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La Slovacchia presenta la propria letteratura contemporanea

Le letterature europee all’Accademia di Ungheria,  la Commissione Europea tra gli organizzatori

Venerdì 21 marzo l’Accademia d’Ungheria a Roma ha ospitato presso la sua sede una serata dedicata alle letterature europee, con la partecipazione di poeti provenienti da diversi paesi della UE.

Per l’Ungheria c’era Sándor  Kányádi, originario della Transilvania e fondatore dell’Accademia Digitale delle Lettere. Editore, negli anni cinquanta, dell’Almanacco Letterario (Irodalmi Almanach), si è spesso occupato, nelle sue opere, dei problemi delle minoranze e del rapporto dell’individuo con la comunità circostante.

Katarína Kucbelová (Slovacchia), creatrice del premio letterario slovacco (Anasoft Litera) ha pubblicato quattro raccolte di poesie, le più recenti tra le quali sono state le raccolte “Piccola grande città” nel 2008 e “Sa quello che fa” nel 2013, che sono apparse in decine di lingue nelle riviste letterarie internazionali.

I poeti intervenuti, oltre a quelli già citati, sono stati Karl Lubomirski (Austria), Ekaterina Josifova (Bulgaria), Sarah Zuhra Lukanić (Croazia), Ulrike Draesner (Germania), Bianca Menna (Italia), Wojciech Bonowicz (Polonia), José Tolentino Mendonça (Portogallo), Peter Borkovec  (Repubblica Ceca), Daniela Crăsnaru (Romania), Dušan Šarotar  (Slovenia), Zingonia Zingone (Spagna), Daniela Attanasio e Paolo Febbraro. Nel pomeriggio si era svolto anche un reading presso la “Casa delle Letterature”.

L’iniziativa (patrocinata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura e dalla Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco)  è stata organizzata dalla Commissione Europea, dall’Eunic, dall’assessorato alla cultura del comune di Roma, dalla Casa delle Letterature, dal Forum Austriaco di cultura a Roma, dall’Istituto Bulgaro di cultura, dal Centro Ceco, dall’Ambasciata della Repubblica di Croazia nella repubblica italiana, dalla Federazione Unitaria Italiana Scrittori, dal Goethe Institut, dall’Istituto Polacco a Roma, dall’Istituto Camoes Portugal, dall’Istituto Slovacco a Roma, dall’Accademia di Romania, dall’Ambasciata della Repubblica di Slovenia a Roma e dall’Istituto Cervantes.

Aldo Ciummo

Ore cruciali per l’Europa

La Grecia continua ad annaspare in assenza di concreta solidarietà europea, Francia e Germania abbozzano un cambiamento di programma

La Grecia è stata ancora declassata, mentre l’Europa non è ancora uscita dalla serie di strattoni che sta adoperando per forzare la scelta elettorale dei greci in direzione dell’accettazione della cura decisa dai grandi dell’Unione Europea nel 2010. Ma la Grecia resiste e affidando il consenso alla nuova sinistra si prepara a fare quello che hanno giustamente fatto tutti i paesi alle prese con un debito più grande di loro per tornare a crescere davvero: rinegoziare il debito. L’Irlanda ha rinegoziato in parte la sua situazione di fronte all’Unione Europea e si sta riprendendo, l’Argentina ha rinegoziato il debito e si è ripresa.

Il Portogallo, accettando tutti i dogmi del rigore, oggi è in difficoltà maggiori di quelle di partenza, quanto alla Grecia, si è visto ampiamente come è stata ridotta dalla medicina del rigore liberista. Ora l’agenzia Fitch ha tagliato il rating della Grecia a CCC, il paese si trova quindi ad un passo dal default. La Grecia è un paese europeista, che ha cercato di accettare a lungo tutte le misure necessarie a restare nella comunità. La Germania ha sempre dato tanto per la costruzione europea, ma adesso la politica non solo di Berlino ma di tutti i grandi stati europei si sta dimostrando gravemente miope, perchè perdere un pezzo importante dell’Europa, in un’area importante e complessa come il Mediterraneo, è contrario a tutte le politiche lungimiranti che sono state edificate negli ultimi decenni, a cominciare dall’evoluzione euromediterranea su cui si è tanto investito anche con partenariati con stati extraeuropei vicini.

