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Alisa Del Re: “Gli ostacoli alla partecipazione femminile sono ancora alti”

 

Un luogo di lavoro: uffici, fabbriche, strade, i punti di riferimento dove la produzione materiale ed intellettuale, la mobilitazione sociale, l'associazionismo, le relazioni informali si sviluppano sono anche i punti di aggregazione dove la partecipazione nasce, prima ancora di strutturarsi nella politica e di essere organizzata nelle istituzioni. La situazione in questi luoghi è il termometro e la bussola della democrazia.

La docente di Politiche Sociali e Pari Opportunità all’Università di Padova, intervistata sull’evoluzione della democrazia in Italia ed in Europa in relazione al ruolo delle donne, ha contribuito al panorama che il sito sta tracciando riguardo i rapporti tra protagonismo femminile sul territorio e qualità della democrazia.

“Vedo un mancato riconoscimento del valore, sia in termini materiali che formali, della rilevanza del contributo che le donne potrebbero apportare nella vita pubblica se vi fossero spazi adeguati per la loro presenza” è l’opinione di Alisa Del Re, docente di Politiche Sociali e Pari Opportunità presso l’Università di Padova. Alisa Del Re ha ricordato come molte studiose hanno evidenziato che l’apporto relazionale informale (il care) assicurato dalle donne è alla base di uno sviluppo equilibrato della società.

“Questo è stato considerato per lungo tempo un ostacolo alla partecipazione femminile formale ed informale, perchè la vita democratica è stata analizzata sulla base del modello di partecipazione maschile – ha affermato la docente dell’Università di Padova – la cultura politica di un territorio dovrebbe essere esaminata in funzione delle possibilità di integrazione dei contributi di tutti i diversi componenti della società, ovviamente eliminando tutti gli ostacoli (anche interpretativi) che impediscono una effettiva partecipazione”.

Alisa Del Re ha aggiunto che una analisi portata avanti dal gruppo Choisir la cause des femmes (un gruppo di giuriste francesi presieduto dall’avvocato Gisèle Halimi) identifica come azione prioritaria per l’Unione Europea “la presa in conto di legislazioni più favorevoli alla libertà femminile per farle diventare l’indicazione comune per tutti gli stati”. Per la docente di Politiche Sociali e Pari Opportunità, c’è poco di democratico quando la metà della popolazione ha un salario inferiore per ragioni di sesso e dove, in Europa, complessivamente le rappresentanti sono il 30% del totale nella realtà politica.

“Io credo che gli ostacoli al protagonismo femminile, sia a livello locale che a livello nazionale, siano ancora alti, nonostante le donne dimostrino di essere preparate (alto livelli di studio) e capaci di affrontare praticamente problemi organizzativi e di espressione politica (nella maggior parte dei casi al di fuori dei partiti politici). Basti vedere a livello di espressione dei bisogni della popolazione l’alta e qualificata presenza femminile” sottolinea Alisa Del Re, citando a questo proposito il comitato No dal Molin di Vicenza, diretto da donne.

La docente di Politiche Sociali e Pari Opportunità non ritiene che i casi virtuosi siano esportabili da una parte all’altra dell’Europa e che esistano davvero isole felici, come si dice, ma nemmeno crede in una funzione “salvifica” dell’ingresso femminile negli organismi dirigenziali dei partiti, anche se pensa che una situazione paritaria negli organi elettivi porterebbe ad una ridefinizione positiva dell’agenda dei bisogni ammessa dalla politica.

Marco Almagisti sulla partecipazione femminile in politica: “una ricchezza per il capitale sociale dei territori”

La qualità della Democrazia in Italia Capitale Sociale e Politica. Marco Almagisti affronta dettagliatamente il problema dello scollamento tra strutture istituzionali e forme nelle quali la vita in comunità dei cittadini concretamente si sviluppa. Sintomo ulteriore di questo divario tra la realtà e il potere è a nostro parere il mancato riconoscimento della partecipazione femminile e del protagonismo femminile ai vertici delle organizzazioni, delle imprese e delle istituzioni sovraordinate rispetto ai livelli locali.

