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Ore cruciali per l’Europa

La Grecia continua ad annaspare in assenza di concreta solidarietà europea, Francia e Germania abbozzano un cambiamento di programma

La Grecia è stata ancora declassata, mentre l’Europa non è ancora uscita dalla serie di strattoni che sta adoperando per forzare la scelta elettorale dei greci in direzione dell’accettazione della cura decisa dai grandi dell’Unione Europea nel 2010. Ma la Grecia resiste e affidando il consenso alla nuova sinistra si prepara a fare quello che hanno giustamente fatto tutti i paesi alle prese con un debito più grande di loro per tornare a crescere davvero: rinegoziare il debito. L’Irlanda ha rinegoziato in parte la sua situazione di fronte all’Unione Europea e si sta riprendendo, l’Argentina ha rinegoziato il debito e si è ripresa.

Il Portogallo, accettando tutti i dogmi del rigore, oggi è in difficoltà maggiori di quelle di partenza, quanto alla Grecia, si è visto ampiamente come è stata ridotta dalla medicina del rigore liberista. Ora l’agenzia Fitch ha tagliato il rating della Grecia a CCC, il paese si trova quindi ad un passo dal default. La Grecia è un paese europeista, che ha cercato di accettare a lungo tutte le misure necessarie a restare nella comunità. La Germania ha sempre dato tanto per la costruzione europea, ma adesso la politica non solo di Berlino ma di tutti i grandi stati europei si sta dimostrando gravemente miope, perchè perdere un pezzo importante dell’Europa, in un’area importante e complessa come il Mediterraneo, è contrario a tutte le politiche lungimiranti che sono state edificate negli ultimi decenni, a cominciare dall’evoluzione euromediterranea su cui si è tanto investito anche con partenariati con stati extraeuropei vicini.

Mentre in Spagna è corsa agli sportelli bancari e questo indica anche l’elevato rischio di contagio dell’economia dei ventisette, il nuovo ministro dell’Economia francese, Pierre Moscovici, ha affermato che la Francia ratificherà il trattato europeo sulla disciplina di bilancio appena firmato soltanto se verrà aggiunto un capitolo sulla crescita e questo fa davvero sperare che la Francia diretta dai progressisti si impegni con successo a sostenere una crescita equilibrata, orientata al sociale ed all’ambiente, iniziando a ridimensionare quella economia di carta straccia che sia neglio Stati Uniti che nella Unione Europea sta rischiando di snaturare quei princìpi di economia sociale di mercato, di concorrenza democratica e di emancipazione sociale che hanno scandito lo sviluppo delle democrazie occidentali durante la seconda metà del millenovecento. Il modo in cui gli europei tratteranno la Grecia sarà il modello di come i cittadini della UE tratteranno sè stessi, di quali diritti, doveri e solidarietà saranno oggetto e saranno capaci.

Aldo Ciummo

 

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La UE chiede più sicurezza per la navigazione

 Il Parlamento Europeo ritiene che gli strumenti militari non siano sufficienti a rimuovere le cause dell’insicurezza delle rotte marittime
Durante la settimana scorsa, giovedì, l’Europarlamento ha chiesto ai governi con una risoluzione che la protezione delle navi europee venga sì rafforzata, ma nel quadro di progetti che affrontino anche le cause del fenomeno della pirateria sulle rotte marittime. In particolare, a livello europeo ormai si ritiene che sia necessario un maggiore coordinamento tra l’Unione Europea e la Nato.
All’inizio del 2012 le navi che erano state messe a disposizione dagli stati componenti l’Unione Europea per rafforzare l’operazione UE Navfor Atalanta sono state ridotte da otto a tre, perciò esiste una criticità anche sul versante difensivo tradizionale oltre che un problema legislativo che i deputati europei propongono di affrontare mediante l’istituzione di tribunali speciali per questi reati.
Centonovantuno marinai di navi europee si trovano tuttora in ostaggio e sette navi non sono state ancora rilasciate. Esiste poi il problema di autorità regionali, diverse dallo stato di bandiera, che arbitrariamente ordinano provvedimenti di arresto o di blocco di navi, un fatto che in base al diritto internazionale è assimilabile ad un sequestro illegale.
I fenomeni di pirateria che si sono andati moltiplicando negli ultimi anni hanno posto un altro problema ancora, ossia l’accordo ormai urgente su regole comuni per disciplinare l’uso di personale armato che è sempre più frequente sulle navi e che in assenza di una adeguata legislazione internazionale sulla minaccia alle rotte commerciali viene utilizzato come soluzione. La risoluzione è stata approvata con 434 voti favorevoli, 100 contrari e 5 astensioni.
Aldo Ciummo