Mentre in Spagna è corsa agli sportelli bancari e questo indica anche l’elevato rischio di contagio dell’economia dei ventisette, il nuovo ministro dell’Economia francese, Pierre Moscovici, ha affermato che la Francia ratificherà il trattato europeo sulla disciplina di bilancio appena firmato soltanto se verrà aggiunto un capitolo sulla crescita e questo fa davvero sperare che la Francia diretta dai progressisti si impegni con successo a sostenere una crescita equilibrata, orientata al sociale ed all’ambiente, iniziando a ridimensionare quella economia di carta straccia che sia neglio Stati Uniti che nella Unione Europea sta rischiando di snaturare quei princìpi di economia sociale di mercato, di concorrenza democratica e di emancipazione sociale che hanno scandito lo sviluppo delle democrazie occidentali durante la seconda metà del millenovecento. Il modo in cui gli europei tratteranno la Grecia sarà il modello di come i cittadini della UE tratteranno sè stessi, di quali diritti, doveri e solidarietà saranno oggetto e saranno capaci.

Aldo Ciummo

 

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Buon giorno Inghilterra

Birgminagham, Leeds, Manchester, Newcastle, Sheffield, Coventry, Nottingham, Bradford, la sinistra vince ovunque e lascia solo Londra ai conservatori (ma non a David Cameron)

 

La fiducia nelle ricette liberiste di destra che hanno ridotto l’Europa alle condizioni generalmente note non convincono più in nessun paese europeo, anche perchè non ce n’è uno che non conta i guasti sociali, aggravati dai tentativi dei vari populismi stile Fronte Nazionale o Lega di approfittare della crisi economica per introdurre razzismi e chiusure estranee alla cultura europea nell’Unione, come al solito molto lenta a difendersi dai rigurgiti nostalgici ed antidemocratici.

Il Regno Unito è un caso a parte, dove fortunatamente le forme più becere della destra conservatrice non hanno mai attecchito, data la vigilanza di una società civile molto avanzata che oltre a fare spesso da guida al resto del continente ha sempre evitato derive autoritarie nello stato. La destra liberista però ha dato prova di una grande aggressività, anticipando anzi alcune delle forme più estreme di liberismo senza freni, portando ad esempio ai disastri sociali dell’era Thatcher.

Il Centrodestra di David Cameron ha rinverdito purtroppo molte delle teorie e delle tecniche di governo dell’era Thatcher, tagliando le spese per l’istruzione e sociali ed aggravando soltanto in questo modo una crisi che in Europa ed in America era nata proprio da quelle ricette conservatrici che oggi vengono presentate come una necessità anche in Italia, dopo essere state utilizzate per ridurre Grecia e Portogallo ad una condizione che oramai appare solo parzialmente europea ed occidentale.

E’ molto importante il cambiamento di rotta che il Regno Unito ha effettuato ieri, rottamando i LiberalDemocratici di Nick Clegg che attraverso l’alleanza forzata con i conservatori hanno snaturato il proprio patrimonio politico, basato sui diritti della persona e non sulla sua subordinazione ad un bene assoluto come il mercato e l’intangibilità dei grandi patrimoni (teoremi e privilegi che attualmente vengono protetti ancora di più in Italia, dove non esiste più in pratica progressività delle imposte).

E’ significativo anche il colpo che Ed Miliband ha inflitto ai conservatori, il quasi quaranta per cento dei laburisti infatti, oltre a staccare di sette punti percentuali i conservatori e di molto il misero sedici per cento di Clegg, acquista peso soprattutto nei risultati territoriali, dove i Laburisti hanno guadagnato ottocento incarichi, laddove i Conservatori ne hanno persi quattrocento. Boris Johnson conquistando l’amministrazione di Londra ha creato più un problema che un vantaggio per i Conservatori, essendo da sempre il diretto avversario di Cameron all’interno del partito, lo scarto con Ken Livingstone è stato minimale. Da Francia e Regno Unito sta ripartendo un progetto progressista per la UE.

