• i più letti

  • archivio

  • RSS notizie

    • Si è verificato un errore; probabilmente il feed non è attivo. Riprovare più tardi.
  • fin dove arriva la nostra voce

  • temi

Poca concorrenza in Italia

Bruxelles

 

L’ENI ha deciso di dismettere le proprie partecipazioni in alcuni gasdotti internazionali dopo una indagine della Commissione Europea sul conflitto di interessi che aveva rappresentato un ostacolo all’ingresso di altri operatori nel settore dell’energia.

 

Il 6 marzo del 2009, con una Comunicazione ufficiale, la Commissione Europea ha indicato che ENI poteva aver abusato della sua posizione dominante nei mercati della vendita di gas e del trasporto di gas naturale all’Italia rifiutando ai propri concorrenti l’accesso alla capacità di trasporto disponibile sui propri gasdotti. Si configurava in pratica l’infrazione di accaparramento di capacità, capacity hoarding, offrendo l’utilizzo delle strutture in modo da limitarne il valore (degrado di capacità o capacity degradation) e di ridurre strategicamente l’investimento (limitazione strategica dell’investimento – strategic underinvestment) sul sistema di infrastrutture di trasporto internazionale.

La Commissione ha specificato che questi comportamenti sul mercato avvenivano in presenza di una significativa domanda di capacità da parte di operatori terzi e che le azioni messe in atto hanno indebolito la concorrenza a danno dei consumatori. Eni ha presentato degli impegni di rimedi strutturali per rispondere alle preoccupazioni espresse dalle istituzioni europee in merito alla modalità di gestione e all’operatività delle infrastrutture di trasporto di gas naturale da parte di Eni. Nella situazione indagata dalla Commissione infatti risultava parzialmente violato l’insieme delle regole sulla concorrenza (Articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea).

Eni ha proposto di dismettere le sue partecipazioni azionarie in tre infrastrutture internazionali di trasporto del gas, nei gasdotti TAG, TEMP e Transitgas. La Commissione adotterà una decisione ai sensi dell’articolo 9 del regolamento 1/2003 e cioè rendere gli impegni (acquisiti dall’impresa in base alla propria proposta) obbligatori. Oggi la Commissione Europea ha dato un parere favorevole alla proposta dell’azienda.

Le imprese integrate verticalmente e quindi capaci di occuparsi di tutta la filiera produttiva e distributiva rischiano facilmente di incappare in un conflitto di interessi nocivo per la concorrenza e per i consumatori e gli impegni adottati dalle aziende in ottemperanza alle indicazioni europee possono essere un mezzo per promuovere la concorrenza. La Commissione attualmente sta proseguendo nella conduzione di attività istruttorie riguardo alla concorrenza nel settore dell’energia.

Aldo Ciummo

Il Parlamento Europeo preme per la creazione di un nuovo strumento a favore dei disoccupati

 

La crisi ha colpito duramente l'Europa. Mentre alcuni paesi hanno resistito dal punto di vista della pace sociale, si veda la relativa tranquillità dell'Italia anche a fronte di fatti come i casi Aldrovrandi e Cucchi, in altri paesi il persistere di squilibri nella distribuzione delle risorse ha generato un malcontento esploso violentemente a seguito di episodi di repressione (in Francia e più recentemente in Grecia)

In un momento di crisi come quello attuale lo sforzo dell’organo elettivo dell’Unione Europea di acquisire peso e ruolo politico si misura anche sul suo tentativo di rappresentare i cittadini comuni di fronte al progetto ambizioso ma distante dalla vita quotidiana della UE.

 

Il Parlamento Europeo ieri ha votato con 516 voti favorevoli, 82 contrari e 4 astensioni per l’introduzione di un nuovo strumento europeo di microfinanziamento per l’occupazione e l’integrazione sociale, “Progress”. Questo progetto è finalizzato ad offrire una strada nell’impresa ad alcuni gruppi di cittadini più svantaggiati nell’accesso ai finanziamenti.

Agevolare l’accesso al microcredito da parte di chi ha perso il lavoro, nelle intenzioni degli eurodeputati, è possibile attraverso  garanzie e  capitale azionario concessi a persone e imprese che hanno bisogno di un supporto inferiore a  25.000 euro.  Per microimpresa, si intende una impresa che occupa meno di dieci persone ed il cui fatturato totale di bilancio non supera i due milioni di euro.

“Lo scopo – è scritto nella risoluzione – è portare in tempi ragionevoli l’accessibilità e la disponibilità di microfinanziamenti  ad un livello sufficiente, in modo da rispondere all’elevata domanda  di chi in questo periodo di crisi ne ha più bisogno”

I soggetti interessati dal sostegno che l’Europa sta approntando sono coloro che hanno perso il lavoro, che incontrano difficoltà a rientrare nel mercato oppure si trovano in posizione critica rispetto all’accesso al credito convenzionale.  L’iniziativa concentrerà l’attenzione sulle pari opportunità per promuovere le attività intraprese da donne.