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Unione Europea: Strasburgo chiede nuove norme a favore della agricoltura

Il Parlamento europeo si muove per proteggere il settore dell’allevamento da un uso eccessivo dei brevetti che potrebbe finire per scoraggiare l’innovazione

Un utilizzo eccessivo dei brevetti potrebbe frenare il progresso nel settore agricolo e dell’allevamento: partendo da questa constatazione il Parlamento Europeo ha approvato giovedì 10 maggio una risoluzione non legislativa che mira ad impedire la possibilità di brevettare prodotti ottenuti con tecniche convenzionali.

Gli eurodeputati sottolineano che, sebbene i brevetti siano importanti per lo sviluppo della tecnologia, la concessione di una tutela eccessivamente ampia attraverso i brevetti potrebbe danneggiare i piccoli e medi produttori, perchè questi rischierebbero di non avere più accesso alle risorse genetiche nell’allevamento e nell’agricoltura.

Il Parlamento Europeo ha chiesto all’Ufficio europeo competente in materia di escludere dalla possibilità di venire brevettati i prodotti derivati da metodi convenzionali e questa risoluzione è stata approvata giovedì con 354 voti a favore, 192 contrari e 22 astenuti.

Nella stessa sessione l’assemblea ha approvato, nel quadro dei conti della Commissione Europea per il 2010, i bilanci della maggioranza delle agenzie e delle istituzioni europee e del Fondo di Sviluppo Regionale.

Aldo Ciummo

 

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Cosa vogliamo noi progressisti per l’Italia

Si sta votando in diverse città italiane e il risultato, in combinazione con la crescita a sinistra in Francia e Regno Unito può influire sulla politica italiana

 

di  Aldo Ciummo

Questo fine settimana si vota in diverse città italiane, alcune molto importanti. Il risultato potrà influire sulla vita politica italiana soltanto se la partecipazione popolare darà mandato ad una vera opposizione politica, capace di contrapporsi all’alleanza dei poteri forti rappresentata da PDL e dai resti del Centrodestra e subìta passivamente dal PD.

Le forze che hanno causato la crisi economica globale con la loro firma in bianco in favore del liberismo selvaggio e con le politiche di destra conservatrice, spesso appoggiata da liste xenophobe e nostalgiche che hanno contribuito a peggiorarne i singoli provvedimenti, sono organizzate nella società e non potranno essere certo scalzate, dalle posizioni che hanno acquisito, con delle semplici invettive (e agglomerati di intenzioni complessivamente buone ma contraddittorie e confuse) messe in piedi da comici e altri intrattenitori, da quelli usciti direttamente dai teatri fino a quelli che fino a oggi hanno fatto show razzisti sulle sponde di qualche fiume veneto o lombardo, passando per i tutori della legge che appoggiano leggi elettorali per tagliare fuori i partiti minori: stelle varie e liste civiche, leghe e difensori dei valori (non si è ancora capito se di sinistra o di destra) continueranno a fare quello che hanno fatto fino ad adesso, rumore, mentre la gente ha i problemi veri.

Nelle forze politiche rappresentate in Parlamento e nelle regioni di progressisti ne sono rimasti sfortunatamente pochi: qualche frangia di sinistra del Partito Democratico, (convertito per tutto il resto al rigore solo per i molti che lo hanno già assaggiato nel ventennio del centrodestra), il Partito della Rifondazione Comunista e la Fiom, il movimento di Sinistra e Libertà e parte delle nuove liste e qualche esponente delle altre forze di sinistra, più i partiti minori come i Verdi.

