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Libri, storia antica, nuove tecnologie

Aldo Ciummo /  Una conversazione sulle biblioteche pubbliche con Liv Saeteren, Direttrice della nuova Biblioteca di Oslo

 

La Biblioteca è una istituzione antica, in quante maniere è possibile rinnovarla per avvicinarla all’ecologia?

“Le biblioteche come istituzioni sono ecologiche, nel senso che sono basate sulla condivisione delle risorse. Per esempio prestare libri significa riciclare. Quando si tratta di architettura bibliotecaria, nuovi metodi nel controllo del clima, i materiali di costruzione, dovrebbero essere utilizzati per ottenere edifici con un ambiente salutare per i fruitori, per coloro che vi lavorano e per la città.”

Le biblioteche sono nate nell’era della comunicazione analogica, possono soddisfare le attuali esigenze della società?

 “Le biblioteche sono istituzioni con la missione di unire persone e contenuti, e di facilitare le dinamiche di questo incontro – la gente imparerà qualcosa, sarà più saggia, contenta, più tollerante, acquisterà intuito. Il contenuto fino a poco tempo fa era pubblicato in formato analogico, ora la biblioteca deve avere a che fare con una maggiore varietà di tecniche di pubblicazione, lo sviluppo sarà digitale. Ciò richiede nuovi metodi nelle biblioteche, ma lo scopo e le esigenze rimangono le stesse.”

Alla Conferenza che ha avuto luogo presso il Goethe Institut di Roma all’inizio dell’estate, il dibattito ha sottolineato il ruolo delle biblioteche a favore dell’inclusione sociale: possono anche facilitare il diritto alla fruizione dell’ambiente?

“Penso che le biblioteche abbiano particolari responsabilità nel promuovere le informazioni sulle tematiche del clima e dell’ambiente. Lo sviluppo futuro dipende dal coinvolgimento e della partecipazione dei cittadini nelle democrazie. Nel centro che stiamo progettando ad Oslo assegneremo un settore ben delineato ai temi ambientali, con l’organizzazione di esposizioni, materiali informativi sia stampati che digitali ed audiovisivi, dibattiti, e giochi, per rafforzare la conoscenza generale delle questioni ambientali nella cittadinanza.”

Nel corso della Conferenza il dibattito ha sottolineato anche il ruolo delle biblioteche a favore dell’integrazione e dell’inclusione sociale: cosa può fare l’architettura in concreto?

“L’architettura è importante per creare strutture fisiche e forme che supportino le funzioni della biblioteca: questa fa stare insieme persone di tutte le età e di tutti i gruppi socioeconomici in diverse attività. L’architettura di una libreria dovrebbe sottolineare le funzioni più accessibili, essere accogliente ed aperta, non monumentale e formale. E naturalmente mettere a disposizione molti spazi per incontrarsi e lavorare insieme.”

L’ambiente fisico è importante per il benessere umano; come possono le biblioteche provvedere sia alla conservazione e divulgazione della cultura che alla fruzione dello spazio urbano?

 “Ogni biblioteca avrà alcune responsabilità in conservare e preservare le fonti di conoscenza, per poter mostrare e diffondere la cultura. Ma lo sviluppo delle risorse digitali riduce lo spazio necessario per conservare, gli ambienti fungeranno, ad un livello molto maggiore rispetto al passato, da spazi per il cittadino nel lavoro, per leggere, incontrarsi, imparare giocando, riflettere e divertirsi.”

Uno dei maggiori problemi nelle città contemporanee è la mancanza di inclusività nell’organizzazione degli spazi fisici: come possono queste particolari strutture cambiare la situazione?

 “Penso che questo sia uno dei contributi maggiori che le biblioteche moderne offrono alla vita di una città. Una biblioteca accessibile, con molte attività che si rivolgono quasi ad ogni cittadino, assieme a opportunità intellettuali di alta qualità, porterà più attività urbana rispetto a quanta ne generano uffici e negozi.”

Un sistema bibliotecario può migliorare una città oppure una periferia attraverso la propria presenza nello sviluppo di attività alternative, ad esempio nel modo in cui si procura le proprie risorse energetiche? Un’area bibliotecaria può modificare la funzione di una città (oppure di un quartiere) attraverso i suoi compiti, le sue attività e la sua azione cominciando dal suo progetto architettonico?

