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Sauli Ninisto nuovo presidente della Finlandia, Pekka Haavisto bene ad Helsinki e nelle Aland

Nel giorno principale del secondo turno l’affluenza cala a causa del maltempo, il Centrodestra vince ma la crescita dei Verdi è una novità

Il Centrodestra (Partito della Coalizione Nazionale), con Sauli Ninistö, ha vinto secondo turno delle presidenziali, (il 62,6 per cento dei consensi è andato infatti ai conservatori), mentre il verde Pekka Haavisto si è aggiudicato il 37,4 per cento dei consensi, un successo se si pensa che fino all’ estate scorsa il partito ambientalista Virheä Liitto, (parte minoritaria della grande coalizione che esclude i populisti euroscettici di destra “Veri Finlandesi” ed il Centro, partito perdente delle ultime elezioni politiche) era pesato intorno al cinque per cento del consenso.
Il primo marzo Sauli Ninistö diventerà presidente (dodicesimo a ricoprire tale incarico nella repubblica di Finlandia). Ninistö, a lungo Ministro delle Finanze con governi di grande coalizione nazionale e noto per aver ricoperto incarichi europei tra i quali la Vicepresidenza alla Banca Europea degli Investimenti, non ha conservato nelle votazioni vere e proprie il consenso che tre mesi fa gli prospettava una vittoria al primo turno, ma ha avuto la maggioranza in quattordici collegi elettorali su quindici, mentre Pekka Haavisto ha prevalso soltanto nel collegio delle isole Aland, arcipelago di lingua svedese.
Ad Helsinki il secondo turno è stato vinto da Sauli Ninistö ma solo con il 50,3 per cento dei voti: la capitale finlandese si conferma roccaforte del movimento ambientalista, che qui ha già in passato superato il venti per cento, ma che ora diventa davvero la forza guida dell’intera area progressista, in crisi dopo il progressivo slittamento al centro dei Socialdemocratici e l’inevitabile appannamento come liste alternative di tutti i partiti coinvolti nell’esecutivo di grande coalizione guidato dal Partito della Coalizione Nazionale (Kansallinen Kokoomus) con il Primo Ministro Jyrki Katainen, di cui anche i Verdi fanno parte.
L’affluenza, che in confronto alle precedenti elezioni presidenziali (secondo turno del 2006) era stata alta nelle consultazioni anticipate nella settimana, a causa del maltempo in Finlandia si è abbassata nel giorno principale di votazione, scendendo al 68,9 per cento (l’affluenza più bassa al secondo turno dal 1950 ad oggi). E’ da evidenziare il successo di un candidato e di un partito che hanno moltiplicato i propri voti nel primo turno, sconfiggendo partiti che avevano grandi seguito e mezzi (dal Centro ai Socialdemocratici), maggioritari nelle urne fino all’anno scorso e considerati poche settimane prima del voto in grado di arrivare al secondo turno.
L’outsider Pekka Haavisto, ambientalista ed attivista per i diritti umani, ha messo uno stop alle ambizioni della destra euroscettica, che aveva riscosso risultati considerevoli alle precedenti elezioni: la tendenza emersa dalle consultazioni presidenziali di questo inverno, con l’europeismo di Sauli Ninistö e l’ambientalismo di Pekka Haavisto, è il volgere al termine della stagione delle chiusure nazionaliste in Finlandia, con il rafforzamento dell’Europeismo e la grande crescita dell’Ambientalismo di sinistra, che potrebbe diventare adesso il punto di riferimento di una nuova alleanza progressista.
 Aldo Ciummo
 
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Sarà un ambientalista il prossimo presidente della Finlandia?

