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Schleswig-Holstein, bene la sinistra progressista e gli ambientalisti

Germania, nelle elezioni regionali bene la sinistra che nel complesso batte i conservatori, entra nel land il Partito dei Danesi

La Spd, il Partito dei Socialdemocratici, pareggia i conti con la Cdu, entrambe le liste infatti sono arrivate attorno al trenta per cento. I Verdi arrivano al quattordici per cento e il Partito Pirata, nato in Svezia e radicatosi rapidamente nel Nord Europa, è intorno all’otto per cento. Complessivamente i progressisti e le nuove forze politiche di sinistra superano la coalizione conservatrice, che oltre alla Cdu include i Liberali della Fdp, in buona salute contro ogni previsione (con l’otto per cento quando erano dati al di sotto del sei): questi sono i risultati dello Schleswig-Holstein dove hanno votato circa due milioni e mezzo di cittadini tedeschi.

Anche lo Ssw, il partito che rappresenta la minoranza danese nel parlamento regionale (la Germania è uno stato federale a tutti gli effetti) avrebbe ottenuto tre deputati nell’assemblea. Se i dati delle più recenti consultazioni federali in Germania significano qualcosa, anche nello stato più importante della UE per dimensioni demografiche e produttive la linea del rigore a tutti i costi potrebbe essere presto modificata non soltanto a causa del cambiamento del panorama politico circostante, dalla vittoria di Hollande all’ondata di sinistra in Inghilterra, ma anche da uno spostamento in favore di Socialdemocratici e Verdi all’interno, senza contare che la disgregazione politica in Grecia può fornire qualche consiglio alla cautela agli stati fondatori della UE quando si vanno a toccare le spese sociali.

In Grecia come in Francia il dato preoccupante di una avanzata di forze antidemocratiche e destrorse esiste, ma non può oscurare il fatto principale: la crescita esponenziale di quanti vogliono un maggiore equilibrio nella distribuzione delle risorse ed un diverso modello di sviluppo, in Francia Hollande ha ottenuto quasi il cinquantadue per cento e con lui il suo Partito Socialista, stando alle prime rilevazioni, mentre in Grecia i partiti di ispirazione progressista, radicale e di sinistra democratica che si trovano, rispetto al Pasok, più a sinistra, sommati arrivano almeno al venticinque per cento dei consensi. I dogmi del Fiscal Compact nella UE potrebbero presto dover fare i conti con le esigenze di compattezza sociale, che è auspicabile i progressisti europei applichino facendo rete tra i vari paesi.

Aldo Ciummo

 

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Svezia: la Socialdemocrazia torna il partito del lavoro

Stefan Löfven tiene a cuore solo una cosa: il lavoro. Proveniente da Ornsköldsvik, il suo compito sarà rafforzare nuovamente i temi sociali nel partito

Stefan Löfven da ieri è ufficialmente il nuovo leader del Partito Socialdemocratico Svedese: segnali erano emersi già mercoledì sera che la scelta sarebbe ricaduta su questo operaio, un saldatore con una storia nel sindacato e che non ha un record di presenze ai vertici del partito o in incarichi pubblici. Stefan Löfven ha cinquantaquattro anni, viene da Ornsköldsvik è descritto da tutti i media svedesi come pragmatico, disponibile ma determinato quando si tratta di difendere l’unico valore che conosce come fondante della società cui appartiene: il lavoro.

Svenska Dagbladet, giornale moderato, scrive che Löfven ha “basso profilo, alta integrità e buon senso”. Il nuovo leader della Socialdemocrazia ha guidato il sindacato della IF Metall, motivo per cui si può sperare che rafforzerà di nuovo i legami del partito con la Confederazione svedese delle unioni del lavoro (Länsorganisasionen, LO).

Il giornale Dagens Nyheter ha scritto che adesso la Svezia ha una cosa di cui quest’ultimo anno aveva sentito bisogno senza trovarla: una opposizione. Stefan Löfven non è deputato e non è ancora chiaro chi lo rappresenterà nei colloqui con il Governo ed il Primo Ministro Fredrik Reinfeldt, ma ha guidato il sindacato, presenza importante in Svezia, fin dal 2006.

L’annuncio è stato accolto con molti applausi, Löfven dovrà riportare i Socialdemocratici a quel rapporto privilegiato con il mondo del lavoro che la dirigenza moderata di Mona Sahlin aveva smarrito insieme a fette intere di elettorato, dopo decenni in cui i governi di Centrodestra erano stati solo parentesi, approdate infine alla riconferma nel settembre del 2010 dei Moderati di Friedrik Reinfeldt, una vittoria del Centrodestra che ha segnato anche la fine di un’epoca favorevole alla Socialdemocrazia: Moderati (Moderata Samlingspartiet), Centro (Centerpartiet), Cristianodemocratici (Kristdemokraterna) e Liberali (Folkpartiet Liberalerna) hanno infatti confermato con quelle elezioni la preferenza loro accordata dai cittadini, vincendo con il 49 per cento contro il 44 per cento di Socialdemocratici (Socialdemokraterna), Sinistra (Vänsterpartiet) e Verdi (Miljöpartiet de gröna).

