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Sarà un ambientalista il prossimo presidente della Finlandia?

La Finlandia sceglie il presidente: Ninisto con il 37 per cento dei voti al primo turno e Haavisto con quasi il 19 per cento sono in pista al secondo turno

di    Aldo Ciummo
Al termine delle elezioni di domenica 22 gennaio, con le quali i finlandesi hanno votato per scegliere il Presidente della Repubblica dopo i due mandati della socialdemocratica Tarja Halonen, i giornali dei paesi limitrofi descrivono il voto come un referendum a favore della UE, scrivendo che la crisi economica e la tradizione di solidarietà e pragmatismo dei paesi nordici hanno archiviato le tentazioni xenofobe di partiti che non sono stati ammessi al governo.
Il Centrodestra di Sauli Ninistö (Partito della Coalizione Nazionale) ha vinto ma con il 37 per cento, meno delle previsioni che tre mesi fa lo volevano presidente al primo turno e significativamente al di sotto a di quelle che pochi giorni fa gli assegnavano  più del 40 per cento dei voti. Ninistö ed Haavisto, Centrodestra e Verdi, vanno al secondo turno il 5 febbraio. Ninistö rappresenta il Centrodestra moderato e liberale ed Haavisto è molto conosciuto per le sue iniziative a favore dei diritti umani a livello internazionale. Haavisto ha portato avanti per la UE i colloqui di pace in Sudan e diversi programmi ambientali dell’ONU in Iraq, Afghanistan, Kosovo, Romania, Liberia.
I partiti  di Centrosinistra che partecipano al governo di Jyrki Katainen (Governo di coalizione guidato dal Centrodestra) non hanno potuto presentarsi come forze di opposizione in una campagna elettorale come quella che si è svolta. Il candidato socialdemocratico Lipponen nei sondaggi non è arrivato al sette per cento, pur essendo stato il Primo Ministro più duraturo (dal 1995 al 2003) alla guida di due governi di coalizione e presidente del Parlamento (dal 2003-2007 durante il primo governo di Matti Vanhanen, rappresentante del partito di Centro all’epoca in coalizione con i Socialdemocratici, “Suomen Sosialidemokraattinen Puolue).
Timo Soini (Veri Finlandesi, “Perussuomalaiset”) è rimasto al 9,5 per cento, poco più degli ultimi sondaggi ma molto meno delle ultime elezioni. Fortunatamente, la cultura europeista che ha portato alla formazione di un governo di unità nazionale piuttosto che includere nel governo liste isolazioniste come i Veri Finlandesi sembra abbia già ridimensionando, oggi come in passato, una forza che presenta sfumature preoccupanti di chiusura, ad esempio in fatto di immigrazione. Ad Helsinki non sono novità nè nè le grandi coalizioni nè gli exploit elettorali effimeri tipici di stagioni euroscettiche.
Paavo Väyrynen, candidato del Partito del Centro (“Suomen Keskusta”), l’altro escluso dal governo e con qualche posizione euroscettica, sembrava l’unico che possa contendere il secondo posto ai Verdi ma con il 17,5 per cento è rimasto dietro ai Verdi quanto basta per concedere agli ambientalisti di passare al secondo turno. Väyrynen è stato Ministro fin dagli anni settanta, agli Esteri più volte, dal 1977 al 1982, dal 1983 al 1987 e dal 1991 al 1993. Il candidato del partito del Centro è rimasto nella sua linea di moderato euroscetticismo e di netto non allineamento (inclusa l’opposizione all’ingresso della Nato in tempi rapidi) e di buone relazioni con la Federazione Russa.
Sono cresciuti molto infatti gli ambientalisti (“Virheä Liitto”) guidati da Pekka Haavisto, arrivando al 18,8 per cento, in pratica già ad un quinto degli elettori. Haavisto è stato il primo ministro dei Verdi in un governo nazionale nel mondo, quando nel 1995 è entrato a far parte del governo Lipponen (coalizione a guida socialdemocratica), come Ministro dell’Ambiente dal 1995 al 1999.
Paavo Arhinmäki, candidato dell’Alleanza di Sinistra (Vasemmistoliitto) è andato bene tra i giovani, numericamente e socialmente importanti in Finlandia come in molti paesi vicini. Già nei sondaggi che precedevano le consultazioni elettorali il traino delle campagne antieuropeiste dei Veri Finlandesi pareva esaurito e il ribasso evidente dei movimenti euroscettici in questi anni comincia ad essere rispecchiato dalla vivacità dell’ altra parte dell’arco politico finlandese, con la definizione più chiara delle posizioni dei Verdi, ormai non più solo alternativi, e dell’Alleanza di Sinistra. Ma sono gli ambientalisti, I Verdi che affronteranno Sauli Ninisto, mentre ormai è finito l’ascendente degli euroscettici populisti di Timo Soini ed anche la presa dell’altro candidato abbastanza euroscettico, Paavo Väyrynen (Centro).
