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Politica e Sindacati|Cgil-4 aprile. Nel Pd si dividono

Simone Di Stefano/Dazebao. L’informazione on line

Interesse dei sindacati alle mosse del Partito Democratico. Franceschini si astiene. Lotta nel Pd romano

La manifestazione del 4 aprile, come era prevedibile ha aperto polemiche tra i sindacati e in particola modo all’interno del Partito Democratico. E così, mentre la Cgil fa leva sugli oltre 3 milioni di lavoratori  che, al referendum sull’accordo separato del modello contrattuale firmato da Cisl e Uil con il governo il 22 gennaio scorso, hanno dato in modo plebiscitario parere negativo, queste ultime  guardano con grande interesse al Pd e alle posizioni assunte dai suoi componenti in vista della grande manifestazione di sabato prossimo a Roma.

Chi manifesta è contro Cisl e Uil, o almeno questo è quello che le due confederazioni vorrebbero far credere. Dario Franceschini fino ad oggi non ha mostrato segni di cedimento ne dall’uno ne dall’altro lato. Anzi, sembra che nelle ultime ore il segretario del Pd preferisca competere con i deliri di onnipotenza di Berlusconi sull’età e la propria candidatura alle prossime elezioni europee, piuttosto che sobbarcarsi l’onere di scegliere da che parte stare fra i tre contendenti. Ancor più tesa sembra essere la situazione del Pd nel Lazio. In una nota diffusa oggi il consigliere regionale della Lista di Marrazzo, Luigi Canali, ha definito, senza fare nomi, la scelta di scendere in piazza una «miopia elettoralistica». «Come uomo delle istituzioni, consigliere della regione Lazio e presidente di una commissione permanente del consiglio regionale – recita il comunicato – provo grande imbarazzo nel vedere l’entusiastica quanto frettolosa e acritica adesione di tanti amministratori locali alla manifestazione indetta dalla Cgil per sabato prossimo».

Secondo Canali «il ruolo dei pubblici amministratori quali rappresentanti degli interessi di tutti e non di parte», invitando i membri istituzionali a «legiferare ed agire senza dover necessariamente scendere in piazza a manifestare». Sentendosi chiamati indirettamente in causa non si sono fatte attendere le repliche. Il consigliere regionale, Enzo Foschi, predica la calma e definisce la sua presenza alla protesta «né acritica né inconsapevole, ma ponderata, come quella di tanti altri amministratori locali». A sostegno di Foschi anche il consigliere della Provincia di Roma, Marco Miccoli, che aggiunge: «Stare in piazza è una libera scelta –  c’è chi ci sarà e chi no. Tutti auspichiamo che presto si torni a trovare un’unità d’azione tra i sindacati, perché l’unità è un valore importante».  «Noi saremo in piazza, piaccia o non piaccia – concludono i consiglieri – perché riteniamo che ricoprire il ruolo di amministratore significhi prima di tutto scegliere, esporsi. Il male della politica e del centrosinistra è stato anche non averlo fatto per troppo tempo e ora è decisamente il momento di tornare a farlo». E a sostegno della Cgil sabato al Circo Massimo ci  saranno in piazza anche i Socialisti, come ha spiegato l’esponente della segreteria nazionale del partito, Lanfranco Turci, già presidente dell’Emilia Romagna a cavallo a cavallo degli anni ’70 e ’80. «Saremo in piazza – ha osservato l’esponente socialista – non per schierarci con un sindacato contro altri, ma anzi per sottolineare l’esigenza della ripresa del confronto fra i sindacati, dalla cui divisione  può solo scaturire un indebolimento della causa dell’equità e della giustizia sociale».

