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A Roma “La storia negata” della libertà italiana

Immagine d'epoca: arditi del popolo e resistenti non accettarono un senso comune che sostenuto da un consenso propagandistico e dall'oscuramento delle opposizioni attaccava i diritti e le regole della convivenza

di   Aldo Ciummo

C’è in Italia una storia sempre più negata, diradata attraverso la sua banalizzazione nel senso comune, contraddetta dall’esplicita estraneità delle attuali pratiche di governo ai princìpi che ispirarono quella vicenda e sommersa dalla riemersione massiccia, nello stivale compresso dalla crisi economica e dalle diffidenze spinte dai media verso diverse fasce di cittadini.

Questa storia è la nostra, è la vicenda dell’Europa che spezzava la morsa del fascismo, della dignità di operai, studenti, emigranti, italiani, tedeschi, francesi che riconquistava spazio respingendo l’illusione militarista, è soprattutto la realtà dell’Italia odierna dove se ci sono le famose libertà (per quanto sempre più libertà private di pochi iper-garantiti che ancora elaborano a ritmi industriali leggi per autogarantirsi) questo è stato dovuto al fatto che la gente ha lottato.

La democrazia non è stata dovuta alla difesa ad oltranza dei dogmi ecclesiastici, che aveva anzi prodotto i pregiudizi poi divenuti razziali, nè allo scambiare la libertà di impresa con il diritto al monopolio, disfunzionale alla concorrenza (ed al liberalismo politico) e che da sedici anni a questa parte straordinariamente sembra essere tornato in auge in un paese come l’Italia. I diritti costruiti per tutti dagli attivisti per il voto esteso a tutti i cittadini, ottenuti dai sindacalisti impegnati per il raggiungimento di una effettiva cittadinanza per ognuno, difesi dall’Arditismo che rappresentò la resistenza armata allo squadrismo, poi portati fino a noi dal dissenso, dai partigiani e dai costituenti non sono regali garantiti per sempre.

L’accentramento dei poteri prima economici e mediatici, poi istituzionali, l’uso politico della diffidenza verso la diversità, la compressione dei diritti sostenuta dalla criminalizzazione di fasce di cittadini, la svendita del lavoro permessa dall’indebolimento del dissenso: questi sono altrettanti elementi che riducono la libertà prima di soggetti percepiti come svantaggiati e poi di tutti gli altri.

L’incontro che si svolgerà a Roma oggi pomeriggio alle 17.00 a via Niccolò Odero 13 è dedicato proprio a questo, a questa “Storia negata” ed all’uso politico che del revisionismo si è fatto (e che hanno portato avanti anche coloro che oggi si trovano a doversi rendere conto degli effetti che la pressione mediatica a senso unico ha creato in Italia, dato che neppure a loro nelle strutture che hanno contribuito a rafforzare è garantito il diritto al dissenso tipico dei sistemi parlamentari occidentali, almeno in genere.)

Interverranno nella giornata di oggi Massimo Rendina, Aldo Pavia, Angelo del Boca, Nicola Tranfaglia, Alessandro Portelli e Davide Conti. Parteciperanno l’Aned, l’associazione culturale “La lotta continua”, l’Anpi, il CSOA la strada.

PUNTO DI VISTA|Il grido rauco dei nostri nonni

Una riflessione su di noi, sul futuro e su quello che i giovani di oggi dovrebbero fare. Con uno sguardo sempre attento ai nostri avi

di Elisa Palagi

Il primo maggio, dopo il 25 aprile, per pensare profondamente alla libert, alla giustizia sociale, ai diritti antichi e nuovi. Due occasioni in cui constatiamo la forza dei nostri novantenni, fisiologicamente indeboliti ma forti nella morale, saldi nelle idee, lucidi e chiari nell’espressione del disagio di oggi. Dai palchi delle feste per la liberazione e dei lavoratori i vecchi partigiani ci parlano delle politiche perverse per gl’immigrati, dei rischi sempre più pressanti di autoritarismo, della difficile situazione economica di tante famiglie, del precariato…

Mi chiedo quale sia, a questo punto, il nostro ruolo sociale. Noi trentenni di oggi, poco allenati alla vita, sogni offuscati e pensiero incerto, pieni di dubbi sul futuro, incapaci di realizzare i nostri progetti e far valere le nostre istanze, di prendere in mano le redini del nostro mondo. Ci affanniamo per mantenere un buono stile di vita, i nostri bisogni sono tarati sulla società del benessere, noi “che i nostri genitori non ci hanno fatto mancare niente”. Ma, ripeto, qual è il nostro ruolo? Non sarebbe l’ora di riorganizzarci, di affermarci, di farci sentire?

Il successo professionale, purtroppo, ci è spesso negato, il lavoro c’è oggi e domani se ne va, cambiano i colleghi, cambia la città, cambia continuamente la prospettiva. Non certo possiamo serenamente decidere di avere dei figli! Dovremmo appoggiare anche loro sulle spalle dei nostri nonni, per la parte economica e non solo. Ecco di nuovo i novantenni, partiti da niente e arrivati lontano, con una vita piena, di sacrifici ma anche di possibilità, di lotta sensata, di condivisione e di gioie conquistate.

Dove ci collochiamo noi, i trentenni, chi ci rappresenta, cosa ci accomuna, quale ideale ci spinge verso dove? Noi che abbiamo studiato, scritto, collaborato, viaggiato, sappiamo le lingue, abbiamo amici in tutto il mondo, che cosa facciamo? Sembriamo fantasmi, siamo adulti adagiati sulle generazioni passate, non siamo in grado di aggregarci, di rafforzarci, di escogitare soluzioni. I novantenni sì che hanno il polso della situazione e sono in grado di analizzarla lucidamente. La loro voce è ormai flebile, ma il loro grido risuona forte. Il volto è rugoso ma espressivo, le mani tremanti ma capaci di alzarsi al cielo.

Tra poco non ci saranno più i novantenni, i partigiani, i nostri nonni che così bene ci ricordano le nostre origini, dimostrando che la lotta dà i suoi frutti. Il pericolo è che quando se ne andranno loro, la nostra soglia di attenzione cali ulteriormente, e le nostre menti un po’ offuscate e spaesate si perdano. Il lavoro precario, la difficoltà nell’indipendenza economica, l’impossibilità di comprarci una casa o progettare una famiglia perseguendo uno scopo professionale, non deve farci addormentare. Dobbiamo vigilare, ravvivare la memoria, essere scattanti nel pensiero e pronti nell’azione, anche quando i nostri nonni non ci saranno più e avremo solo l’eco delle loro grida rauche.