Dopo il netto chiarimento da parte di Vendola della appartenenza a sinistra di SEL potrebbe andare avanti in tutta Italia la prospettiva di iniziative politiche comuni con Prc e IdV
L’Italia non è estranea alla serie di cambiamenti che in tutta la UE, dal Regno Unito alla Germania, ha determinato una crescita di prospettive progressiste, permettendo già in questi ultimi mesi alle sinistre di sviluppare proposte alternative a quel rigore a senso unico che è stato innalzato soprattutto in Italia a protezione di posizioni patrimoniali acquisite, ma purtroppo si è anche manifestata la crescita, in Francia ed in Grecia, di formazioni destrorse capaci di mettere a rischio l’integrazione democratica in Europa. In Italia, accanto al crollo nei consensi dei gruppi conservatori, che hanno in gran parte prodotto la crisi economica del paese, si sono presentate forme di rifiuto dell’attività partitica abbastanza prive di contenuti politici coerenti e fortemente esposte al rischio di evoluzioni destrorse.
Vicino al cosidetto voto antipolitico si è assistito ad una astensione, massiccia nel campo della sinistra e motivata politicamente, dato lo spostamento verso il Centro politico da parte del maggior partito di opposizione di origine progressista (assieme ad un abbandono concreto dei territori) ed a seguito della funzione di di vigilanza ad un museo di simboli assunta da alcuni partiti minori. Questa consistente astensione è un fenomeno preoccupante, non tanto nel suo manifestarsi nelle ultime consultazioni elettorali, quanto nella fuoriuscita permanente dalla partecipazione civile in cui rischia di sfociare, ma non è un fatto irreversibile, come dimostrato dai risultati che una sinistra presente (Sinistra e Libertà, Rifondazione Comunista, Italia dei Valori) ha ottenuto in molte parti dell’Italia, superando ostacoli consolidati dalla Puglia a Milano, da Cagliari a Genova.
I territori del Centro Italia dove si è votato a maggio del 2012 hanno ricalcato il dato nazionale di partiti in difficoltà (perchè ridotti a liste personali), senza assistere però ad una crescita consistente di tentativi di sfruttare mode passeggere o populismi: qui esistono perciò spazi agibili per la sinistra, al di fuori delle liste personali decennali e dei simboli di testimonianza.
La disgregazione del terreno progressista non ha cancellato, anzi accentua la necessità della sinistra, a maggior ragione in territori che, anche se dotati di energie e di risorse, sono stati ulteriormente isolati dalla pressione della crisi globale, associata alla chiusura prodotta da due di decenni di amministrazioni miopi a livello tanto nazionale e locale, col risultato di trattenere indietro (rispetto ai progressi sia pure parziali di molti stati europei) un paese come l’Italia che era stato uno dei fondatori dell’Unione Europea. Una parte significativa della popolazione vicina alle varie tendenze progressiste è oggi alle prese con la disgregazione sociale di questi anni, ma è consapevole che il territorio non è slegato dal resto della nostra Europa.
Fin da quando riempivano l’attualità, Berlinguer e Delors proseguivano, costruendo l’economia sociale di mercato, il percorso che Jean Monnet e Luigi Einaudi avevano iniziato per rafforzare la conquista europea della liberazione dai totalitarismi: ma come tanti fenomeni preoccupanti dimostrano, mentre le difficoltà dividono la società, partecipazione e sviluppo non sono ancora garantiti.
I territori nel centro Italia hanno le potenzialità per diventare centri di eccellenza e se la sinistra ritorna compatta (evitando l’assimilazione ai governi conservatori e tecnici e l’isolamento in una funzione di pura protesta) può essere uno dei motori dell’alternativa progressista che è già iniziata in Puglia, a Milano, Cagliari, Genova.
Se non si cade in urgenze sterili legate ai calendari politici ed alle esigenze dei vari funzionariati consolidatisi nel tempo nei partiti vecchi e nuovi e si provvede invece a costruire una sinistra forte, coordinata nel quadro nazionale e saldamente collegata al panorama europeo, sono molte le novità sostanziali che sarà possibile introdurre nelle amministrazioni e così nel territorio, collegando le iniziative locali al contesto della Unione Europea e sviluppando sinergie utili a dissodare un terreno sociale che nei decenni in cui è stato sano non ha certo costruito la propria riuscita sull’isolamento.
Aldo Ciummo
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