Dopo le dimissioni di Mona Sahlin il partito socialdemocratico aveva affidato l’incarico ad Hakan Juholt, percepito come un candidato di sinistra, ma i sondaggi indicano che il partito storico di maggioranza svedese oggi è diventato minoritario. “Sono davvero convinto delle politiche socialdemocratiche e del fatto che il paese le vuole” ha detto Stefan Löfven, che ha anche ringraziato Hakan Juholt affermando che ha lavorato bene al vertice del partito.

Il nuovo leader dei Socialdemocratici ha anche ricordato Olof Palme, che (prima di essere ucciso in circostanze mai del tutto chiarite nel febbraio del 1986) impresse alla forza politica che guidava una impronta solidale con il Sud del Mondo e con i diritti di autodeterminazione politica ed economica di ogni paese. “Non è facile proseguire su quelle orme – ha detto Lofven riferendosi ai princìpi ispirati da Olof Palme – ma i nostri valori sono senza tempo e so che molte donne e molti uomini ci credono in questo paese”.

Löfven ha voluto ricordare anche il lavoro di Ingvar Carlsson e di Göran Persson nelle istituzioni svedesi. Persson a sua volta ha dichiarato entusiasticamente che Lofven riporterà nel partito socialdemocratico e nella politica svedese una prospettiva che gliè mancata negli ultimi tempi, aggiungendo che la Svezia deve tutto alle proprie industrie e che è bene che queste ritornino al centro del dibattito e delle iniziative pubbliche grazie a persone che le conoscono per l’esperienza di tutta una vita.

Aldo Ciummo

 

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Finisce la stagione della destra per la Danimarca

Oggi Helle Thorning-Schmidt ha presentato il governo, è la prima donna Primo Ministro in Danimarca. Soevndahl (Sinistra) è ministro degli Esteri

I Socialdemocratici sono tornati al governo a Copenaghen, in una coalizione che include la sinistra postcomunista e i liberali.

Il paese nordico è da anni alle prese con un peso crescente delle spese pubbliche e come in altre nazioni dove la destra liberista (alleata di partiti tradizionalisti o regionalisti) ha governato, la politica conservatrice di colpire lo stato sociale e l’integrazione non ha migliorato la situazione.

La coalizione, che prende il posto dell’esecutivo di Lars Lokke Rasmussen, preceduto da altri governi di destra guidati dai Liberali (Venstre) di Anders Fogh Rasmussen appoggiati dal partito populista di destra Dansk Folkeparti di Pia Kjaersgaard, utilizzerà nuove risorse fiscali e stimolerà l’economia con interventi pubblici, un tabù delle destre, ma oggi abbastanza evidentemente necessari quasi ovunque in Europa.

Il partito liberale proprio in quest’ultimo decennio ha modificato la sua tradizionale particolarità rispetto alla maggior parte delle formazioni conservatrici continentali, promuovendo misure liberiste.

Elle Thorning-Schmidt ha 44 anni, l’insediamento del nuovo governo lascia prevedere una più stretta cooperazione all’interno della UE, in aree come difesa e giurisprudenza, dove gli opt out che consentono alla Danimarca di seguire proprie linee di azione avevano parzialmente differenziato questo paese (come Irlanda e Regno Unito) all’interno della comunità.

Non si prevedono ad oggi cambiamenti in merito all’euro. La maggioranza raggiunta dalla coalizione di Social Democratici, Partito Socialista del Popolo e Social-liberali è di 92 seggi su 179 nelle elezioni che si sono tenute a metà settembre 2011. Nel nuovo governo il partito del Primo Ministro Helle Thorning-Schmidt (Socialdemokraterne) avrà 13 ministri, gli altri due partiti ne avranno 6 a testa: tra questi la leader dei Social Liberali (Det Radikale Venstre), Margrethe Vestager, nominata Vice Primo Ministro e Ministro dell’Economia e Villy Soevndal (Socialistisk Folkeparti), il popolare politico del Partito Socialista del Popolo, Ministro degli Affari Esteri.

Tra le proposte diffuse durante la campagna elettorale che ha portato all’esito della messa fuori gioco della coalizione conservatrice al governo in questi 10 anni, un leggero allungamento della giornata lavorativa e una tassazione delle banche, ma non l’austerità antisociale che molti stati europei stanno conoscendo. La vittoria elettorale dei progressisti a settembre però è stata di poche frazioni di punto percentuale e alcune delle questioni riguardanti la tassazione progressiva sono immediatamente diventate oggetto di trattative ulteriori tra le forze politiche che compongono la coalizione di Centrosinistra.

