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Il vero problema è la negazione dei diritti degli immigrati

Gli scontri a Bari e Crotone di questi giorni sono il risultato delle condizioni inaccettabili nelle quali le persone vengono tenute

Bari, Crotone, immagini della cronaca ormai quotidiana, di binari bloccati e strade occupate dagli scontri, ma soprattutto teatro di una quotidianità molto meno evidenziata dalla informazione a senso unico delle televisioni nazionali e dei maggiori mezzi di informazione: le condizioni di vita, non solo materiale, di persone che ora rischiano di restare come fantasmi privi di documenti anche fino a diciotto mesi nei centri di identificazione e di espulsione.

Una reclusione che prelude ad un rifiuto è quanto di più contrastante con la Costituzione che l’Italia si è data ad un prezzo molto alto e che con estrema difficoltà sta conservando in questi ultimi venti anni di colpi quotidiani alle sue caratteristiche sostanziali: la carta italiana esprime molto chiaramente l’affermazione di diritti universali che escludono limiti di reddito, nazionalità, religione e che rappresentano valori abbastanza chiari da non essere eclissati dalle diversità del contesto sociale odierno rispetto alla data della sua firma.

Persone che non hanno commesso nessun reato non dovrebbero essere recluse a tempo praticamente indeterminato in base a decreti tesi ad accontentare parte del pubblico di una comunicazione generalista sulla cui obiettività e pluralismo ci sarebbe molto da ridire, pubblico peraltro largamente in disaccordo con queste distorsioni dei princìpi costituzionali e con l’allontanamento dalle consuetudini di apertura consolidate in Italia dal dopoguerra al 1993, nonostante l’ampiezza della propaganda che si è imposta in seguito.

La realtà dei cie e dei cara, centri di prima accoglienza spesso inesistenti o assimilabili per concretezza del trattamento riservato a coloro che vi vengono trattenuti, rende del tutto comprensibile l’insorgere di sommosse fra i destinatari di questa gestione non proprio illuminata dell’ordine pubblico, non da parte di chi è costretto a gestirlo ma di un governo e di forze politiche che anche all’interno opposizione spesso condividono nei fatti l’emergere di una cultura che collega i diritti alla provenienza ed al reddito, sganciandoli dalle persone.

Funge da parziale alibi dell’esecutivo (obiettivamente non lo è) l’assenza della UE, prodiga di richiami ai diritti ma latitante in fatto di supporto organizzativo, materiale e logistico, di fronte a fenomeni storici che riguardano il continente nel suo complesso e vedono l’Italia come uno dei paesi al centro di trasformazioni che difficilmente possono essere gestite da un gruppo arroccato a difesa del proprio mantenimento con il sostegno di forze regionali con sfumature xenofobe e dotate di una vista che non supera i confini del circondario.

Il motivo per cui oggi alle 17.30, mentre il Senato discute il decreto Maroni sui rimpatri European Alternatives e altri gruppi terranno un presidio all’esterno, è che la UE non sarà questa e non sarà l’Italia a incoraggiare preoccupanti segnali di chiusura nella nostra Europa, che si pone come forza di apertura nel mondo di oggi.

Le ingenti risorse che vengono dissipate per recludere cittadini senza altre colpe che essere stati costretti da svariati e tragici eventi ad abbandonare i propri paesi sono risorse sufficienti ad iniziare un lavoro sull’integrazione che raccolga le migliori esperienze europee ed includa progressivamente il sostegno ai cambiamenti in atto nel Mediterraneo, coerentemente con i diritti umani.

Aldo Ciummo

Foad Aodi: “sostegno alla libertà ed all’integrazione nel Mediterraneo”

 

Il presidente dei Medici Stranieri in Italia, noto per l’impegno a favore dell’integrazione professionale degli immigrati nelle diverse regioni dello stivale, è intervenuto a favore dello sviluppo del mondo arabo e della cooperazione con la UE

Di fronte alla lotta generalizzata sulle sponde sud ed est del Mediterraneo, il presidente dell’Amsi (Associazione dei Medici Stranieri in Italia) Foad Aodi ha preso spunto per sostenere la necessità di rafforzare la partecipazione democratica anche in Europa ed in particolare in Italia attraverso una integrazione fattiva dei nuovi cittadini italiani,  la cui premessa è un coinvolgimento dei cittadini di origine straniera in tutte le organizzazioni in cui si esprime la vita civile e quindi anche nelle differenti formazioni dell’arco politico.

L’Amsi, associazione dei Medici Stranieri in Italia, negli ultimi anni ha promosso la diffusione di consultori e studi medici che permettendo un rapporto tra personale medico e pazienti facilitato dall’uso della stessa lingua (l’Amsi ha permesso di organizzare all’interno dell’Ordine dei Medici di gruppi di lavoro riconducibili a diverse nazionalità) ha alleggerito il carico del sistema sanitario nazionale e ne ha sviluppato una azione più efficace. Foad Aodi è intervenuto più volte per sostenere una evoluzione della situazione nel Mediterraneo in un quadro di sviluppo della democrazia, del libero mercato e della cooperazione con i vicini.

La logica dell’Amsi, espressa attraverso una azione a tutto campo non limitata all’ambito medico ma portata avanti anche attraverso iniziative di informazione sulle regole professionali e legali in Italia e di formazione specialistica e linguistica, è quella di velocizzare l’integrazione degli immigrati e soprattutto renderla una parte solida della costruzione nazionale italiana ed europea grazie alla chiarezza dei diritti e doveri.

La piena partecipazione dei nuovi cittadini in un contesto come quello italiano ed europeo, caratterizzato da stretti rapporti con l’area Mediterranea e dalla necessità quotidiana di gestire trasformazioni sociali che avvengono ai propri confini come oggi in Egitto, Libia, Tunisia ed Algeria, è un  fattore strategico anche nella facilitazione dei rapporti internazionali che all’interno della cooperazione occidentale vedono l’Europa, per posizione e storia, incaricata di un rapporto costruttivo con le aree meridionali ed orientali.

Foad Aodi il 13 febbraio di quest’anno è entrato a far parte della segreteria politica del partito FLI  sulla base dell’ esperienza nei settori dell’immigrazione, della sanità e della cooperazione internazionale, segreteria che si è insediata il 18 febbraio. Il presidente dell’Associazione Medici Stranieri in Italia ha affermato che l’assenza di fatto dei cittadini stranieri dalla rappresentanza politica è un limite. Infatti con l’attuale sistema di “nomina” dall’alto dei candidati è difficile per gli elettori scegliere i candidati per il lavoro che hanno svolto sul campo. Una riforma della legge elettorale che consenta di esprimere le preferenze all’interno delle liste e nel territorio riporterebbe anche l’emergente mondo dell’immigrazione in Italia a concrete opportunità di raggiungere rappresentanza.