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L’impegno europeo per l’ambiente

Il 27 febbraio a Roma convegno sulla bioeconomia organizzato dalla Rappresentanza della Commissione Europea in collaborazione con l’Apre

La Commissione Europea è impegnata nell’avviare l’economica europea verso un maggiore utilizzo delle risorse rinnovabili e una effettiva sostenibilità. Difatti la popolazione mondiale si dirige, entro quaranta anni, ad avvicinarsi ai nove miliardi di abitanti. Questa previsione impone un diverso approccio alle risorse naturali ed alla distribuzione delle opportunità. L’Europa, in particolare, sperimenta la necessità di programmare il reperimento di risorse biologiche rinnovabili per la produzione di generi alimentari, beni energetici e materiali.

Al convegno che si svolgerà la mattina del 27 febbraio presso la sede della Rappresentanza a Roma della Commissione Europea (Via Quattro Novembre), organizzato in collaborazione con l’Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea, “Apre”, parteciparanno il Vice Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, Emilio Dalmonte, il capo unità alla direzione generale Ricerca e Innovazione della Commissione Europea, Antonio Di Giulio, Maria Uccellatore della direzione generale per l’internazionalizzazione della ricerca (al Miur), Luigi Rossi, coordinatore delle piattaforme tecnologiche italiane di Bioeconomy.

Attualmente, la bioeconomia europea ha un fatturato di 2000 miliardi di euro ed impiega attorno ai ventidue milioni di persone (il 9 per cento dell’occupazione nell’Unione Europea). Sono interessati dal fenomeno l’agricoltura, la silvicoltura, la pesca, la produzione alimentare, della carta, l’industria chimica, biotecnologica, energetica.

Aldo Ciummo

NOTIZIE SU REGIONI E CULTURE DEL NORDEUROPA SUL SITO DI INFORMAZIONE      www.nordeuropanews.it      NORDEUROPANEWS 

 

Regioni, mobilità, pari opportunità e progresso

 

Il caso del Friuli Venezia Giulia è una cartina di tornasole dei cambiamenti nel continente e nel paese nell’iniziativa editoriale della Ediesse Libri

Saggi diversi a cura di Ariella Verrocchio e Paola Tessitori sono stati raccolti nel libro “Il lavoro femminile tra vecchie e nuove migrazioni” che parla del territorio del Friuli Venezia Giulia e delle sue trasformazioni sociali. Le autrici si chiedono quale è il ruolo della emancipazione femminile nello scenario delle migrazioni internazionali e quali sono le continuità ed i mutamenti rintracciabili nel tragitto delle lavoratrici di ieri e delle migranti di oggi.

Il tema della pubblicazione è la mobilità femminile storica ed attuale e in questa prospettiva la vicenda approfondita dallo studio in questione appare come un argomento molto attuale in una realtà dove resistono purtroppo diseguaglianze nell’accesso al mercato del lavoro e disparità nelle retribuzioni.

Ariella Verrocchio è direttrice scientifica dell’istituto “Livio Saranz” di Studi, Ricerche e Documentazione sul Movimento sindacale a Trieste e nel Friuli Venezia Giulia, e docente a contratto di Storia delle Donne e di genere nell’Università degli studi di Trieste.

Paola Tessitori lavora nel settore immigrazione, intercultura, antidiscriminazione, cooperazione decentrata, sia svolgendo attività di ricerca che progettando e coordinando interventi finalizzati all’inclusione sociale dei migranti in Friuli Venezia Giulia.

Aldo Ciummo

Commissari europei sotto esame

Oggi comincia il giro di domande degli europarlamentari ai Commissari, sorta di ministri della comunità, anche se con un profilo molto più tecnico, che nasce dalla natura delle istituzioni della Unione e dal metodo consensuale con il quale vengono scelti tra i gruppi politici maggiori e in rappresentanza di tutti i paesi coinvolti.

 

 

 

Le commissioni parlamentari dell’organo elettivo del Parlamento Europeo esamineranno competenze ed intenti di ogni commissario a partire da oggi. La Commissione precedente ha terminato le proprie funzioni il primo novembre 2009 e i due mesi e mezzo che sono trascorsi hanno alimentato curiosità accademiche ed interessi prosaici da parte di addetti ai lavori, gruppi economici e amministratori di ogni sorta.

Il Trattato di Lisbona, entrando in vigore, ha causato dei ritardi rispetto alla normale prassi. Quella che non è ancora una vera e propria costituzione europea, ma una base senza precedenti per l’unione politica della nostra comunità sul continente  è entrata in vigore il primo dicembre.