Il docente di Scienze Politiche all’Università di Padova ha studiato le pratiche che, eccedendo le regole base della democrazia per creare ulteriori legami civici, aumentano il “capitale sociale”, la qualità, di una democrazia. Gli ostacoli tradizionali alla partecipazione femminile nelle organizzazioni più influenti sono tra i sintomi dello scollamento tra attivismo crescente nella società e rigidità dei sistemi di potere, tema che ad un livello più ampio è affrontato da Almagisti, con una particolare attenzione al ruolo, in via di ridefinizione e di rilancio, assunto dai territori.

 

Al principio della nostra ricognizione sui rapporti tra partecipazione femminile e qualità della democrazia, ormai alcuni mesi fa, Marco Almagisti, autore del testo “La qualità della democrazia in Italia. Capitale Sociale e Politica”, ci ha detto che anche se le pratiche che eccedono in positivo le regole scritte che permettono alla società di funzionare sono processi legati alla storia delle singole comunità, le regole hanno un loro peso: nel caso della partecipazione femminile “uno degli elementi fondamentali è proprio la possibilità di accesso, se ci sono meno strumenti di welfare le opportunità diminuiscono”.

Almagisti è autore di molte ricerche sulle relazioni tra stato, partiti, associazioni e cittadini, indagini che approfondiscono soprattutto lo spazio vuoto che si è venuto a creare tra le organizzazioni politiche ed istituzionali ed il sapere sociale dei luoghi dove la vita dei cittadini si sviluppa, e sui tentativi di riempirlo che le comunità locali, le associazioni, gli studenti, i nuovi partiti locali, hanno messo in atto e stanno sperimentando.  Nell’intervista gli è stato fatto notare che uno dei segni più eclatanti dell’impermeabilità sviluppata dalle istituzioni è il ritardo rispetto all’ingresso di donne ai vertici delle organizzazioni, laddove nella società civile cresceva un protagonismo femminile che la arricchiva.

“Non soltanto i partiti ma anche le associazioni – ha risposto Almagisti – sono state ideate da maschi e pensate da uomini e questo ha delle conseguenze che si ripercuotono poi a livello superiore, nelle sedi dove si prendono le decisioni. A fronte comunque di strutture che si oppongono ai cambiamenti, si può affermare che nei territori, io guardo al Veneto, il potere di perpetuazione oligarchico è meno forte, abbiamo in Veneto varie amministrazioni in cui ai vertici ci sono donne e bisogna dire che lì c’è un approccio molto pragmatico e inclusivo ai problemi”.

Il Veneto e la Toscana sono al centro del libro edito da Carocci, Almagisti infatti trova nelle esperienze storiche (due casi di protagonismo dei territori prima dell’insorgenza del locale cui si è assistito dagli anni ’90 in poi, due laboratori di autogoverno a guida Dc in Veneto e Pc in Toscana) ed attuali (il partito territorio ed il sistema dell’impresa in Veneto, il peso dell’associazionismo con dna sociale in Toscana) esempi di ambienti dove l’attivismo degli abitanti organizzati in comunità cerca la propria forma istituzionale e il proprio raccordo con lo stato.

“E’ vero che sopratutto tra gli studenti le strutture caratterizzate in senso sessista finalmente sono superate, studenti, protagonisti delle nuove professioni, dell’autoimpresa, portano avanti un grande attivismo civico, perfino in piccoli centri come Trebaseleghe (Padova) a coordinare le iniziative civiche cui prende parte una buona fetta della popolazione sono spesso ragazze”. Allora quello che viene da chiedere a chi studia nel dettaglio i sistemi politici è se questi cambiamenti sono in grado di smuovere mutamenti molto più lenti nelle istituzioni centrali.

“Nell’ambito locale sì, mentre nel capoluogo, Treviso, si registravano problemi sull’esercizio del culto da parte di persone di religione diversa, a Villorba il sindaco ha dato la disponibilità a patto che le funzioni si svolgessero in lingua italiana. Liviana Scattolon, sindaco di Villorba, è della Lega, guardando invece ad un’ altra area politica si potrebbe menzionare Laura Puppato, sindaco di Montebelluna (Belluno), ha anche lei una politica di risoluzione dei problemi degli immigrati basata su una integrazione di fatto, ancora una volta approcci molto pragmatici, molto inclusivi”.