Aldo Ciummo

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Ricostruire la sinistra, sconfiggere la destra in Europa

Nella maggior parte d’Europa le forze progressiste fanno, con varie sfumature, ciò di cui l’Unione Europea ha bisogno: difendono l’equità sociale ed i diritti delle persone

Nella maggior parte d’Europa le forze progressiste e di sinistra fanno, con varie sfumature da centro a sinistra, ciò di cui l’Unione Europea ha bisogno: difendono l’equità sociale ed i diritti delle persone. Solo dove le leggi elettorali permettono a conventicole politiche (in via di scomparsa per ragioni anagrafiche) di autoriprodursi su base segmentaria selezionando rappresentanti fedeli ai vertici (Italia) perfino le forze politiche che dovrebbero riconoscersi nella sinistra e nel progressismo disattendono, nelle istituzioni, le istanze minime del proprio elettorato tradizionale (tutele sociali per le fasce deboli, difesa della dignità del lavoro, laicità delle norme, apertura verso l’immigrazione) e sembrano irrimediabilmente distanti e separati dal senso comune della maggioranza della popolazione.
Non ha nulla di sinistra appoggiare decisioni apparentemente tecniche (che appaiono tecniche alle televisioni che si fanno portavoce della tendenza al rigore a senso unico delle grandi coalizioni di destra) come è avvenuto in Grecia e Portogallo con i disastrosi risultati sociali e finanziari che superano ormai anche il filtro dell’informazione di centrodestra onnipresente in Italia, quando queste decisioni vanno soltanto a comprimere e danneggiare piccola e media impresa, disoccupati e precari, giovani ed immigrati; non ha nulla di progressista la difesa di posizioni di rendita acquisite da piccoli gruppi le cui condizioni di vita sono ormai da decenni lontanissime da quelle dei semplici operai o impiegati (di cui viene decisa la riduzione di fatto della pensione attraverso le tasse sui consumi anzichè sui redditi, una misura che fin dall’ottocento viene utilizzata dai governi di destra e conservatori per scaricare sulle parti più deboli della società i costi).
Non ha nulla di sinistra nemmeno accettare che i grandi patrimoni in Italia crescano senza controllo mentre le condizioni di vita delle parti più deboli della società peggiora e mentre queste porzioni di società, svilite, vengono ingrossate dall’impoverimento del ceto medio. Ciò che invece è di sinistra è tassare i patrimoni ed i redditi più alti e penalizzare le speculazioni, come vogliono fare i candidati del centrosinistra e della sinistra Hollande e Melenchon, così come l’applicazione di misure che riducono gli squilibri economici tra le diverse fasce sociali, come ha fatto la sinistra in Germania e come il Centrodestra tedesco in parte ha accettato, è un fatto che spiega perchè, tra le tante tutele (tutele sull’abitazione e sull’occupazione che Germania, Olanda, Belgio e molti altri paesi difendono invece di additare a zavorre) l’economia tedesca e di molti altri paesi corra tanto, mentre, in modo speculare, la spiegazione del progressivo atrofizzarsi dell’economia e del senso civile di altri paesi forse può trovarsi nella coazione a ripetere errori (dannosi per la società e fallimentari nella strategia) di una ex sinistra che identifica il proprio ruolo progressista nella difesa di una versione poco più moderata dei dogmi liberisti e conservatori dei propri ex avversari, i liberisti e le leghe, con il prevedibile (ed accertato in maniera crescente in diverse tornate elettorali) risultato di perdere voti, consenso ed impegno verso sinistra e destra, verso il centro, i regionalismi e le liste di protesta, oltre che disperdendoli nel non voto: un caso unico negli ultimi due decenni in l’occidente , dove non è difficile verificare che i maggiori partiti d’opposizione i consensi li guadagnano, in qualsiasi paese.
Non c’è da sperare, in Italia, in un risveglio alla realtà da parte di minuscoli gruppi sociali che non condividono nessuno dei problemi affrontati dalle persone comuni e che hanno tale sentimento di orgogliosa separatezza dalla popolazione (composta da pensionati, studenti, immigrati, professionisti) da permettersi di rispondere alla richiesta maggioritaria di eliminazione di una legge elettorale in cui i partiti autonominano i propri eletti con l’elaborazione di una nuova legge elettorale che intende sbarrare la strada ai partiti che hanno guadagnato consensi nelle ultime elezioni amministrative ricorrendo allo stratagemma di elevare la soglia di ingresso alla camera e soprattutto al senato in modo da escludere milioni di voti, anche se comincia realisticamente ad essere possibile che qualcuno dei partiti che cerca questa soluzione finisca al di sotto di queste soglie a sua volta (si vedano i risultati di elezioni regionali e cittadine di Puglia, Napoli, Milano, Cagliari, dove i cittadini hanno messo una pietra tombale sulle pretese di forze non rappresentative ed ormai minoritarie al di fuori da pochi palazzi).
Quello che si può sperare e per cui occorre adoperarsi è che le popolazioni dell’Unione Europea, in particolare gli abitanti degli stati più gravemente arretrati in fatto di tutele sociali, partecipazione democratica, integrazione dell’immigrazione (l’Italia è uno di questi) non perdano tempo in anacronistiche guerre tra poveri, tra pensionati ed immigrati, studenti e lavoratori, operai e precari, si lascino alle spalle le false soluzioni proposte dal liberismo (di cui la crisi è l’effetto) e dalle varie leghe xenofobe (che esistono appositamente per fare da alibi e da scudo al liberismo responsabile dei disastri sociali), perchè il ruolo della sinistra non è quello di essere un simulacro di opposizione assimilato al conservatorismo e al capitalismo selvaggio, progressismo non è costruire una opposizione perdente che piace alla destra: la sinistra deve interpretare le idee di quella maggioranza europea che vuole apertura, innovazione, multiculturalità, lavoro, ecosostenibilità e che intende affrontare direttamente le ingiustizie sociali.
Aldo Ciummo

