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Ormai solo l’Europa investe su innovazione e coesione

Mentre si assiste alla perseveranza di alcuni stati, Italia in testa, nel trascinare indietro lo sviluppo continentale con politiche recessive, la UE inizia ad affrontare la difficile situazione economica internazionale

di  Aldo Ciummo

I duri fatti economici fanno venire a galla anche i dati politici: le forze che in Europa, soprattutto a sud, proponevano di affrontare la crisi ripetendo che andava tutto bene, nell’intenzione probabile di tamponare la recessione economica spingendo alla spesa di risorse residuali o inesistenti e nell’intento più che probabile di rimandare di qualche mese o anno il conto in termini di consenso e di posizioni acquisite hanno danneggiato assieme ai singoli stati tutti i componenti della UE. Di fronte a questa situazione, su queste pagine si è ripetuto più volte che la crescita degli euroscetticismi nei paesi che hanno gestito adeguatamente le proprie finanze non era del tutto priva di giustificazioni oggettive. La finanza creativa o negligente ha danneggiato anche i vicini, che hanno sostenuto l’Italia con generosità.

Un’altra idea curiosa di alcune delle maggiori voci televisive, a cominciare da quella pubblica, è l’immagine di una Europa che detta dure condizioni e che viene presentata quasi come la responsabile delle difficoltà (di posizioni curiose non ne mancano nella corrente maggioritaria dell’informazione, a partire dall’opinione che un paese declassato tre volte in tempi record sia dotato di credibilità internazionale e che la sua guida politica sia considerata affidabile) : il Parlamento Europeo oggi ha approvato un bilancio comunitario per il 2012 per stimolare la crescita e l’innovazione, al contrario di diversi parlamenti nazionali, alcuni formati da personale selezionato dai capi delle segreterie, che annaspano disperatamente per sopravvivere mentre fuori dai corridoi del palazzo i servizi essenziali agonizzano.

Il Parlamento Europeo di Strasburgo, con una maggioranza di 431 voti a favore, 120 contrari e 124 astenuti ha approvato un bilancio di 133 miliardi di euro. Ulteriori riunioni della Commissione Bilancio sono previste per l’8 ed il 18 novembre e l’approvazione definitiva potrebbe arrivare già a dicembre. L’azione politica europea, nel difficile contesto di questi anni, è stata quella che concretamente ha creato un’area di stabilità nella quale la società ha potuto aprirsi e progredire: lo stesso non si può dire di gruppi regionalisti e contrari all’integrazione che hanno piuttosto peggiorato gli standard delle finanze pubbliche attraverso una serie di iniziative folcloristiche finalizzate al mantenimento dei ruoli ottenuti nello stato centrale.

I settori che vengono più favoriti dalle iniziative dell’Unione Europea sono, non a caso, “Ricerca e Sviluppo” e “Fondi di Coesione e Strutturali”, gli stessi che contribuiscono all’affermazione di una società aperta, basata su criteri certi di adozione delle decisioni: libera da eccessi ultraliberisti, chiusure anacronistiche e personalismi inefficienti (gli elementi che hanno portato in molti paesi alla crisi, alcuni dei quali a diventare un fanalino di coda all’interno del già difficile contesto generale). Ricerca e Sviluppo è un settore che vede aumenti di quasi il 9% per cento e i Fondi Strutturali e di Coesione superano il 10%.

Sostenere stati in difficoltà ma in crescita durante i periodi in cui ve ne è bisogno ed opportunità significa che l’Europa nel suo insieme è poi in grado di supportare anche nazioni che si ritenevano più solide nel momento in cui queste scoprano di averne bisogno più di tutti gli altri: che poi è il caso concreto in cui si trova l’Italia, con una Unione Europea che si troverebbe nelle condizioni di indicare regole meno rigide se gli stati fondatori avessero fatto la loro parte in tempo quando sono iniziate le crisi economiche nel continente e se avessero aiutato con un pò più di convinzione (e meno ricatti di liste elettorali montane o nostalgiche) i componenti di recente ingresso, molti dei quali probabilmente stanno per battere ironicamente una mano sulla spalla a soci UE più vecchi e sulla carta importanti.

Un altro capitolo su cui l’Unione Europea vuole investire di più è “Libertà, Sicurezza e Giustizia”, un settore storico della comunità e necessario a gestire i confini e preparare l’integrazione, perchè senza fondi e impegni complessi tanta sbandierata voglia di controllo del territorio da parte di molti si riduce ad un insieme di triti slogan elettorali, che ripetendosi nelle stagioni hanno cambiato in peggio, negli ultimi quindici anni, la cultura di paesi mediterranei che fino all’inizio degli anni novanta almeno erano conosciuti come abbastanza tolleranti.

