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L’Istituto culturale della Repubblica Ceca a Milano

Ente Nazionale Ceco per il Turismo, Czechtourism ed Istituto Culturale Ceco, in collaborazione con Pilsner Urquell, partecipano alla BIT di Milano

L’ente Nazionale Ceco per il Turismo, Czechtourism ed Istituto Culturale Ceco, in collaborazione con Pilsner Urquell, presenteranno alla BIT di Milano (Fiera Milano, Rho, Sala Adutei, Pad 2 Stand G28) le destinazioni che il paese propone al turismo internazionale.

Il direttore dell’Ente, Lubos Rosenberg, introdurrà le mete legate alla cultura ed alla tradizione dello stato. Pilsner Urquell rappresenta alcuni di questi argomenti, trattandosi di una birra che ha dato inizio alle varie Pilsner o Pils come anche vengono chiamate spesso. La storia di Pilsner Urquell comincia nel 1842 a Pilsen, nella Boemia, il nome completo Pilsner Urquell significa Pilsner dalla fonte originale.

Josef Groll iniziò a produrre questa birra con il malto chiaro tuttora prodotto nella fabbrica di Pilsen, con orzo boemo e della Moravia, elemento che influenza il colore tipico, chiaro e leggermente dorato. Il luppolo (del Saaz) è alla base del retrogusto amaro che contrasta con il malto. Il lievito è tuttora prodotto sulla base di una formula conosciuta soltanto ai produttori. L’iniziativa, nello spazio di competenza della Repubblica Ceca, comprenderà uno spettacolo folcloristico.

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Klaus il monello si gioca tutto, l’Europa fa la voce grossa

 

 

E' davvero priva di basi la paura che uno staterello non possa più dire di no?     Bruxelles FOTO di Aldo Ciummo

E' davvero priva di basi la paura che uno staterello non possa più dire di no? Bruxelles FOTO di Aldo Ciummo

Il governo ceco sta considerando anche l’ipotesi di estromettere Klaus,  presidente iperconservatore di fronte ad una Unione Europea sempre più impaziente

 

 

 

Oggi, in sessione di emergenza, il Consiglio dei Ministri della Repubblica Ceca ha affrontato la questione del rifiuto del Capo dello Stato di firmare il Trattato di Lisbona, già ratificato dalle due camere. Il premier Jan Fischer è a capo di un governo debole, ma potrebbe anche chiedere ai deputati di destituire Klaus, oppure di accusarlo di agire contro l’ordinamento democratico dello stato. Si tratta in ogni caso di una ipotesi poco probabile e l’esecutivo sta anche cercando di mediare con il presidente Vaclav Klaus, assicurando il suo impegno perchè gli altri membri della Ue accettino la sua richiesta di garantire alla Repubblica Ceca una clausola che la escluda dal vincolo della Carta dei Diritti Fondamentali.

Difficile posizione quella della Repubblica Ceca, in attesa della firma necessaria a sbloccare il Trattato di Lisbona: un presidente, Vaclav Klaus, che non crede a quest’ Europa, tanto che la ha definita qualche volta “sovietica”, il parlamento di Praga che teme l’isolamento perchè pure la Polonia, per metà ancora immersa nel periodo conservatore del presidente Lech Kaczynski ha firmato questo sabato proprio per mano di quest’ultimo. Un Europa che strattona, senza esitare ad accusare di euroscetticismo tutti quelli che non le dicono sì e subito, senza garanzie, senza mediazione con quel mondo pre-esistente che per ciascuno è la società di origine. Le comunità nazionali, quando hanno la possibilità di partecipare sia pure un minimo al dibattito su come sarà la struttura istituzionale nella quale si coordineranno, complessivamente si dimostrano favorevoli alla comunità europea, come si è visto il 2 ottobre nel referendum irlandese e come sta riemergendo nel Regno Unito con il progressivo riavvicinamento di Cameron all’ala europeista dei suoi Conservatori e con lo scarso consenso che gli inglesi dimostrano verso la vecchia guardia isolazionista di quel partito, segno che anche lì l’Unione Europea risulterebbe più educata coinvolgimendo la popolazione nelle questioni reali e presenti nella vita dei cittadini e permettendone  il protagonismo, piuttosto che agitare lo spauracchio dell’antieuropeismo.