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Tilt con la Fiom: “in nome dell’austerità si ipoteca anche il futuro”

All’assemblea della Fiom a Bologna è intervenuta l’associazione della sinistra diffusa “Tilt” che riunisce giovani appartenenti a diverse forze progressiste ed alla società civile

di  Aldo Ciummo 

Un futuro di diritti, che il presente ingombro di dogmi ultraliberisti e conservatori riciclati dalle fallimentari esperienze finanziarie globali degli ultimi due decenni sembra avere archiviato, è invece la domanda che proviene dal paese reale, difficilmente rappresentato dagli studi sulle curve quotidiane dello spread che sembra essere l’unica passione della destra tecnica che governa oggi l’Italia.

La destra tecnica dei Monti, Fornero, della noia del lavoro e della sfortuna dello studio, propone ed impone a tamburo battente ricette che in Portogallo hanno raddoppiato in un anno il debito ed incrementato la mortalità tra i pazienti della spesa sanitaria pubblica tagliata con l’accetta ed in Grecia hanno portato il paese nelle condizioni conosciute, a cui anche l’Italia comincia per gradi ad assuefarsi.

Sono trascorsi soltanto pochi mesi dal passaggio, comprensibilmente indolore, dalla destra populista delle campagne mediatiche contro la cultura dei diritti e del lavoro ad una destra tecnica dei fatti quotidiani contro contro un assetto democratico fondato anche sulla partecipazione sostanziale alle opportunità di istruzione, lavoro, autonomia e partecipazione di tutte le parti della popolazione.

Tilt è una associazione a cui appartengono ragazzi di diversi partiti di sinistra, studenti, lavoratori, immigrati, precari, il cui orientamento comune è il rifiuto di una logica distorta, che vorrebbe mettere l’operaio che difende le conquiste realizzate nei decenni e lo studente che vede l’assetto attuale della società cercare di prevenire in anticipo la sua libertà e la sua autonomia attraverso la negazione dei diritti allo studio ed alla formazione, la stessa logica distorta che attraverso le televisioni e le campagne stampa dei governi Berlusconi e Monti ha cercato in questi anni di mettere precari contro immigrati.

Difendere l’articolo 18 e condividere il percorso della Fiom in questo senso, unitamente a sottolineare il valore della sua difesa della dignità ed espressione dei lavoratori nei luoghi di produzione, significa promuovere il diritto di tutti quei giovani che sono spesso cittadini di serie B a causa di un debito creato da altri (impoverendo anziani e adulti) solo per approdare ad una crisi di sistema che dovrebbe diventare finalmente il punto di partenza per cambiare le cose e non per riproporre i soliti dogmi neoliberisti e conservatori di destra che hanno rovinato intere società, da un lato e dall’altro dell’Atlantico.

Nello stesso modo, per i lavoratori ed i professionisti dei luoghi di produzione e del malconcio sistema imprenditoriale italiano, indebolito dalla impossibilità di espandere o conservare i consumi da parte del sessanta per cento della popolazione, condividere il percorso di quanti oggi iniziano il liceo o un istituto professionale con la sicurezza di non potersi iscrivere all’università (o di poter scegliere di farlo soltanto per approdare a maggiori disagi al termine del proprio impegno) significa tutelare i propri diritti, salvaguardandoli dalla concorrenza certa di una riserva di “stranieri in patria”, nati con una cittadinanza formale ma costretti dall’assenza di tutele minime e di prospettive civili a concorrere al ribasso nel mondo del lavoro con anziani esodati che gli studiosi dello spread considerano un ingombro.