Il Centrodestra ha perso terreno rispetto ai sondaggi precedenti, mentre crescevano gli ambientalisti di Pekka Haavisto, (arrivati al 19%, con un guadagno di sette punti percentuali in pochi giorni). L’affluenza minore delle aspettative (72%) indica disaffezione alle proposte coincidenti con il Governo in carica (guidato dal partito di Sauli Ninistö, che esprime il Primo Ministro, Jyrki Katainen) mentre restano alla sua sinistra elettori che adesso vedono che Pekka Haavisto, ambientalista di governo (il suo partito fa parte della grande coalizione escludere gli euroscettici e i populisti di destra) può farcela se i cittadini orientati verso i socialdemocratici, la sinistra e i liberali al primo turno lo sceglieranno nel secondo, che si terrà il 5 febbraio.
Conferma la crisi dei Socialdemocratici il 6,7 per cento di Paavo Lipponen, ex Primo Ministro, si pensi che nel recente passato, dopo la lunghissima presidenza centrista di Urho Kekkonen negli anni ’60 e ’70, cioè dall’inizio degli anni ottanta ad oggi, i presidenti che si erano succeduti sono stati in seguito tutti socialdemocratici. Eva Biaudet (Partito degli Svedesi) al 2,7 e Sari Essayah (Critistianodemocratici) al 2,5 hanno fallito di fatto nelle elezioni presidenziali di domenica scorsa.
La carica di Presidente della Repubblica in Finlandia (Suomen Tasavallan Presidentti) sta vedendo a partire dalla riforma del 2000 una riduzione dei propri poteri, ma nella Costituzione Finlandese mantiene prerogative non indifferenti ad esempio in politica estera. La riforma costituzionale di poco più di un decennio fa ha smussato le possibilità di azione del presidente in materia di politiche europee, spostando progressivamente queste ultime nell’ambito della politica interna, che ricade sotto i poteri del Primo Ministro e del Governo.  Il ruolo del Presidente rimane centrale nella gestione della politica estera extraeuropea, con la capacità di influire su questioni centrali in Finlandia come i rapporti con la Federazione Russa e sul dibattuto ingresso di Helsinki nella Nato, tuttora improbabile nel breve e medio termine.
Quanto al favorito, Sauli Ninistö, il candidato del Partito della Coalizione Nazionale, Ninistö , ha ricoperto importanti cariche, è stato ad esempio Ministro delle Finanze dal 1996 al 2003, più a lungo di tutti i politici finlandesi, in governi di coalizione guidati dagli avversari socialdemocratici di Paavo Lipponen.  Il candidato del Partito della Coalizione Nazionale ha una vasta esperienza delle istituzioni europee e dei meccanismi economici europei. Sauli Ninistö è stato anche presidente del Parlamento unicamerale finlandese (Eduskunta) dal 2007 al 2011, durante i governi a guida centrista di Matti Vananhen (2007-2010) e di Mari Kiviniemi (2010-2011), di cui il Partito della Coalizione Nazionale faceva parte:  è identificato come un sostenitore dell’impresa e del rigore.
Paavo Arhimäki ha trentacinque anni, il programma del suo partito, l’Alleanza di Sinistra, include il rafforzamento della protezione sociale delle fasce sociali più deboli, più attenzione alle tematiche giovanili, difesa della laicità, sostegno alle unione civili anche tra coppie dello stesso sesso, protezione dell’ambiente. Arhinmaki e la lista che rappresenta sono contrari all’ingresso nella Nato e si oppongono ad una Unione Europea più chiusa.
Eva Biaudet è la candidata del Partito degli Svedesi (“Ruotsalainen Kansanpuolue”), una importante minoranza in Finlandia (dove anche lo svedese è lingua ufficiale), la sua lista ha una lunga storia, ha espresso personalità di governo in ruoli centrali in diversi decenni e differenti esecutivi, incluso l’attuale governo. Biaudet è il difensore dei diritti delle minoranze (Ombusdsman) in Finlandia e componente del forum dell’ONU sulle questioni indigene (in Finlandia c’è la comunità lappone): ha posizioni liberali.
Sari Essayah è la candidata dei Cristianodemocratici (“Kristillisdemokraatit”), europarlamentare dal 2009 e segretaria del partito dal 2007 al 2009. E’ contraria all’aborto e si oppone all’eventuale entrata della Finlandia della Nato. E’ nata da madre finlandese e padre marocchino ed è una sportiva (atletica) ha vinto premi mondiali ed europei. Il 5 febbraio occorrerà valutare a chi andranno i consensi di Lipponen e di Arhimaki (intorno al 6 o 7 per cento a testa) e i pochi punti percentuali di cristianodemocratici e partito degli svedesi. I progressisti di vario orientamento e gli indecisi che al primo turno pensavano non ci fosse modo di affrontare il Centrodestra potrebbero essere determinanti.
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Sauli Ninistö possibile prossimo presidente in Finlandia

