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La Svezia porta design ed ecologia a Berlino

 

Artisti e gruppi di lavoro svedesi hanno proposto alla settimana della moda berlinese una serie di creazioni che si propongono di unire design ed ecologia

Matilda Wendelboe, Righteous Fashion, Dem Collective, Pia Anjou sono a Berlino gli esponenti di una lunga tradizione di ecosostenibilità in questo caso declinata nelle forme espressive della moda. Le linee guida in fatto di produzione in Svezia, Norvegia, Danimarca e Finlandia rientrano in standard di tutela dell’ambiente molto elevati ed i segmenti dell’attività industriale a più alta capacità comunicativa come appunto abbigliamento e design stanno diventando in questi anni i mezzi più efficaci per veicolare il rispetto della natura nei comportamenti collettivi.

L’utilizzo dei materiali che vanno attualmente per la maggiore infatti pone problemi di sostenibilità, anche in considerazione di stili di vita occidentali caratterizzati da consumi di abbigliamento che lasciano presupporre un proseguimento della crescita di domanda. Molti tessuti presentano effetti pesanti per l’ambiente perchè necessitano di trattamenti particolari e dell’utilizzo massiccio di agenti chimici.

Una parte dell’industria della moda quindi potrebbe rivolgersi ad un approccio che tenga in considerazione l’ambiente ed i creatori delle proposte verdi affermano che è proprio nella fase del design che si decide di fatto come sarà il prodotto dal punto di vista ambientale.

La manifestazione culturale si è svolta a Berlino dal 20 al 23 gennaio, la presenza degli esponenti svedesi ha portato nella città una tradizione già parzialmente radicata a Stoccolma dove esistono negozi dedicati e dove queste nuove tendenze della moda stanno ricevendo attenzione anche dall’estero, ad esempio negli Usa. La corrente si inscrive nella tendenza che vede la vita quotidiana ed i consumi come il fattore decisivo per i processi ambientali.

Aldo Ciummo

SALUTE|Legge 40: aggiornate le linee guida

Con un provvedimento in extremis il ministro uscente Livia Turco aggiorna la legge sulla procreazione assistita

Il nuovo governo di centrodestra si sta per insediare e a breve inizierà il lavoro riformista che da tempo va sbandierando. Nel frattempo, come un malato terminale che aspetta che gli venga staccata, in via definitiva la spina, il vecchio esecutivo ha ancora la forza di dettare le ultime e quanto mai importanti modifiche alla legge 40, quella che detta le linee guida sulla fecondazione assistita.

Il ministro della salute, Livia Turco, ha deciso, diremmo finalmente, di emanare le fatidiche linee guida. Apriti cielo, il dibattito è destinato in queste ore ad arroventarsi più di quanto non lo abbia già fatto in passato, rischiando di diventare un boomerang pericoloso per la nuova maggioranza di governo, che dovrà in qualche modo rispondere al suo elettorato, che su temi quali l’eugenetica, l’eutanasia, la legge 194, Dico e chi più ne ha più ne metta, si è sempre dimostrato in via di principio duro e categorico.

Le linee guida della Turco servono a mettere ordine a una legge che lasciava ancora dei vuoti sul tema del diritto alla salute. La procreazione medicalmente assistita (pma) è consentita per risolvere problemi di sterilità o infertilità e solo se non ci sono altri metodi terapeutici efficaci; sterilità e infertilità devono essere documentate e certificate dal medico (le nuove linee guida permettono l’accesso anche alle coppie in cui l’uomo è affetto da malattie virali sessualmente trasmissibili).

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