I sindacati italiani sono stati la forza che ha impedito alle resistenze alla modernizzazione (da parte di gruppi che hanno sempre cercato di fare dell’Italia un terreno di sperimentazione di forme autoritarie di capitalismo) di trattenere indietro l’Italia: Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Fiom, la Fiom più di altri e pagando prezzi maggiori, hanno consentito al paese di trasformare il testo della sua Costituzione, una delle più complete in fatto di diritti sociali, in qualcosa di vissuto veramente nella consapevolezza dei diritti propri e dei diritti altrui, motivo per cui i sindacati, specialmente quelli di sinistra, hanno difeso giustamente sia italiani che nuovi cittadini sui luoghi di lavoro, coscienti del fatto che salvaguardare la dignità degli altri significa lottare concretamente per la propria.

E’ importante che questa solidarietà tra componenti diverse della vera sinistra, che non accetta il razzismo e non accetta lo smantellamento della Costituzione nata dalla Resistenza, non cambi e anzi trovi adesso nella rinnovata ostinazione dei ragazzi, studenti, immigrati, precari, professionisti a non accettare un futuro a due corsie (per la maggior parte della popolazione da una parte e per i figli dei tecnici dall’altra) il collante per una opposizione sociale ai programmi di concentrazione delle opportunità e delle risorse che il Centrodestra ha confusamente portato avanti per venti anni e che la destra tecnica sta finalizzando con efficienza scientifica e con profitto, avvantaggiandosi cinicamente del disorientamento creato dalla crisi economica e dalle speculazioni finanziarie che l’hanno creata.

Per questo Tilt ha sottolineato a Bologna e sta evidenziando in tutta Italia che i tecnici e la destra non devono arrogarsi il diritto di togliere tutele ai lavoratori ed ai disoccupati, agli immigrati ed ai pensionati, permettendosi, vergognosamente, di farlo in nome di generazioni di studenti e di ragazzi che non conoscono e di cui attaccano i diritti definanziando la scuola, la ricerca e la formazione.

Per gli stessi motivi, la parte della popolazione nata quando ormai l’Unione Europea nel senso attuale del termine era già stata costruita e il suo Parlamento era ormai votato dai cittadini sa che questa Unione Europea non può dirsi compiuta, se le garanzie sociali scritte nel manifesto di Ventotene non vengono difese dai cittadini europei attraverso la partecipazione politica quotidiana. Vicino alla lotta per la tutela dei diritti dei lavoratori più attaccati oggi c’è la promozione di strumenti come il welfare universalistico in Europa, che incontrano un solo ostacolo nel divario di patrimoni e opportunità in Europa, in maniera particolarmente accentuata in Italia.

Professionisti, precari, immigrati devono collaborare con i lavoratori delle industrie e con i disoccupati se vogliono fronteggiare quel mondo composto da concentrazioni patrimoniali, mediatiche, politiche (aggravatesi con la legge elettorale che consente alle dirigenze di autonominarsi nelle elezioni), che sta aggredendo da un nuovo ventennio a questa parte, le fasce più deboli e produttive della popolazione con una vera e propria lotta di classe alla rovescia. Tilt rappresenta soltanto una delle realtà della sinistra italiana e dell’opposizione alla destra populista dei Berlusconi e dei Bossi ed a quella destra tecnica che ne è la continuazione scientifica.

L’interesse dell’esperienza di Tilt risiede nella collaborazione di ragazzi di diversi partiti di sinistra e di non iscritti ai partiti, anche in considerazione della costante consegna alla destra del paese che è stata causata da una litigiosità tra gruppi di orientamento di sinistra incomprensibile per chiunque ritenga prioritario portare avanti politiche progressiste, rispetto all’elezione di un esponente o di un altro, evidentemente più importante per tutte quelle liste che a turno hanno anteposto a tutto l’esigenza di lucidare vecchi simboli sconosciuti alla maggior parte dell’elettorato.

Per queste ragioni Tilt e le altre forze di sinistra che di tale non hanno conservato soltanto il nome sono state in piazza a Bologna e sono in strada in Italia per affermare con iniziative concrete che la logica del “si salvi chi può”, promossa cinicamente dai tecnici della destra per frammentare il mondo del lavoro dividendolo da quello del precariato e spezzando l’uno e l’altro in partite iva, ricercatori e altro ancora non deve interessare tutti coloro i cui diritti sono sotto attacco in questo momento e che perciò debbono preoccuparsi di proporre un modello diverso di paese e di Europa.  

