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Lofoten ancora oggetto di dibattito

Per tutto il prossimo quinquennio l’arcipelago nel nord della Norvegia rimarrà ancora al di fuori di qualsiasi nuova autorizzazione riguardante l’industria dell’energia

Nel 2013 si parlerà nuovamente dei piani riguardanti l’energia e gli idrocarburi in Norvegia: nel 2011 il governo ha deciso di rimandare ogni decisione sulle Lofoten, Vesterålen e Senja e di non aprire l’area all’esplorazione delle risorse petrolifere nemmeno nel periodo parlamentare 2013-2017 (sarà in ogni caso necessaria prima una dichiarazione di impatto ambientale dettagliata). Tra le organizzazioni più attive nel contrastare le ipotesi legate al petrolio ci sono le associazioni ambientaliste “Norges Naturnvernforbundet” e “Folkeaksjonen”, perchè la zona acquatica di cui si parla è rilevante per diverse specie di pesci, come merluzzi e aringhe. Anche il turismo è importante per l’economia delle isole Lofoten: nella zona dell’isola di Rost ci sono la più grande barriera corallina di acqua fredda e colonia di pulcinelle di mare del mondo e l’area vicino ad Andøya è importante per le balene. Le isole Lofoten sono caratteristiche per i loro villaggi di pescatori e per le montagne che sorgono direttamente dal mare.

Le attività commerciali al largo di Lofoten, Vesterålen e Senja sono guidate dal Management Plan per il Mare di Barents e per le acque dell’arcipelago delle Lofoten. L’ Agenzia per il Clima e l’Inquinamento, l’Istituto di Ricerca Marina, il Direttorato per il Management della Natura, l’Istituto Polare Norvegese sono tutti consapevoli della complessa morfologia dei luoghi: eventuali installazioni future verrebbero a trovarsi vicino alla costa, dove invece dei giorni interi che possono essere impiegati in caso di emergenze in mare aperto, nel mare di Barents o nel mare del Nord, un intervento a protezione dell’ambiente in questo tratto del Mare di Norvegia per essere efficace dovrebbe svolgersi in meno di una giornata.

Nel campo dell’opposizione di centrodestra attualmente Liberali (“Venstre”) e CristianoDemocratici (“Kristelig Folkeparti”) sono contrari al petrolio e i Conservatori (“Høyre”) ed il Partito del Progresso (“Fremskrittpartiet”) sono favorevoli. All’interno dell’esecutivo di Centrosinistra ci sono diverse opinioni, il Partito della Sinistra Socialista (“Sosialistisk Venstrepartiet”) ed il Partito del Centro (“Senterpartiet”) si oppongono a cambiamenti nella regione. Nel partito di maggioranza (“Arbeiderpartiet”) esistono posizioni diverse che probabilmente emergeranno in maniera più definita nel 2013 quando si svolgerà l’incontro più importante del gruppo. Nonostante in Norvegia siano applicate tecniche molto avanzate di protezione ambientale si sono registrati incidenti, come nel dicembre 2007 alla piattaforma dello Statfjord, nel Mare del Nord. Gli ambientalisti pensano perciò che rischi simili vadano evitati nelle isole.