Aldo Ciummo

Strasburgo: “Europa più unita per i diritti”

 

La questione siriana in particolare è al centro delle critiche degli eurodeputati liberali, ambientalisti ed euroscettici su una gestione delle crisi eccessivamente improntata alla realpolitik

di Aldo Ciummo

La richiesta principale degli eurodeputati dei gruppi ALDE (liberali), ECR (conservatori) e Verdi è un approccio più equilibrato alle crisi definite della primavera araba, con l’inclusione del presidente siriano Bashar al-Asad nella lista dei funzionari oggetto di sanzioni comunitarie.

L’aula nel suo complesso ha fatto notare al capo della politica estera europea Catherine Ashton che sono necessari maggiori sforzi diplomatici assieme a misure più chiare verso i governi di Siria, Bahrain e Yemen. La situazione in Siria viene definita come un grande disastro e come una Tienanmen araba dal leader dei liberali, Guy Vorhofstadt (Alde, Belgio) che assieme ad ECR e Verdi ha chiesto che il presidente siriano sia incluso al più presto nella lista concordata il 16 maggio per imporre il divieto di espatrio ed il congelamento dei beni a tredici alti funzionari siriani.

Non si può fare a meno di notare un eccesso di dichiarazioni di principio ed un difetto di indicazione di misure concrete, dato che riguardo alla effettiva rimozione delle attuali autorità, decisioni simili si rivelano di lunga e tormentata attuazione, si veda il caso libico. L’embargo sulle esportazioni di armi nei confronti di Siria, Bahrein e Yemen, una delle richieste chiave inoltrate agli stati componenti la Ue è però più che giustificata dalle circostanze ed è presente nelle prime due risoluzione elaborate da Gabriele Albertini (PPE) e Roberto Gualtieri (S&D). L’assemblea di Strasburgo ha anche chiesto alla UE di sospendere i negoziati per un Accordo di Associazione con la Siria e sanzioni mirate verso i regimi.

 L’Europarlamento ha accolto favorevolmente l’apertura a Bengasi di un ufficio Ue, annunciata da Catherine Ashton, per assistere il Consiglio Nazionale Transitorio in Libia. L’obiettivo è arrivare il prima possibile ad un cessate il fuoco, alle dimissioni del governo ed all’invio di maggiori aiuti alla città di Misurata. E’ stato chiesto anche di condurre una inchiesta sull’uccisione di alcuni dissidenti iraniani nel campo di Ashraf in Iraq e la maggioranza dei gruppi si è pronunciata per la restituzione delle tasse provenienti dai territori palestinesi attualmente trattenute dal governo di Israele.

I gruppi euroscettici ECR e EFD hanno criticato la scelta della UE di mantenere relazioni con Hamas dopo la riconciliazione del gruppo con Fatah. L’elemento importante che si registra è l’esigenza che sale dal Parlamento Europeo, in accordo con l’opinione pubblica comunitaria, di porre il rispetto dei diritti umani in una posizione migliore nell’agenda europea, rispetto alla realpolitik che si è vista spesso negli ultimi anni e di mettere la questione al centro degli accordi internazionali, ad esempio con la Federazione Russa. Significativa la proposta presentata da Marìa Muniz de Urquiza (S&D, Spagna) per un seggio permanente per l’Unione Europea nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. L’assemblea generale intanto ha approvato una status speciale che permetta alla UE di intervenire durante i lavori.

Fredrik Reinfeldt riconfermato in Svezia

 

Il Centrodestra ha ottenuto la maggioranza dopo il termine del mandato di Governo, formerà ora l’esecutivo forse in coalizione con i Verdi

 

Le urne hanno posto fine alla regola che vedeva ogni governo di Centrodestra in Svezia solo come intervallo, preoccupazione per l’entrata di un partito xenophobo in Parlamento: le elezioni di domenica in Svezia hanno raffreddato bruscamente le speranze dei Socialdemocratici (Socialdemokraterna) di confermare la regola non scritta per la quale un governo di Centrodestra nel paese nordico rappresentava una parentesi all’interno del percorso tracciato dal principale partito di Centrosinistra.

Le urne hanno confermato due timori che avevano caratterizzato la campagna elettorale: una vittoria di misura del Primo Ministro, Fredrik Reinfeldt ed il contemporaneo emergere dell’estrema destra guidata da Jimmie Akesson, intenzionato a condizionare gli equilibri in Parlamento. Il Premier ha confermato che non stringerà mai accordi con Akesson e che cercherà un’intesa con i Verdi, per evitare il coinvolgimento di forze estranee alla tradizione democratica e multiculturale della Svezia.

Gli elettori quindi hanno riconfermato la fiducia al Centrodestra formato dai Moderati (Moderata Samlingspartiet, il partito del premier Fredrik Reinfeldt, che ha ottenuto il 30% dei consensi), dal Centro (Centerpartiet, rappresentato dalla Vice Primo Ministro Maud Oloffson, il partito ha avuto il 6,6%), dai Cristiano democratici (forza il cui leader è il Ministro agli Affari Sociali Göran Hägglund, i Kristdemokraterna hanno raccolto il 5,6% dei voti) e dai Liberali (Folkpartiet Liberalerna, guidati dal Ministro dell’Educazione Jan Björklund, hanno preso il 7,1%): nel manifesto elettorale “Una Svezia che sta assieme” (Ett Sverige som haller samman) questi partiti si sono concentrati sul lavoro, ma puntando sulla riduzione della spesa.