I progressisti vogliono poche cose semplici per l’Italia, cambiamenti di cui anche l’Europa nel suo complesso ha un grande bisogno ma nei quali il resto della UE è molto più avanti, spesso anche quando in Germania e negli altri paesi governa il Centrodestra: i progressisti, oggi confinati nell’estrema sinistra (Sel, Prc, ambientalisti) pensano che le tasse vadano pagate, perchè esistono anche gli altri, ma che vadano riscosse in maniera progressiva, non all’inverso, come accade oggi, con grandi patrimoni che non sono intaccati minimamente, redditi enormi che vengono spezzettati in diversi paesi per pagare meno del dovuto ed uno squilibrio di opportunità che si aggrava ogni giorno all’interno della popolazione.

I progressisti vogliono che, come hanno fatto con successo Germania e Finlandia, le crisi vengano affrontate attrezzando le nuove generazioni con gli strumenti più efficaci in tempi in cui si approssima un futuro complesso: con il potenziamento con l’istruzione e non con il suo smantellamento per investire in navi e aerei militari, come fa l’Italia. Una politica progressista non regala le città ai costruttori vicini alla chiesa maggioritaria, perchè ritiene invece che la valorizzazione dell’ambiente sia un investimento molto più vantaggioso. La sinistra, favorevole ad una prospettiva di progresso, considera un valore aggiunto l’integrazione dei nuovi cittadini, a cui vergognosamente viene negata la cittadinanza anche quando nascono qui, nella nostra Europa, studiandovi e lavorandovi per anni.

I progressisti non accettano che la società sia divisa in caste, come di fatto sta avvenendo in una società come quella italiana dove tutte le statistiche (soprattutto quelle internazionali) indicano che le diseguaglianze crescono e che lo stato non pone neppure nella sanità, nella giustizia e nell’istruzione strumenti minimi di tutela delle pari opportunità, il progressismo politico infatti ritiene un pericolo la crescita del razzismo e del maschilismo che si fa strada in questa disgregazione della società guidata da un mercato senza controllo, ma un’altra cosa che tutti coloro che sono di sinistra distinguono chiaramente è questa: gli attuali equilibri non possono essere sostituiti da nulla di decente se questo pretende di nascere da agglomerati opachi di manie di protagonismo, di capipopolo che fanno finta di non sapere che la fiscalità può essere riformata ma non sparire, che si arrogano il diritto di istigare ad una parodia di far west che favorisce solo le tendenze di destra, che non hanno progetti che non assomigliano ad una specie di autoritarismo in erba.

Per questo, in occasione delle consultazioni elettorali, tutti fanno bene come sempre ad ascoltare il proprio senso di responsabilità ed almeno per chi si riconosce nella sinistra e nei valori di tutela del lavoro, difesa dell’ambiente, promozione dei diritti (che hanno permesso alla sinistra progressista nelle sue varie espressioni istituzionali o movimentiste di far crescere l’Italia dal secondo dopoguerra ad oggi) questo significa votare effettivamente a sinistra, per Prc e ambientalisti, per Sinistra e Libertà, per gli esponenti democratici credibili, a seconda delle diverse situazioni amministrative, che non si può nascondere sono differenti da un quadro nazionale.

Come la nuova affermazione di un esponente della sinistra ha dimostrato nelle primarie a Genova, l’appiattimento sulle politiche di destra perseguito a tutti i costi dai maggiori partiti di origine progressista non ha più grandi spazi di manovra. La maggioranza degli italiani come degli europei vuole più equilibrio sociale e più prospettive economiche, i progressisti e la sinistra vogliono un progetto in tal senso.