 

Nelle elezioni per la Presidenza della Repubblica che si svolgeranno il prossimo inverno Sauli Ninistö è indicato dai sondaggi come il favorito

di  Aldo Ciummo

Sauli Ninistö, nome prestigioso del partito della Coalizione Nazionale (Centrodestra),  potrebbe contare se candidato per il Partito della Coalizione Nazionale (Centrodestra) su un sessanta per cento pieno di supporto popolare secondo diversi sondaggi, un consenso che potrebbe sfiorare l’ottanta per cento in un eventuale secondo turno.

L’outsider Timo Soini, autore del successo politico dei cosidetti Veri Finlandesi, una lista euroscettica e critica verso l’immigrazione, sarebbe votato in una elezione presidenziale dall’undici per cento, una quota rappresentativa dello scontento verso la UE di un settore marginale dell’elettorato, ma ulteriormente chiarificatrice del ruolo minoritario di posizioni di questo tipo nel paese.

Olli Rehn, esponente di rilievo del Centro, non peserebbe tanto nelle urne, nonostante la sua azione presso la UE, la sua porzione di voti si aggirerebbe intorno al nove per cento:  il partito della ex premier Mari Kiviniemi è quello che ha pagato nelle urne delle ultime consultazioni la scelta europeista, peraltro confermata complessivamente dall’elettorato, sia pure con il successo di un profilo più puntiglioso nel merito come quello di Jyrki Katainen, ieri alleato del Centro (di cui oggi però fa a meno nell’esecutivo) che assicura ai finlandesi un controllo oculato dei piani europei da parte della Coalizione Nazionale e dei Socialdemocratici oggi in coalizione con lui.

Non è  il momento dei Socialdemocratici come affidatari dei simboli rappresentativi della Finlandia, sempre stando ai sondaggi che pongono Eero Heinäluoma, personaggio di punta per la presidenza della repubblica secondo molti, poco sotto di Rehn, praticamente assieme a Pekka Haavisto dei Verdi e poco avanti rispetto  a Paavo Arhinmäki dell’Alleanza di Sinistra.

 Trascurabile il consenso oggi prevedibile per Cristiano Democratici e lista degli Svedesi che in Finlandia pur mantenendo sempre un certo supporto all’interno della propria area non lo hanno mai reso in qualche modo universale nel paese.

Sauli Ninistö ha lavorato a molte riforme promosse dal Partito della Coalizione Nazionale, assieme al Centro ed a Verdi e Svedesi, ricoprendo anche il ruolo di Presidente del Parlamento Finlandese, l’Eduskunta, annunciando già nella primavera del 2010 che non si sarebbe ricandidato nelle elezioni successive.

Votatissimo nelle elezioni politiche precedenti le ultime nel distretto di Uusima (il più popoloso del paese), è stato Ministro delle Finanze e Vicepresidente della Banca Europea per gli investimenti. Ninisto ha fatto parte anche di governi a guida socialdemocratica, quelli di Paavo Lipponen tra 1996 e 2003. I partiti indicheranno i candidati delle elezioni presidenziali del 22 gennaio 2012 questo autunno.

Finlandia, Governo di apertura all’Europa

Un difficile compito si profila per il governo che dovrà tenere assieme sei soggetti politici molto diversi tra loro, ma le basi sono solide

Comincia a delinearsi l’azione del nuovo governo, la cui nascita era stata attesa fino al 22 giugno, singolarmente a lungo, per quelle che sono le abitudini istituzionali del paese (di consueto la formazione di esecutivi formati dai maggiori partiti avveniva più rapidamente), fin dal 17 aprile. Jyrki Katainen, leader del maggioritario partito Moderato ha confermato le premesse che lo volevano in carica dopo il calo di consensi dell’alleato principale, il partito di Centro, oggi all’opposizione proprio in considerazione del proprio crollo.

Evoluzione positiva anche per Socialdemocratici, Verdi, Sinistra, Cristiano Democratici e Partito degli Svedesi, che entrano a far parte di questa coalizione nazionale che è soprattutto una coalizione europea, nata sulla base della volontà di supportare Grecia e Portogallo e confermare il contributo finlandese all’Unione Europea. Difatti il partito dei Veri Finlandesi, dipinto, forse con alcuni eccessi, come un pericolo all’assetto esistente, si è di fatto autoescluso con il rifiuto completo di ragionare sugli aiuti all’Europa.

Timo Soini, che aveva fatto del diniego ai salvataggi degli stati in difficoltà la sua proposta all’elettorato, non poteva cambiare all’indomani del consenso che questa aveva riscosso, di fatto però non era realistico trasformare un rifiuto della realtà in un programma di governo. Resta il segnale dato da una parte significativa elettorato,  intimorito dalla possibilità che il peso di scelte operate altrove possa trasferire oneri finanziari su un paese relativamente piccolo e molto efficiente nella sua amministrazione. In ogni caso il raggiungimento di un accordo ha chiarito che più dell’ottanta per cento dei finlandesi avrà il governo europeista che ha in stragrande maggioranza indicato, una buona notizia anche per la UE.

Non mancano le difficoltà di un esecutivo nel quale lavoreranno assieme i moderati del Partito della Coalizione Nazionale in continuità con gli anni passati e i Socialdemocratici (fino a quest’anno in opposizione), più i Verdi e il Partito degli Svedesi (al governo con Moderati e Centro fino a poco fa) e l’alleanza di Sinistra, infine i Cristiano Democratici. La politica del Governo si profila come molto favorevole all’ecologia ed all’economia ecosostenibile, ma diversità di opinioni esistono, ad esempio riguardo la tassazione. Anche qui una soluzione che introduce imposte sui redditi più alti sarebbe in arrivo. I Cristiano Democratici però potrebbero modificare alcune delle norme di laicità.

L’esecutivo è nato con una impronta fortemente favorevole all’Europa, all’Ambiente, all’uguaglianza di opportunità e rappresenta, con l’apertura del primo ministro Jirki Katainen a forze molto diverse anche nell’elaborazione del programma, un esperimento cui guardare con interesse e che ha opportunità di riuscire specialmente in un paese come la Finlandia che ha una esperienza molto lunga in fatto di coalizioni nate con pragmatismo sulla soluzione di problemi concreti.

