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ROMA|«Centri anziani a rischio chiusura»

Allarme dei cittadini di Tor Bella Monaca: il Comune ha stanziato fondi solo fino al 31 luglio

C’è preoccupazione attorno al futuro dei servizi sociali del Municipio VIII, in particolar modo per i centri anziani diurni, luoghi di ritrovo e punti di riferimento importanti per gli “over 65”. L’allarme è stato lanciato da una lettera pubblicata ieri su l’Unità, in cui un nostro lettore denunciava che «la giunta di destra nell’intento di risparmiare si accinge a chiudere i centri anziani, adducendo come scusante che il comune è a corto di fondi» .

I primi a temere il peggio sono i centri anziani Belleville, nel quartiere di Torre Spaccata e Fata Carabina, nel quartiere di Tor Bella Monaca, entrambi gestiti dalla cooperativa sociale Iskra. Sebbene per il primo il Comune abbia provveduto all’affidamento aggiuntivo fino a fine luglio, «data oltre il quale – dice il presidente di Iskra, Maurizio Simmini – nulla è certo e per il momento siamo fermi a una rassicurazione verbale sulla volontà di dare continuità a questo tipo di servizi», riguardo al centro anziani Fata Carabina, i fondi termineranno entro la fine dell’anno.

Questa vicenda si inserisce però entro un quadro più complesso che vede a rischio tutti i servizi sociali del Municipio VIII. Sono novecento mila euro i soldi che può investire il Comune contro una spesa prevista di 2 milioni e centomila euro: «Esattamente la stessa situazione dello scorso anno – dice l’ex presidente del Municipio VIII, Fabrizio Scorzoni – che noi avevamo risolto attraverso lo stanziamento di circa un milione e mezzo di euro previsto dall’assestamento di bilancio e di altri 600 mila euro successivamente».

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SOCIALE|La fatica di vivere di Carletta: peso 37 chili e tutti mi ignorano

«Nessuno mi dà lavoro e la gente del palazzo mi evita, aspetto l’aiuto del Comune ma chissà se arriverà».

Simone Di Stefano – Pubblicato su L’Unità del 08-06-2008

Nel frigo solo due bottiglie d’acqua. Nel bagno una vasca incrostata e macera di acqua stagnante. Due stanzini, chiusi e con le serrande basse, conservano vecchia mobilia, inutile mercanzia impolverata, se non fosse per il suo valore affettivo. Carla Cardone, 46 anni, “Carletta” per quei vicini che non la hanno ancora abbandonata, vive in un appartamento in via delle Canapiglie, zona Torre Maura. Il complesso di palazzine è quello di proprietà dell’Ater.

Lei la sua casa l’aveva ottenuta nel lontano 1983, e lì ci ha vissuto con la mamma, malata di diabete e con un’infermità del 100%. 1000 euro di pensione di invalidità della madre per mantenersi entrambe, anche se con stenti, senza altre fonti di guadagno: «Sono stata 20 anni ad accudirla, rinunciando ad affermare me stessa professionalmente». Lei vorrebbe vivere con le sue forze, senza fare elemosina o chiedere pacchi di cibo alla Caritas, ma non ci riesce perché da anni soffre di “anoressia nervosa”, che le impedisce di svolgere lavori di fatica.

A vederla Carletta fa impressione: «Io vorrei lavorare – dice – ma mi vedete che aspetto che ho? Certo, non posso fare sforzi, peso 37 chili e non ho forza, ma alcuni lavori li posso fare. Ai colloqui, dopo avermi vista, mi dicono sempre ‘le faremo sapere’, ma è chiaro che non gli interessa». Emaciata e scheletrica, certo non il migliore dei biglietti da visita. Come riuscire a vivere in simili condizioni? Molti vicini ormai la ignorano o la evitano: «Alcuni mi hanno aiutato in passato, ma da quando è morta mia madre per me è più difficile restituire i soldi e così molti mi evitano». Continua a leggere