Il dibattito sul nord dello stato norvegese si inserisce nel generale risveglio di interesse per l’area artica, dal quale non è esclusa la UE, che intende entrare come osservatore nel Consiglio Artico e che ha previsto un investimento di un miliardo di euro (per il 2014-2020) per promuovere le regioni artiche della UE. Nel marzo 2012 il governo norvegese ha accordato sessanta nuove licenze di estrazione di petrolio, delle quali trentaquattro nel mare del Nord, quattro nel mare di Barents e ventidue nel Mar di Norvegia (dove l’area delle isole Lofoten, Vesterålen e Senja non è stata ancora aperta a nuove concessioni, a causa delle molteplici implicazioni ambientali che toccano la zona). Tra le compagnie interessate alle aree artiche, la “Statoil” (azienda pubblica), le francesi “GDF Suez” e “Total”, le statunitensi “ExxonMobil” e “ConocoPhillips”, l’italiana “Eni”, la giapponese “Idemitsu”, la svedese “Lundin” e le tedesche “EON” ed “RWE”. Riguardo ad un altro mare, il Mare del Nord, alla fine di agosto “Statoil”, “Petoro”, “Det Norske Oljeskap” hanno annunciato di aver trovato grandi giacimenti. Nel Mare di Barents, tra dicembre e l’estate del 2013 si prevede la realizzazione di nove pozzi, essendosi aperte aree libere dal ghiaccio con i recenti cambiamenti climatici.

I lavori sui piani di gestione delle acque norvegesi sono coordinati da un comitato direttivo interministeriale guidato dal Ministero dell’Ambiente. Sono stati istituiti tre gruppi consultivi per implementare il piano di gestione per il Mare di Barents e l’area delle Lofoten, il “Management Forum” (guidato dall’Istituto Polare Norvegese), il “Gruppo Consultivo sul Monitoraggio” (guidato dall’Istituto della Ricerca Marina), il “Forum sulla gestione del rischio ambientale” (guidato dall’Amministrazione Costiera Norvegese). Il rapporto presentato nell’aprile 2011 potrebbe fare da base ad una futura dichiarazione d’impatto ambientale.

Aldo Ciummo

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Il Governo norvegese: “guardare all’estremo Nord per proiettare in avanti il paese”

Nel mondo globalizzato la strategia di controllo e sviluppo del territorio ad Oslo non stacca l’attenzione dall’area peculiare da dove gli interessi storici scandinavi sono partiti fin dalle origini della storia delle nazioni nordiche

 

In cima alle priorità della Norvegia oggi, la zona settentrionale, (da sempre portatrice di una conoscenza particolare delle proprie risorse da parte di Oslo, ma anche problematica per le distanze, le rigidità del clima e la fragilità ambientale) resta una cartina di tornasole dell’intera politica dello sviluppo sostenibile portata avanti nel tempo da tutte le forze politiche rappresentate nello Storting, il Parlamento norvegese, e raccolta anche dall’attuale governo di sinistra guidato da Jens Stoltenberg, peraltro erede di una lunga tradizione socialdemocratica.

Non si può ignorare però che questa prospettiva nei confronti delle risorse e della società viene condivisa con i vicini, a cominciare dalla Svezia, che a differenza della Norvegia si trova nell’Unione Europea ed anzi fornisce, con il Governo conservatore di Fredrik Reinfeldt, una spinta verso l’economia verde che non si distacca dalle linee guida dei precedenti esecutivi a Stoccolma, orientati sempre in direzione della crescita della quota ecosostenibile di energie prodotte.

La Norvegia promuove il suo progetto, nella maggiore cooperazione possibile anche con i paesi che fanno parte di istituzioni dalle quali la nazione ancora è esclusa, come la UE, quindi le iniziative dell’amministrazione di Oslo si concentrano sulla parte dell’Artico di competenza dello Storting.  Hurtigruten Coastal Express, Sami Communities, arcipelago Lofoten, sono nomi che richiamano alla mente le località che il paese vede incluso nel patrimonio dell’umanità e sono al centro di una volontà precisa del Governo di Jens Stoltenberg di favorire una migliore conoscenza di queste terre nel mondo per farne ancora di più un investimento turistico, ma con caratteristiche precise.

In Scandinavia non c’è bisogno di un turismo che venga nel Nord disordinatamente, senza il necessario rispetto per le aree in questione, è la pianificazione di lungo periodo piuttosto ad assicurare una straordinaria accoglienza. Il miglioramento della qualità del turismo viene progettato in base ad un crescente raccordo tra i diversi operatori, dei trasporti come dell’inclusione dei visitatori nella ricchissima cultura dei luoghi. Per raggiungere gli obiettivi che rendono possibili viaggi sensati, il paese sta sviluppando fattivi rapporti con i vicini, non ultima la Federazione Russa.