Sebbene i sondaggi avessero già indicato la Coalizione di Centrodestra “Alleanza per la Svezia” (Alliansen för Sverige) come favorita, il margine di distacco previsto si era assottigliato negli ultimi giorni, lasciando sperare Mona Sahlin, la leader dell’aggregazione dei rossoverdi (De Rödgröna) che il sorpasso sarebbe stato possibile, puntando su una campagna favorevole alla crescita dell’occupazione.

Il Centrosinistra è formato dal partito di Mona Sahlin, i Socialdemocratici (Socialdemokraterna, ancora il primo partito con il 30,9%), dalla formazione di Sinistra (Vänsterpartiet) di Lars Ohly che ha ora il 5,6% e dai Verdi (Miljöpartiet de Gröna) rappresentati da Peter Eriksson e Maria Wettstrand ed al centro di interesse con il loro 7,2%, data l’ipotesi lanciata da Reinfeldt, di coinvolgere gli ambientalisti in un suo nuovo governo.

La nota dolente per molti è l’ingresso nel parkamento degli Sverigedemokraterna (SD), conosciuti come Sweden Democrats nel dibattito internazionale, che con il 5,6% hanno saltato a piè pari l’ostacolo rappresentato dallo sbarramento al 4% (Jimmie Akesson ha commentato “adesso noi siamo in Parlamento! ci siamo!”), portando posizioni anti-immigrazione nel dibattito politico e acquisendo un peso reso determinante dalla incertezza del panorama assembleare: il Centrodestra ha il 49, 2 per cento (e 172 deputati), il Centrosinistra il 43, 6 (e 157 deputati). La lista anti-immigrazione di Akesson, isolata, ha 20 rappresentanti.

Il manifesto elettorale del Centrosinistra, intitolato Responsabilità per l’intera Svezia (Ansvar för hela Sverige), conteneva anche punti programmatici simili a quelli presentati dagli avversari: nel documento si parla di tagliare le tasse ai pensionati e di ridurre le disparità, di incentivare attraverso meccanismi fiscali l’efficienza energetica, di abbassare le imposte alle attività commerciali e di incrementare sussidi alle imprese che promuovono progetti di apprendistato.

Nel programma proposto con successo dall’alleanza di Centrodestra ci sono invece la riduzione della quota di Nordea, SBAB e TeliaSonera da parte dello stato (ma mantenimento delle quote in Vattenfall), misure a favore dell’occupazione giovanile, delle imprese di ristorazione e delle automobili ecologiche e deduzioni fiscali per i lavori di ammodernamento delle abitazioni, miglioramento dell’integrazione dei nuovi cittadini attraverso corsi di lingua e sostegno all’impresa.

Aldo Ciummo

Svezia, coalizione rossoverde all’attacco con Mona Sahlin, ma Fredrik Reinfeldt appare in vantaggio

 

Oggi si vota nel più grande paese scandinavo, il vantaggio del Centrodestra al governo si è assottigliato ulteriormente nei giorni precedenti l’apertura delle urne

di   Aldo Ciummo

Oggi, 19 settembre, si stanno svolgendo le elezioni in Svezia: quattro anni fa, nel 2006 l’attuale coalizione di Centrodestra, Alleanza per la Svezia (Alliansen för Sverige), ottenne 178 seggi contro i 171 degli altri partiti, interrompendo un lungo periodo di governi socialdemocratici. La coalizione di Centro Sinistra, divenuta conosciuta in questi ultimi tempi come rossoverde (De Rödgröna) in base ai sondaggi aggiornati a metà di questa settimana, a quattro giorni dalle elezioni, ha visto assottigliarsi ulteriormente la quota di voti da conquistare per strappare il Governo al Centrodestra, che secondo le rilevazioni più diffuse è partita leggermente in vantaggio.

 I tre partiti che compongono il raggruppamento di Centrosinistra, guidato da Mona Sahlin, sono il partito cui quest’ultima appartiene, cioè i Socialdemocratici (Socialdemokraterna), i Verdi (Miljöpartiet de Gröna) rappresentati da Peter Eriksson e da Maria Wettstrand ed il Left Party (Vänsterpartiet) di Lars Ohly. Si tratta di tre forze molto diverse, se la prima lista citata è infatti una presenza storica in Svezia ed ha governato per decenni con un vasto consenso e con scelte di intervento statale nell’economia ridotte sensibilmente negli ultimi venti anni, i Verdi invece sono nati da liste civiche ambientaliste, per poi ampliare i propri temi senza mai definirsi semplicemente da una parte o dall’altra dello spettro politico, mentre il partito di sinistra, Vänsterpartiet, si è sviluppato dalla trasformazione del partito comunista svedese, diventando negli ultimi venti anni una forza alternativa, molto attiva nel campo dei diritti civili.

