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Intervista a Mattias Broman | Istruzione europea per competere in un mondo aperto

 
 

L'Università, i licei, i luoghi della formazione professionale, della creazione artistica, della socialità, i luoghi immateriali della comunicazione e la mobilità crescente, l'apertura reciproca dei paesi europei sono vettori di quella integrazione la cui forza sarà, nelle intenzioni espresse negli obiettivi di Lisbona, proprio la conoscenza intesa come processo in grado di mettere gli europei in condizione di andare verso gli altri e competere nel mondo odierno.

La costruzione della Unione Europea, della socialità europea, passa innanzitutto attraverso la cultura, quest’ultima non ha un posto preciso nelle istituzioni comunitarie finora, ma inizia ad essere posta al centro di una serie di iniziative, tendenti a rafforzare l’Europa attraverso la sua identità.

Il processo di integrazione europeo ha bisogno della partecipazione popolare o meglio gli abitanti dell’Europa sentono la spinta ad andare gli uni verso gli altri, al di là delle rigidità istituzionali ormai superate dalle ultime generazioni, per le quali la mobilità culturale prima ancora che professionale è un dato acquisito: le fondamenta per una crescita sociale della Comunità sono i mezzi che permettono alle persone di esprimere più liberamente questa propensione. E le basi per la crescita sociale di cui si parla sono l’istruzione, la comunicazione e la cultura.
 
Il Consiglio Europeo di Bruxelles del 26 e 27 novembre ha messo al centro la cultura, la chiave necessaria a tirare fuori la creatività. Non la cultura di pochi che sanno, ma lo scambio dei saperi sociali, professionali, artistici, che può moltiplicare le risorse dei singoli paesi europei. La Svezia ha una tradizione lungimirante in questo senso ed adesso il paese scandinavo vuole che la cooperazione tra i paesi Ue in materia di istruzione e di sostegno ai ragazzi cresca.
 
Mattias Broman, Consigliere dell’Ambasciata di Svezia a Roma, è parte di quella generazione di europei che ha avuto la possibilità di sperimentare la vita in altri paesi d’Europa, prima partecipando ad un programma Erasmus in Francia (nel ’94 e ’95) e poi al Collegio Europeo di Varsavia nel 98′ e ’99.  Nel College of Europe, o College Eurepeann, di Varsavia, c’erano all’epoca 73 persone, provenienti da quaranta paesi. E anche la natura dinamica dell’Europa, proiettata a unirsi con numerosi altri stati confinanti negli ultimi anni dovrebbe far riflettere in positivo.

“In Svezia, dal 2006 esistono le scuole libere – ha riferito Mattias Broman – si tratta di una novità introdotta gradualmente, a partire da un decennio fa. Questi istituti non sono propriamente scuole private, in alcuni casi sono società, oppure gruppi di cittadini che entrano nell’amministrazione della scuola, nei casi in cui le amministrazioni locali non ce la fanno a portare avanti l’educazione, in centri abitati molto piccoli. Si sta affermando anche la presenza di scuole dedicate maggiormente ad una materia oppure ad un’altra, quindi con una caratterizzazione scientifica più marcata, oppure più tendente ad altre discipline. Per questo vengono chiamate scuole libere, ed è lo stato che adesso se ne fa carico finanziariamente. Dal 2006 si sta affermando anche la proposta legislativa di avere un giudizio più articolato anche nelle prime classi, per conoscere i punti deboli degli studenti in tempo utile per colmarli.”
 
L’istruzione è strategica nella Unione Europea e non si può pensare di limitarla a chi si affaccia ora alla vita civile, sociale e professionale, ma occorre preoccuparsi anche di tutta una parte della popolazione che porta già con sè le proprie esperienze ma ha bisogno di passi avanti.
“In Svezia diciamo che si dovrebbe imparare tutta la vita – ha affermato il Consigliere – perciò la Presidenza della Ue considera importante raggiungere più trasparenza nella qualità dell’educazione degli adulti. L’Europa, negli ultimi due anni, ha chiesto di far crescere i risultati degli alunni immigrati ed è stato elaborato un Green Book dalla Commissione Europea nell’autunno del 2008.
A maggio e nell’autunno del 2008 il Governo svedese ha preso l’iniziativa di elaborare delle relazioni ufficiali su questo tema. Si tratta di far crescere la qualità del sistema educativo. ”
 
Ma quale è la priorità della Svezia, paese che è Presidente di turno dell’Unione Europea?  “ci dedichiamo soprattutto a quello che chiamiamo il triangolo della conoscenza: noi teniamo molto alla educazione nelle università. Le cose che contano per noi sono nuova conoscenza, individui ben educati, ricerca, innovazione tecnica, imprenditorialità. E’ una parte del triangolo della conoscenza – ha detto Mattias Broman –  perchè questo concetto comprende anche una sorta di ponte che vogliamo costruire, tra università ed imprese. La possibilità che gli studenti hanno di entrare nel mondo del lavoro.”  Tra 31 agosto e 2 settembre 2009, a Gotemborg, si è svolta una iniziativa ufficiale svedese che si è concentrata soprattutto su aree come medicina e scienza, tecnologia ed arte, impresa ed educazione.
 