 

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Strasburgo al lavoro

 

La sessione plenaria al Parlamento Europeo dal 12 al 15 settembre 2011

di   Aldo Ciummo

 Il Parlamento Europeo a settembre torna al lavoro su temi molto attuali come Frontex e il controllo delle frontiere, al centro delle cronache a seguito dei sommovimenti delle sponde sud ed est del Mediterraneo oppure l’Energia e le regole che impongono all’industria di condividere parte delle informazioni rilevanti in questo campo strategico per l’autonomia dell’Europa.

Tiene banco logicamente anche la crisi dell’Eurozona e altri temi ad essa legati, come la posizione del Consiglio sul bilancio 2012, e le iniziative dell’Unione Europea sui problemi registrati in Libia, in Siria e nell’Africa dell’Est. E’ molto atteso l’intervento del Presidente polacco in Plenaria (Varsavia ha la presidenza questo semestre).

Altri argomenti importanti sono il controllo sulle trivellazioni offshore e le norme ambientali, l’impegno contro la corruzione nei paesi UE, i diritti dei cittadini, l’ambiente e la commissione petizioni, la mediazione in cause civili e le nuove regole europee per garantire un risparmio in materia ai cittadini.

Lungi dall’essere il mostro tecnocratico che una produzione letteraria costantemente alimentata da classi dirigenti molto più direttamente impegnate nella produzione di debito dipingono, l’Unione Europea continua ad essere un meccanismo, politicamente debole sì e scarsamente vicino a grandi porzioni della sua popolazione pure, ma perlomeno in grado di permettere un travaso non indifferente di risorse da nazioni con i conti in ordine (la cui opinione pubblica inizia comprensibilmente a dare segni di preoccupazione) a paesi che destinano indirettamente all’acquisto di giocatori fondi altrui che dovrebbero essere destinati all’ambiente.

Su queste pagine web ripetiamo volentieri quindi che la crisi sarà un pò meno in grado di nuocere sia alle imprese che al famoso uomo della strada il giorno in cui gli stati più responsabili e (fortunatamente) dotati di maggior peso in Europa riusciranno ad imporre regole coattive, che siano tese non certo a manovre inique dal punto di vista della distribuzione delle risorse (quelle le hanno approvate gli stati nazionali, specialmente alcuni, si veda l’Italia) ma a raggiungere se necessario con sanzioni e sentenze un effettivo ottenimento del rispetto di paramentri comuni (anche di standard civili).

Le richieste che cominciano a sollevarsi dai maggiori stati fondatori, valga per tutte un maggior controllo di come i fondi concessi vengono spesi, vanno nella direzione giusta: è ormai visibile quali risultati scadenti abbia prodotto l’autoattribuzione, da parte di paesi irregolari, di presunte eccezionalità che dovevano permettere di cavarsela sempre senza sforzi, tanto che tre di questi stati nazionali, in area euromediterranea, sono diventati esplicitamente una eurozavorra.

Governo Europeo, meglio tardi che mai

Coordinamento effettivo dei paesi componenti la UE, capacità di influenzare coattivamente gli stati, risorse dalle transazioni: a iniziare prima si sarebbero evitati parecchi danni

di   Aldo Ciummo

 La paura fa novanta davanti alla prospettiva di vedere ancora stati che raccontano ai loro cittadini che va tutto bene e poi si vedono imporre manovre obbligate dall’aver rimandato riforme e iniziative per anni se non per decenni: Nicolas Sarkozy e Angela Merkel chiedono un vero governo economico per la UE, in particolare per la zona euro che dovrebbe gestire sè stessa riunendosi in maniera più stabile ed efficace.

Italia e Spagna come è noto non sono Portogallo e Grecia, trovare sorprese nei conti a Roma significherebbe spargere guai grossi in tutto il continente. La Germania ha potuto fare tanto ma non può fare tutto, come dimostra la frenata della sua economia, non estranea alla consapevolezza internazionale che su Berlino grava l’incombenza di garantire per i debiti di tutti, inclusi alcuni che negli ultimi anni hanno dato poche prove di responsabilità.

Germania e Francia hanno proposto come presidente stabile di questo eurogruppo rafforzato da compiti effettivi di governo economico Herman Van Rompuy, attuale presidente del Consiglio Europeo e hanno chiesto di inserire nella Costituzione europea un vincolo che obblighi a raggiungere il pareggio di bilancio. Una richiesta che non è un sopruso tecnocratico verso i paesi che hanno dei debiti da pagare ma una tutela verso quelle nazioni che stanno pagando già troppi debiti degli altri.