Aldo Ciummo

Finlandia, vincono Moderati di Katainen e Socialdemocratici: “Timo Soini va incluso nel governo”

 

Come previsto da tutti i sondaggi il Perussuomalaiset toglie voti ai partiti tradizionali e ribadisce la volontà di ridiscutere gli aiuti al Portogallo, ma Jyrki Katainen e progressisti tengono dritta la barra sulla necessità dell’integrazione
 
Le elezioni finlandesi hanno determinato soprattutto una sorpresa, la batosta subìta dal partito del Centro della premier Mari Kiviniemi: soprattutto il maggior partito di governo si è visto addossare lo scontento dovuto ai costi crescenti dell’aiuto finanziario che l’Europa assegna in maniera massiccia a stati più grandi e meno rigorosi nei conti pubblici. Lo stato nordico non ha in termini assoluti un grandissimo numero di immigrati e le vicende dell’Unione Europea hanno influito molto sulle dinamiche del voto.
 
L’alleato di governo, il partito della Coalizione Nazionale, che esprimeva il Ministro delle Finanze e probabile prossimo primo ministro Jirki Katainen, non ne è colpito ed anzi si rafforza, accettando il dibattito su temi che il partito di Timo Soini ha portato dentro al dibattito approfittando del fatto che erano rimasti a lungo sotto al tappeto: i costi sociali, per il sistema così come si era consolidato, di un numero di rifugiati potenzialmente molto alto per un paese che ha una popolazione estremamente distribuita sul territorio e numericamente più piccola rispetto ad altri paesi, ma soprattutto la necessità di verificare la sostenibilità di aiuti europei in cui sostanzialmente chi ha accumulato risorse spesso paga le difficoltà subìte da sistemi alle prese con contraddizioni nella gestione della cosa pubblica (si ricordino i conti alterati della Grecia).
 
Accanto a questi argomenti, propagandati dal Perussuomalaiset spesso in modo rozzo, Timo Soini ne ha sfruttati anche altri, spesso scorrettamente e in maniera poco accettabile per una Europa che ha bisogno di crescere sempre più aperta ed efficiente. Hanno influito sui risultati, che vedono gli euroscettici terzi dietro a Socialdemocratici ed alla maggioranza moderata rappresentata da Katainen, incrinature della trasparenza percepite dal pubblico attraverso i problemi degli esecutivi di Centrodestra degli ultimi anni. Le forze di sinistra non sono riuscite ad intercettare abbastanza consensi di nuovi elettori.
 
Il Partito Socialdemocratico ha affermato che il posto del partito nazionalista emergente è nel governo ed il Partito della Coalizione Nazionale ha concordato che i tre maggiori partiti dovrebbero formare l’esecutivo. Ci sono significative differenze perchè i due maggiori partiti, conservatore e socialdemocratico, tengono dritta la barra sul sostegno alla solidarietà europea ed alla cooperazione attualmente esistente nel continente. Nella storia finlandese recente è esistito già un altro partito simile a quello di Timo Soini, una lista dalla quale molti dei “Veri Finlandesi” (questo il nome del partito tradotto) provengono e che una volta entrato nelle istituzioni ha dovuto accettare le tradizioni di inclusione sociale e cooperazione internazionale della Finlandia ed ha scontato la perdita di appeal antisistema e di situazioni contingenti favorevoli (come lo scontento per il bailout Ue del Portogallo).
 
Il segretario del Partito del Centro, Timo Laaninen, ha dichiarato che il posto del partito del Centro è adesso all’opposizione dati i risultati elettorali che ne decretano evidentemente il declino nelle preferenze dei cittadini. Le elezioni di ieri hanno visto perdere nettamente illustri esponenti dei più grandi partiti come il Ministro uscente al Commercio Estero e Sviluppo, Paavo Vayrynen e alla Comunicazione, Suvi Linden.
 
Nel nuovo Parlamento i Moderati (il Partito della Coalizione Nazionale) avranno 44 voti su 200: sono i vincitori di queste elezioni ed uno dei partiti storicamente più europeisti nel continente. Seguono i Socialdemocratici con 42 seggi, riguadagnando il secondo posto che era del Partito della Coalizione sotto il premierato del Centro, la novità dei Veri Finlandesi arriva a 39 deputati, un indubbio cambiamento della geografia parlamentare, il Centro questa volta ha solo 35 seggi, la Sinistra 14, i Verdi 10, il Partito degli Svedesi 10 e c’è un seggio che va alle isole Aland. I mass media portoghesi, riporta la televisione finlandese YLE, manifestano timori che l’aiuto europeo venga rinegoziato, ma esponenti del Governo portoghese valutano in modo più equilibrato il risultato delle elezioni, che vedono saldamente al timone due partiti storicamente fautori dell’integrazione europea e dello sviluppo socioeconomico inclusivo come Partito della Coalizione Nazionale e Partito Socialdemocratico, affiancati da una forza che frettolosamente incasellata dai media in schemi continentali, è una lista di protesta che rappresenta correnti nazionali presenti da tempo ed articolate al loro interno.

Aldo Ciummo

Finlandia, gli euroscettici potrebbero entrare nel Governo

 

L’attuale ministro delle Finanze Jirky Katainen potrebbe diventare premier dei moderati: ma avanza il “Perussuomalaiset” di Timo Soini, contrario agli aiuti agli stati europei in crisi
 
 

Il 17 aprile si vota in Finlandia e la Premier Mari Kiviniemi non ha escluso che il prossimo governo coinvolga i “Veri Finlandesi” (“Perussuomalaiset” in finlandese) guidati da Timo Soini: la lista che vuole ridurre l’immigrazione ed opporsi a piani di spesa della UE per salvare paesi in bancarotta peserà, secondo i sondaggi, oltre il sedici per cento delle preferenze, divenendo una forza indispensabile a garantire la governabilità nell’Eduskunta, il Parlamento unicamerale finlandese. L’attuale esecutivo comprende, oltre al “Partito di Centro” di cui Kiviniemi è la leader, la “Coalizione Nazionale” (Centrodestra), i “Verdi” e la lista Svedese.
 