 “I dibattiti sia sullo sviluppo del centro che delle periferie sottolineano il bisogno di punti di incontro, arene sociali, spazi per condividere e lavorare insieme – e spazi con valori estetici per una identità comune. Una biblioteca molto spesso è il suggerimento per rispondere a queste esigenze – espresse non solo dai bibliotecari. Una istituzione dovrebbe avere una dimensione significativa per operare davvero un impatto sull’area circostante. Perciò ho i miei dubbi sulla possibilità per un piccolo settore librario di fare la differenza da solo. Ma potrebbe servire come un motore di attività locali se dotato di fondi e compiti aggiuntivi come istruzione degli adulti, informazioni, organizzazione di eventi culturali e simili. Alcuni degli errori del passato, soprattutto nelle periferie e nelle zone rurali è stata la costruzione di centri culturali, per lo più come palazzi vuoti, contemporaneamente a biblioteche pubbliche da qualche altra parte, intrappolate in spazi molto stretti. La biblioteca, come istituzione operativa, dovrebbe essere l’attività centrale in centri culturali in posti più piccoli. Le biblioteche urbane con una gamma più ampia di attività può contribuire a cambiamenti nelle vicinanza attraverso i propri compiti ed attività – quando l’architettura della biblioteca aiuta la varietà delle attività portate avanti.”

Quanto è importante il dibattito sull’intera area interessata dalla costruzione della biblioteca per ottenere un cambiamento effettivo nella zona grazie alla presenza di un nuovo edificio e di attività inedite?

“Il dibattito pubblico sulla pianificazione urbana tende a concentrarsi sulle strutture fisiche: fondamenta e luoghi di ritrovo come forme e strutture e soluzioni estetiche. E sono frequenti concetti tradizionali sulle attività commerciali, considerate il più importante contributo ad una vibrante vita cittadina. E’ molto importante cambiare questo modo di pensare, sono favorevole ai dibattiti che considerano il ruolo delle istituzioni culturali, e che in generale includono i comportamenti e le esigenze dei fruitori nella pianificazione cittadina. La Biblioteca potrebbe avere il ruolo di organizzare la città intorno all’edificio della libreria altrettanto quanto il suo interno. La giusta o errata combinazione di diverse organizzazioni ed attività commerciali nell’area urbana sarà il successo o il fallimento.”

Quale è il ruolo degli interni e dell’esterno della biblioteca nella comunicare le intenzioni del progetto e mettere il pubblico in condizioni di imparare e di esprimersi?

 “L’esterno dell’edificio ha un effetto simbolico, rappresenta lo status della bibloteca nella città. La cosa più importante è che l’edificio dovrebbe essere trasparente così che sia possibile vedere le attività che vengono portate avanti all’interno. Sono l’interno, l’esterno ed i servizi e le attività che costituiscono la biblioteca e che rendono l’istituzione bibliotecaria un luogo pubblico vibrante e catalizzatore.”

Periferie e zone degradate presentano alcune qualità che è possibile valorizzare per innovazioni sociali ed ecologiche che muovano da un nuovo sistema bibliotecario?

“Una Biblioteca pubblica ben equipaggiata con servizi aggiornati, caffè/ristorante e spazi per gli eventi potrebbe giocare un ruolo significativo nel valorizzare gli spazi della città. E’ importante comunque – che una istituzione isolata non è sufficiente in un processo di rinnovamento urbano. Ma vorrei dire che una buona e moderna biblioteca è un contributo più importante rispetto a negozi ed uffici alla vita della città. Il modo migliore di collocare una biblioteca in una città è, comunque, vicino ai centri di comunicazione. Questo massimizzerà l’utilizzo delle risorse investite.

Oggi iniziative svedesi a Roma ed a Venezia

 

 

 

Contemporaneamente nella capitale e nella città lagunare le rappresentanze svedesi promuovono spettacoli e concerti

Nella giornata di oggi sono in programma diverse iniziative della comunità svedese in Italia: a Roma alle 20.30 si esibisce il coro svedese Allmanna Sangen, assieme al coro città di Roma, al Pantheon. A Venezia alle 22.00 è previsto lo spettacolo di danza di “cut-outs & trees” presso il Campo della Tana, Arsenale.

Sempre a Roma oggi, alla Casa del Cinema di Villa Borghese, Largo Mastroianni 1, Sala Deluxe, ci sarà, alle 15.30 la proiezione del film “Passione” di Ingmar Bergman, seguita da “Images From the Palyground” di Stig Bjorkman e dalle immagini della consegna del Premio Fellini 2005 assegnato a Bergman nelle mani di Liv Ullmann.

