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LETTERATURA|Giovani scrittori crescono e di distinguono: «Oggi il ’68 è un padre con cui rompere»

Al festival di Letteratura di Mantova il punto di Vincenzo Latronico sul tema dell’adolescenza e della precarietà nel mondo del lavoro

di Simone Di Stefano

C’è un libro che sta andando a vele spiegate nelle librerie, vendendo benissimo, che ha permesso al suo autore di vincere il premio Strega e c’è un libro che, invece, ha riscosso un buon successo dall critica, ma non altrettanto è riuscito a fare con il pubblico che in libreria preferisce comprare l’altro. Il primo, seicento mila copie vendute, uno dei più premiati bestseller dell’anno, è la solitudine dei numeri primi (Mondadori), mentre il secondo è Ginnastica e rivoluzione (Bompiani), di Vincenzo Latronico.

Entrambi lavorano nel campo dell’editoria ma, mentre Giordano può dirsi a pieno titolo avviato verso una brillante carriera di scrittore, Latronico appare più titubante se messo di fronte al problema ed esplicita tutte le sue perplessità riguardo al modo di vedere al futuro: «Io non mi definisco scrittore – ha sentenziato Latronico nella giornata inaugurale del Festival di Letteratura di Mantova, lo scorso 4 settembre – anche perché da scrittore non si campa, e mi accorgo che l’ingresso per la mia generazione nel mondo del lavoro è molto più fluido. Sono pochissimi coloro che finiscono l’università, firmano un contratto e iniziano a lavorare e rimangono in quel posto per il resto della vita. C’è una collaborazione lì, una consulenza là… conosco persone che a 50 anni stanno andando ancora avanti così. Indubbiamente il mercato trae molti vantaggi da questa situazione, ma la domanda che dobbiamo farci, ma a cui non saprei rispondere, è: cosa si prova a fare a 38 anni la vita di un ventunenne? Glielo dirò quando ci arriverò».

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