A giudicare dalle dichiarazioni dei politici, non è l’immigrazione il tema che delinea le coalizioni: posizioni favorevoli alla forte restrizione dell’immigrazione, vicine a quelle dei “Veri Finlandesi”, emergono in partiti di governo come il Centro e la Coalizione Nazionale ed in parte dell’opposizione socialdemocratica, tanto che Jörn Donner, produttore cinematografico impegnato in politica, ha lasciato il Partito Socialdemocratico e si è ricandidato con il gruppo dei finlandesi di lingua svedese, dichiarando che i maggiori partiti dovrebbero differenziarsi di più dai populisti di Timo Soini su questioni come l’immigrazione e le politiche comunitarie.
 
La circostanza che potrebbe ostacolare l’adesione populista ad una coalizione conservatrice è la partecipazione al fondo permanente di sicurezza europea per il salvataggio degli stati in crisi.  Finora, i Socialdemocratici non hanno espresso posizioni nette, di fronte all’euroscetticismo di Timo Soini, mentre i partiti del Centrodestra hanno chiarito che non accetteranno nel governo liste che non sostengano le misure necessarie a favore dell’Unione Europea: questa questione potrebbe essere il fattore favorevole all’ascesa elettorale di Soini, che ha dichiarato che i Veri Finlandesi non sosterranno mai un impegno simile da parte di Helsinki.
 
Il Ministro delle Finanze, Jyrki Katainen, ha dichiarato che la partecipazione al salvataggio degli stati in difficoltà è in accordo con la posizione finlandese ed il Centro, che esprime la premier Mari Kiviniemi, potrebbe cedere la leadership del prossimo Centrodestra proprio a Katainen, esponente della Coalizione Nazionale. Il raggruppamento dei conservatori moderati è favorito: il 20% dei Socialdemocratici (“Sosialdemokrattinen Puolue”, in finlandese) è oggi eroso dagli euroscettici e dalle sinistre. Il Partito della Coalizione Nazionale (“Kansallinen Kokoomus”) conterebbe sul 20% ed i sondaggi posizionano appena di qualche frazione di punto percentuale indietro il partito di Centro, che tutela gli aiuti alle famiglie. Il Partito degli Svedesi si trova isolato nella difesa del ruolo della lingua svedese nello stato, che molti politici pensano di consegnare alla storia.
 
Togliere l’obbligatorietà dello svedese nelle scuole richiederebbe modifiche costituzionali e lo “Svenska Folkeparti” dovrebbe riuscire a mantenere lo status della madrelingua di circa il 5% dei finlandesi, una quota simile alla porzione di voti sulla quale la lista conta abitualmente. Il Partito della Coalizione, che non vuole innalzare le tasse, sarà alleato del Centro (“Suomen Keskusta”). Jutta Urpilainen, la leader dei socialdemocratici, sottolinea che il suo partito non accetterà innalzamenti dell’età pensionabile oltre i 63 anni e l’Alleanza della Sinistra (“Vasemmistoliitto”, forza stimata intorno al 7% dell’elettorato) rigetta l’eventuale entrata della Finlandia nella Nato, novità cui in realtà non sembrano tenere particolarmente neppure gli altri partiti. I Verdi (“Vihrea Liitto”) il cui consenso si aggira intorno al 9% ed il partito cristianodemocratico Kristillisdemokraatit, che probabilmente si attesterà di nuovo attorno al 4%, non avanzano pregiudiziali molto rigide rispetto all’ingresso nell’esecutivo.
  
La Finlandia è divisa in quindici distretti elettorali: i duecento parlamentari dell’assemblea unicamerale finlandese provengono da queste circoscrizioni, in maniera proporzionale al numero di abitanti che risiedono nelle varie regioni: Helsinki, Uusimaa, Varsinais-Suomi, Satakunta, Hame, Pirkanmaa, Kymi, South Savo, North Savo, North Carelia, Vaasa, Central Finland, Oulu, Lapland, Aland. Si vota soltanto per un particolare candidato di un singolo distretto. Nella legislatura uscente, il Partito della Coalizione Nazionale, alleato del Centro, ha cinquantuno deputati, uno in più del maggior alleato (che ha subìto defezioni verso il partito di Timo Soini, che ha ora sei seggi). Il più grande partito di opposizione, i Socialdemocratici, ha attualmente quarantacinque eletti, la Sinistra diciassette ed i Verdi quattordici. La lista degli Svedesi ha dieci seggi ed i Cristiano Democratici sette. Il 15 marzo si è svolta l’ultima sessione del Parlamento, che terminerà il suo mandato il 12 aprile, pochi giorni prima delle elezioni, il cui risultato sarà confermato soltanto il 20 aprile.
 
