Con un provvedimento in extremis il ministro uscente Livia Turco aggiorna la legge sulla procreazione assistita
Il nuovo governo di centrodestra si sta per insediare e a breve inizierà il lavoro riformista che da tempo va sbandierando. Nel frattempo, come un malato terminale che aspetta che gli venga staccata, in via definitiva la spina, il vecchio esecutivo ha ancora la forza di dettare le ultime e quanto mai importanti modifiche alla legge 40, quella che detta le linee guida sulla fecondazione assistita.
Il ministro della salute, Livia Turco, ha deciso, diremmo finalmente, di emanare le fatidiche linee guida. Apriti cielo, il dibattito è destinato in queste ore ad arroventarsi più di quanto non lo abbia già fatto in passato, rischiando di diventare un boomerang pericoloso per la nuova maggioranza di governo, che dovrà in qualche modo rispondere al suo elettorato, che su temi quali l’eugenetica, l’eutanasia, la legge 194, Dico e chi più ne ha più ne metta, si è sempre dimostrato in via di principio duro e categorico.
Le linee guida della Turco servono a mettere ordine a una legge che lasciava ancora dei vuoti sul tema del diritto alla salute. La procreazione medicalmente assistita (pma) è consentita per risolvere problemi di sterilità o infertilità e solo se non ci sono altri metodi terapeutici efficaci; sterilità e infertilità devono essere documentate e certificate dal medico (le nuove linee guida permettono l’accesso anche alle coppie in cui l’uomo è affetto da malattie virali sessualmente trasmissibili).
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