Simone Di Stefano/Dazebao. L’informazione on line

SOCIALE|Ater, protesta in piazza degli inquilini

Il pignoramento dei beni delle case popolari, dicono i sindacati, mette in difficoltà chi ha sempre pagato la pigione e a rischio i lavoratori dell’azienda delle case popolari

Individuare soluzioni idonee per la dignità di tutti gli assegnatari e sostenere la lotta degli oltre 400 dipendenti dell’Ater ai quali si presentano dubbi ed incertezze sul proprio futuro lavorativo. Sono questi i temi che i sindacati inquilini Sunia, Sicet, Uniat, FederCasa chiedono al Comune di Roma, oltre alla sospenzione dell’immobilizzazione delle riserve economiche dell’Ater. Assieme ai sindacati, numerosi manifestanti delle case Ater, che muniti di cappelli, striscioni e fischietti, hanno preso parte a un sit-in di protesta in Piazza del Campidoglio, di fronte al Palazzo Senatorio, sede dell’ufficio del Sindaco.

«Questa manifestazione di diversi enti – dice il Consigliere comunale Pd Massimiliano Valeriani – è contro il pignoramento del Comune, che deve sbloccare i conti dell’Ater per non mettere in difficoltà 45 mila famiglie».In particolare, al centro dell’attenzione dei sindacati c’è il provvedimento del comune di bloccare le riserve economiche dell’Ater a causa dei debiti assunti dal vecchio Iacp e dovuti al mancato pagamento dell’Ici dal 1993 al 2002. Il debito in questione ammonta a circa 372 milioni di euro e oggi «impedisce all’azienda di effettuare ogni intervento che comporti spese per erogare servizi di qualunque natura per tutti gli assegnatari», sostengono i sindacati inquilini. Su richiesta del Pd capitolino è stata fissata per il prossimo 26 giugno, una riunione straordinaria del Consiglio comunale, dopo che la convocazione era già stata proposta dallo stesso gruppo nella scorsa conferenza dei capigruppo su iniziativa del vicecapogruppo Mario Mei.

Intanto l’assessore comunale alla Casa e al Patrimonio Alfredo Antoniozzi replica: «Stiamo portando avanti una trattativa serrata, la cui conclusione potrebbe essere il passaggio al Comune di una parte del patrimonio Ater per saldare il debito e togliere il pignoramento». Strada questa che però dovrà fare i conti con gli aspetti legali. «La volontà politica c’è – continua Antoniozzi – però l’aspetto giuridico dovrà essere verificato con la Corte dei Conti. Si deve verificare se il ritiro del pignoramento può ricadere sull’amministrazione comunale». Proprio in merito alla questione del pignoramento, oggi alle ore 13, l’assessore Antoniozzi riceverà nel suo ufficio una delegazione di Ater. L’obiettivo è quello di giungere a una soluzione del problema.

Simone Di Stefano – Pubblicato su L’Unità del 20-06-2008

ROMA|Pedoni bloccati per ore dal corteo Usa

Cordoni di Polizia hanno impedito i movimenti di molti cittadini. Una ragazza: «Tre agenti mi hanno scortata all’interno di villa Borghese». La protesta dell’ambasciatrice dell’Ecuador. Oggi il Presidente americano farà visita al Papa e poi ripartirà alla volta di Parigi

Transenne e volanti della Polizia Stradale agli incroci. Ospedali costretti a sospendere i ricoveri programmati. Persone bloccate per ore. Queste alcune delle conseguenze della visita di Bush a Roma. Momenti di sconforto si sono registrati vicino a villa Borghese, dove fin dalle 9,30 gli agenti hanno interdetto al traffico e bloccato per circa tre ore chiunque volesse percorrere via Aldrovandi per raggiungere Piazza delle Belle Arti, per il passaggio di lady Laura Bush con la sua scorta, diretta all’ambasciata Usa di via Veneto.