Sinistra e Verdi hanno sostenuto i Socialdemocratici al governo tra 1998 e 2006, anno in cui le consultazioni elettorali attribuirono la vittoria al Centrodestra formato da Moderati (Moderata Samlingspartiet, il partito del premier uscente Fredrik Reinfeldt), dal Centro (Centerpartiet, rappresentato dalla Vice Primo Ministro Maud Oloffson), dai Cristiano democratici (Kritsdemokraterna, il cui leader è il Ministro agli Affari Sociali Göran Hägglund) e Liberali (Folkpartiet Liberalerna, guidati dal Ministro dell’Educazione Jan Björklund).

L’avvicinamento tra i diversi partiti, a sinistra, era iniziato già nel dicembre 2008, in colloqui tesi a lavorare sulle affinità politiche delle differenti liste, ma permanevano diverse frizioni ad esempio sul bilancio e sull’indipendenza della Riksbank, nel tempo le criticità sono state risolte in base ad accordi che hanno portato il 31 agosto di quest’anno alla presentazione di un manifesto elettorale unitario intitolato Responsabilità per l’intera Svezia (Ansvar för hela Sverige), che in realtà contiene anche punti programmatici simili rispetto a quelli presentati dal Centrodestra in vista delle elezioni.

I Rosso Verdi (Socialdemocratici, Sinistra e Verdi) oggi vogliono tagliare le tasse soprattutto ai pensionati ed in sintesi ridurre le disparità, rendere deducibili alcune spese di ammodernamento delle abitazioni a livello fiscale, incentivare attraverso meccanismi fiscali l’efficienza energetica e le scelte ecosostenibili, abbassare le imposte ad alcune attività commerciali ed incrementare sussidi alle imprese che coinvolgono disoccupati in progetti di apprendistato. Le scelte della maggioranza di Centrodestra, Alliansen för Sverige, sono state abbastanza gradite dai cittadini, stando a diversi sondaggi, che contestualmente prevedono però un margine molto sottile a dividere i due blocchi, appunto la coalizione di Centrodestra Alleanza per la Svezia da una parte e dall’altra l’alleanza formata da Socialdemocratici e dai suoi alleati, i Rödgröna.

 Il 26 agosto i partiti al governo hanno reso pubblico un manifesto elettorale intitolato “Una Svezia che sta assieme” (Ett Sverige som haller samman) che si concentra soprattutto sulle riforme riguardanti il lavoro. Tra i punti più importanti, nel documento proposto dall’alleanza di governo all’attenzione dei cittadini, ci sono l’estensione del diritto a lavorare (dal limite di 67 anni a quello di 69) tagli di tasse per i pensionati, riduzione della quota di Nordea, SBAB e TeliaSonera da parte dello stato (ma mantenimento delle quote in Vattenfall), misure a favore dell’occupazione giovanile, delle imprese di ristorazione e delle automobili “ecologiche” e deduzioni fiscali per lavori di ammodernamento delle abitazioni, miglioramento dell’integrazione dei nuovi cittadini attraverso corsi di lingua e sostegno all’impresa.

Svezia, il panorama politico si concentra in due blocchi

 

Il prossimo 19 settembre si voterà, la coalizione di Centrodestra in carica è in vantaggio, bene nei sondaggi la sinistra alleata dei socialdemocratici

Gli addetti ai lavori sono d’accordo su due o tre cose: le elezioni in Svezia resteranno influenzate dalle questioni dibattute più che dai singoli candidati, ma questi ultimi hanno acquisito un peso mai avuto in precedenza. Il primo ministro Fredrik Reinfeldt, a guida della coalizione di Centrodestra che comprende Moderati (Moderaterna), Liberali (Folkpartiet Liberalerna), Centro (Centerpartiet) e Cristiano Democratici (Kristdemokraterna) conta su una popolarità forte soprattutto nelle città e basata sul fatto che la Svezia se l’è cavata molto bene in tempi di crisi globale. Nel Nord Europa, molte coalizioni moderate hanno raggiunto solo in tempi recenti la capacità di restare unite politicamente.

Un altro dato abbastanza accettato è che i Socialdemocratici (Socialdemokraterna) non guadagnano voti, anzi sembra che continuino a declinare sia pure leggermente. La sinistra, alleata dei Socialdemocratici, va bene, intorno al dieci per cento i Verdi (Miljopartiet de Grona) e poco più del sei per cento per il Left Party (Vansterpartiet) avanzato di un punto. Sinistra e Verdi andranno al voto insieme con il Partito dei Socialdemocratici, che unito a loro potrebbe superare le forze di governo, perchè il distacco è sottile. Il partito di estrema destra, Sweden Democrats (Sverige Demokraterna), continua a scendere nei sondaggi ed a vedere allontanarsi la possibilità di raggiungere lo sbarramento minimo, sempre che non si verifichi lo stesso effetto che ingenerò la sorpresa del Danish People Party in Danimarca nelle Europee del 2009 (silenzio con i sondaggisti e voto nelle elezioni). In ogni caso, la destra anti-immigrazione di cui stiamo parlando nel caso della Svezia è isolata dalle forze di governo e da quelle di opposizione.