Strana situazione quella odierna della Repubblica Ceca, Vaclav Klaus è un presidente che davvero agita richieste poco comprensibili, come la possibilità per la Repubblica Ceca di tirarsi fuori dalla Carta dei Diritti fatta propria dall’Unione Europea, è un politico che ha posizioni arretrate sui diritti individuali e uno statista che giustifica le proprie paure verso l’integrazione continentale chiamando i causa il passato remoto ed i tedeschi dei Sudeti (che a suo parere potrebbero chiedere qualcosa in base al documento da cui si chiama fuori) però la sua ostinazione inconcludente finisce per attirare allo scoperto e svelare un modo di procedere sulla strada dell’integrazione che da parte dell’ Unione Europea manca vistosamente non tanto di capacità di ottenere dai paesi adesione (già raggiunta anche a Praga, perchè lì prima ancora della politica è la società, che è una delle più laiche e vivaci delle ventisette, che sta premendo perchè la Repubblica Ceca contribuisca integralmente alle iniziative europee) l’Unione Europea manca soprattutto di volontà di integrare nella sua cultura la partecipazione dei cittadini, dei gruppi associativi, delle regioni e anche delle culture, quando anche siano considerate attardate rispetto ai princìpi di Bruxelles e di Strasburgo, che sono in larga parte i nostri, derivati dai progressi dei lavoratori e dei movimenti democratici, ma che sono princìpi che se non vogliono tradire se stessi non possono essere imposti in un ottica coloniale verso lo stesso continente dal quale sono stati generati e in cui sono maturati.

Domenica il Sunday Times ha riportato le dichiarazioni di un senatore ceco riguardo ad accenni del presidente francese Nicolas Sarkozy alla possibilità che la Repubblica Ceca venisse espulsa dall’Unione Europea, ma soprattutto ha fatto riferimento a manovre di diplomatici francesi e tedeschi per esplorare la possibilità di rimuovere l’ostacolo mettendo in stato di impeachment Klaus, oppure modificando la costituzione ceca nella parte che concerne le sue prerogative. Avvenimenti comunque improbabili, perchè richiederebbero una sorta di terremoto istituzionale a Praga, sebbene Klaus sia molto isolato nella sua crociata anti-trattato, dato che anche l’ex premier Topolanek ha espresso dubbi sulla solidità delle richieste addotte a motivo della dilazione della firma da parte del presidente e così quasi tutte le forze politiche.

Aldo Ciummo

INTERNAZIONALE|Scudo spaziale, prosegue a oltranza lo sciopero dei “non allineati” cechi

“La battaglia dell’uomo contro il potere è la battaglia della memoria contro l’oblio della dimenticanza”, scriveva Milan Kundera e oggi a Praga quella frase risuona più vera che mai

Articolo scritto da Aneta Carreri (Redattore Sociale)

Al numero 12 di via Bělehradská si trova la sede del movimento ceco”no alle basi”, che da oltre due anni si oppone all’installazione di uno scudo militare americano che fa capo a un progetto di difesa missilistica voluto dagli Stati Uniti.

L’atmosfera quì è quella che si respirava alla vigilia dell’89, intellettuali, artisti, studenti e gente comune si riuniscono ogni sera e organizzano incontri, concerti, conferenze stampe per discutere di quello che sta accadendo “la gente arriva da tutto il paese, ci sostiene, porta cibo, molti fino a qualche giorno fa, pregavano in lacrime Jan Bednar e Jan Tamas di riprendere a mangiare, di non andare oltre con questo gesto estremo, perché sapevano che il governo li avrebbe lasciati morire comunque”- mi dice Dana Feminova portavoce del movimento umanista ceco.

