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Grazie alla Norvegia i Sami diranno la loro sul clima

Nel corso di un incontro sull’Artico a Roma Tuomas Aslak Juuso, rappresentante dei giovani autoctoni del nord della Scandinavia ha ripercorso i progressi che stanno permettendo a tutte le popolazioni dell’area di confrontarsi con le istituzioni internazionali

Le zone più difficili del nord Europa sono quelle al confine con il Polo Nord, dove comunità antichissime continuano a combattere le rigidità della natura ed oggi anche i cambiamenti derivati dalla globalizzazione. L’Europa è un altro tema, a parte, perchè rappresenta un enorme motore di decisioni, da cui le popolazioni più esigue numericamente e con una minore tradizione statuale rischiano di essere totalmente escluse.

Tuomas Aslak Juuso, è il presidente della organizzazione dei giovani Sami e membro del Samediggi finlandese, uno degli organi che rappresenta questi cacciatori, allevatori di renne, 100.000 persone circa, sparse tra stati diversi come Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia. Juuso simboleggia l’incrocio tra presente e passato, lavora con le renne e si confronta con la UE, viaggia e si è laureato ma può dare lezioni a chiunque soprattutto sulle diverse condizioni atmosferiche, cui la neve può condurre, situazioni che la sua lingua descrive in moltissimi quasi sinonimi con sfumature appena differenti.

L’emancipazione dei popoli indigeni, che rappresentano circa il 10% della popolazione dell’Artico, va avanti ed i Sami, parteciperanno al vertice di Copenaghen sul clima attraverso la delegazione governativa della Norvegia, di cui faranno parte. Sono in stato avanzato anche trattative con la Svezia e la Finlandia, entrambe all’avanguardia nel riconoscimento dei valori e dei diritti delle minoranze culturali.

Esiste ancora il problema della sottorappresentazione di queste comunità in seno all’Unione Europea e problemi come i cambiamenti climatici affliggono soprattutto genti come queste, abituate ad un contatto costante con la natura, proprio laddove questa è più fragile e dove i mutamenti possono risultare più pericolosi per l’uomo.

Inoltre, i popoli che vivono nell’estremo nord si trovano a fare i conti con altri fenomeni critici, come l’urbanizzazione di molti dei più giovani, che insieme a nuove opportunità di lavoro e di integrazione porta con sè il rischio della dispersione dei modi di vita e della cultura dei Sami.

La sfida, ha affermato Tuomas Aslak Juuso, che ha 24 anni e viene da un piccolo villaggio che si chiama Karesuvanto, nella parte più settentrionale della Finlandia ed ai confini della Svezia, consisterà nel fornire ai ragazzi della comunità tutti i mezzi per competere alla parti nel Grande Nord e nel mondo, strumenti come la cultura europea e le capacità scientifiche.

Sarà molto importante però che questi cambiamenti rappresentino lo sviluppo e non la sostituzione di ciò che i Sami sono e quindi resta ferma la richiesta di lavorare ad un modello di istruzione elaborato in lingua Sami e governato dalla minoranza stessa. Il sogno di coloro che lavorano per il futuro delle comunità, espressione degli stessi villaggi, è la creazione di una vera Università dei Sami a Kautokeino, Norvegia, dove esiste già una struttura che svolge alcune funzioni universitarie per i giovani di questo popolo. Si tratta di una proposta del Sami Parliamentary Council, SPR, un organismo attraverso il quale i vari parlamenti sami esistenti cooperano.

Aldo Ciummo

Il Canada appoggia l’impegno ecologico scandinavo

La Presidenza Svedese della Ue si caratterizza per il suo sforzo in direzione di politiche economiche ecosostenibili. Danimarca, Finlandia e Norvegia ne condividono la storia di valorizzazione ecocompatibile delle risorse naturali.