La Finlandia sceglie il presidente: Ninisto con il 37 per cento dei voti al primo turno e Haavisto con quasi il 19 per cento sono in pista al secondo turno

di    Aldo Ciummo
Al termine delle elezioni di domenica 22 gennaio, con le quali i finlandesi hanno votato per scegliere il Presidente della Repubblica dopo i due mandati della socialdemocratica Tarja Halonen, i giornali dei paesi limitrofi descrivono il voto come un referendum a favore della UE, scrivendo che la crisi economica e la tradizione di solidarietà e pragmatismo dei paesi nordici hanno archiviato le tentazioni xenofobe di partiti che non sono stati ammessi al governo.
Il Centrodestra di Sauli Ninistö (Partito della Coalizione Nazionale) ha vinto ma con il 37 per cento, meno delle previsioni che tre mesi fa lo volevano presidente al primo turno e significativamente al di sotto a di quelle che pochi giorni fa gli assegnavano  più del 40 per cento dei voti. Ninistö ed Haavisto, Centrodestra e Verdi, vanno al secondo turno il 5 febbraio. Ninistö rappresenta il Centrodestra moderato e liberale ed Haavisto è molto conosciuto per le sue iniziative a favore dei diritti umani a livello internazionale. Haavisto ha portato avanti per la UE i colloqui di pace in Sudan e diversi programmi ambientali dell’ONU in Iraq, Afghanistan, Kosovo, Romania, Liberia.
I partiti  di Centrosinistra che partecipano al governo di Jyrki Katainen (Governo di coalizione guidato dal Centrodestra) non hanno potuto presentarsi come forze di opposizione in una campagna elettorale come quella che si è svolta. Il candidato socialdemocratico Lipponen nei sondaggi non è arrivato al sette per cento, pur essendo stato il Primo Ministro più duraturo (dal 1995 al 2003) alla guida di due governi di coalizione e presidente del Parlamento (dal 2003-2007 durante il primo governo di Matti Vanhanen, rappresentante del partito di Centro all’epoca in coalizione con i Socialdemocratici, “Suomen Sosialidemokraattinen Puolue).
Timo Soini (Veri Finlandesi, “Perussuomalaiset”) è rimasto al 9,5 per cento, poco più degli ultimi sondaggi ma molto meno delle ultime elezioni. Fortunatamente, la cultura europeista che ha portato alla formazione di un governo di unità nazionale piuttosto che includere nel governo liste isolazioniste come i Veri Finlandesi sembra abbia già ridimensionando, oggi come in passato, una forza che presenta sfumature preoccupanti di chiusura, ad esempio in fatto di immigrazione. Ad Helsinki non sono novità nè nè le grandi coalizioni nè gli exploit elettorali effimeri tipici di stagioni euroscettiche.
Paavo Väyrynen, candidato del Partito del Centro (“Suomen Keskusta”), l’altro escluso dal governo e con qualche posizione euroscettica, sembrava l’unico che possa contendere il secondo posto ai Verdi ma con il 17,5 per cento è rimasto dietro ai Verdi quanto basta per concedere agli ambientalisti di passare al secondo turno. Väyrynen è stato Ministro fin dagli anni settanta, agli Esteri più volte, dal 1977 al 1982, dal 1983 al 1987 e dal 1991 al 1993. Il candidato del partito del Centro è rimasto nella sua linea di moderato euroscetticismo e di netto non allineamento (inclusa l’opposizione all’ingresso della Nato in tempi rapidi) e di buone relazioni con la Federazione Russa.
Sono cresciuti molto infatti gli ambientalisti (“Virheä Liitto”) guidati da Pekka Haavisto, arrivando al 18,8 per cento, in pratica già ad un quinto degli elettori. Haavisto è stato il primo ministro dei Verdi in un governo nazionale nel mondo, quando nel 1995 è entrato a far parte del governo Lipponen (coalizione a guida socialdemocratica), come Ministro dell’Ambiente dal 1995 al 1999.
Paavo Arhinmäki, candidato dell’Alleanza di Sinistra (Vasemmistoliitto) è andato bene tra i giovani, numericamente e socialmente importanti in Finlandia come in molti paesi vicini. Già nei sondaggi che precedevano le consultazioni elettorali il traino delle campagne antieuropeiste dei Veri Finlandesi pareva esaurito e il ribasso evidente dei movimenti euroscettici in questi anni comincia ad essere rispecchiato dalla vivacità dell’ altra parte dell’arco politico finlandese, con la definizione più chiara delle posizioni dei Verdi, ormai non più solo alternativi, e dell’Alleanza di Sinistra. Ma sono gli ambientalisti, I Verdi che affronteranno Sauli Ninisto, mentre ormai è finito l’ascendente degli euroscettici populisti di Timo Soini ed anche la presa dell’altro candidato abbastanza euroscettico, Paavo Väyrynen (Centro).
