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LA SINFONIA INCOMPLETA DI LISBONA (da eurobull di oggi)

 
 

Immagini dei festeggiamenti irlandesi per il sì al referendum su Lisbona. Il risultato irlandese ha posto un freno alle odiose critiche contro tutta l'area anglosassone, stati ingiustamente accusati di euroscetticismo. Ma soprattutto il voto popolare in Irlanda e lo sblocco istituzionale in Repubblica Ceca hanno dato il via all'applicazione della nuova costituzione europea.

Dopo un decennio di tentennamenti tra gli stati dell’Unione e l’annacquamento della Costituzione Europea, finalmente il Trattato di Lisbona è entrato il vigore il 1 Dicembre 2009.

Piuttosto che la fine di un lungo processo, la JEF-Europe considera questo evento solamente un altro graduale passo sulla via dell’integrazione verso una democratica Federazione Europea.

( Segnaliamo la riflessione apparsa su un sito suggeritoci da Simone Vannuccini, che dell’integrazione europea è uno dei maggiori sostenitori con i fatti tra i giovani, in Italia. Per leggere l’intero articolo visitare www.eurobull.it  )

“Il Trattato di Lisbona introduce numerosi strumenti che rendono l’Unione più trasparente, più democratica ed efficiente; tuttavia l’Europa avrà bisogno di musicisti abili e creativi per suonare il motivo federalista fino alla fine. Perchè i politici non stecchino la nota, i giovani federalisti dovranno continuare a dettare il ritmo.

Ora, quali sono i più importanti cambiamenti introdotti da Lisbona che interessano ai federalisti?  Esistono almeno tre buoni argomenti che sconfessano le critiche degli euroscettici. In primo luogo, con il Trattato di Lisbona gli stati membri non saranno più costretti a rimanere forzatamente nell’Unione contro la volontà dei loro rispettivi cittadini, in quanto il nuovo trattato riconosce agli stati membri il diritto di uscire dall’Unione.

In secondo luogo, i parlamenti nazionali avranno d’ora in poi fino a otto settimane di tempo per analizzare le proposte di legislazione europea ed contestare tali proposte sulla base della violazione del principio di sussidiarietà.

In terzo luogo, il Consiglio, sarà tenuto a legiferare in pubblico, aumentando così il grado di trasparenza del processo decisionale” (leggere l’intero articolo su eurobull). 

* questo è un estratto dal sito  www.eurobull.it , da un articolo di Philippe Adriaessens, Pauline Gessant, la traduzione è di Mauro Mondino. Per leggere l’intera analisi consigliamo di visitare Eurobull.    Nessun amico dell’Europa è un nostro concorrente.

Alisa Del Re: “Gli ostacoli alla partecipazione femminile sono ancora alti”

 

Un luogo di lavoro: uffici, fabbriche, strade, i punti di riferimento dove la produzione materiale ed intellettuale, la mobilitazione sociale, l'associazionismo, le relazioni informali si sviluppano sono anche i punti di aggregazione dove la partecipazione nasce, prima ancora di strutturarsi nella politica e di essere organizzata nelle istituzioni. La situazione in questi luoghi è il termometro e la bussola della democrazia.

La docente di Politiche Sociali e Pari Opportunità all’Università di Padova, intervistata sull’evoluzione della democrazia in Italia ed in Europa in relazione al ruolo delle donne, ha contribuito al panorama che il sito sta tracciando riguardo i rapporti tra protagonismo femminile sul territorio e qualità della democrazia.

“Vedo un mancato riconoscimento del valore, sia in termini materiali che formali, della rilevanza del contributo che le donne potrebbero apportare nella vita pubblica se vi fossero spazi adeguati per la loro presenza” è l’opinione di Alisa Del Re, docente di Politiche Sociali e Pari Opportunità presso l’Università di Padova. Alisa Del Re ha ricordato come molte studiose hanno evidenziato che l’apporto relazionale informale (il care) assicurato dalle donne è alla base di uno sviluppo equilibrato della società.

“Questo è stato considerato per lungo tempo un ostacolo alla partecipazione femminile formale ed informale, perchè la vita democratica è stata analizzata sulla base del modello di partecipazione maschile – ha affermato la docente dell’Università di Padova – la cultura politica di un territorio dovrebbe essere esaminata in funzione delle possibilità di integrazione dei contributi di tutti i diversi componenti della società, ovviamente eliminando tutti gli ostacoli (anche interpretativi) che impediscono una effettiva partecipazione”.

Alisa Del Re ha aggiunto che una analisi portata avanti dal gruppo Choisir la cause des femmes (un gruppo di giuriste francesi presieduto dall’avvocato Gisèle Halimi) identifica come azione prioritaria per l’Unione Europea “la presa in conto di legislazioni più favorevoli alla libertà femminile per farle diventare l’indicazione comune per tutti gli stati”. Per la docente di Politiche Sociali e Pari Opportunità, c’è poco di democratico quando la metà della popolazione ha un salario inferiore per ragioni di sesso e dove, in Europa, complessivamente le rappresentanti sono il 30% del totale nella realtà politica.

“Io credo che gli ostacoli al protagonismo femminile, sia a livello locale che a livello nazionale, siano ancora alti, nonostante le donne dimostrino di essere preparate (alto livelli di studio) e capaci di affrontare praticamente problemi organizzativi e di espressione politica (nella maggior parte dei casi al di fuori dei partiti politici). Basti vedere a livello di espressione dei bisogni della popolazione l’alta e qualificata presenza femminile” sottolinea Alisa Del Re, citando a questo proposito il comitato No dal Molin di Vicenza, diretto da donne.

La docente di Politiche Sociali e Pari Opportunità non ritiene che i casi virtuosi siano esportabili da una parte all’altra dell’Europa e che esistano davvero isole felici, come si dice, ma nemmeno crede in una funzione “salvifica” dell’ingresso femminile negli organismi dirigenziali dei partiti, anche se pensa che una situazione paritaria negli organi elettivi porterebbe ad una ridefinizione positiva dell’agenda dei bisogni ammessa dalla politica.