 

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Domenica in Serbia un voto per l’Europa

L’Unione Europea è al centro delle divergenze tra i maggiori partiti, l’esito delle elezioni influenzerà l’atteggiamento dello stato verso la comunità

In Serbia domenica si svolgeranno sia le elezioni presidenziali che le legislative. I due candidati maggiori, Boris Tadic (attuale presidente) e Tomislav Nikolic (nazionalista) sono valutati attorno al trentacinque per cento dei consensi ciascuno. Tadic sarebbe tuttavia in vantaggio (attorno al 36 per cento dei voti) con un leggero scarto che non gli eviterebbe comunque il ballottaggio. Nel marzo scorso la Serbia è diventata ufficialmente paese candidato all’adesione all’Unione Europea, superando quindi un primo ostacolo, un primo esame, nel tragitto in direzione dell’integrazione.

La posizione della Serbia all’interno dell’Unione Europea è logicamente uno dei temi che ha dominato la campagna politica nel paese balcanico, assieme alle tematiche sociali ed al problema del Kosovo. La questione dell’ex provincia serba oggi autonoma non ha comunque ottenuto un rilievo maggiore rispetto agli altri problemi, lasciando a corto di carburante la propaganda nazionalista.

La disoccupazione, superiore al venti per cento, fa pensare che il percorso verso l’Unione Europea incontri il favore della maggioranza, anche se per conoscere risultati definitivi occorrerà attendere il ballottaggio. I principali contendenti avranno dunque bisogno dei voti degli altri partiti e il gruppo nazionalista appare piuttosto isolato.

Tadic ha buon gioco nel presentare la propria coalizione come quella che ha ottenuto il favore dell’Europa e che ora deve completare il lavoro portando lo stato all’interno della UE. Nikolic riesce a sua volta a trovare un argomento nella crisi economica che colpisce il paese.

Aldo Ciummo

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Il cinema nordico a Roma

La rassegna ospiterà da giovedì 3 maggio al 6 maggio la prima edizione del Nordic Film Fest, con opere di registi danesi, finlandesi, norvegesi e svedesi

 

Arriva a Roma il “Nordic Film Fest”, nato per promuovere la cinematografia e la cultura di Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia in Italia. L’evento avrà inizio il 3 maggio, giovedì, alla Casa del Cinema, che ospiterà l’iniziativa, curata dalle quattro ambasciate nordiche in Italia, fino al 6 maggio. Nella giornata di inaugurazione verrà firmato un protocollo di intesa tra il Comune di Roma ed i quattro ambasciatori di Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia.

Tra gli ospiti presenti a Roma in occasione di questa iniziativa nata per promuovere la cultura nordica attraverso il cinema, ci saranno Pernilla August, attrice e regista svedese (“Fanny e Alexander” di Ingmar Bergman), che ha diretto il film “Beyond”, vincendo la settimana della critica a Venezia nel 2010. Il 3 maggio Pernilla August introdurrà il film di aperturam “Miss Kicki” di Hakon Liu.

Nella serata di chiusura, il 6 maggio, la regista Lisa Ohlin introdurrà poi il film “Simon and the Oaks”, tratto dal romanzo di Marianne Frediksson, mentre il 5 maggio è previsto l’intervento del regista norvegese Nils Gaup, che presenterà il suo film “The Kautokeino Rebellion”, nel quale recita lo svedese Mikael Persbrandt come attore protagonista. Il 4 maggio è la volta della regista finlandese Zaida Bergroth.

Un momento importante della rassegna sarà l’omaggio a Erland Josephson, attore-simbolo del cinema di Ingmar Bergman. Lo svedese Erland Josephson è scomparso recentemente e viene ricordato per aver interpretato opere cinematografiche significative, come “Scene da un matrimonio” ed essere stato protagonista anche di film e serie televisive note in Italia come “Al di là del bene e del male” di Liliana Cavani. La rassegna cinematografica “Nordic Film Fest” è realizzata dalle ambasciate di Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia in collaborazione con i Film Institute dei rispettivi paesi, dall’Istituto Svedese, da Visit Sweden, ed è sostenuta e patrocinata dall’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma.