Un aspetto della geografia elettorale di tutto il Nord Europa che sembra ormai consolidato è il venir meno dell’autosufficienza dei grandi partiti socialdemocratici, nei decenni precedenti spesso partiti-nazione in Svezia, Norvegia, Finlandia e molte volte anche in Danimarca, ma oggi in competizione con coalizioni conservatrici per la prima volta unite e tenaci nel portare avanti alternative di governo in paesi in cui il voto attualmente è meno stabile nel corso degli anni, più determinato dai programmi e dalle questioni in agenda. 

Le forze di sinistra, che sono sempre state forti in Scandinavia, diventano adesso anche forze che contano, perchè se i Socialdemocratici vogliono competere con gli avversari devono accordarsi con queste liste minori, che sono sia Verdi che gruppi di Sinistra e in entrambi casi hanno raramente meno del sei per cento e spesso più del dieci. Inoltre le liste alternative, ormai libere da schemi ideologici trascorsi, sono oggi in sintonia con gran parte della tradizione politica e dei diritti scandinava e capaci di dialogare efficacemente con le società di appartenenza. Al momento sia il premier Fredrik Reinfeldt che la coalizione di Centrodestra che lo ha eletto sembrano in vantaggio, situazione che è rimasta abbastanza costante anche durante i mesi precedenti.

Aldo Ciummo

Dati bancari, è accordo tra Europa e Stati Uniti

 

Giovedì il Parlamento Europeo ha approvato l’accordo sul trasferimento dei dati bancari dalla UE agli Stati Uniti, ma permangono critiche non prive di fondamento

di   Aldo Ciummo

La nuova versione dell’accordo antiterrorismo SWIFT, negoziata dopo il respingimento dell’accordo precedente quattro mesi fa, è stata approvata giovedì dal Parlamento Europeo. L’assemblea elettiva della comunità ha ottenuto nel frattempo alcune garanzie, il cui presupposto concreto sarà la creazione di un sistema efficiente di controllo dei dati all’interno dell’Unione Europea.

La votazione ha riscontrato 484 voti a favore della raccomandazione redatta da Alexander Alvaro (Alde-Adle, Liberali), mentre i contrari sono stati 109 e gli astenuti 12. L’accordo raggiunto è stato appoggiato dai gruppi PPE (Popolari, centrodestra), S&D (Socialisti e Democratici), Alde (Liberali) e dall’ECR.

Riguardo alla conformazione politica dell’ECR, il partito Europeo dei Conservatori e Riformisti raccoglie i Conservatori inglesi eurocritici, il partito conservatore polacco dell’ex premier Jaroslaw Kaczynski, il partito euroscettico ceco ODS e altri gruppi minori, che precedentemente facevano parte del PPE o dell’Unione per un Europa delle Nazioni, il gruppo di destra in cui si trovava ad esempio An (oggi parte del PPE a livello europeo, come il resto del PDL).

L’accordo SWIFT non copre il trasferimento di dati all’interno dell’Europa, come chiariscono dall’Unione Europea, ma concerne i movimenti finanziari verso i paesi terzi ed esclude esplicitamente i dati relativi all’Area Unica dei Pagamenti in Euro (SEPA).

Hanno votato contro l’accordo Verdi/Ale (Verdi-Alleanza Libera Europea), GUE/NGL (Sinistra Unitaria Europea-Sinistra Verde Nordica) ed una parte dell’EFD, Europe of Freedom and Democracy, gruppo che comprende l’Ukip di Nigel Farage e la Lega ed è rappresentato da Farage e Speroni, raccogliendo varie liste minori, tra cui le formazioni “Libertas” che contrastarono il trattato di Lisbona prima dell’ultimo referendum irlandese dell’autunno 2009, tra cui il Mouvement pour la France.

L’obiettivo principale dell’accordo del Parlamento Europeo è l’eliminazione dei trasferimenti di dati in blocco. Gli eurodeputati hanno ottenuto che, in cambio del loro sostegno all’esecutivo europeo sul raggiungimento dell’accordo, entro 12 mesi la Commissione Europea inizi a costruire un sistema europeo equivalente al Terrorism Finance Tracking Programme (TFTP) statunitense, per impedire i trasferimenti di dati bancari non effettuati su basi individuali.

L’Europa vuole insomma che quanto prima sia possibile elaborare i dati qui nella comunità e trasferire negli USA soltanto dati significativi per indagini ben definite. Una novità sostanziale è la possibilità per Europol di bloccare il trasferimento di dati verso gli Stati Uniti. L’Europol, la cui base centrale si trova a L’ Aia, avrà la facoltà di verificare quali richieste delle autorità Usa siano giustificate o meno in ragione del contrasto a fenomeni di terrorismo.