Il Centrodestra ha perso terreno rispetto ai sondaggi precedenti, mentre crescevano gli ambientalisti di Pekka Haavisto, (arrivati al 19%, con un guadagno di sette punti percentuali in pochi giorni). L’affluenza minore delle aspettative (72%) indica disaffezione alle proposte coincidenti con il Governo in carica (guidato dal partito di Sauli Ninistö, che esprime il Primo Ministro, Jyrki Katainen) mentre restano alla sua sinistra elettori che adesso vedono che Pekka Haavisto, ambientalista di governo (il suo partito fa parte della grande coalizione escludere gli euroscettici e i populisti di destra) può farcela se i cittadini orientati verso i socialdemocratici, la sinistra e i liberali al primo turno lo sceglieranno nel secondo, che si terrà il 5 febbraio.
Conferma la crisi dei Socialdemocratici il 6,7 per cento di Paavo Lipponen, ex Primo Ministro, si pensi che nel recente passato, dopo la lunghissima presidenza centrista di Urho Kekkonen negli anni ’60 e ’70, cioè dall’inizio degli anni ottanta ad oggi, i presidenti che si erano succeduti sono stati in seguito tutti socialdemocratici. Eva Biaudet (Partito degli Svedesi) al 2,7 e Sari Essayah (Critistianodemocratici) al 2,5 hanno fallito di fatto nelle elezioni presidenziali di domenica scorsa.
La carica di Presidente della Repubblica in Finlandia (Suomen Tasavallan Presidentti) sta vedendo a partire dalla riforma del 2000 una riduzione dei propri poteri, ma nella Costituzione Finlandese mantiene prerogative non indifferenti ad esempio in politica estera. La riforma costituzionale di poco più di un decennio fa ha smussato le possibilità di azione del presidente in materia di politiche europee, spostando progressivamente queste ultime nell’ambito della politica interna, che ricade sotto i poteri del Primo Ministro e del Governo.  Il ruolo del Presidente rimane centrale nella gestione della politica estera extraeuropea, con la capacità di influire su questioni centrali in Finlandia come i rapporti con la Federazione Russa e sul dibattuto ingresso di Helsinki nella Nato, tuttora improbabile nel breve e medio termine.
Quanto al favorito, Sauli Ninistö, il candidato del Partito della Coalizione Nazionale, Ninistö , ha ricoperto importanti cariche, è stato ad esempio Ministro delle Finanze dal 1996 al 2003, più a lungo di tutti i politici finlandesi, in governi di coalizione guidati dagli avversari socialdemocratici di Paavo Lipponen.  Il candidato del Partito della Coalizione Nazionale ha una vasta esperienza delle istituzioni europee e dei meccanismi economici europei. Sauli Ninistö è stato anche presidente del Parlamento unicamerale finlandese (Eduskunta) dal 2007 al 2011, durante i governi a guida centrista di Matti Vananhen (2007-2010) e di Mari Kiviniemi (2010-2011), di cui il Partito della Coalizione Nazionale faceva parte:  è identificato come un sostenitore dell’impresa e del rigore.
Paavo Arhimäki ha trentacinque anni, il programma del suo partito, l’Alleanza di Sinistra, include il rafforzamento della protezione sociale delle fasce sociali più deboli, più attenzione alle tematiche giovanili, difesa della laicità, sostegno alle unione civili anche tra coppie dello stesso sesso, protezione dell’ambiente. Arhinmaki e la lista che rappresenta sono contrari all’ingresso nella Nato e si oppongono ad una Unione Europea più chiusa.
Eva Biaudet è la candidata del Partito degli Svedesi (“Ruotsalainen Kansanpuolue”), una importante minoranza in Finlandia (dove anche lo svedese è lingua ufficiale), la sua lista ha una lunga storia, ha espresso personalità di governo in ruoli centrali in diversi decenni e differenti esecutivi, incluso l’attuale governo. Biaudet è il difensore dei diritti delle minoranze (Ombusdsman) in Finlandia e componente del forum dell’ONU sulle questioni indigene (in Finlandia c’è la comunità lappone): ha posizioni liberali.
Sari Essayah è la candidata dei Cristianodemocratici (“Kristillisdemokraatit”), europarlamentare dal 2009 e segretaria del partito dal 2007 al 2009. E’ contraria all’aborto e si oppone all’eventuale entrata della Finlandia della Nato. E’ nata da madre finlandese e padre marocchino ed è una sportiva (atletica) ha vinto premi mondiali ed europei. Il 5 febbraio occorrerà valutare a chi andranno i consensi di Lipponen e di Arhimaki (intorno al 6 o 7 per cento a testa) e i pochi punti percentuali di cristianodemocratici e partito degli svedesi. I progressisti di vario orientamento e gli indecisi che al primo turno pensavano non ci fosse modo di affrontare il Centrodestra potrebbero essere determinanti.
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Finlandia: “più cooperazione in Europa”