Un altro capitolo importante, soprattutto in un ambito di qualità del lavoro, come la formazione e l’educazione, è la mobilità degli insegnanti
“Il focus è nell’interazione tra educazione, ricerca, innovazione, a livello nazionale in Svezia ed anche a livello europeo e nel come fare crescere questo intreccio positivo. Precedentemente ci si è influenzati molto sulla ricerca. Esiste il libero movimento di tutti i lavoratori. Ma la mobilità degli insegnanti è particolarmente importante in Europa. E’ una delle questioni cui abbiamo dato la priorità, soprattutto nella crescita professionale e nell’assistenza nel muoversi – ha spiegato ancora il rappresentante dell’ambasciata – a Gotemborg c’è stato un incontro ministeriale informale il 23 e 24 settembre e poi il 26 novembre ne è seguito un incontro ministeriale ufficiale, proprio in merito agli incontri professionali degli insegnanti. C’è da fare tanta ricerca su questa materia sulla competenza degli insegnanti perchè per l’Europa è un fatto centrale.”

L’iniziativa della Presidenza Svedese apporta le esperienze di una tradizione molto attenta alle questioni educative, che si estende anche oltre la Svezia e i lettori del sito avranno ancora occasione di confrontarsi con le caratteristiche di altri sistemi dell’istruzione, in Finlandia, in Danimarca e riguardo ad altri paesi europei ma anche in maniera crescente con i cambiamenti di quello italiano. Ma, soprattutto, un tema di analisi che non potrà essere evitato è proprio la sorte del capitolo istruzione nella comunità, laddove l’Unione Europea deve ancora definire in gran parte il suo ruolo in quello che è un elemento centrale della vita di ogni nazione e che lo sarà inevitabilmente anche nella nostra Europa.
 
Aldo Ciummo

Unione Europea ed Australia più vicine

 

Rinnovato l’accordo con quelli che sono un pò i “cugini d’Europa” nel Pacifico per la loro storia di emigrazione e di affinità

La maggior parte degli australiani ha qualcosa della cultura europea nella propria storia: inglesi, irlandesi, italiani, tedeschi, olandesi e poi tantissimi altri tra cui perfino maltesi, americani e libanesi, hanno fatto del continente che sta all’altro capo del mondo la nazione che è, naturalmente in continuo dialogo con l’Unione Europea.

Ieri il ministro degli Affari Esteri della Svezia, paese che sta guidando l’Unione Europea in questo semestre, ha avuto un incontro con il suo collega australiano, Stephen Smith, a cui ha partecipato anche Benita Ferrero Waldner (la quale è commissario alle Relazioni Esterne della comunità).  Nel corso dell’ incontro, dedicato ai rapporti speciali tra Europa ed Australia, oggetto nell’autunno dell’anno scorso di un accordo specifico, quest’ ultimo è stato ridefinito: la partnership infatti ha avuto un avvio positivo e per questa ragione è stata rafforzata in tutti i settori, dal commercio dei generi alimentari agli accordi sui trasporti.

In particolare è stato intensificato il coordinamento nell’assistenza allo sviluppo, un comparto nel quale l’Unione Europea sta acquisendo credito anche proficuo nei rapporti economici con le altre aree del mondo ed ambito nel quale i paesi anglofoni vantano una tradizione peculiare;       si è deciso inoltre di incrementare la collaborazione nello di energie alternative e nella ricerca tecnologica e scientifica. “Sono soddisfatto dei progressi raggiunti nel consenso tra Europa ed Australia”  ha dichiarato il Ministro degli Esteri australiano Stephen Smith alla Presidenza Europea, per quest’ultima invece è stato Carl Bildt a dire che il partenariato ha acquistato efficacia in vari settori.

La Svezia, come paese presidente di turno della UE, ha  la responsabilità di portare avanti relazioni durature con il resto del mondo ed è auspicabile che ciò avvenga anche per quanto riguarda le esigenze di solidarietà, in un’area problematica come il Pacifico. L’Europa può avvantaggiarsi della ricchezza di relazioni con molti paesi di questa regione geopolitica grazie alla presenza nella Ue del Regno Unito e quindi dei legami che l’UK ha saputo mantenere e sviluppare con tutto il Commonwealth. La stessa Svezia, nel portare avanti la presidenza, si è prefissata obiettivi caratterizzati dall’apertura, anche con riguardo all’allargamento europeo.

L’incontro è stato assorbito soprattutto dalla discussione di tematiche regionali e globali, come il G20,  la conferenza sul clima che si terrà a Copenaghen in dicembre e la situazione nelle aree interessate dalla presenza militare di paesi europei, come in Afghanistan. Si è parlato molto anche del vertice del Forum delle Isole del Pacifico che si è tenuto in agosto, perchè l’Unione Europea ritiene che proprio sul Pacifico si possa imparare molto dall’Australia per le strategie future di cooperazione e diplomazia.

Aldo Ciummo