Aldo Ciummo

Barroso: “alimentazione, clima e sicurezza nodi indissolubilmente legati”

 

Il Presidente della Commissione Europea José Barroso, nel suo discorso ai capi di stato, ha sottolineato il legame tra sicurezza alimentare e sicurezza tradizionalmente intesa e tra queste ed i problemi derivanti dal cambiamento climatico.

 

Oggi esiste una situazione di estremo bisogno cui non sono estranee le strategie di mantenimento dell’ordine mondiale da parte di fasce ristrette di privilegiati, ma di cui approfittano anche i sistemi di potere che fomentano l’odio, laddove la paura dell’avvenire è un terreno fertile per l’estremismo antioccidentale. Un milione di persone nel mondo sono affamate, si tratta di una negazione sostanziale dei diritti dell’uomo,  l’Europa deve fare la sua parte per cercare di ridurre le dimensioni del dramma.

Al vertice Fao partecipano anche i Commissari Europei all’Agricoltura Marian Fischer Boel e per lo Sviluppo e gli Aiuti Umanitari, Karel De Gucht. Il Presidente della Commissione Europea Barroso ha dichiarato: “un mondo dove un miliardo di persone sono affamate non può aspettare:      dobbiamo dimezzare la fame nel mondo entro il 2015, secondo quanto previsto dagli obiettivi di Sviluppo del Millennio. Questa conferenza deve affrontare tre importanti questioni, che sono interconnesse: la sicurezza alimentare, il cambiamento climatico e la biodiversità.”

La partecipazione di Barroso al vertice Fao è in linea con l’impegno della Commissione Europea a favore della sicurezza alimentare e con la decisione di aumentare gli aiuti ai paesi in via di sviluppo, che sono le prime vittime del cambiamento climatico a causa delle minori difese infrastrutturali e dei meccanismi di allerta meno efficenti.

C’è da augurarsi che l’Unione Europea e le aree sviluppate in genere tengano conto del fatto che, per rendere possibile una coscienza ambientale effettivamente operante in tutto il mondo le difficoltà basilari dei paesi svantaggiati vanno risolte e per fare questo non bastano gli aiuti ma occorre mettere mano all’intero sistema economico mondiale rendendolo più equo. 

A questo proposito però non è il caso di dilungarsi in elenchi di buoni propositi, perchè in molti casi non è un occidente attestato sulle posizioni acquisite a determinare disagi, nè tantomeno sono le nazioni più occidentali ripetutamente additate come responsabili di qualsiasi problema a non voler risolvere il dramma della povertà, ma al contrario è proprio un insieme di paesi chiusi (al mercato ed alle libertà che di consueto vi sono associate) a controllare scientemente le proprie popolazioni attraverso la scarsità delle risorse e delle opportunità. E questo insieme di stati va da quelli autocratici nel modo più spinto, come la Corea del Nord, fino a quelli a democrazia formalmente completa, ma di fatto strettamente controllata come la Federazione Russa, passando per i paesi che esercitano il potere attraverso la teocrazia e dove (come le recenti rivolte in Iran hanno dimostrato) quest’ultima non rappresenta affatto un’alternativa allo stato di fatto mondiale ma una sua variante particolarmente indifferente alla volontà delle popolazioni.

Inoltre, un elenco eccessivo di buoni propositi sarebbe probabilmente fuori luogo sia da parte delle autorità dei paesi più influenti che hanno più volte disatteso i patti con quelli più umili economicamente, salvo riaffermarli con rinnovata visibilità mediatica negli eventi rituali, sia da un punto di vista giornalistico, dal momento che la comunicazione avviene poi in un contesto nel quale non è chiaro quanto gli abitanti delle aree privilegiate siano disponibili a cedere qualcosa di quello che è il livello di vita anche delle fasce medie della popolazione, contesto del quale i mass media fanno pienamente parte.

E’ importante però  ricordare che di tutti i membri della Fao, l’Unione Europea, che non è enorme nel mondo attuale, è di gran lunga il più importante in termini di contributi al bilancio, e questo lo riportiamo proprio così come reso noto dalla Unione Europea. La Fao è stata uno dei principali beneficiari dello Strumento Alimentrare di un miliardo di euro proposto dal Presidente Barroso ed approvato nel  dicembre 2008 dal Consiglio della UE. Nel corso della settimana passata, Barroso ha incontrato il Direttore Generale della Fao Jacques Diouf ed ha affermato che sono necessari investimenti mirati effettuati con continuità.

Si potrebbe naturalmente aggiungere che per arrivare davvero alla soluzione del problema della fame nel mondo è necessario che le popolazioni vengano aiutate ovunque a non dover sottostare al ricatto del bisogno, perchè possano riuscire a svilupparsi. E’ importante che la solidarietà vi sia, come è nella tendenza dimostrata dalla UE, ma il supporto umanitario non dovrebbe essere la soluzione economica alle carenze alimentari in base alla quale alcuni stati si permettono poi extra spese militari. I cittadini occidentali intenzionati a essere sicuri di aiutare direttamente abitanti di aree in difficoltà ed intenzionati ad essere altrettanto sicuri di non permettere indirettamente la crescita di apparati destinati ad attaccarli per questioni di ostilità fanatica esprimono un legittimo diritto.

Aldo Ciummo