Da allora fino ad oggi i Commissari hanno potuto lavorare assieme ai funzionari che operano in base alle loro direttive e l’opinione pubblica ha iniziato a vagliare i profili di personaggi più esposti all’attenzione, come il francese Michel Barnier (nuovo commissario al mercato interno).

Aldo Ciummo

Renata Polverini ed Emma Bonino, una competizione che svecchia la politica nella regione

 

La sede della regione Lazio

Le candidature che si sono profilate nel Lazio delineano una situazione nuova, in un’area che (per la presenza della capitale) fornisce indicazioni generali al paese. E sono innovative da almeno tre punti di vista: perchè si presentano in controtendenza al panorama sessista delle istituzioni più visibili, più vicine alla società come si è manifestata in questi anni ed espressione di culture politiche non tradizionali

 

di    Aldo Ciummo

 

Nella regione di Roma i giochi per le candidature sembrano fatti e i volti che sono stati messi in campo appartengono ad una sindacalista di area conservatrice ed a una attivista per i diritti civili che hanno costruito presenze politiche a partire dai luoghi del sociale e del civile nel corso di lunghi anni. Polverini e Bonino rappresentano categorie molto distanti non soltanto dal politico in senso stretto ma anche dall’impresa dello spettacolo o dall’autorità del mezzobusto televisivo, insomma dal personaggio di potere come si è insediato dall’immaginario italiano nel decennio che si conclude.

Si tratta di candidature in qualche modo fuori dal circuito autoreferenziale della politica, perlomeno in misura maggiore di ciò che si vede nel resto dell’attualità delle coalizioni. I personaggi presentati hanno riscosso l’apprezzamento e la vicinanza del pubblico degli elettori, Renata Polverini come rappresentante di categorie del lavoro largamente marginalizzate nel dibattito mediatico, che di queste fasce di popolazione è stata comunque riconosciuta come espressione (da tempo si è dovuto accettare il dato che il sindacalismo di area non di sinistra esiste e conta numeri significativi) ed Emma Bonino come portavoce di un insieme laico di istanze che la portò a sfiorare il dieci per cento in una elezione europea un decennio fa.

Inoltre, l’una per l’appartenenza ad una parte politica tuttora non riconducibile agli “azionisti di maggioranza” del partito conservatore e con sfumature più sociali, l’ex An, l’altra per la provenienza da un movimento “altro” rispetto alle sinistre ed agli apparati tradizionali del mondo progressista, il partito Radicale, le candidate nel Lazio spostano l’obiettivo rispetto al panorama immobilizzato nello scontro tra i due poli, omologhi rispetto alla filosofia iperliberista, ai sistemi di mantenimento degli equilibri e al rapporto con i poteri forti tradizionali in Italia.

In un paese dove l’area “progressista” fatica non tanto a riprendersi dalle emorragie elettorali e dalle disfatte strategiche, quanto ad elaborare una alternativa capace di chiedere sostegno e partecipazione sulla base di proposte, la scelta dell’area “conservatrice” di candidare una donna attiva nel sociale ha probabilmente influito sulla decisione del Centrosinistra di non fare affidamento su un calcolo che sarebbe stato trito e poco efficace (cercare l’appoggio di aree ultramoderate come l’UdC cattolico) e di puntare a propria volta su una novità sostanziale: una attivista che rappresenta una forza, i Radicali, che ha fatto leva più volte sulle idee piuttosto che sul numero, per modernizzare il paese, riuscendovi.

Al di là delle opinioni personali (per quanto riguarda la mia, almeno per chi segue il sito non sarà difficile immaginare una maggiore propensione per la candidatura di Emma Bonino, le cui posizioni laiche, anche da un punto di vista politico, darebbero un segnale culturale di cui c’è bisogno in una Italia che sembra rinchiudersi in uno strano pensiero unico a metà tra l’iperliberismo e le culture ultra tradizionali della chiesa e dei partiti) entrambe le scelte segnano una discontinuità concreta e non soltanto perchè in controtendenza col sessismo dominante. Anche la novità di una candidatura importante proveniente dal mondo del lavoro in uno schieramento conservatore va verso una laicizzazione, auspicabile, della politica italiana e di un suo parziale riavvicinamento alla società.

Alisa Del Re: “Gli ostacoli alla partecipazione femminile sono ancora alti”

 

Un luogo di lavoro: uffici, fabbriche, strade, i punti di riferimento dove la produzione materiale ed intellettuale, la mobilitazione sociale, l'associazionismo, le relazioni informali si sviluppano sono anche i punti di aggregazione dove la partecipazione nasce, prima ancora di strutturarsi nella politica e di essere organizzata nelle istituzioni. La situazione in questi luoghi è il termometro e la bussola della democrazia.

