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Dati bancari, è accordo tra Europa e Stati Uniti

 

Giovedì il Parlamento Europeo ha approvato l’accordo sul trasferimento dei dati bancari dalla UE agli Stati Uniti, ma permangono critiche non prive di fondamento

di   Aldo Ciummo

La nuova versione dell’accordo antiterrorismo SWIFT, negoziata dopo il respingimento dell’accordo precedente quattro mesi fa, è stata approvata giovedì dal Parlamento Europeo. L’assemblea elettiva della comunità ha ottenuto nel frattempo alcune garanzie, il cui presupposto concreto sarà la creazione di un sistema efficiente di controllo dei dati all’interno dell’Unione Europea.

La votazione ha riscontrato 484 voti a favore della raccomandazione redatta da Alexander Alvaro (Alde-Adle, Liberali), mentre i contrari sono stati 109 e gli astenuti 12. L’accordo raggiunto è stato appoggiato dai gruppi PPE (Popolari, centrodestra), S&D (Socialisti e Democratici), Alde (Liberali) e dall’ECR.

Riguardo alla conformazione politica dell’ECR, il partito Europeo dei Conservatori e Riformisti raccoglie i Conservatori inglesi eurocritici, il partito conservatore polacco dell’ex premier Jaroslaw Kaczynski, il partito euroscettico ceco ODS e altri gruppi minori, che precedentemente facevano parte del PPE o dell’Unione per un Europa delle Nazioni, il gruppo di destra in cui si trovava ad esempio An (oggi parte del PPE a livello europeo, come il resto del PDL).

L’accordo SWIFT non copre il trasferimento di dati all’interno dell’Europa, come chiariscono dall’Unione Europea, ma concerne i movimenti finanziari verso i paesi terzi ed esclude esplicitamente i dati relativi all’Area Unica dei Pagamenti in Euro (SEPA).

Hanno votato contro l’accordo Verdi/Ale (Verdi-Alleanza Libera Europea), GUE/NGL (Sinistra Unitaria Europea-Sinistra Verde Nordica) ed una parte dell’EFD, Europe of Freedom and Democracy, gruppo che comprende l’Ukip di Nigel Farage e la Lega ed è rappresentato da Farage e Speroni, raccogliendo varie liste minori, tra cui le formazioni “Libertas” che contrastarono il trattato di Lisbona prima dell’ultimo referendum irlandese dell’autunno 2009, tra cui il Mouvement pour la France.

L’obiettivo principale dell’accordo del Parlamento Europeo è l’eliminazione dei trasferimenti di dati in blocco. Gli eurodeputati hanno ottenuto che, in cambio del loro sostegno all’esecutivo europeo sul raggiungimento dell’accordo, entro 12 mesi la Commissione Europea inizi a costruire un sistema europeo equivalente al Terrorism Finance Tracking Programme (TFTP) statunitense, per impedire i trasferimenti di dati bancari non effettuati su basi individuali.

L’Europa vuole insomma che quanto prima sia possibile elaborare i dati qui nella comunità e trasferire negli USA soltanto dati significativi per indagini ben definite. Una novità sostanziale è la possibilità per Europol di bloccare il trasferimento di dati verso gli Stati Uniti. L’Europol, la cui base centrale si trova a L’ Aia, avrà la facoltà di verificare quali richieste delle autorità Usa siano giustificate o meno in ragione del contrasto a fenomeni di terrorismo.

Un’altra novità importante è la supervisione (dell’uso dei dati negli Usa) da parte di un gruppo di controllori indipendenti, tra i quali un rappresentante della Unione Europea (designato dalla Commissione e dal Parlamento) che potrà chiedere spiegazioni prima di ogni utilizzo dei dati e che avrà il potere di bloccare ricerche che ritiene illegali. Le ricerche dovranno basarsi su prove preesistenti che dimostrino implicazioni con attività di terrorismo.