Alle 18.00 sarà presentato anche il libro “Bergman. The Genius” ( Editori Riuniti, Univ.Press 2010) di Aldo Garcia e della Collezione Ingmar Bergman curata da Vieri Razzini. La Collezione Ingmar Bergman comprende “La Vergogna” (che sarà poi proiettato alle 21.00) e “Passione” di Bergman ed il citato documentario di Stig Bjorkman (con Dacia Maraini, Marco Bellocchio, Vieri Razzini e Aldo Garcia).

Altri interessanti eventi si sono svolti recentemente nell’ambito delle manifestazioni svedesi, tra queste il dibattito dedicato il 26 maggio scorso allo scrittore Bjorn Larsson a  cura della delegazione Roma Tre Sud-Ovest della Lega Navale Italiana, alla Libreria Internazionale Il Mare di Via Ripetta.

Già durante la primavera ci sono state molte iniziative in Italia da parte della comunità svedese e altre ancora organizzate dagli altri paesi scandinavi, eventi sui quali sono apparsi soltanto episodicamente resoconti su queste pagine web, ma che da questa estate il sito tornerà a seguire con rinnovata attenzione, sia per le attività che si svolgono in Italia che per le vicende direttamente legate ai paesi nordici.

Aldo Ciummo

LETTERATURA|Giovani scrittori crescono e di distinguono: «Oggi il ’68 è un padre con cui rompere»

Al festival di Letteratura di Mantova il punto di Vincenzo Latronico sul tema dell’adolescenza e della precarietà nel mondo del lavoro

di Simone Di Stefano

C’è un libro che sta andando a vele spiegate nelle librerie, vendendo benissimo, che ha permesso al suo autore di vincere il premio Strega e c’è un libro che, invece, ha riscosso un buon successo dall critica, ma non altrettanto è riuscito a fare con il pubblico che in libreria preferisce comprare l’altro. Il primo, seicento mila copie vendute, uno dei più premiati bestseller dell’anno, è la solitudine dei numeri primi (Mondadori), mentre il secondo è Ginnastica e rivoluzione (Bompiani), di Vincenzo Latronico.

Entrambi lavorano nel campo dell’editoria ma, mentre Giordano può dirsi a pieno titolo avviato verso una brillante carriera di scrittore, Latronico appare più titubante se messo di fronte al problema ed esplicita tutte le sue perplessità riguardo al modo di vedere al futuro: «Io non mi definisco scrittore – ha sentenziato Latronico nella giornata inaugurale del Festival di Letteratura di Mantova, lo scorso 4 settembre – anche perché da scrittore non si campa, e mi accorgo che l’ingresso per la mia generazione nel mondo del lavoro è molto più fluido. Sono pochissimi coloro che finiscono l’università, firmano un contratto e iniziano a lavorare e rimangono in quel posto per il resto della vita. C’è una collaborazione lì, una consulenza là… conosco persone che a 50 anni stanno andando ancora avanti così. Indubbiamente il mercato trae molti vantaggi da questa situazione, ma la domanda che dobbiamo farci, ma a cui non saprei rispondere, è: cosa si prova a fare a 38 anni la vita di un ventunenne? Glielo dirò quando ci arriverò».

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LETTERATURA|Vincenzo Latronico si aggiudica la XX edizione del Premio Berto

Vincenzo Latronico è il vincitore della XX edizione del Premio di Letteratura “Giuseppe Berto”, finale tenutasi a Ricadi (Vv) lo scorso 7 giugno. Quanto segue è il comunicato stampa di motivazione e la descrizione del suo libro “Ginnastica e rivoluzione”, edito da Bompiani.

Motivazione della giuria

A un certo punto del romanzo di Vincenzo Latronico “Ginnastica e rivoluzione”, edito da Bompiani, due personaggi si stanno parlando e l’uno dice all’altro:

“Senti Ramon, ma tu qui che ci fai?

“Be’ la rivoluzione, ovvio”

“Dico sul serio.”

In questo dialogo essenziale, veloce, e significativamente apposto a chiusura di un paragrafo, si profila un nodo dialettico che sembra molto importante, se non addirittura portante, per tutto il romanzo. Quel “Dico sul serio”, a incalzare la verità, è il sintomo di una ricerca che è davvero di difficile risoluzione per la coralità di ragazzi protagonisti di questa narrazione generazionale: la ricerca di motivazioni forti, di ideali si sarebbe detto qualche anno fa. La rivoluzione potrebbe essere uno di questi, se si ha vent’anni. Ma il narratore è scettico, forse troppo scettico per la sua età. E, attenzione, gli ideali, le idee assolute e palingenetiche non prevedono scetticismo. Né ironia. Il narratore, invece, a modo suo, è ironico.

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