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Australia: governo nelle mani degli indipendenti

 Dopo giorni di operazioni di scrutinio è chiaro che la formazione di un esecutivo dipenderà dagli indipendenti mentre i due maggiori contendenti sono alla pari

 

 

Con il sorpasso dei Conservatori (The Coalition, ossia i Liberal Nationals) sui Laburisti a Brisbane, la capitale del Queensland (stato nordorientale della federazione) Teresa Gambaro ha portato a 72 il numero dei Liberal Nationals alla Camera dei Rappresentanti, pareggiando con i Laburisti della premier in carica, Julia Gillard. In teoria i Conservatori arrivano a 73 deputati con Tony Crook, eletto nell’Australia Occidentale, ma considerato indipendente e che non recede da una lunga lista di richieste in favore delle aree rurali dell’Australia Occidentale.

In pratica, anche i laburisti arrivano a 73 con l’appoggio dei Verdi di Adam Bandt, che hanno raggiunto quote superiori al dieci per cento dei voti (il sistema australiano di voto non è proporzionale, ma dominato da una serie di circoscrizioni che si potrebbero definire uninominali e che hanno come obiettivo la garanzia di territori molto diversi e distanti di poter essere rappresentati). Per governare comunque ci vogliono 76 deputati, gli indipendenti in questa storia elettorale hanno raggiunto un peso fantascientifico per l’esperienza politica australiana.

Degli indipendenti, che in questi giorni si sono mossi come un nuovo partito nella consapevolezza di detenere uniti un potere di negoziazione senza precedenti, Andrew Wilkie, che viene dalla Tasmania, è un ambientalista spostatosi successivamente verso il centro, Rob Oakeshott ha lanciato la proposta più inaudita per la tradizione australiana ipotizzando un governo di grossa coalizione, mentre Tony Windsor ha messo al centro la stabilità del sistema politico australiano. Nonostante le differenze, questi eletti hanno cominciato a prendere iniziative comuni, come la richiesta di trasparenza riguardo alle spese dello stato.

Bob Katter, rappresentante degli agricoltori del nord del Queensland, si è dimostrato finora il più riottoso, dichiarando nonostante la sua distanza culturale dai Laburisti, che i Conservatori non hanno fatto nulla di buono per l’interno dell’Australia. In possesso di un peso decisivo nella attuale situazione nazionale, Katter ha continuato ad esprimersi su una base locale. Il pezzo del Queensland che ha votato per Katter è politicamente ambivalente, storicamente popolato da lavoratori ed elettoralmente situato in un’ala destra del Labor che negli anni settanta ed ottanta si staccò dall’ALP e si unì ai Conservatori sotto il padre di Katter. Nell’attuale geografia politica nazionale queste peculiarità dei territori assumono peso, perchè ogni singolo deputato è necessario per arrivare alla governabilità.

La campagna elettorale è stata caratterizzata da una efficace comunicazione da parte di Julia Gillard, che però ha scontato le divisioni nell’ ALP ( Australian Labor Party) che avevano portato alla sua nomina a premier, in sostituzione di Kevin Rudd. I Laburisti hanno affrontato anche un crescente distacco dell’elettorato del Nuovo Galles del Sud (nel sudest dell’Australia, lo stato della metropoli Sidney) nei confronti del partito a livello nazionale. Il leader dei Conservatori, Tony Abbott, largamente sottovalutato dai critici del campo opposto, è riuscito ad erodere molto del vantaggio acquisito dall’ALP conducendo una propaganda focalizzata sulle divisioni e quindi sulla presunta inaffidabilità degli avversari.

Aldo Ciummo

Kevin Rudd: “l’Australia non è un paese razzista”

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Il dibattito sugli scontri tra culture e sulle difficoltà di integrazione è salito alla ribalta questa settimana in Australia, a seguito di eventi criminosi

 

 

Alcuni incidenti xenofobi, registratisi nelle principali città australiane negli ultimi mesi, hanno creato un clima di diffidenza in alcune comunità, fino a portare ieri molti tra gli indiani che vivono lì ad ipotizzare una matrice razzista nel caso di un omicidio di cui non è stata accertata la ragione (la vittima era uno studente e lavoratore proveniente dall’India).

La dinamica del brutale omicidio, condotto dando fuoco alla vittima, e l’uccisione pochi giorni fa di uno studente indiano anche lui, accoltellato, hanno diffuso più che inquietudine.

Non sono emersi però, secondo quanto rilevato dagli inquirenti, segni di matrice razzista e Kevin Rudd, primo ministro australiano, ha rigettato pubblicamente l’immagine di un paese che non accetta gli stranieri diffusa da alcuni.

L’Australia difatti è una nazione nata dall’immigrazione, rientra negli altissimi standard di apertura alle culture di recente arrivo tipici del mondo anglosassone ed è uno degli stati che fa di più per favorire l’integrazione dei nuovi cittadini attraverso l’istruzione ( assieme all’ U.K ).

La società australiana sta cambiando rapidamente, anche con l’insediamento di tanti cittadini asiatici ed è vero che si registrano gravi casi di intolleranza da parte di alcuni settori della società. Ma la stragrande maggioranza della popolazione si distingue per attivismo in favore di un equilibrio multiculturale.

Tim Watts, consulente del governo di Canberra e della compagnia di comunicazione Telco, ha messo in piedi un gruppo antirazzista nel suo paese e riecheggiando quanto detto da Kevin Rudd ha affermato che l’Australia non è un paese intollerante, tutt’altro, e che proprio per questo è opportuno preservare l’eccezionale tradizione di ospitalità e di comprensione da parte della comunità australiana, alimentando, anche per il futuro le condizioni che permettono lo scambio culturale e l’integrazione.

Watts però solleva un problema che non è soltanto del suo paese, sottolineando che la legislazione a volte è equivoca nel permettere a minoranze intolleranti ed anche a esponenti istituzionali di alimentare invece gli ostacoli verso gruppi di persone in via di inserimento nella comunità, e soprattutto che le istituzioni da sole non bastano ed occorre far lavorare la cultura, processo molto più lento dei grandi cambiamenti globali che sollevano disagi e paure.

Il consulente passato all’attivismo in favore dei diritti è uno dei tanti esempi delle naturali tendenze all’integrazione da parte della maggioritaria società australiana, in linea con la tradizione liberale di questo paese e delle società culturalmente affini .

Aldo Ciummo