Volere che questo avvenga a partire dal prossimo anno significa difendere l’Europa da comportamenti distruttivi. L’elaborazione e l’applicazione delle manovre che rendono possibile avvicinarsi al pareggio di bilancio non riguarda affatto l’imposizione di regole da parte della BCE e dell’Unione Europea, dipinte con tinte romanzesche come entità distanti e aggressive da alcuni gruppi folcloristici rappresentati in Parlamento in Italia, difatti è tutta interna al Governo la scelta che vorrebbe togliere appena l’uno per cento ai capitali recentemente coperti da scudo fiscale, mentre i comuni cittadini saranno molto presto in grado di sperimentare che a loro viene tolto qualcosa di più in percentuale, tra imposte indirette e tagli ai servizi.

Quanto alla Tobin Tax, che è costata etichette di sovversione e di ingenuità a tutti quelli che la proponevano in tempi in cui al liberismo estremo non si potevano nemmeno accennare critiche, adesso i rappresentanti degli stati fondanti dell’Europa affermano giustamente che è uno dei mezzi per fermare la corsa alla speculazione e per restituire ragionevolmente una minimale parte dei suoi profitti a stati (e quindi società) duramente colpiti da questa.

Parlamento Europeo: più controllo sui derivati

In luglio sono state avanzate più proposte per tutelare i consumatori e gli investitori nell’attuale mercato finanziario

Il commercio dei derivati, un ambito difficile per il piccolo investitore e spesso non tanto facile neppure per i maggiori: il Parlamento Europeo se ne è occupato nel mese appena concluso. L’obiettivo, ora al centro di negoziati con gli stati componenti, è quello di ridurre le pratiche speculative legate alle vendite allo scoperto e avviare efficienti sistemi di indennizzo. Già si è parlato delle richieste di Olle Schmidt che rappresenta il gruppo ALDE (Liberali) per favorire le richieste di risarcimento giustificate dai cosidetti “cattivi consigli”. Purtroppo però gli europarlamentari hanno lasciato esiguo il tetto previsto.

Pascal Canfin dei Verdi (Verdi/Alleanza Libera Europea, Francia) ha inserito nella relazione sulle vendite allo scoperto una richiesta a risolvere le posizioni scoperte entro la fine di ogni giornata di negoziazione (una posizione tesa a regolare le vendite allo scoperto) e una limitazione all’acquisto di contratti di CDS (Credit Default Swap) ai proprietari di titoli di stato equivalenti (in sintesi un soggetto non dovrebbe poter vendere obbligazioni della Grecia su un tavolo e contemporaneamente poter giocare con i titoli del debito). Si registrano per la verità operazioni di dubbia coerenza da parte della politica europea, perchè se da una parte si rafforzano alcune norme sulle multe da applicare, dall’altra si diradano i controlli sulle vendite a breve termine.

Warner Langen (PPE, Germania) ha elaborato il testo sui prodotti derivati negoziati fuori borsa, mirando in sintesi a raggiungere una maggiore trasparenza nel mercato di questo tipo di prodotti finanziari, che prevedono rischi notevoli nei casi in cui qualcuna delle parti è insolvente.

Un ruolo importante lo avrà l’Autorità Europea di Sicurezza e di Mercato (ESMA). La caratteristica principale di prodotti derivati negoziati come gli OTC oggi infatti è che di fatto non sono soggetti a legislazioni ulteriori oltre quella che regola lo scambio tra le parti contraenti. Mentre è ben noto che le conseguenze delle distorsioni del mercato in Europa spesso sono collettive.

Gli investimenti UE per la futura crescita

 

Giugno si è chiuso con l’impegno della Commissione Europea su alcuni punti fondamentali come sviluppo e formazione: anche il Parlamento Europeo è impegnato nella definizione di linee guida che peseranno sui cambiamenti nelle regioni della UE

di    Aldo Ciummo

Se si chiede dove va l’Europa forse il modo migliore per iniziare a cercare risposte è guardare dove investe: una caratteristica del bilancio Ue è che contemporaneamente è esiguo rispetto al reddito lordo dei cittadini dei ventisette ma significativo rispetto ai settori di cui l’Europa deve occuparsi senza le uscite fisse tipiche dello stato nazionale (controllo del territorio, spesa pensionistica e le altre voci ad oggi coperte soprattutto o unicamente dagli stati).