«Per arrivare in fondo alla via – dice Emanuela, una delle persone rimaste bloccate – ho dovuto attendere le 11, quando alcuni agenti mi hanno scortata attraverso villa Borghese». In molti sono riusciti a raggiungere il luogo di lavoro non prima delle 13. Tra questi l’ambasciatore dell’Ecuador, Gioconda Galan Castelo, che ha protestato contro l’atteggiamento della polizia italiana che le avrebbe «impedito di raggiungere gli uffici dell’ambasciata». L’ambasciatrice ha poi annunciato, ai microfoni di Radio Città Aperta, che denuncerà alla Farnesina «questa violazione dei protocolli diplomatici».

Caso diplomatico a parte, in occasione della visita di Bush, la capitale ieri ha fatto i conti ancora una volta con le ingenti misure di sicurezza, imposte dal via vai dei 15 mezzi a stelle e strisce, compresa la nera Limousine presidenziale. Ovunque cordoni di agenti di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, schierati lungo i marciapiedi per evitare che i pedoni oltrepassassero la strada. Oltre 50 i cassonetti in ghisa rimossi dal centro della capitale per scongiurare qualsiasi tipo di atto terroristico. Da Villa Taverna, zona Parioli, luogo di residenza dei Bush, la troupe presidenziale si è spostata verso via Aurelia, dove il numero uno Usa ha incontrato gli studenti della American Academy.

Poco prima del suo arrivo la carovana era transitata davanti a un gruppetto di dimostranti che in inglese cantavano «Bush go home». Successivamente il convoglio si è diretto al Quirinale per una visita tra presidenti, per poi volgere nel pomeriggio ancora verso villa Taverna, prima di puntare a Palazzo Madama, dove il numero uno Usa ha incontrato Silvio Berlusconi. Complessivamente i disagi più evidenti sono stati avvertiti sul Muro Torto, su Lungotevere delle Navi e Flaminio, a Prati, a Monteverde, al Gianicolo e sull’Aurelia antica. Oggi Bush sarà in visita dal Papa, dopodiché lascerà la capitale con destinazione Parigi.

Simone Di Stefano – Pubblicato su L’Unità del 13-06-2008

REPORTAGE|Un cantiere a cielo aperto. Bruxelles, delitti e virtù dell’eurocapitale (1)

Un viaggio alla scoperta della capitale dell’Unione Europea. Una città dalle due facce, in continua evoluzione, con cantieri, gru e uomini al lavoro in ogni angolo della strada per costruire il volto di domani. Una città che dovrebbe servire da esempio a tutte le metropoli del continente unito, dove quello che funziona sono la multiculturalità e i servizi, ma che troppo spesso cade nelle sue stesse contraddizioni. proviamo a spiegare perché.

Davanti alla Cattedrale di Bruxelles, a Sinter-Goedelevoorplein, si è riunito sotto una pioggia battente uno sparuto gruppo di manifestanti. Tra striscioni e slogan ripetuti reiteratamente al ritmo dei tamburi, quello che colpisce particolarmente è un brano cantato a gran voce dall’uomo al microfono, vicino al furgoncino parcheggiato proprio sotto la scalinata in marmo della chiesa, di fronte a lui gli striscioni, uomini, donne e qualche bambino, molti vestiti in abiti tradizionali di qualche paese del sud del mondo.

«Una mattina – cantava il tipo – mi son svegliato, po po po, oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao. Una mattina, po po po, mi sono svegliato, po po po, ed ho trovato l’invasor». I manifestanti sono quelli dell’Udep (Union De Defense des Personnes Sans Papierse); il cantante è un omone belga, alto, biondo, sulla cinquantina; probabilmente nostalgico dei canti partigiani italiani e non solo.

Tutti riuniti per far blocco contro l’arresto di dodici clandestini, “sans-papiers” da queste parti, che avevano protestato a loro volta contro le autorità belghe, ree di aver “indotto” alla disperazione un loro compagno, un altro clandestino, un giovane camerunense di 32 anni che, costretto a lasciare il paese, si è impiccato all’interno della toilette del campo in cui soggiornava dallo scorso mese di aprile, situato a pochi chilometri da Anversa.

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