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Il Parlamento Svedese auspica finanze più stabili nella UE

 

Dopo la tenuta del sistema europeo di fronte alla crisi, in agenda c’è il rafforzamento dei regolamenti che evitano dispersione di risorse

La Commissione che si occupa di Affari Europei all’interno del Parlamento Svedese ha individuato una serie di nodi al centro delle criticità della situazione economica europea. All’interno della comunità UE esistono competenze sovrapposte, portate avanti da organizzazioni importanti che si occupano delle regioni e degli affari sociali ma le cui ingenti risorse devono essere rigorosamente indirizzate verso gli obiettivi dell’Unione Europea per non tradursi in significative perdite.

Il bilancio, argomentano qualificati esponenti del Parlamento Svedese come Anna Kinnberg Batra, non potrà sottrarsi alle pressioni che ne esigono una ristrutturazione, nè nei comparti tradizionalmente più “pesanti” come l’agricoltura, nè in quel gigante che sta diventando l’amministrazione delle varie istituzioni europee. Difatti, i princìpi di sussidiarietà impongono che lo sforzo organizzativo supplementare rispetto agli stati ed alle regioni sia diretto a completare, senza duplicazioni, le azioni necessarie allo sviluppo in Europa.

Lo stesso Parlamento Europeo, tenuto conto di tutte le sue spese, comprendenti i viaggi di lavoro, costa più di duecento milioni di euro all’anno, un peso economico evidente a fronte di un panorama di crisi spesso insostenibile per la popolazione delle aree più colpite da disoccupazione e declino imprenditoriale. Il costo non dissimile di altri organismi europei che sono anche privi di poteri legislativi indica il nocciolo del problema e cioè un investimento delle risorse a volte sganciato dalla realizzazione misurabile di obiettivi.

Una possibile soluzione, individuata dai deputati svedesi, è un approccio più rigoroso al bilancio a cominciare dai singoli stati, ma associato ad un regolamento dei sussidi, troppo spesso uniformemente distribuiti oggi in Europa e che finiscono in questo modo per non raggiungere nemmeno gli scopi più immediati di solidarietà comunitario.

Lo sviluppo sociale è realizzabile soltanto in condizioni di obiettività di valutazione delle azioni corrette intraprese e dei bisogni effettivi, in equilibrio nelle varie aree geografiche. Per questo sia la coalizione moderata guidata da Reinfeldt che le opposizioni sostengono nella UE ed in Svezia politiche economiche realistiche.

Aldo Ciummo

Svezia, Maud Oloffson per una ristrutturazione del settore energetico

 

Si affaccia in Svezia l’ipotesi di una parziale privatizzazione della compagnia Vattenfall

Maud Oloffson, la quale è Ministro dell’Energia oltre che leader del Partito di Centro, si dichiara favorevole ad una parziale privatizzazione del gigante dell’energia Vattenfall, una operazione capace di generare dieci milioni di corone.

L’obiettivo della scelta ipotizzata è l’investimento in una nuova compagnia, Framtidsenergi  AB (Energia Futura) destinata ad investire in nuove soluzioni per l’energia e scommettere sull’occupazione ecosostenibile in collaborazione con il settore privato. Maud Olofsson lo ha scritto ieri nel Dagens Nyheter, importante testata svedese.

Il Ministro dell’Impresa, Energia e Comunicazione ha anche affermato che la Svezia ha potenzialità ancora maggiori di quelle attuali e che queste possono essere liberate se i capitali accettano sfide più significative.

Le nuove tecnologie e le produzioni sostenibili per l’ambiente assieme ai crescenti investimenti esteri possono essere apripista di questo processo di innovazione che troverebbe terreno fertile in uno dei paesi più competitivi e avanzato nella ricerca.

Maud Oloffson ha spiegato che per arrivare ad una parziale privatizzazione di Vattenfall occorre che lo stato svedese mantenga comunque il controllo delle risorse idroelettriche del paese e che parte dei profitti sia reinvestita nel Norrland, regione che allo sviluppo del settore ha dato un grande contributo.

Aldo Ciummo