Certo l’Europa nel suo insieme non sfugge da tristi coazioni a ripetere, come i tagli proposti dal Consiglio al Fondo per i Rifugiati, che avrebbe come contrappeso un aumento per il bilancio dell’Agenzia per le Frontiere Esterne Frontex: è verò che questa svolge compiti che non si limitano al controllo, ma il segnale è lugubre per una costruzione geopolitica cui piace chiamarsi potenza civile. L’Unione Europea continua però ad essere una forza stabilizzatrice importante nella cooperazione ed è stato approvato un aumento di cento milioni di euro di aiuti alla Palestina, al processo di Pace in Medio Oriente ed al Fondo per i rifugiati palestinesi dell’Onu (UNRWA) e ventisette milioni di euro per la cooperazione per Asia e America Latina.

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La Commissione Europea ha presentato gli investimenti in Ricerca ed Innovazione

Questa settimana la  UE ha invitato  a presentare i progetti sotto il Settimo Programma Quadro per la Ricerca e lo Sviluppo Tecnologico

Sette miliardi di euro è la somma destinata dalla Commissione Europea al Programma Quadro per promuovere l’innovazione nella Comunità. L’esecutivo Ue ha adottato il 19 luglio l’impegno, lanciato il 20 luglio.  I termini delle domande arrivano fino alla fine dell’anno e le decisioni sull’assegnazione dei fondi verranno prese nel 2012.

Rispetto all’ultimo round di “call for proposals”, gli inviti a presentare i progetti, gli investimenti sono aumentati del 9 per cento. Il piano è strutturato in base all’Innovation Union action plane, piano d’azione precedente e definito lo scorso ottobre (2010).

Cambiamento climatico, energia, sicurezza alimentare, hanno un ruolo centrale. Un aspetto significativo dell’investimento europeo ora è la spinta verso il mercato unico della conoscenza, con un incoraggiamento alla circolazione di idee e di ricercatori nel continente.

La Commissione ritiene che la scelta a favore di ricerca e innovazione in frangenti di crisi economica sia uno degli strumenti in grado di determinare la futura crescita e rendere l’uscita dalla crisi un risultato duraturo.

 La UE si è posta l’obiettivo di raggiungere il 3 per cento di Prodotto Interno Lordo investito in Ricerca e Sviluppo nel 2020, reperendo l’uno per cento nel pubblico ed il due per cento coinvolgendo  investimenti privati.

Aldo Ciummo

Gli investimenti UE per la futura crescita

 

Giugno si è chiuso con l’impegno della Commissione Europea su alcuni punti fondamentali come sviluppo e formazione: anche il Parlamento Europeo è impegnato nella definizione di linee guida che peseranno sui cambiamenti nelle regioni della UE

di    Aldo Ciummo

Se si chiede dove va l’Europa forse il modo migliore per iniziare a cercare risposte è guardare dove investe: una caratteristica del bilancio Ue è che contemporaneamente è esiguo rispetto al reddito lordo dei cittadini dei ventisette ma significativo rispetto ai settori di cui l’Europa deve occuparsi senza le uscite fisse tipiche dello stato nazionale (controllo del territorio, spesa pensionistica e le altre voci ad oggi coperte soprattutto o unicamente dagli stati).

La dotazione finanziaria comunitaria è importante in particolare nei confronti di quelle regioni dove interventi e sostegni mirati servono a riequilibrare situazioni di svantaggio o di mancato collegamento rispetto alla comunità nel suo complesso e perciò ad assicurare la competitività europea nel suo insieme.

Dal 29 giugno sappiamo che il bilancio pluriennale per il periodo 2014-2020 presenta, tra le innovazioni rilevanti, il Meccanismo per collegare l’Europa, dedicato a progetti transnazionali nel campo dell’energia, dei trasporti, delle tecnologie dell’informazione: il fine è consolidare il mercato interno.

Finanziamenti maggiori andranno alla ricerca ed alla innovazione, fondi anche destinati alle ultime generazioni, nel mirino della crisi economica globale in corso.

Per i prossimi sette anni si propongono 1025 miliardi di euro in stanziamenti di impegno (1,05%) del reddito nazionale lordo della UE) e 972, 2 miliardi di euro in stanziamenti di pagamento (1% del reddito nazionale lordo della UE).