Aldo Ciummo

Finlandia, crescono le opportunità di Katainen (Moderati) di diventare Primo Ministro

 

In attesa delle elezioni del 17 aprile l’alleanza tra Kiviniemi (Centro) e Katainen (Coalizione Nazionale) resta in vantaggio e i Socialdemocratici forti, ma avanza la destra di Timo Soini


di   Aldo Ciummo


Il 17 aprile si vota in Finlandia e la Premier Mari Kiviniemi non ha escluso che il prossimo governo coinvolga i “Veri Finlandesi” (“Perussuomalaiset”) guidati da Timo Soini: la lista si oppone a piani UE di salvataggio di paesi in bancarotta e si avvicina al sedici per cento delle intenzioni di voto, lasciando immaginare una sua crescita nell’Eduskunta, il Parlamento unicamerale finlandese, che conta duecento deputati. Sulla maggior parte dei temi, immigrazione inclusa, le differenze tra i partiti non sono enormi: il Centrodestra sulla cittadinanza vuole regole più certe ed anche i “Veri Finlandesi” hanno candidati immigrati, nonostante le severe posizioni in materia (che hanno spinto il produttore cinematografico Jörn Donner a lasciare i Socialdemocratici e candidarsi con una lista minore, lo “Svenska Folkeparti”, per differenziarsi di più dall’agenda della nuova destra).

L’attuale esecutivo comprende, oltre al “Partito di Centro” di cui Kiviniemi è la leader, “Coalizione Nazionale” (Centrodestra), Verdi e lista Svedese. Il vero scoglio sulla rotta dell’adesione Soini ad una prossima coalizione conservatrice, data nuovamente in vantaggio, è la partecipazione al fondo permanente di sicurezza europeo per il salvataggio degli stati in crisi. Finora, i Socialdemocratici non hanno espresso posizioni nette sull’argomento, ma i partiti del Centrodestra hanno detto chiaramente che non accetteranno nel governo liste che non appoggino tutte le misure necessarie a favore dell’Unione Europea: questa questione potrebbe essere il fattore favorevole al leader dei “Veri Finlandesi”, che osteggiano un impegno simile da parte dello stato.

Il Centro, che esprime la premier Mari Kiviniemi, potrebbe cedere la leadership del Centrodestra all’attuale Ministro delle Finanze, Jyrki Katainen, un esponente della Coalizione Nazionale, come lei favorevole agli aiuti alle nazioni europee in difficoltà. A sinistra, il venti per cento dei Socialdemocratici guidati dalla leader Jutta Urpilainen (“Sosialdemokrattinen Puolue”, in finlandese), è eroso dagli euroscettici, ma anche dall’Alleanza della Sinistra (“Vasemmistoliitto”, una forza stimata intorno al 7% dell’elettorato). Il Partito della Coalizione Nazionale (“Kansallinen Kokoomus”) conterebbe sul venti per cento ed i sondaggi assegnano qualche frazione di punto percentuale in meno al partito di Centro. Lo “Svenska Folkeparti” si aggira attorno al cinque per cento ed i Verdi (“Vihrea Liitto”) al nove per cento.

Le coalizioni in Finlandia si costruiscono dopo le elezioni, sulla base di un programma concordato. Il partito della Coalizione sarà alleato del Centro (“Suomen Keskusta”). Ad Helsinki, spesso, i partiti di centro sono alleati con liste di sinistra ed in maniera simile maggioranze progressiste collaborano con liste liberali, così è probabile che moderati e socialisti troveranno formule per assicurare alla UE il supporto necessario in casi di emergenza. Ma un successo di Timo Soini sarebbe il segno dell’insofferenza di parte dei finlandesi per “bollette” rese salate dalla scarsa efficienza finanziaria di diversi stati europei. Nel dibattito pubblico, svoltosi questo giovedì pomeriggio a Tampere tra rappresentanti delle maggiori forze (Urpilainen, Katainen, Kiviniemi e Soini) e trasmesso dalla televisione finlandese YLE, sono emerse le difficoltà dei partiti consolidati al riguardo.

Non si tratta infatti di ostilità all’Unione Europea, ma di un dibattito necessario sulle spese che gli sforamenti di bilancio di molti grandi stati impongono alle economie più dinamiche ed ai sistemi pubblici efficienti, dibattito che, in nome della solidarietà europea è stata sempre molto compressa nelle nazioni che hanno contribuito più generosamente e che si trovano alle prese con una Europa che chiede sempre di più a regioni scarsamente rappresentate nelle istituzioni centrali come il Parlamento Europeo. E’ opportuno che le proposte di efficienza che giungono da stati che hanno affrontato meglio la crisi trovino maggiore ascolto a Bruxelles ed a Strasburgo. Una Europa più coerente favorirebbe il proseguimento della tradizione europeista in aree del continente da lungo tempo protagoniste nel sostegno alle regioni in crescita, all’integrazione all’interno della UE ed alla efficienza delle decisioni, che significa più solidarietà concreta.

Tarja Halonen, la Presidente della Repubblica Finlandese in visita ufficiale in Italia

 

Oggi l’incontro con il Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, per sottolineare i forti rapporti tra i due paesi europei, il 9 visita a Lucca ed a Pisa
 
Il Presidente della Repubblica finlandese, Tarja Halonen, è in visita di Stato in Italia da ieri. Tarja Halonen sta esercitando il suo secondo mandato nel suo paese, dove il Capo di Stato resta in carica ogni volta sei anni. Tarja Halonen è stata già in Italia, per le Olimpiadi invernali di Torino, nel 2006, ma non si trovava in visita ufficiale, per cui la visita di questi giorni cadrà a 13 anni dall’ultimo vero e proprio viaggio ufficiale dell’allora presidente Martti Ahtisaari.