 

L’ambasciatore canadese James Fox, nel corso di un incontro sull’Artico che ha avuto luogo a Roma il 19 novembre, ha espresso l’appoggio del Canada a strategie di lungo periodo a tutela del Polo Nord. Con questa breve cronaca dell’incontro introduciamo una serie di brevi articoli sulle questioni aperte e sul ruolo dei singoli paesi nordici, specialmente europei

Nella Unione Europea la Svezia, la Danimarca, la Finlandia e, nello spazio dell’European Free Trade Agreement, la Norvegia, promuovono politiche di sviluppo compatibile con le esigenze dell’ambiente nell’area dell’Artico. La regione del Polo Nord è al centro di un crescente interesse, non soltanto in Italia, a causa dei cambiamenti (peraltro molto problematici per più di un aspetto) indotti dalle trasformazioni del clima in questi ultimi decenni. Lo scioglimento dei ghiacci rappresenta una incognita per molti abitanti della zona (e del pianeta) ma anche una possibilità di accresciuti traffici e attività economiche, opportunità che come si intuisce facilmente hanno un rovescio molto difficile dal punto di vista della sostenibilità. Ed i paesi che si affacciano sulla regione ovviamente non sfuggono alla ricerca della valorizzazione economica delle risorse.

Nel corso di un incontro che si è svolto la scorsa settimana presso l’ambasciata del Canada a Roma, i rappresentanti di Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia e del paese che ospitava l’iniziativa nella propria ambasciata (cioè il Canada) hanno voluto sottolineare il ruolo che la consapevolezza di sedere letteralmente sopra le risorse di cui si parla gioca per questi paesi. Molti mass media spesso mettono l’accento sulla corsa alle risorse, ma le nazioni nordiche sanno bene che la loro vita dipende dall’ambiente, molto ricco ma estremamente fragile, nel quale le loro culture si sono sviluppate.

L’ambasciatore del Canada, James Fox, ha ricordato che quest’anno la legge di bilancio del suo paese ha stanziato 350 milioni di euro per l’Artico, per promuovere la costruzione di infrastrutture, la ricerca scientifica, lo sviluppo delle fonti energetiche ed il commercio delle risorse ittiche. Altri fondi saranno destinati alla formazione, all’occupazione della popolazione locale, ai servizi sociali ed al sostegno ai popoli aborigeni, che nutrono una serie di preoccupazioni, fondate data l’esiguità numerica e la debolezza “politica” che ne deriva e di cui nei prossimi giorni si parlerà su queste pagine in un articolo specifico, così come verranno illustrati diversi aspetti (da quello ambientale a quello culturale) della questione dibattuta nell’incontro e approfondito l’impegno dei singoli paesi nella regione, in particolare di quelli europei.

Il dibattito della scorsa settimana a Villa Grazioli si è snodato in quattro tavoli dedicati ai seguenti argomenti: “La realtà artica – sviluppo economico e sociale delle comunità autoctone”, “Materie prime, sviluppo energetico e considerazioni geopolitiche”, “La realtà artica – Impatto e sfide del cambiamento climatico” , “Il Consiglio Artico – Un modello per la collaborazione internazionale nella Regione dell’Artico”.

Oltre agli ambasciatori delle nazioni interessate e ai rappresentanti delle popolazioni autoctone citati nell’articolo apparso il 20 novembre qui su Skapegoat, sono intervenuti molti esperti e specialisti come Dag Claes, Professore di Politiche Nazionali ed Economia presso l’Università di Oslo (Norvegia), Dante Casati (del dipartimento Affari Internazionali dell’ENI), Margaret Johansson (del Dipartimento di Fisica geografica ed analisi dell’ecosistema dell’Università di Lund, in Svezia), Giuseppe Cavarretta, Direttore del Dipartimento Terra ed Ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, il CNR italiano; Daniele Verga, inviato speciale per l’Artico del Ministero Affari Esteri e Francesco Eugenio Negro, il viaggiatore di lungo corso nell’area e medico.

Il dibattito ha toccato moltissimi argomenti e chiarito che in questa regione abbiamo molto di più del ghiaccio da proteggere, ragion per cui rimandiamo ad altre parti del servizio che appariranno su queste pagine ed in altri spazi web nelle prossime due settimane. Vi saranno proposti diversi spunti per inquadrare vari aspetti dell’ Artico, un articolo sui progetti ecocompatibili della Danimarca, uno sulle iniziative svedesi in favore dell’area, un pezzo sulle problematiche dei popoli autoctoni come i Sami e gli Gwich’in, opinioni e  politiche finlandesi per l’ambiente ed almeno due articoli sul ruolo della Norvegia nella regione. L’incombente vertice sul clima di Copenaghen rende il tema molto attuale.

Aldo Ciummo