Janusz Lewandowski, Commissario per la Programmazione Finanziaria ed il Bilancio, ha affermato che redistribuendo tra le priorità le risorse è possibile incoraggiare le infrastrutture transnazionali, la ricerca e lo sviluppo, l’istruzione e la cultura, con effetti positivi anche nelle relazioni con i vicini a Sud ed a Est della nostra Europa.

La Svezia traina l’Europa nell’innovazione

La Commissione Europea ha pubblicato oggi il Quadro Valutativo dell’Unione dell’innovazione del 2010

Quest’anno l’Unione Europea ha aggiunto all’analisi annuale della crescita un Quadro europeo di valutazione dell’innovazione, al fine di supportare lo sforzo degli stati componenti la UE di valorizzare le eccellenze individuate nel proprio sistema sociale e produttivo e rafforzare i comparti più deboli.

La strategia 2020 trova al suo centro la ricerca: all’interno della UE la Svezia ha registrato i migliori risultati, ma ottimi esiti sono stati raggiunti anche da Danimarca, Finlandia e Germania: la comunità vede l’area nord del continente trainare tutto il gruppo dei ventisette. Vicino alla UE è molto attiva anche la Norvegia in fatto di ricerca scientifica e culturale e di innovazione tecnologica, altro dato incoraggiante dato il crescente interesse UE per il coinvolgimento dei paesi più affini ai progetti di collaborazione nati nelle istituzioni intergovernative.

La valutazione si basa su indicatori raggruppati in tre categorie:”Elementi abilitanti” (risorse umane, finanziamenti ed aiuti, sistemi di ricerca aperti, di eccellenza ed attrattivi);  “Attività delle imprese” (investimenti, collaborazione ed attività imprenditoriali, patrimonio intellettuale) e “Risultati” (effetti economici).

A livello europeo esiste ancora un ritardo nei confronti di USA e Giappone. Inoltre le economie emergenti (in particolare il Brasile) avanzano rapidamente e paradossalmente il progetto geopolitico europeo, che da anni insiste tanto sull’economia della conoscenza, è stretta in questa tenaglia.

Logicamente l’innovazione va vista in un contesto di cooperazione, specialmente con le nazioni più vicine culturalmente come gli Stati Uniti, ma occorre anche tenere presente la realtà della competizione internazionale, in cui la possibilità di influire nelle decisioni condivise si guadagna essenzialmente grazie alle posizioni raggiunte anche nel progresso sociale, scientifico e tecnologico.

Oltre all’azione avanzata dell’area dell’estremo nord e del nord storico della comunità emergono anche i traguardi raggiunti da nazioni come Regno Unito, Irlanda, Estonia, nonostante i diversi ostacoli legati negli ultimi anni alle crisi che hanno colpito le economie più legate alle vicende finanziarie statunitensi e alle fasi dello sviluppo dei paesi di recente ingresso.

Marie Geoghegan Quinn, la quale è Commissario per la Ricerca, l’Innovazione e la Scienza ha dichiarato che “il nuovo e migliorato quadro valutativo dell’Unione dell’ Innovazione mette in luce l’emergenza a cui l’Europa deve far fronte in tema di innovazione” ed ha concluso che l’innovazione è essenziale per una economia moderna e per la crescita della occupazione.

Il documento rileva però che la relativa debolezza dell’Europa in questo capitolo deriva dalla mancanza di investimenti specifici da parte del settore privato e che anzi nell’ambito della spesa pubblica per Ricerca e Sviluppo l’Unione Europea vanta risultati migliori di quelli degli Stati Uniti.

L’Europa si è mossa velocemente sui sistemi di ricerca aperti, di ricerca ed attrattivo (co-pubblicazioni scientifiche internazionali, pubblicazioni ad alto impatto, dottorandi extraeuropei) e nel patrimonio intellettuale (deposito di marchi UE, brevetti PCT e disegni e modelli della UE) riuscendo a determinare una grande crescita degli indicatori di innovazione in questi capitoli.

Risulta evidente come diventino sempre più importanti da una parte l’investimento pubblico e privato su ricerca ed istruzione avanzata e dall’altra una cooperazione in grado di compensare i rispettivi squilibri tra le diverse aree dell’Europa e dell’Occidente, mezzo necessario a riportare la regione geopolitica al suo ruolo dopo le contraddizioni aperte dalla crisi globale.

Aldo Ciummo