L’ex primo ministro Paavo Lipponen e attuale candidato alla presidenza della Repubblica per i Socialdemocratici chiede una maggiore cooperazione europea.

Paavo Lipponen, ex primo ministro e candidato dei Socialdemocratici finlandesi per la presidenza della Repubblica, ieri è intervenuto nel dibattito sulla Unione Europea, affermando che i paesi più piccoli sono quelli che hanno più da guadagnare da una Europa veramente unita di fronte alle crisi ed alle opportunità presentate dall’attuale contesto internazionale.  

Lipponen ha parlato anche delle difficoltà di armonizzare tutte le esigenze e dei rischi di influenza esclusiva delle nazioni che hanno maggiore peso. Il politico finlandese ha osservato che è facile abbandonare un progetto ma poi è difficile riportarlo in funzione e si è riferito proprio all’Europa, attraversata da scetticismi sulle capacità di tenere insieme realtà diverse ed affrontarne i problemi.

 La Finlandia ha mantenuto, durante i dibattiti sulle crisi europee, una posizione costruttiva pur ricercando ovviamente delle garanzie sulle modalità di utilizzo dei contributi che i paesi con un bilancio più equilibrato assegnano alle regioni in difficoltà.

Il risultato delle elezioni di aprile ha confermato una stragrande maggioranza europeista che infatti è stata alla base della formazione del nuovo governo. Durante le crisi economiche interne degli anni novanta, la Finlandia ha rimesso in moto la propria economia senza grandi interventi esterni e scommettendo con lungimiranza sui settori dell’istruzione e della ricerca.

Aldo Ciummo

Sauli Ninistö possibile prossimo presidente in Finlandia

 

Nelle elezioni per la Presidenza della Repubblica che si svolgeranno il prossimo inverno Sauli Ninistö è indicato dai sondaggi come il favorito

di  Aldo Ciummo

Sauli Ninistö, nome prestigioso del partito della Coalizione Nazionale (Centrodestra),  potrebbe contare se candidato per il Partito della Coalizione Nazionale (Centrodestra) su un sessanta per cento pieno di supporto popolare secondo diversi sondaggi, un consenso che potrebbe sfiorare l’ottanta per cento in un eventuale secondo turno.

