Sit-in dei lavoratori davanti all’Adriano: «No ai supermercati al posto delle sale».
La protesta prevale sulla disperazione, di perdere il proprio stipendio o, peggio, il posto di lavoro. E così in Piazza Cavour, davanti allo storico cinema multisala Adriano, si sono riuniti ieri circa 50 lavoratori che hanno dato vita a un’assemblea a nome di tutti i circa 150 dipendenti della Cecchi Gori Cinema e Spettacolo. Presenti anche i segretari regionali di Slc Cgil Nadia Stefanelli e della Uil Com Roberto Corirossi. Sono 11 i cinema romani di proprietà di Vittorio Cecchi Gori, tra cui anche il Broadway di Centocelle, che dovrà anche fare i conti con uno sfratto in corso. Cosa ben distinta dal terremoto seguito all’arresto del vertice del gruppo.
La chiusura di molte sale storiche di Roma resta un rischio concreto. «Vogliamo lavorare non chiudeteci le sale», reclamano i dipendenti del gruppo. Il provvedimento dei magistrati titolari dell’inchiesta autorizzando l’ordinaria amministrazione dell’azienda a un curatore fallimentare serve almeno a «scongiurare il pericolo – precisa Roberto Corirossi – di un’imminente paralisi di tutto il sistema. È però necessario iniziare a pensare al futuro di questi lavoratori». Un futuro comunque ancora molto incerto, visto che «servono i fondi per tornare a pagare le utenze, i salari ai dipendenti, i fornitori e la Siae», dice il Direttore dell’Adriano Antonio Sambrotta.
Stipendio di maggio sospeso, della quattordicesima neanche l’ombra: «Se la società dovesse fallire – precisa Dario Lemma, membro del Rsu interno – ci sarebbero sicuramente tagli del personale». Tra i dipendenti il clima è di preoccupazione e incertezza, tuttavia c’è chi sta dalla parte del patron. Comunque vada. «È una brava persona – dice la cassiera del cinema Troisi – ci ha sempre pagati per tempo e non merita un simile trattamento». Intanto il vicepresidente della Commissione regionale Sport e Cultura, Enzo Foschi (Pd), ha annunciato di aver richiesto un’interrogazione al Consiglio Regionale, per chiedere «che venga applicata la delibera comunale ‘Nuovi Cinema Paradiso’ e impedire i cambi di destinazione d’uso per cinema e teatri». Un cambio di destinazione che naturalmente nessuno auspica: «Non è bello – dice il direttore del Troisi Marco Ricciotta – chiudere i cinema storici, per poi magari farci un supermercato. Restiamo solidali con Cecchi Gori e con i coleghi del Broadway».
Simone Di Stefano – Pubblicato su L’Unità del 15-06-2008
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