Aldo Ciummo

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L’Europa prende provvedimenti contro il disboscamento illegale

Nella settimana scorsa il Parlamento Europeo ha accordato il proprio consenso a due accordi internazionali, con Libera e Repubblica Centrafricana, per contrastare il disboscamento illegale

Gli accordi recentemente siglati dal Parlamento Europeo per promuovere il commercio sostenibile del legname avranno anche l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico sulla questione, ha affermato la relatrice dell’Europarlamento, Elisabeth Kostinger (PPE, Austria) prima del voto che ha avuto come scopo principale evitare che i proventi del legname liberiano finiscano investiti in armamenti.

L’Unione Europea in sintesi lascerà entrare soltanto prodotti di legname legali, in base ad accordi volontari di partenariato (voluntary partnership agreement – VPAs) che impegnano i paesi ad esportare nella UE prodotti dal percorso verificato. L’Unione Europea garantirà come contropartita un accesso privilegiato ai prodotti che rientrano negli accordi menzionati.

Difatti le stime a disposizione della UE registrano la distruzione di una foresta di dimensioni paragonabili a quelle di un campo da calcio ogni due secondi, in un anno ciò significa danni per dodici miliardi di euro, senza contare l’effetto sull’ambiente, incalcolabile in termini puramente economici ed immediati. Dall’ottobre del 2010 la UE sta cercando di affrontare questo problema.

Il nuovo sistema di monitoraggio prevede il coinvolgimento di esperti indipendenti e provenienti dalla società civile. La Banca Mondiale ha affermato, in seguito ad uno studio, che in alcuni paesi il disboscamento illegale rappresenta il novanta per cento dell’attività di disboscamento, con immaginabili legami dell’economia del paese con fenomeni di corruzione e di criminalità.

Aldo Ciummo

 

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Ricostruire la sinistra, sconfiggere la destra in Europa

Nella maggior parte d’Europa le forze progressiste fanno, con varie sfumature, ciò di cui l’Unione Europea ha bisogno: difendono l’equità sociale ed i diritti delle persone

