Il Parlamento Europeo ieri ha rifiutato di approvare l’accordo previsto sul trasferimento dei dati bancari agli Stati Uniti, sottolineando problemi emersi in materia di reciprocità nella formulazione dell’accordo
Il testo firmato tra gli Usa ed i 27 stati membri della Ue riguardo ai dati bancari che erano stati oggetto di una divergenza tra Usa e Ue dopo l’istituzione di un centro di “stoccaggio” dei dati europei in Svizzera da parte della società SWIFT, non potrà entrare in vigore. Con l’operazione di trasferimento in Svizzera da parte della società SWIFT si era aperto il problema di una ridefinizione dei rapporti tra Usa e Ue nella gestione di questi dati dei cittadini europei, informazioni che precedentemente erano conservate anche negli Stati Uniti.
L’assemblea elettiva dei ventisette ha respinto ieri l’accordo, con 378 voti favorevoli, 196 contrari e 31 astenuti, invitando di conseguenza la Commissione ed il Consiglio della Unione Europea ad attivarsi su un nuovo testo, conforme alla Carta dei diritti fondamentali. Jeanine Hennis-Plasschaert (Liberali, Olanda) ha affermato che le norme sul trasferimento e sulla conservazione dei dati contenute nell’accordo non sono proporzionate rispetto all’obiettivo della loro raccolta.
La Commissione europea l’altroieri in una lettera al presidente del Parlamento Jerzy Buzek ha annunciato che, nelle prossime settimane, adotterà delle proposte per giungere ad un accordo a lungo termine. I deputati col voto di oggi hanno ribadito i princìpi enunciati nella risoluzione approvata il 17 settembre 2009. Il documento in questione, votato nel settembre 2009, chiedeva che si rispettassero pienamente i diritti dei cittadini dell’Unione Europea in materia di protezione dei dati personali, limitando la raccolta delle informazioni alle finalità di contrasto al terrorismo e compatibilmente con l’equilibrio tra sicurezza e libertà civili.
Aldo Ciummo
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