La docente di Politiche Sociali e Pari Opportunità all’Università di Padova, intervistata sull’evoluzione della democrazia in Italia ed in Europa in relazione al ruolo delle donne, ha contribuito al panorama che il sito sta tracciando riguardo i rapporti tra protagonismo femminile sul territorio e qualità della democrazia.

“Vedo un mancato riconoscimento del valore, sia in termini materiali che formali, della rilevanza del contributo che le donne potrebbero apportare nella vita pubblica se vi fossero spazi adeguati per la loro presenza” è l’opinione di Alisa Del Re, docente di Politiche Sociali e Pari Opportunità presso l’Università di Padova. Alisa Del Re ha ricordato come molte studiose hanno evidenziato che l’apporto relazionale informale (il care) assicurato dalle donne è alla base di uno sviluppo equilibrato della società.

“Questo è stato considerato per lungo tempo un ostacolo alla partecipazione femminile formale ed informale, perchè la vita democratica è stata analizzata sulla base del modello di partecipazione maschile – ha affermato la docente dell’Università di Padova – la cultura politica di un territorio dovrebbe essere esaminata in funzione delle possibilità di integrazione dei contributi di tutti i diversi componenti della società, ovviamente eliminando tutti gli ostacoli (anche interpretativi) che impediscono una effettiva partecipazione”.

Alisa Del Re ha aggiunto che una analisi portata avanti dal gruppo Choisir la cause des femmes (un gruppo di giuriste francesi presieduto dall’avvocato Gisèle Halimi) identifica come azione prioritaria per l’Unione Europea “la presa in conto di legislazioni più favorevoli alla libertà femminile per farle diventare l’indicazione comune per tutti gli stati”. Per la docente di Politiche Sociali e Pari Opportunità, c’è poco di democratico quando la metà della popolazione ha un salario inferiore per ragioni di sesso e dove, in Europa, complessivamente le rappresentanti sono il 30% del totale nella realtà politica.

“Io credo che gli ostacoli al protagonismo femminile, sia a livello locale che a livello nazionale, siano ancora alti, nonostante le donne dimostrino di essere preparate (alto livelli di studio) e capaci di affrontare praticamente problemi organizzativi e di espressione politica (nella maggior parte dei casi al di fuori dei partiti politici). Basti vedere a livello di espressione dei bisogni della popolazione l’alta e qualificata presenza femminile” sottolinea Alisa Del Re, citando a questo proposito il comitato No dal Molin di Vicenza, diretto da donne.

La docente di Politiche Sociali e Pari Opportunità non ritiene che i casi virtuosi siano esportabili da una parte all’altra dell’Europa e che esistano davvero isole felici, come si dice, ma nemmeno crede in una funzione “salvifica” dell’ingresso femminile negli organismi dirigenziali dei partiti, anche se pensa che una situazione paritaria negli organi elettivi porterebbe ad una ridefinizione positiva dell’agenda dei bisogni ammessa dalla politica.

IN ITALIA|Fiat Melfi, ricucito lo strappo

Gli operai tornano nelle fabbriche dopo l’accordo sindacato e vertici Fiat. Si attende la ratifica dalle assemblee

di Simone Di Stefano/Dazebao, l’informazione on-line

Gli operai dello stabilimento Fiat di Melfi, in provincia di Potenza, hanno smesso di scioperare, consentendo quindi il ritorno alla produzione della Grande Punto.

“Plastic Components” e “Sistemi sospensioni” sono le due fabbriche, facenti capo alla Fiat, che per più di una settimana avevano chiuso causando un calo di produzione  di oltre 7000 automobili. Nella sede della Giunta regionale, in presenza dell’assessore lucano alle Attività Produttive, Gennaro Straziuso, i rappresentanti sindacali hanno, nella nottata di ieri, accettato l’ipotesi di accordo presentata dal consorzio Acm (che raggruppa 19 aziende dell’indotto) e illustrata dal Presidente di Confindustria Basilicata, Attilio Martorano. Saranno così reintegrati i 13 lavoratori interinali della Plastic Components, nell’orbita della Magneti Marelli, che erano stati sospesi dal servizio.