Un punto centrale del discorso sulla qualità è il supporto che le amministrazioni in Norvegia stanno fornendo al sistema educativo, per creare una rete di professionisti in grado di attirare e gestire un turismo positivo per l’Artico: il Finnmark University College, i centri di specialisti a Nordlands e Troms serviranno a rendere consapevoli per primi coloro che ospiteranno le persone che arrivano, si auspica per conoscere effettivamente le regioni artiche ed apprezzare la cultura locale, aree particolari richiedono tempo per essere visitate in modo appropriato.

Ma un altro ambito che sta catalizzando l’attenzione dei legislatori in Norvegia è la valorizzazione delle risorse naturali, in aree dove non tenere conto dell’unicità dell’ecosistema determinerebbe perdite in altri settori ed aspetti, come appunto quello dell’accoglienza e riguardo agli stili di vita secolari delle popolazioni locali. A Narvik c’è l’Istituto di Ricerca Nordico, e c’è un College, strutture dove fin dal 1991 si lavora alla crescita delle competenze in materia di energia idroelettrica, solare, eolica.

Esiste un centro per la Ricerca Tecnologica nel Clima Freddo. La dispersione della popolazione è un problema pratico non indifferente, soprattutto in ambienti naturali impervi. La cooperazione è una possibile risposta, anche nel campo imprenditoriale, quello dove si misura la capacità di una società di sostenere sè stessa e gestire più efficacemente il territorio circostante. Per questo in Norvegia si sta cercando di promuovere l’innovazione delle piccole e medie imprese e di aiutarle a raccordarsi tra loro. Innovation Norway, il SIVA (che è l’organizzazione che si occupa di Sviluppo Industriale nel paese) e il Consiglio della Ricerca norvegese hanno il compito di stimolare un salto di qualità, favorendo la diffusione di nuovi prodotti nel campo della telemedicina, della biologia marina, del turismo responsabile.

ARENA, il Centro Norvegese per le Competenze, e programmi regionali per la ricerca e lo sviluppo come il VRI, servono a rafforzare quei settori in cui esiste già un vantaggio competitivo da parte di Oslo. In modo simile, AS, una compagnia di investimento statale, assicurerà alle compagnie norvegesi un più agevole accesso ai finanziamenti. La chiave di volta è l’istruzione, anche intesa come cultura dell’iniziativa personale e della cooperazione che la Norvegia intende sostenere con iniziative come i master in Scienze delle università. Di questo sforzo fanno parte anche le amministrazioni locali e le istituzioni nazionali che si dedicano a questo ambito.

Ma un progetto di valorizzazione socioeconomica di una regione tanto importante per l’Europa come paese, al di là dei confini istituzionali (la Norvegia non fa parte della Unione Europea ma condivide gran parte dei nostri intenti di europei in materia ambientale e dei diritti) non può fare a meno di infrastrutture e di specifiche preoccupazioni economiche. Di questi argomenti i lettori avranno modo di approfondire diversi aspetti su queste pagine ed in altri spazi, laddove proseguirà l’interesse non soltanto per quella parte del Settentrione del nostro continente, che in questi sei mesi con la Presidenza Svedese e la cooperazione finlandese e danese (e attraverso le politiche degli ultimi decenni molto più a lungo) ha apportato il suo specifico impegno nell’innovazione della UE, ma anche per Norvegia e Islanda che all’esterno delle istituzioni comunitarie o dentro rappresenteranno comunque una parte della vita del paese europeo che difatti la gente pure in Italia apprezza molto, come dimostrano non solo gli spostamenti turistici ma tutti i rapporti imprenditoriali e culturali che sono presenti nel territorio.

Aldo Ciummo