L’outsider Timo Soini, autore del successo politico dei cosidetti Veri Finlandesi, una lista euroscettica e critica verso l’immigrazione, sarebbe votato in una elezione presidenziale dall’undici per cento, una quota rappresentativa dello scontento verso la UE di un settore marginale dell’elettorato, ma ulteriormente chiarificatrice del ruolo minoritario di posizioni di questo tipo nel paese.

Olli Rehn, esponente di rilievo del Centro, non peserebbe tanto nelle urne, nonostante la sua azione presso la UE, la sua porzione di voti si aggirerebbe intorno al nove per cento:  il partito della ex premier Mari Kiviniemi è quello che ha pagato nelle urne delle ultime consultazioni la scelta europeista, peraltro confermata complessivamente dall’elettorato, sia pure con il successo di un profilo più puntiglioso nel merito come quello di Jyrki Katainen, ieri alleato del Centro (di cui oggi però fa a meno nell’esecutivo) che assicura ai finlandesi un controllo oculato dei piani europei da parte della Coalizione Nazionale e dei Socialdemocratici oggi in coalizione con lui.

Non è  il momento dei Socialdemocratici come affidatari dei simboli rappresentativi della Finlandia, sempre stando ai sondaggi che pongono Eero Heinäluoma, personaggio di punta per la presidenza della repubblica secondo molti, poco sotto di Rehn, praticamente assieme a Pekka Haavisto dei Verdi e poco avanti rispetto  a Paavo Arhinmäki dell’Alleanza di Sinistra.

 Trascurabile il consenso oggi prevedibile per Cristiano Democratici e lista degli Svedesi che in Finlandia pur mantenendo sempre un certo supporto all’interno della propria area non lo hanno mai reso in qualche modo universale nel paese.

Sauli Ninistö ha lavorato a molte riforme promosse dal Partito della Coalizione Nazionale, assieme al Centro ed a Verdi e Svedesi, ricoprendo anche il ruolo di Presidente del Parlamento Finlandese, l’Eduskunta, annunciando già nella primavera del 2010 che non si sarebbe ricandidato nelle elezioni successive.

Votatissimo nelle elezioni politiche precedenti le ultime nel distretto di Uusima (il più popoloso del paese), è stato Ministro delle Finanze e Vicepresidente della Banca Europea per gli investimenti. Ninisto ha fatto parte anche di governi a guida socialdemocratica, quelli di Paavo Lipponen tra 1996 e 2003. I partiti indicheranno i candidati delle elezioni presidenziali del 22 gennaio 2012 questo autunno.

Tarja Halonen, la Presidente della Repubblica Finlandese in visita ufficiale in Italia

 

Oggi l’incontro con il Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, per sottolineare i forti rapporti tra i due paesi europei, il 9 visita a Lucca ed a Pisa
 
Il Presidente della Repubblica finlandese, Tarja Halonen, è in visita di Stato in Italia da ieri. Tarja Halonen sta esercitando il suo secondo mandato nel suo paese, dove il Capo di Stato resta in carica ogni volta sei anni. Tarja Halonen è stata già in Italia, per le Olimpiadi invernali di Torino, nel 2006, ma non si trovava in visita ufficiale, per cui la visita di questi giorni cadrà a 13 anni dall’ultimo vero e proprio viaggio ufficiale dell’allora presidente Martti Ahtisaari.

 Giorgio Napolitano ha già incontrato la presidente finlandese nel 2007 nella capitale della Lettonia Riga e nel 2008 a Graz (Austria) in occasione di riunioni informali di capi di stato europei. L’incontro a Roma assume una importanza particolare per il ruolo storico dei due paesi in Europa, laddove l’Italia è stato uno dei paesi fondatori nel 1957 ed è promotore dell’integrazione anche politica della Ue, mentre la Finlandia, fin dal suo ingresso nel 1995, ha apportato il suo impegno per l’estensione dei diritti nella comunità europea, oltre a svolgere un ruolo rilevante per la vicinanza ad entrambe le grandi aree europee, est ed ovest.