Un’altra novità importante è la supervisione (dell’uso dei dati negli Usa) da parte di un gruppo di controllori indipendenti, tra i quali un rappresentante della Unione Europea (designato dalla Commissione e dal Parlamento) che potrà chiedere spiegazioni prima di ogni utilizzo dei dati e che avrà il potere di bloccare ricerche che ritiene illegali. Le ricerche dovranno basarsi su prove preesistenti che dimostrino implicazioni con attività di terrorismo.

Alla relazione sono stati aggiunti due pareri minoritari: sei deputati dei gruppi GUE/NGL (Sinistra) e dei Verdi/ALe hanno sottolineato che l’accordo non garantisce tutte le salvaguardie che erano state richieste dai Parlamentari Europei nelle precedenti risoluzioni, soprattutto riguardo al trasferimento di dati in massa. Difatti, riguardo a questo si potrebbe osservare che una struttura istituzionale come la Unione Europea, che aspira ad una identità forte e rappresentativa dei suoi cittadini, difficilmente può tener fede a questo scopo se delega ad un’altra potenza, per quanto indubbiamente più vicina ai nostri valori rispetto a tutte le altre, dati sensibili che attengono alla privacy dei suoi abitanti.

I sei deputati osservano anche che il ruolo di supervisione che si intende affidare ad Europol implicherà una modifica del suo mandato perchè ad oggi Europol non è una Autorità Giudiziaria, come lo sono ad esempio quelle nazionali. Qui però non si può fare a meno di rilevare che proprio questi nodi attinenti alla confusione normativa ed operativa nella UE vanno sciolti e anche con minore legnosità ideologica di quella dimostrata ininterrottamente da alcune forze politiche negli ultimi cinque anni, perchè se accordi come lo Swift poi si rendono necessari in materia di contrasto alle attività illegali transnazionali e simili, questo avviene proprio perchè gli Stati Uniti vengono costretti ad aiutare un’area del mondo sviluppato (l’Europa) la cui efficienza nel criticare non è minimamente pareggiata da una soddisfacente capacità di gestire i propri problemi in maniera autonoma.

Un altro parere aggiunto alla relazione approvata è quello di Gerard Batten (EFD), che ritiene anche lui che la legislazione proposta sia illeggittima sotto il profilo democratico e che occorra oggi una maggiore tutela dei dati personali nella comunità.

La data prevista per l’entrata in vigore dell’accordo è il primo agosto 2010 (in seguito sarà rinnovato ogni anno). La Commissione Europea dovrà iniziare a lavorare sulla creazione del Terrorisme Finance Tracking Programme (TFTP) Europeo nella seconda metà del 2010 e pubblicare entro tre anni una relazione sui progressi registrati.

Lo Swift è un sistema di controllo delle informazioni la cui base si trova in Belgio. Formalmente è una compagnia ed ha i quattro quinti della sua attività nei trasferimenti finanziari telematici. Le informazioni di ottomila diversi soggetti (soprattutto bancari) riferite a più di duecento paesi passano per questo centro, così come larga parte delle informazioni che riguardano cittadini della Unione Europea.

Europa: il dibattito è aperto

 

Ad eleggere la nuova Commissione oggi è stato un Parlamento Europeo il cui peso è stato accresciuto dal Trattato di Lisbona. La sfida adesso è assicurare all’Unione un peso ed una incisività corrispondente alle sue potenzialità

 

E’ stata resa nota oggi la composizione della Commissione Europea che resterà in carica fino al 31 ottobre 2014 e che guiderà la UE in un periodo doppiamente cruciale, perchè caratterizzato dalla crisi economica e sociale e e e dalla presenza di un nuovo soggetto politico nel mondo, l’Europa uscita dal Trattato di Lisbona con un profilo più forte e definito.

Partito Popolare Europeo (Centrodestra), Socialisti e Democratici e l’ALDE (Liberali) avevano annunciato il sostegno all’ esecutivo ed hanno ottenuto 488 voti favorevoli, mentre Verdi-Alleanza Libera Europea, la GUE/NGL (Sinistra Europea Unita e sinistra verde nordica) e l’Europe of Freedom and Democracy (gruppo di destra che unisce gli ex gruppi di IND-DEM cioè Indipendenza e Democrazia e di Unione per una Europa delle Nazioni o UEN) avevano detto no ed hanno raggruppato 137 contrari. Le astensioni sono state 72, riferibili all’ECR  (Conservatori e Riformisti Europei).

José Manuel Durao Barroso, Presidente della Commissione Europea, ha commentato il debutto del nuovo esecutivo affermando che adesso l’Unione Europea è chiamata dal momento storico impegnativo che ci troviamo di fronte a dimostrare di non essere soltanto la somma delle sue parti.

Joseph Daul, deputato francese del PPE (Centrodestra), durante il suo intervento ha sottolineato la deludente presenza europea in diversi momenti di difficoltà importanti, mentre il tedesco Martin Schultz (S&D, Centrosinistra) ha criticato l’assenza di dibattito da parte dei Commissari, designati in base ad un compromesso politico voluto dal presidente della Commissione, Barroso.