La dotazione finanziaria comunitaria è importante in particolare nei confronti di quelle regioni dove interventi e sostegni mirati servono a riequilibrare situazioni di svantaggio o di mancato collegamento rispetto alla comunità nel suo complesso e perciò ad assicurare la competitività europea nel suo insieme.

Dal 29 giugno sappiamo che il bilancio pluriennale per il periodo 2014-2020 presenta, tra le innovazioni rilevanti, il Meccanismo per collegare l’Europa, dedicato a progetti transnazionali nel campo dell’energia, dei trasporti, delle tecnologie dell’informazione: il fine è consolidare il mercato interno.

Finanziamenti maggiori andranno alla ricerca ed alla innovazione, fondi anche destinati alle ultime generazioni, nel mirino della crisi economica globale in corso.

Per i prossimi sette anni si propongono 1025 miliardi di euro in stanziamenti di impegno (1,05%) del reddito nazionale lordo della UE) e 972, 2 miliardi di euro in stanziamenti di pagamento (1% del reddito nazionale lordo della UE).

Janusz Lewandowski, Commissario per la Programmazione Finanziaria ed il Bilancio, ha affermato che redistribuendo tra le priorità le risorse è possibile incoraggiare le infrastrutture transnazionali, la ricerca e lo sviluppo, l’istruzione e la cultura, con effetti positivi anche nelle relazioni con i vicini a Sud ed a Est della nostra Europa.

Dalla Norvegia 347 milioni di euro all’anno per lo sviluppo in Europa

Lo stato scandinavo non è membro della UE però fa parte dello Spazio Economico Europeo che comprende una porzione più ampia del continente ed è sempre più vicino anche alla comunità

 

Non giungono soltanto notizie negative in tempi ancora appannati dagli strascichi della crisi in occidente: come è noto in questi giorni la crescita in Germania traina novità di rilancio in tutta l’Unione Europea e anche nello Spazio Economico Europeo, che include i paesi non ancora entrati nella comunità, le iniziative in favore dello sviluppo si moltiplicano.

Il 29 luglio è stato firmato il nuovo accordo sul Meccanismo Finanziario dello Spazio Economico Europeo, nel quadro del quale Norvegia ed Unione Europea prevedono contributi finanziari per circa quindici miliardi di corone norvegesi riferiti al periodo che dal trascorso 2009 andrà fino al 2014.

Il Ministro degli Esteri Jonas Gahr Store ha chiarito che la somma verrà impiegata per ridurre la disparità economica e sociale in Europa. In diversa misura nei vari paesi interessati, tra i quali figurano Grecia, Spagna e Portogallo più gli stati di recente ingresso nella Ue, i fondi mireranno a ridurre la disoccupazione attraverso programmi particolari, nella consapevolezza che lo sviluppo comune non soltanto della Unione Europea, ma anche degli stati dello Spazio Economico Europeo dipende dall’equilibrio sociale di tutto il continente.

La Norvegia nel periodo previsto contribuirà all’insieme di programmi di sviluppo con tre miliardi di corone (circa 347 milioni di euro) ogni anno per ridurre le disparità sociali ed economiche nei dodici stati membri di recente ingresso nell’Unione Europea più Spagna, Portogallo e Grecia e per promuovere la cooperazione in Europa, in settori dove questi fondi possono segnare una differenza strategica per gli interessi norvegesi ed europei.

Il Ministro degli Esteri norvegese Jonas Stohre ha dichiarato che i contributi dello Spazio Economico Europeo (SEE) sono una scelta di rafforzamento della collaborazione con i nuovi membri della UE e con paesi che affrontano una congiuntura difficile, perchè al di là delle diverse istituzioni nelle quali si armonizzano le politiche continentali aiutare queste nazioni a combattere la disoccupazione è negli interessi della Norvegia e di tutta l’Europa. I programmi saranno presentati nel dettaglio a partire dagli inizi del 2011.

I progetti riguardano la protezione dell’ambiente e lo studio dei cambiamenti climatici, innovazioni per l’industria ed i servizi, salute e ricerca, istruzione e beni culturali, giustizia e società civile. Una prova di lungimiranza senz’altro edificante in tempi che vedono crescere in molte aree di Europa tendenze contrastanti di chiusura nazionale e perfino locale.

Aldo Ciummo