 In Finlandia il Presidente della Repubblica esercita il potere esecutivo insieme con il Governo in base alla Costituzione, fatto che ha portato al frequente impegno congiunto di Capo di Stato e Primo Ministro nelle questioni internazionali. Durante i due mandati di Tarja Halonen, il secondo dei quali è ancora in corso, i primi ministri finlandesi sono stati Paavo Lipponen, Anneli Jaatteenmaki, Matti Vanhanen. Attualmente il primo ministro in Finlandia è Mari Kiviniemi (appartente al partito di Centro).

La visita di Tarja Halonen ha un significativo peso culturale e difatti sarà accompagnata in Italia anche dal Ministro finlandese della Cultura e Sport, Stefan Wallin. Gli appuntamenti più importanti previsti sono l’incontro con il Presidente italiano Napolitano al Qurinale il 7 settembre, l’incontro all’Accademia dei Lincei l’8 settembre a Roma, dove ci sarà anche l’ambasciatore finlandese in Italia, Pauli Makela e le tappe a Lucca e Pisa, dove il 9 settembre Tarja Halonen visiterà la Scuola Normale Superiore ed incontrerà le autorità locali.

L’Italia occupa ormai stabilmente tra il decimo ed il nono posto tra i partner commerciali più importanti della Finlandia.  Lo stato nordico esporta nello stivale soprattutto prodotti della trasformazione del legno e dei metalli, mentre l’Italia esporta verso lo stato finnico principalmente mezzi di trasporto e macchinari. Dall’adesione finnica alla Ue (nel 1995) fino ad oggi i rapporti e gli scambi tra i due paesi sono costantemente aumentati e migliorati.

Nel 2009 gli investimenti diretti in Italia ammontavano a 131 milioni di euro, gli investimenti diretti italiani in finlandia 384 milioni e sempre nel 2009 la bilancia commerciale ha registrato un surplus di 120 milioni di euro a favore della Finlandia. L’Italia è l’undicesimo mercato di esportazioni per la nazione nordica.

Per quanto riguarda gli scambi culturali, l’Institutum Romanum Finlandiae che opera dal 1954 a Villa Lante, al Gianicolo, promuove da più di mezzo secolo una prestigiosa cooperazione scientifica, archeologica e di ricerca con le realtà italiane, così come l’Istituto Italiano di Cultura fin dal 1942 opera ad Helsinki per far conoscere la cultura italiana nel paese finnico.

 La visita di Tarja Halonen suscita interesse anche per il fatto che il Presidente Finlandese incarna il livello di garanzia dei diritti raggiunti nello stato finnico, avendo lavorato a lungo in passato anche in associazioni ed organizzazioni impegnate nella lotta alle discriminazioni e nella promozione dei diritti delle donne.

Attualmente in Finlandia è una donna anche il Primo Ministro, Mari Kiviniemi, appartenente al Partito del Centro (Suomen Keskusta) e il principale partito dell’opposizione, da cui proviene Tarja Halonen, il Partito Socialdemocratico della Finlandia (Suomen Sosialdemokraattinen Puolue, SDP) è rappresentato a sua volta da una donna, Jutta Pauliina Urpilainen.
 
Aldo Ciummo

Finlandia. Sauli Ninisto non sarà nel prossimo parlamento

 

L’uomo politico appartiene al partito National Coalition Party, operando in pieno accordo con quest’ultimo ha lavorato a molte riforme, ma non si ricandiderà per la prossima legislatura

 Il presidente del parlamento finlandese Sauli Ninisto, appartenente al partito di governo National Coalition Party, centrodestra, non sarà di nuovo candidato. Venerdì Sauli Ninisto ha annunciato la sua decisione al giornale Helsingin Sanomat, senza entrare nei dettagli. Quindi il politico non farà parte, l’anno prossimo, dell’Eduskunta, l’assemblea elettiva che rappresenta i cittadini in Finlandia.