Il liberale belga Guy Verhofstadt ha auspicato un’Europa sempre più indipendente dalle pressioni dei singoli stati membri, in forza delle nuove regole introdotte dal Trattato, che saranno anche  approfondite, nelle prossime settimane su queste pagine web.

Daniel Cohn-Bendit, per i Verdi, ha attaccato la prassi di votare in base ad accordi tra i maggiori gruppi rappresentati a Strasburgo (PPE, S&D, Alde, N.d.R) ed ha sottolineato che chi vota contro le proposte maggioritarie in assemblea non è, per questo, contro l’Europa.

L’elezione della Commissione, preceduta dalle valutazioni delle Commissioni parlamentari europee e dalla Conferenza dei Presidenti, comprendente Jerzy Buzek (Presidente del Parlamento Europeo) ed i presidenti dei diversi gruppi politici, segue di pochi mesi l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, che rafforza il ruolo di controllo e di proposta del Parlamento e (anche in forza di questa garanzia democratica) affida un più forte mandato alla Commissione Europea, l’esecutivo, nella formulazione delle politiche comunitarie.

Aldo Ciummo

Germania, la Merkel resta, ma lì c’è l’Europa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Infondate le voci che davano prossimo alla fine il cancellierato Merkel, simbolo di grandi cambiamenti in Europa con l’apertura a Est, inscritta nella stessa storia personale del personaggio politico (popolare ma proveniente dalle strutture della Ex Ddr), l’accelerazione del percorso unitario europeo sulla base del mantenimento dei rigidi criteri di responsabilità economica su cui si è mosso lo sviluppo tedesco negli ultimi decenni ed una evoluzione costante di una delle democrazie più grandi del continente (dopo l’U.K), con il raggiungimento delle massime cariche di governo da parte di categorie (donne, immigrati) ancora largamente bloccate ai margini delle istituzioni e degli organi decisionali nelle società di buona parte dell’Europa (soprattutto Italia).

Christoph Steegmans, come portavoce del Governo di Centrodestra che comprende i popolari della Cdu-Csu e i liberali della Fdp di Guido Westerwelle, ha smentito le indiscrezioni che volevano l’esecutivo della Merkel al capolinea in Germania.

Un dato interessante è che i timori rapidamente ingenerati intorno alla tenuta del governo hanno subito avuto qualche influenza  sull’andamento dell’euro nei mercati asiatici e causato preoccupazioni sulle ricadute nella crisi greca.

L’agitazione dei mercati seguita alla notizia poi rivelatasi priva di fondamento è un dato perchè indica chiaramente come la politica tedesca sia già europea, come dovrebbe essere dappertutto essendo quello il tappeto dove si gioca di fatto la risposta alla crisi economica. Questo avviene logicamente non per illuminazione divina, ma per il ruolo che storicamente ed economicamente la Germania svolge, anche a livello di influenza e potere all’interno dei meccanismi istituzionali della economia e delle decisioni nell’Unione Europea. Però Berlino ne paga i costi, mentre altrove soprattutto si parla (e si utilizzano i fondi, anzi a volte nemmeno quello, si bloccano e si lasciano lì, per pensare a lamentarsi dell’euro).

Gestione dell’Afghanistan, tasse da tagliare, sanità, gli argomenti anche “domestici” su cui ci si scontra nel governo di centrodestra non mancano, lì si tratta di una coalizione di pari e inoltre l’opposizione non fa sconti sulle questioni sociali e sostanziali, infatti la sinistra estrema è un big nell’arena politica tedesca ed arriva al venti per cento nelle elezioni regionali federali.

Altrove, non c’è da stancarsi a dirlo finchè i partitini italiani non avranno raggiunto il loro obiettivo di estinguersi ed ottenere premi per i loro rappresentanti da parte delle forze maggiori, i gruppi storici della sinistra si ammazzano tra di loro per difendere falci e martelli, soli che ridono e varie altre anticaglie e petrelle. Lavoratori, disoccupati, studenti, professionisti, immigrati, si rappresentano da soli, con effetti per ora desolanti per la società circostante, non per loro carenze, ma per la stupefacente impermeabilità delle strutture forti tramandatesi ai vertici del paese.

Intanto, i gruppi che governano l’Italia si dedicano ad una ristrutturazione del sistema giuridico e ad un accentramento degli avanzi del sistema economico che allontana il paese dall’Europa e che avvinghia gli stessi gruppi politici e sociali appartenenti all’area conservatrice in una stretta dalla quale non possono uscire neppure volendo, a causa del fatto che non esiste una opposizione. Ve ne è una di comodo e un’altra talmente intransigente, a parole, che non corre il rischio di confrontarsi con nessun problema concreto della società.

Forse i diversi paesi hanno situazioni politiche ed economiche non comparabili. Di sicuro, parlando di Germania, si può parlare di Europa. E l’Europa un giorno o l’altro dovrà arrivare anche in Italia.

Aldo Ciummo