Nella maggior parte d’Europa le forze progressiste e di sinistra fanno, con varie sfumature da centro a sinistra, ciò di cui l’Unione Europea ha bisogno: difendono l’equità sociale ed i diritti delle persone. Solo dove le leggi elettorali permettono a conventicole politiche (in via di scomparsa per ragioni anagrafiche) di autoriprodursi su base segmentaria selezionando rappresentanti fedeli ai vertici (Italia) perfino le forze politiche che dovrebbero riconoscersi nella sinistra e nel progressismo disattendono, nelle istituzioni, le istanze minime del proprio elettorato tradizionale (tutele sociali per le fasce deboli, difesa della dignità del lavoro, laicità delle norme, apertura verso l’immigrazione) e sembrano irrimediabilmente distanti e separati dal senso comune della maggioranza della popolazione.
Non ha nulla di sinistra appoggiare decisioni apparentemente tecniche (che appaiono tecniche alle televisioni che si fanno portavoce della tendenza al rigore a senso unico delle grandi coalizioni di destra) come è avvenuto in Grecia e Portogallo con i disastrosi risultati sociali e finanziari che superano ormai anche il filtro dell’informazione di centrodestra onnipresente in Italia, quando queste decisioni vanno soltanto a comprimere e danneggiare piccola e media impresa, disoccupati e precari, giovani ed immigrati; non ha nulla di progressista la difesa di posizioni di rendita acquisite da piccoli gruppi le cui condizioni di vita sono ormai da decenni lontanissime da quelle dei semplici operai o impiegati (di cui viene decisa la riduzione di fatto della pensione attraverso le tasse sui consumi anzichè sui redditi, una misura che fin dall’ottocento viene utilizzata dai governi di destra e conservatori per scaricare sulle parti più deboli della società i costi).
Non ha nulla di sinistra nemmeno accettare che i grandi patrimoni in Italia crescano senza controllo mentre le condizioni di vita delle parti più deboli della società peggiora e mentre queste porzioni di società, svilite, vengono ingrossate dall’impoverimento del ceto medio. Ciò che invece è di sinistra è tassare i patrimoni ed i redditi più alti e penalizzare le speculazioni, come vogliono fare i candidati del centrosinistra e della sinistra Hollande e Melenchon, così come l’applicazione di misure che riducono gli squilibri economici tra le diverse fasce sociali, come ha fatto la sinistra in Germania e come il Centrodestra tedesco in parte ha accettato, è un fatto che spiega perchè, tra le tante tutele (tutele sull’abitazione e sull’occupazione che Germania, Olanda, Belgio e molti altri paesi difendono invece di additare a zavorre) l’economia tedesca e di molti altri paesi corra tanto, mentre, in modo speculare, la spiegazione del progressivo atrofizzarsi dell’economia e del senso civile di altri paesi forse può trovarsi nella coazione a ripetere errori (dannosi per la società e fallimentari nella strategia) di una ex sinistra che identifica il proprio ruolo progressista nella difesa di una versione poco più moderata dei dogmi liberisti e conservatori dei propri ex avversari, i liberisti e le leghe, con il prevedibile (ed accertato in maniera crescente in diverse tornate elettorali) risultato di perdere voti, consenso ed impegno verso sinistra e destra, verso il centro, i regionalismi e le liste di protesta, oltre che disperdendoli nel non voto: un caso unico negli ultimi due decenni in l’occidente , dove non è difficile verificare che i maggiori partiti d’opposizione i consensi li guadagnano, in qualsiasi paese.
Non c’è da sperare, in Italia, in un risveglio alla realtà da parte di minuscoli gruppi sociali che non condividono nessuno dei problemi affrontati dalle persone comuni e che hanno tale sentimento di orgogliosa separatezza dalla popolazione (composta da pensionati, studenti, immigrati, professionisti) da permettersi di rispondere alla richiesta maggioritaria di eliminazione di una legge elettorale in cui i partiti autonominano i propri eletti con l’elaborazione di una nuova legge elettorale che intende sbarrare la strada ai partiti che hanno guadagnato consensi nelle ultime elezioni amministrative ricorrendo allo stratagemma di elevare la soglia di ingresso alla camera e soprattutto al senato in modo da escludere milioni di voti, anche se comincia realisticamente ad essere possibile che qualcuno dei partiti che cerca questa soluzione finisca al di sotto di queste soglie a sua volta (si vedano i risultati di elezioni regionali e cittadine di Puglia, Napoli, Milano, Cagliari, dove i cittadini hanno messo una pietra tombale sulle pretese di forze non rappresentative ed ormai minoritarie al di fuori da pochi palazzi).
Quello che si può sperare e per cui occorre adoperarsi è che le popolazioni dell’Unione Europea, in particolare gli abitanti degli stati più gravemente arretrati in fatto di tutele sociali, partecipazione democratica, integrazione dell’immigrazione (l’Italia è uno di questi) non perdano tempo in anacronistiche guerre tra poveri, tra pensionati ed immigrati, studenti e lavoratori, operai e precari, si lascino alle spalle le false soluzioni proposte dal liberismo (di cui la crisi è l’effetto) e dalle varie leghe xenofobe (che esistono appositamente per fare da alibi e da scudo al liberismo responsabile dei disastri sociali), perchè il ruolo della sinistra non è quello di essere un simulacro di opposizione assimilato al conservatorismo e al capitalismo selvaggio, progressismo non è costruire una opposizione perdente che piace alla destra: la sinistra deve interpretare le idee di quella maggioranza europea che vuole apertura, innovazione, multiculturalità, lavoro, ecosostenibilità e che intende affrontare direttamente le ingiustizie sociali.
Aldo Ciummo

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La sinistra europea riparte dalla Francia con Hollande