Ninisto è stato candidato nel distretto di Uusimaa (sud della Finlandia), che è il più popoloso del paese con i suoi quasi 900.000 abitanti, ed è stato votatissimo (più di 60.000 preferenze). L’uomo politico ha informato della sua scelta il Ministro delle Finanze Jyrki Katainen ed il Ministro degli Esteri Alexander Stubb già da febbraio, come Sauli Ninisto stesso ha reso noto.

Jyrki Katainen presiede il partito National Coalition Party. L’uomo politico al centro dell’attenzione, data la novità, è nato sessantuno anni fa nella parte sudoccidentale della Finlandia ed è stato già in Parlamento dal 1987 al 2003 e poi nuovamente dal 2007. Sauli Ninisto ha lavorato come Ministro delle Finanze e come vice presidente della Banca Europea degli Investimenti. Dal 1996 al 2003, come Ministro delle Finanze finlandese, Ninisto prese parte ai governi di Paavo Lipponen che erano di centrosinistra, gli esecutivi in questioni furono perciò ribattezzati “arcobaleno” da alcuni degli osservatori della vita politica.

 Nel 2006 Ninisto è andato bene nelle elezioni presidenziali, vinte però da Tarja Halonen che è tuttora presidente della Finlandia. La presidenza del Parlamento finlandese amministrata da Ninisto è stata caratterizzata dall’impegno nelle riforme. Il Parlamento finlandese è unicamerale, composto da 200 seggi, l’iter delle riforme è spesso condiviso dalle maggiori forze politiche. Lo stato è retto da un sistema semipresidenziale e il National Coalition Party, il cui nome finlandese è Kansallinen Kokoomus, è da sempre uno dei gruppi più consistenti nelle elezioni e di fatto si tratta di un partito di centro liberale.

Il Primo Ministro Matti Vanhanen appartiene al partito di centro (Suomen Keskusta in finlandese), che governa assieme al National Coalition Party, agli ambientalisti (Vihrea Litto) ed al partito degli svedesi che vivono in Finlandia, lo Swedish People Party (Ruotsalainen Kansapuolue). L’anno prossimo sono previste importanti elezioni.

Aldo Ciummo

L’Europa delle chiusure affonda Tony Blair

 

Se l'Europa vuole crescere democraticamente, dovrà imparare a rispettare la direzione scelta da ogni paese che la compone

Se l'Europa vuole crescere democraticamente, dovrà imparare a rispettare la direzione scelta da ogni paese che la compone

Un blocco continentale si frappone tra Tony Blair e la Presidenza dell’Unione Europea, carica che risulterà rafforzata dal Trattato di Lisbona

di    Aldo Ciummo

 

La Presidenza Europea è una carica che sta per diventare più “pesante” grazie all’estensione del mandato e delle sue prerogative, fino ad oggi il favorito è stato Tony Blair, ma sembra che non debba essere più così. Sarkozy, presidente di uno degli stati più centralisti della comunità, la Francia, ha spiegato che è un problema il fatto che il Regno Unito non abbia adottato l’euro. Sarà. Intorno alle cariche europee si liberano le mire delle nazioni, ma soprattutto di concezioni dell’Europa e gruppi di potere differenti. Ora il governo della Germania è più o meno allineato alla Francia.

La Reuters nella giornata di oggi ha reso noti i contenuti di un documento riconducibile a Belgio e Lussemburgo più l’Austria, in sintesi vi si dice che non è adatto un politico proveniente da un paese che non ha accettato tutte le condizioni richieste dalla UE.         Ma l’opt out che permette ad un paese di restare fuori da una decisione senza fare ostruzionismo non è qualcosa di perfettamente regolare all’interno della comunità?          Inoltre, in una situazione in cui giustamente si va verso una riduzione del numero dei commissari, come segno della non sovrapposizione tra nazioni e rappresentanti (perchè i politici in carica nelle istituzioni dell’Unione rappresentano tutta l’Europa e non lo stato di provenienza) affermare che qualcuno non può candidarsi perchè è inglese è stupefacente da un punto di vista politico oltre che nel merito.