Anche alla luce del contributo di Almagisti, dedicato alla democrazia ma per noi del tutto in tema riguardo alla qualità della vita delle comunità del nostro territorio italiano ed europeo in fatto di partecipazione femminile, si potrebbe aggiungere che anche la novità regionale del Lazio, con una probabile presenza di candidature di donne da parte delle maggiori coalizioni, rappresenta una possibilità di ribaltamento della situazione, perchè il panorama nazionale è ancora molto bloccato da questo punto di vista e un segnale dal Lazio non sarebbe insignificante perchè si tratta di una regione – la regione di Roma – che ha un peso politico anche di carattere nazionale maggiore di molte altre.

Aldo Ciummo

POLITICA|Padova al ballottaggio. Una prova importante per il centrosinistra veneto

Decisive saranno le indicazioni di voto di Udc e Beppe Grillo

di Simone Di Stefano/Dazebao, l’informazione on-line

Archiviate le elezioni europee e gran parte di quelle amministrative restano da definire le sorti di quei comuni che andranno al ballottaggio. Sarà un altro banco di prova importante per verificare la tenuta del centrosinistra, soprattutto in quelle circoscrizioni dove si è andata esaurendo la spinta dei voti della coalizione e, gioco forza, si dovrà far leva sulle indicazioni delle liste escluse dal voto.

E se Bologna e Firenze sono storiche roccaforti rosse che rischiano ora di passare dall’altra parte, particolare attenzione merita anche il ballottaggio per la carica a sindaco di Padova.

Non sarà facile per la coalizione di centrosinistra uscire indenne in uno dei più grandi comuni del Veneto, dove a farla da padrone è il Pdl e la Lega. Seppur separati, alle europee i due partiti dell’attuale maggioranza al governo hanno totalizzato, nella circoscrizione nord orientale, più della metà dei seggi, trovando sulla loro strada soltanto l’opposizione del Pd. A Padova, tuttavia, si gioca in una situazione di sostanziale equilibrio, un bipartitismo perfetto che segna da un lato, con il 45,7%  delle preferenze, il sindaco uscente del Pd, Flavio Zanonato, dall’altra, con il 44,9%, l’esponente del centrodestra, Marco Marin, dentista ed ex olimpionico.
Nel comune patavino il dato percentuale premia su tutti il partito di Franceschini, che risulta essere il più votato (28,4%), seguito da Pdl (23,8%) e Lega (11%). A pesare dalla parte di Zanonato è stata la lista civica Padova con Zanonato, ma anche una coalizione formata da Idv, Sinistra per Padova, Prc, Pdci e Partito Socialista.
Cosa deciderà le sorti di questa importante piazza? Il ballottaggio dello scorso anno a Roma può servire da esempio. Alemanno scalzò Rutelli dal Campidoglio nonostante il candidato del Pd si presentava allo spareggio con una buona dose di vantaggio. A pesare a Padova potrebbero essere i voti degli elettori di Udc e Lista Grillo. La prima lista è il serbatoio più ampio con il 3,3% del totale, interlocutore privilegiato del Pd – così ha sostenuto Casini prima del voto del week end -, mentre lo showman anti-casta ha totalizzato l’1,1% delle preferenze. Difficilmente potrebbero far pendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra i voti delle liste della destra estremista, poco cospicui. Insomma, se ci sarà una forte affluenza, cosa tutta da verificare, il centrosinistra potrebbe approfittare dei voti di Pierferdi e di Beppe Grillo, mentre il Pdl ha già esaurito i jolly a disposizione.
La questione di Padova sarà l’ultimo tassello per il PD in tutto il Veneto. E in seno alla sezione veneta del Pd si apre la questione del rinnovamento, con un occhio particolare ai risultati delle europee. «Il nostro risultato qui è in linea con quello nazionale – ha spiegato il senatore e segretario regionale del Partito Democratico del Veneto, Paolo Giaretta – e certamente non ci può soddisfare perché restiamo poco sopra il 20%. È evidente che lo scontro PDL-Lega ha finito per monopolizzare la contesa, tuttavia bisognerà attendere i risultati delle amministrative. Il PD in molte realtà importanti ha tenuto anche sul voto delle europee».

«Non dobbiamo però trascurare un elemento – ha concluso il segretario regionale -. Dal voto di preferenza arriva alla dirigenza una forte richiesta di rinnovamento. Bisognerà tenerne conto con coraggio e con coerenza anche nella vita interna di partito».