzione è che Philipp Roesler fa parte di una coalizione e di un governo di Centrodestra, e non in funzione di ornamento orientalista ma di qualificato esponente della sua componente più favorevole al mercato e più strutturata in senso politico, la Fdp (Liberali). Questo attira la curiosità degli elettori cresciuti in contesti fortemente ideologizzati come Italia, Francia e Spagna, dove da una parte l’area Conservatrice non trova facile assimilare la realtà sociale, trasformata dall’immigrazione e dalla sua larga integrazione nella vita quotidiana o trova difficile digerire fenomeni come l’etica laica della maggior parte della popolazione, ma dall’altra l’area tradizionalmente autointesa come progressista cura assai di più la difesa di una visione del mondo (poniamo, che un immigrato non debba stare a destra oppure che chi è a destra non possa dedicarsi sinceramente all’integrazione)  e la rendita di poteri che ne deriva di quanto non curi la concreta cooperazione con cittadini stranieri e con altre categorie e in generale più di quanto non si impegni ad essere presente nella società al di là di una funzione di testimonianza.

Roesler, tipico europeo dei nostri tempi, è stato adottato in un orfanotrofio vietnamita e quindi ha speso quasi tutta la sua vita in Germania, affrontando una infanzia non comune dopo il divorzio dei genitori e lavorando nell’esercito, dove è stato anche medico. A 19 anni si è unito alla Fdp, partito storicamente molto avanzato sui diritti civili e liberale in economia, nel 2003 è diventato ministro dell’Economia della Bassa Sassonia dopo essere stato eletto nelle consultazioni di quella regione (incarichi nei laender in uno stato federale quale la Germania sono spesso importanti test per incarichi di governo). Oggi è Ministro della Salute ed anche la scelta di una persona in età lavorativa e non necessariamente nell’età della pensione per un incarico di governo è un fatto largamente diffuso in Europa, non solo nel Nord ma ad esempio pure in Spagna.

Aldo Ciummo