La difesa dei propri interessi all’interno della comunità è legittima, difatti Belgio e Lussemburgo sostengono la candidatura di Jean-Claude Juncker, visto non senza ragione dai membri dell’Est come rappresentante di un blocco federalista ma soprattutto continentale-occidentale, racchiuso nel nucleo più vecchio della Unione. Comunque, Tony Blair non è nè Roosvelt nè Gandhi, anzi può benissimo non piacerci perchè ha portato avanti politiche esageratamente liberiste, anche se da qui a dire che l’economia inglese in quegli anni andava peggio di adesso ne passa, anche perchè si direbbe una cosa che non corrisponde alla realtà (e anche se la direttiva Bolkestein che ha liberalizzato il prezzo dell’offerta di lavoro nel settore dei servizi è stata varata all’inizio del 2004 non certo da un inglese liberista, ma dalla Commissione di Romano Prodi, che è italiano ed appartenente ad una coalizione che all’epoca aveva sfumature di attenzione al sociale, Prodi in tanti in Italia lo abbiamo votato e con i tempi che corrono probabilmente oggi saremmo ancora di più, ma perchè raccontarci storie di mussoliniana memoria su liberalizzatori che non amano il continente e socializzatori centralisti che lo amerebbero?)

Ma l’azione sociale, specie in realtà complesse come le istituzioni europee, deve guardare avanti e quindi adesso l’attenzione dei paesi europei ed in particolare delle élites che li governano si sta concentrando sui “papabili” presidenti della Comunità, vediamoli insieme: particolarmente prestigiosa è la candidatura di Paavo Lipponen, proveniente da una tradizione di sinistra effettivamente attenta all’esistenza dei cittadini. Lipponen è stato primo ministro della Finlandia e lo è stato in conseguenza del fatto di portare al successo un grosso partito socialdemocratico, a vocazione concretamente maggioritaria e rappresentativo delle fasce dei lavoratori, infatti acquisiva punti percentuali interi nelle elezioni politiche. Paavo Lipponen è stato primo ministro dal 1995 al 2003 nel suo paese.

Un altro candidato è l’attuale premier olandese Jan Peeter Balkenende, appartenente al Partito Cristiano Democratico olandese di Centrodestra che ha molte caratteristiche che sono effettivamente discutibili, ma che è tornato al governo del suo paese per aver avuto l’intelligenza e lo spirito democratico di cooperare anche con forze politiche non assimilabili al 100% al suo programma. In molte parti d’Europa gli elettori laici attendono altrettanto dai vertici delle forze progressiste perchè le iniziative a favore dell’integrazione, di una maggiore partecipazione femminile e di strumenti legislativi come i Pacs eccetera vengano portati avanti con la volontà di farlo nella realtà e non a chiacchiere in Parlamento, anzi ormai fuori perchè l’autoreferenzialità ha causato spesso, ad esempio in Italia, frammentazione e disintegrazione elettorale e territoriale.

Una novità per l’Unione Europea è la possibilità della candidatura di Mary Robinson, che non ha mai ricoperto incarichi di governo diretti nel suo paese, l’Eire, nè incarichi europei. Mary Robinson è stata Presidente della Repubblica irlandese dal 1990 al 1997 e Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite dal 1998 al 2002, un campo nel quale l’Europa ha molta strada da fare. Inoltre, in un contesto economico ed istituzionale che anche a livello continentale attende un necessario riequilibrio tra i sessi nei vertici delle organizzazioni decisionali, l’arrivo di una donna (di provate capacità espresse in una decennale attività nel Labour party del suo paese) sarebbe indubbiamente un segnale significativo.