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SPORT|Campionato al via ma con «sciopero» di trenta minuti

ROSE RIDOTTE Aic e Lega Pro ai ferri corti

È ormai guerra aperta tra l’Associazione italiana calciatori (Aic) e i vertici del calcio professionistico. La decisione della Lega Pro di ridurre le rose delle squadre di Prima e Seconda Divisione (le vecchie C1 e C2) ha provocato la protesta dell’Aic, che ieri ha annunciato per la prima giornata del campionato uno sciopero generale dei giocatori. Le squadre di Prima e Seconda Divisione non giocheranno, posticipando l’avvio dei tornei di una settimana, mentre serie A e B scenderanno in campo con 30 minuti di ritardo, in segno di solidarietà con la protesta dei colleghi delle categorie inferiori. «Una protesta – si legge nel comunicato – contro le delibere della Lega Pro sulla limitazione delle rose che di fatto estromettono centinaia di calciatori». Una decisione che il presidente della Lega Pro, Mario Macalli ha definito «illegittima e contro l’interesse del calcio nazionale».

La limitazione delle rose è una delle disposizioni riguardanti il numero massimo di calciatori utilizzabili dalle società della Lega Pro nelle prossime due stagioni sportive. Quindi, nella stagione sportiva 2008/2009 le società di Prima Divisione potranno utilizzare, nelle competizioni ufficiali, un numero massimo di 18 calciatori professionisti di età superiore a 21 anni e un numero illimitato di calciatori Under 21, mentre le società di Seconda Divisione potranno utilizzare un numero massimo di 15 calciatori professionisti di età superiore ai 21 anni e un numero illimitato di calciatori Under 21.

La cosiddetta “rosa” – che viene presentata entro il 31 luglio – deve indicare i nominativi dei 18 calciatori professionisti di età superiore a 21 anni per la Prima Divisione e dei 15 calciatori professionisti di età superiore a 21 anni per la Seconda Divisione. Una novità che ha trovato la netta opposizione del sindacato dei giocatori di calcio, che teme la disoccupazione di centinaia di professionisti che a causa della loro età sarebbero fuori parametro.

Simone Di Stefano – Pubblicato su L’Unità del 04-08-2008

SPORT|In provincia il pallone non rotola più

Inchiesta sui problemi finanziari dei club: tra serie B, 1° e 2° divisione rischiano in sette

In rosso. Il bimbo si avvicina al cronista e gli chiede «La mia squadra ce la farà a iscriversi?». Perché i mali del calcio italiano si cominciano a respirare con l’afa estiva. Ronaldinho, Lampard e Adebayor sono sogni per pochi eletti. La maggioranza dei club pensa ai bilanci in deficit e, soprattutto, a restare in galla. Con il Manfredonia salvo in extremis, sono 17 le società a rischio, giudicate ancora inadempienti dalla Covisoc, l’ente di controllo della Federcalcio. Società che non hanno assolto ai pagamenti di Iva o stipendi ai giocatori. Con qualche punto da scontare nel prossimo campionato come minore dei mali, e il prossimo 15 luglio come data ultima per sistemare i conti e non rischiare di peggio. Per il 18 sono previsti i verdetti, che nei casi più gravi prevedono un declassamento nelle categorie inferiori.

Tra le vittime illustri anche il Messina, che probabilmente non riuscirà a iscriversi in serie B a causa dei guai finanziari legati alla cessione della società di Franza. Ammesso che trovi un acquirente in grado di risanare i conti, sembra difficile che possa salvarsi dal temuto Lodo Petrucci, ossia dall’iscrizione in seconda divisione (la vecchia C2). Sempre nella serie cadetta risponderebbe assente anche il Treviso, in debito di circa 4 milioni di euro con l’Agenzia delle entrate. Il presidente Setten ha fatto sapere di averne già versati circa 2,5 milioni, e dal capoluogo veneto si dicono certi di essere in regola per l’iscrizione. In prima divisione (la vecchia C1), la questione si fa più ingarbugliata. Lucchese, Spezia (retrocessa dalla B), Massese, Juve Stabia, Pescara, Venezia e Verona le squadre in bilico.

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