Infatti dopo la delusione scaturita dal recente incontro con il Ministro degli Affari Esteri, Karel Schwarzenberg, i due giovani leader Jan Tamas e Jan Bednar, hanno deciso di interrompere uno sciopero della fame che durava da 21 giorni perché” il governo ha chiarito che non accetterà mai nessuna delle nostre richieste, ossia attendere la prossima amministrazione americana e, nel frattempo, discutere la tematica in modo trasparente e democratico, coinvolgendo tutte le forze sociali. Da questo momento però – precisa Tamas- molti personaggi noti, ex dissidenti firmatari di Charta 77 e politici cechi continueranno lo sciopero al nostro posto, e Luisa Morgantini vice-presidente del Parlamento europeo ha promesso che porterà la questione a Bruxelles”.

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INTERNAZIONALE|A Roma presidio permanente e sciopero della fame per dire no al progetto di scudo stellare

Secondo molti analisti le installazioni in Repubblica Ceca e in Polonia aumenteranno le già forti tensioni internazionali e porteranno ad una nuova e incontrollata corsa agli armamenti nucleari, con la possibilità di imboccare una strada senza ritorno.

Articolo scritto da Aneta Carreri (Redattore Sociale)

Roma- Quarant’anni fa i carri armati sovietici mettevano fine a quella che è passata alla storia come la primavera di Praga, oggi uno scudo spaziale americano la fa rivivere, ad appena vent’anni dal crollo del comunismo.

Oggi però i cechi non sono soli, il movimento di protesta contro l’installazione della base spaziale miete adesioni in tutto il mondo, pur nel quasi totale silenzio degli organi di informazione. Il leader del partito umanista ceco Jan Tamas insieme a Jan Bednar, in sciopero della fame dal 13 maggio, da oltre due anni si battono affinché i cechi possano pronunciarsi con un referendum a proposito dell’istallazione dello scudo spaziale nel loro paese.

L’opposizione rimane forte e i sondaggi parlano chiaro: i 2/3 della popolazione ceca sono contro il progetto A Praga, il governo gode di una maggioranza risicata, grazie anche a due socialdemocratici che hanno cambiato misteriosamente partito e al sostegno, fuori da ogni logica, dei Verdi, che si dichiarano favorevoli alla base americana.

A Roma, a Piazzale Flaminio, incontriamo Federica Fratini, una giovane ricercatrice, portavoce dell’associazione umanista “Mondo senza guerre” che ha risposto all’appello lanciato da Praga iniziando uno sciopero della fame.

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INTERNAZIONALE|Lo scudo stellare che spaventa il cuore dell’ Europa.

Articolo scritto da Aneta Carreri (Redattore Sociale)

Le aziende produttrici di armi manovrano la vita politica del nostro paese. Il progetto USA prevede investimenti di circa 5 miliardi di dollari- scrive Jan Bednar, attivista ceco del movimento “No alle basi” Se volessero usare anche solo l’1% di questa cifra per manipolare i politici, i mezzi d’informazione e la popolazione, si tratterebbe comunque di 50 milioni di dollari!” Speriamo che i giornalisti seri, trovino il coraggio di informarci veramente su quanto sta accadendo alla nostra giovane democrazia.”

Uno scudo spaziale Usa nel cuore dell’Europa. Una base radar che occuperà un paese che solo da vent’anni ha detto addio all’occupazione sovietica e che non vuole altri basi militari sul proprio territorio. Il 13 maggio, Jan Tamas e Jan Bednar i leader del movimento ceco contro la base radar statunitense, hanno iniziato uno sciopero della fame per protestare contro il progetto. La maggioranza dei cechi vuole decidere tramite un referendum, e non essere costretta ad accettare una decisione unilaterale del suol governo.

“Il nostro governo continua a ignorare il fatto che il 70% dei Cechi è contrario all’installazione della base radar USA, come parte del progetto di difesa missilistica” sostiene Tamas, ingegnere meccanico con un dottorato in cibernetica tecnica e portavoce del comitato Ne zakladnam, no alle basi, . “Non vogliamo una silenziosa occupazione militare del nostro paese, che comprometta il futuro del nostro continente. Chiediamo agli amici di altri paesi di sostenere la nostra lotta, visto che si tratta di una questione europea e non solo locale”.

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