 Giorgio Napolitano ha già incontrato la presidente finlandese nel 2007 nella capitale della Lettonia Riga e nel 2008 a Graz (Austria) in occasione di riunioni informali di capi di stato europei. L’incontro a Roma assume una importanza particolare per il ruolo storico dei due paesi in Europa, laddove l’Italia è stato uno dei paesi fondatori nel 1957 ed è promotore dell’integrazione anche politica della Ue, mentre la Finlandia, fin dal suo ingresso nel 1995, ha apportato il suo impegno per l’estensione dei diritti nella comunità europea, oltre a svolgere un ruolo rilevante per la vicinanza ad entrambe le grandi aree europee, est ed ovest.

 In Finlandia il Presidente della Repubblica esercita il potere esecutivo insieme con il Governo in base alla Costituzione, fatto che ha portato al frequente impegno congiunto di Capo di Stato e Primo Ministro nelle questioni internazionali. Durante i due mandati di Tarja Halonen, il secondo dei quali è ancora in corso, i primi ministri finlandesi sono stati Paavo Lipponen, Anneli Jaatteenmaki, Matti Vanhanen. Attualmente il primo ministro in Finlandia è Mari Kiviniemi (appartente al partito di Centro).

La visita di Tarja Halonen ha un significativo peso culturale e difatti sarà accompagnata in Italia anche dal Ministro finlandese della Cultura e Sport, Stefan Wallin. Gli appuntamenti più importanti previsti sono l’incontro con il Presidente italiano Napolitano al Qurinale il 7 settembre, l’incontro all’Accademia dei Lincei l’8 settembre a Roma, dove ci sarà anche l’ambasciatore finlandese in Italia, Pauli Makela e le tappe a Lucca e Pisa, dove il 9 settembre Tarja Halonen visiterà la Scuola Normale Superiore ed incontrerà le autorità locali.

L’Italia occupa ormai stabilmente tra il decimo ed il nono posto tra i partner commerciali più importanti della Finlandia.  Lo stato nordico esporta nello stivale soprattutto prodotti della trasformazione del legno e dei metalli, mentre l’Italia esporta verso lo stato finnico principalmente mezzi di trasporto e macchinari. Dall’adesione finnica alla Ue (nel 1995) fino ad oggi i rapporti e gli scambi tra i due paesi sono costantemente aumentati e migliorati.

Nel 2009 gli investimenti diretti in Italia ammontavano a 131 milioni di euro, gli investimenti diretti italiani in finlandia 384 milioni e sempre nel 2009 la bilancia commerciale ha registrato un surplus di 120 milioni di euro a favore della Finlandia. L’Italia è l’undicesimo mercato di esportazioni per la nazione nordica.

Per quanto riguarda gli scambi culturali, l’Institutum Romanum Finlandiae che opera dal 1954 a Villa Lante, al Gianicolo, promuove da più di mezzo secolo una prestigiosa cooperazione scientifica, archeologica e di ricerca con le realtà italiane, così come l’Istituto Italiano di Cultura fin dal 1942 opera ad Helsinki per far conoscere la cultura italiana nel paese finnico.

 La visita di Tarja Halonen suscita interesse anche per il fatto che il Presidente Finlandese incarna il livello di garanzia dei diritti raggiunti nello stato finnico, avendo lavorato a lungo in passato anche in associazioni ed organizzazioni impegnate nella lotta alle discriminazioni e nella promozione dei diritti delle donne.

Attualmente in Finlandia è una donna anche il Primo Ministro, Mari Kiviniemi, appartenente al Partito del Centro (Suomen Keskusta) e il principale partito dell’opposizione, da cui proviene Tarja Halonen, il Partito Socialdemocratico della Finlandia (Suomen Sosialdemokraattinen Puolue, SDP) è rappresentato a sua volta da una donna, Jutta Pauliina Urpilainen.
 
Aldo Ciummo

Il Parlamento affiderà a Mari Kiviniemi l’incarico di primo ministro

 

La Finlandia si prepara ad assistere a dei cambiamenti importanti nella squadra di Governo e del Partito di Centro, dopo la scelta di Matti Vanhanen di ritirarsi dalla scena.

di   Aldo Ciummo

HELSINKI – Martedì prossimo l’Eduskunta, il parlamento unicamerale finlandese, voterà per affidare a Mari Kiviniemi l’incarico di Primo Ministro. Proveniente da una piccola città e laureata in Scienze Politiche, Mari Kiviniemi fa parte del Partito di Centro (Suomen Keskusta), la stessa formazione cui appartiene Matti Vanhanen, che ha deciso di ritirarsi dalla scena pubblica dopo gli sforzi portati avanti per rimediare al calo di popolarità che il gruppo sconta dopo lunghi anni di Governo in un periodo non facile e per i contrasti presenti all’interno dell’organizzazione. I dieci mesi che separano l’attuale gruppo di governo dalle elezioni saranno quindi un breve anno caratterizzato da una nuova leadership.

Mari Kiviniemi è stata per quindici anni una parlamentare, poi Ministro alla Pubblica Amministrazione ed al Governo Locale dell’esecutivo di Centrodestra, che comprende Partito della Coalizione Nazionale (Kansallinen Kokoomus, si tratta di conservatori moderati), oltre al Partito di Centro cui Kiviniemi stessa appartiene ed ai Verdi (Vihrea Liitto) ed al Partito degli Svedesi (Svenska Folkepartiet).