 La sinistra europea riparte dalla Francia con Hollande

I risultati parziali che emergono dal primo turno delle presidenziali francesi confermano che gli elettori europei voltano le spalle a tecnici e liberisti
Non ci sono sorprese nel primo turno di uno degli stati più importanti d’Europa, la Francia fondatrice della Ue con altri cinque paesi. Nicolas Sarkozy non si solleva dal venticinque per cento che aveva provato a superare con grandi sforzi pubblicitari e con la preoccupante rincorsa a destra cui ci si è purtroppo abituati soprattutto negli stati mediterranei della Ue.
L’affluenza è alta e la riserva di voti che i conservatori estremisti offrono a Sarkozy gli allontanerebbe tutti i centristi, anche la Francia non ha superato tutti i rigurgiti ultraconservatori che l’avevano snaturata nelle elezioni del 2002 in presenza di una bassa partecipazione e di tendenze nazionalistiche spinte dalle guerre e dalle varie leghe xenophobe europee che si avvantaggiavano del clima di tensioni internazionali sollevato dai conflitti.
Le vere novità in Francia si trovano a sinistra, un cambiamento che riecheggia altri segnali emersi negli ultimi due anni in tutta Europa (il successo dell’ambientalismo ed il fallimento della campagna elettorale euroscettica dei liberali nelle elezioni regionali in Germania, il ritorno di un governo di sinistra in Danimarca, il buon risultato della sinistra nelle presidenziali irlandesi ed il successo dei Verdi nel primo turno delle presidenziali in Finlandia), indizi di un progressivo rifiuto, da parte delle popolazioni europee, di entrambe le versioni liberista e xenofoba del conservatorismo di destra responsabile in questi ultimi due decenni di squilibri economici e chiusure culturali che hanno desertificato molte opportunità di sviluppo socioeconomico della UE.
In Francia, Francois Hollande sta vincendo le elezioni con un indirizzo di politica di sinistra progressista: ridurre le disparità tra i cittadini per difendere il concetto di cittadinanza, valorizzare il ruolo degli immigrati attraverso l’apertura e l’integrazione, sostenere la crescita sociale attraverso l’ecosostenibilità e l’Europa. Jean-Luc Melenchon, il candidato del raggruppamento di sinistra, sta viaggiando attorno al dodici per cento dei consensi, con progetti di redistribuzione e riconversione ancora più netti, oltre che con una critica forte all’Europa rigorosa solo con le popolazioni, nelle questioni sociali e con l’immigrazione e invece debolissima con gli eccessi della finanza, con le concentrazioni patrimoniali e le tendenze conservatrici.
Aldo Ciummo

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Nuove tecnologie, Finlandia all’avanguardia

Il Ministero dei Trasporti e delle Comunicazioni del paese nordico ha registrato la scorsa settimana dati significativi sulla valorizzazione di nuove tecnologie nello sviluppo economico

Il nove per cento del prodotto nazionale lordo finlandese viene dall’utilizzo di internet. La Finlandia è prima in questa capacità di valorizzare le nuove tecnologie ai fini dello sviluppo economico, seguono la Svezia e gli Stati Uniti, che si piazzano al secondo e terzo posto nella ricerca realizzata dalla Etlatieto Oy.

Vanno forte, nelle idee innovative legate alle tecnologie della comunicazione, anche Austria, Danimarca, Germania, Olanda, Regno Unito, confermando un particolare avanzamento del Nord Europa nel suo complesso, in questo settore e negli ambiti che richiedono di investire in ricerca ed in innovazione.

La Finlandia va bene soprattutto nelle esportazioni di prodotti e servizi nella informazione e nella comunicazione, parlando di infrastrutture, mezzi per l’utilizzo, contenuti, sinergia dei settori coinvolti dall’influenza di internet e ricerca in questo ambito.

E’ centrale nella questione il ruolo che lo stato può giocare, come in moltissimi casi ad Helsinki ha fatto, nel promuovere l’utilizzo professionale di internet. La Finlandia è nota per il progresso nella messa in rete delle amministrazioni e delle imprese anche nelle regioni più isolate del paese, la cui densità abitativa è estremamente bassa.

Aldo Ciummo

 

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