Circostanza questa che, assieme alla minaccia di vedere bloccati altri 80 contratti in scadenza, aveva mobilitato allo sciopero i loro colleghi. Le assemblee dei lavoratori hanno approvato l’accordo come annuncia un comunicato della Fiom, secondo il quale «a Melfi ha vinto la solidarietà. Le assemblee svoltesi nelle imprese Fiat della Piana di San Nicola hanno dato il proprio consenso, ampiamente maggioritario, all’accordo realizzato stanotte dai sindacati dei metalmeccanici con l’Azienda. Accordo che mantiene in fabbrica quei 70 dipendenti che erano stati assunti come lavoratori in somministrazione e di cui la proprietà intendeva disfarsi». Così prosegue il comunicato: «Con una scelta incomprensibile, di fronte alla lotta avviata dai lavoratori della Magneti Marelli e della Ergom a difesa dei propri compagni, la Fiat ha messo in libertà per più giorni consecutivi tutti i dipendenti della Sata, puntando a creare una divisione e una contrapposizione tra i produttori di componentistica e i lavoratori della stessa Sata. Ma questo disegno non è passato».

L’annuncio dell’accordo ha rallegrato la Regione Basilicata, che per  voce del suo governatore, Vito De Filippo, ha evidenziato il ruolo di mediazione svolto dalla Regione lucana. «La mediazione della  Regione e di Confindustria Basilicata ha determinato una svolta alla  vertenza che ha bloccato per molti giorni la produzione del  complesso industriale Fiat di Melfi. La ripresa delle attività  restituisce serenità a tutti i protagonisti e assicura un clima di maggiore operosità in un polo produttivo tra i più moderni del  Paese». Fondamentale, secondo il Governatore Pd, è stata «l’attenta  mediazione dell’Assessore Straziuso, che consente di presentarsi  all’appuntamento ministeriale del 9 giugno a Roma con un quadro pacificato, premessa indispensabile per dare vigore ad una realtà  industriale che la Regione sostiene, puntando sulla ricerca e  sull’innovazione».

Lo stesso assessore alle Attività Produttive ha poi precisato come  «la complessa interlocuzione con le aziende dell’indotto automobilistico dell’area di San Nicola di Melfi e con i sindacati ha prodotto un apprezzabile risultato. La proposta di attivare tredici contratti interinali in aziende del Consorzio ACM non appartenenti al gruppo Fiat a fronte della rimozione dei blocchi e la disponibilità al recupero delle produzioni ha trovato, infatti, il consenso dei sindacati ed ha consentito l’immediata riapertura  dei cancelli nonché il mantenimento di posti di lavoro per i  lavoratori lucani».

REGIONE LAZIO|Sicurezza e formazione, le priorità del Ctp

Domani all’Eur, il convegno “Legalità e formazione per la sicurezza in cantiere”. Presenti anche gli Assessori di Regione Lazio e Provincia di Roma, assieme ai sindacati e al Prefetto di Roma.

Morti bianche e incidenti sul lavoro. Il Ctp (Edilizia e Sicurezza – Comitato Paritetico Territoriale) della Provincia di Roma, con il patrocinio della Regione Lazio, della Provincia e del Comune di Roma, organizza, come ogni anno, un convegno legato ai temi del lavoro, che quest’anno verterà sulla “Legalità e formazione per la sicurezza in cantiere” e avrà luogo al Salone delle Fontane, quartiere dell’Eur, a partire dalle ore 9. Coordinato dal Vice Presidente del Ctp di Roma, Sandro Grugnetti, il convegno aprirà con una relazione introduttiva del Presidente del Ctp, Carlo Nicolini.

Prima della consegna alle imprese “virtuose”degli attestati di partecipazione ai corsi di formazione 2007/08, si alterneranno gli interventi dei diversi rappresentanti dei sindacati e delle istituzioni. Tra questi gli Assessori della Regione Lazio Augusto Battaglia (Sanità) e Alessandra Tibaldi (Lavoro, Pari Opportunità e Politiche Giovanili), l’Assessore della Provincia di Roma Massimigliano Smeriglio (Lavoro e Formazione) e il Prefetto di Roma Carlo Mosca.

Simone Di Stefano

INTERNAZIONALE|Fallo e basta perché niente è impossibile (parte seconda)

Viaggio nelle fabbriche orientali, tra sfruttamento minorile e diritti negati

 

Articolo di Aneta Carreri (di Redattore Sociale)

Quando la fabbrica Yue Yuen aprì, gli operai lavoravano fino a mezzanotte e godevano del giorno di riposo in maniera saltuaria. Ma, verso la fine degli anni ’90, alcuni clienti come Nike e Adidas chiesero che fossero migliorate le condizioni dei lavoratori. Così Yue Yuen portò la giornata lavorativa a 11 13 ore garantendo un giorno di riposo settimanale.

Purtroppo le multinazionali hanno un atteggiamento contraddittorio. A parole chiedono il rispetto dei diritti fondamentali mentre nei fatti impongono prezzi e tempi di consegna così stretti che non lasciano margini per aumenti salariali e ritmi di lavoro sostenibili.

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