I Socialdemocratici (SDP) principale partito di opposizione, hanno accolto complessivamente con apertura i segni di volontà di dialogo manifestati dalla prossima premier durante la conferenza del Partito di Centro in una conferenza a Lahti una settimana fa ed un giorno dopo la sua nomina a guida del gruppo politico di cui fa parte.

Meno discussa di Anneli Jaatteenmaki, la cui vicenda di leader governativo è durata poco, ma nel passato oggetto di critiche politiche riguardo alla questione della riduzione del numero e del ruolo dei comuni, nell’amministrazione locale di cui si occupava come Ministro, Mari Kiviniemi però è considerata da molti capace di risollevare nuovamente il consenso del Partito di Centro, un pò appannato dopo le discussioni che hanno visto sotto i riflettori Matti Vanhanen, precedente primo ministro che ora ha deciso di lasciare e dopo i dissapori tra i diversi contendenti all’interno della forza politica.

Mari Kiviniemi infatti non ha mai subìto gravi critiche ed anzi è percepita come vicina alla società finlandese e nelle elezioni per la leadership nel partito poco più di una settimana fa ha nettamente superato Paavo Vayrynen e Mauri Pekkarinen: il primo, ministro per il Commercio Estero e lo Sviluppo, battuto per una gran mole di voti, mentre Pekkarinen (ministro per gli Affari Economici) ha registrato un significativo consenso da parte dei colleghi di partito pur raccogliendo molti voti in meno di Kiviniemi. Molto duro è stato il parallelo confronto per decidere il segretario entrante: Timo Laaninen ha battuto Jarmo Korhonen, segretario uscente del Partito di Centro, gruppo politico che resta un “big” del Parlamento Finlandese con un consenso anche nei sondaggi attorno al 20%.

Una cosa è certa: Mari Kiviniemi, che oggi ha quarantuno anni ed è già stata ministro (oltre che del Governo Locale anche di Commercio Estero e Sviluppo per un breve periodo) con la sua agenda di priorità che include le giovani generazioni e con una immagine anche personale vicina al cittadino medio di appassionata di sport a contatto con l’ambiente e di musica, rafforza dei tratti molto democratici dell’attuale Finlandia che con lei nel ruolo di Primo Ministro ed un’altra donna, Tarja Halonen tuttura presidente, unitamente all’equilibrio esistente nella suddivisione dei ministeri può vantare anche un grado di parità e di protagonismo femminile nelle istituzioni raramente riscontrabile nell’ Europa di oggi.

Mari Kiviniemi verso la leadership in Finlandia

La presidente del Centre Party of Finland, Mari Kiviniemi

 Nuova presidenza: già conosciuta per la sua azione di Ministro alla Pubblica Amministrazione ed al Governo Locale e ora nominata per succedere a Vanhanen, che ha deciso di concludere una lunga esperienza politica come presidente del partito di centro e primo ministro

 

Mari Kiviniemi questa domenica a Lahti, nel corso di un congresso della forza politica che rappresenta, ha annunciato che già in agosto inviterà i diversi soggetti sociali rilevanti nella vita del paese, (a cominciare dalle opposizioni parlamentari) per raccogliere le istanze di tutte le fasce di popolazione coinvolte dalla recente crisi e attive nell’avviato rilancio dell’economia finlandese.

Il portavoce dei Socialdemocratici (il principale partito d’opposizione rappresentato nell’Eduskunta, il Parlamento unicamerale finlandese) Eero Einaluoma, ha affermato che l’iniziativa di Mari Kiviniemi è un segnale positivo della volontà di cooperare da parte delle forze di governo.

Recentemente Jutta Uurpilainen (SDP, Socialdemocratici) aveva espresso il desiderio di ricevere segni di ascolto da parte delle forze di maggioranza. La Finlandia è governata attualmente da una coalizione incentrata su Centre Party (Suomen Keskusta) e National Coalition Party (Kansallinen Kokoomus).

L’attuale governo ha potuto contare fin dall’inizio sull’apporto di liste più piccole come i Verdi (Vihrea Litto) e lo Swedish People Party (Svenska Folkpartiet), il cui contributo al ruolo della lingua della minoranza che parla svedese in Finlandia è oggetto di attualità data la discussione sui programmi di lingua nelle scuole finlandesi apertasi all’interno del National Coalition Party in questi giorni.

Sabato Mari Kiviniemi è stata eletta presidente del partito di centro (il gruppo che ha espresso in questi anni come suo primo ministro Matti Vanhanen). La nuova leader ha quarantuno anni ed è stata per quindici anni una parlamentare. Mari Kiviniemi è laureata in Scienze Politiche e proviene da Jalasjarvi, nella regione della Ostrobothnia meridionale ma vive attualmente ad Helsinki, le politiche giovanili sono al centro dei suoi programmi.

La esponente della coalizione di governo sta quindi per diventare primo ministro, mentre Timo Laaninen è diventato segretario del partito. Sempre sabato, Matti Vanhanen ha detto che l’esperienza di presidente del partito portata avanti per sette anni è stata molto positiva ma è una vicenda che ora volge al termine. Per arrivare ad avere Mari Kiviniemi come primo ministro nella repubblica, occorreranno l’approvazione del parlamento e quella presidenziale, che dovrà essere siglata da Tarja Halonen.

Aldo Ciummo