Alla relazione sono stati aggiunti due pareri minoritari: sei deputati dei gruppi GUE/NGL (Sinistra) e dei Verdi/ALe hanno sottolineato che l’accordo non garantisce tutte le salvaguardie che erano state richieste dai Parlamentari Europei nelle precedenti risoluzioni, soprattutto riguardo al trasferimento di dati in massa. Difatti, riguardo a questo si potrebbe osservare che una struttura istituzionale come la Unione Europea, che aspira ad una identità forte e rappresentativa dei suoi cittadini, difficilmente può tener fede a questo scopo se delega ad un’altra potenza, per quanto indubbiamente più vicina ai nostri valori rispetto a tutte le altre, dati sensibili che attengono alla privacy dei suoi abitanti.

I sei deputati osservano anche che il ruolo di supervisione che si intende affidare ad Europol implicherà una modifica del suo mandato perchè ad oggi Europol non è una Autorità Giudiziaria, come lo sono ad esempio quelle nazionali. Qui però non si può fare a meno di rilevare che proprio questi nodi attinenti alla confusione normativa ed operativa nella UE vanno sciolti e anche con minore legnosità ideologica di quella dimostrata ininterrottamente da alcune forze politiche negli ultimi cinque anni, perchè se accordi come lo Swift poi si rendono necessari in materia di contrasto alle attività illegali transnazionali e simili, questo avviene proprio perchè gli Stati Uniti vengono costretti ad aiutare un’area del mondo sviluppato (l’Europa) la cui efficienza nel criticare non è minimamente pareggiata da una soddisfacente capacità di gestire i propri problemi in maniera autonoma.

Un altro parere aggiunto alla relazione approvata è quello di Gerard Batten (EFD), che ritiene anche lui che la legislazione proposta sia illeggittima sotto il profilo democratico e che occorra oggi una maggiore tutela dei dati personali nella comunità.

La data prevista per l’entrata in vigore dell’accordo è il primo agosto 2010 (in seguito sarà rinnovato ogni anno). La Commissione Europea dovrà iniziare a lavorare sulla creazione del Terrorisme Finance Tracking Programme (TFTP) Europeo nella seconda metà del 2010 e pubblicare entro tre anni una relazione sui progressi registrati.

Lo Swift è un sistema di controllo delle informazioni la cui base si trova in Belgio. Formalmente è una compagnia ed ha i quattro quinti della sua attività nei trasferimenti finanziari telematici. Le informazioni di ottomila diversi soggetti (soprattutto bancari) riferite a più di duecento paesi passano per questo centro, così come larga parte delle informazioni che riguardano cittadini della Unione Europea.

Con la tragedia di Smolensk si chiude l’era Kaczynski in Polonia

 

Poco più di due anni e mezzo fa cadeva il governo di Jaroslaw Kaczynski, oggi capo dell’opposizione: suo fratello, Lech è morto oggi tragicamente insieme a molti altri esponenti della classe dirigente di Varsavia in un incidente aereo in Russia. Il Presidente della Repubblica aveva a modo suo scritto un capitolo della storia polacca tra Guerra Fredda e Nascita dell’Europa di Lisbona.

L’evento tragico che oggi ha portato alla morte di quasi cento persone, di cui nove decimi alti ufficiali o rappresentanti dello stato polacco, ha traumatizzato Varsavia e condotto alla scomparsa di Lech Kaczynski, Presidente molto discusso della Polonia degli ultimi anni. Non si trovava a bordo invece Jaroslaw Kaczynski, suo fratello gemello, che fino all’8 settembre del 2007 è stato presidente del consiglio in Polonia ed oggi non è più in maggioranza.

 Il gravissimo incidente di cui il presidente polacco Lech Kaczynski è rimasto vittima (come pure, dalle informazioni disponibili attualmente, tutti gli altri sfortunati passeggeri del volo diretto a commemorare le vittime dell’eccidio di Katyn perpetrato dai comunisti sovietici contro 22.000 ufficiali e soldati polacchi nel 1940) ha di fatto prodotto un enorme trauma in Polonia.

Entrambi i gemelli, quello tuttora in Polonia e battuto alle elezioni nel 2007 e quello deceduto che non aveva ancora terminato il suo mandato da Presidente, che stava per esercitare in una cerimonia ufficiale come appunto la commemorazione in programma oggi in Russia, hanno caratterizzato la storia recente del paese e del suo difficile rapporto con il passato dittatoriale e con il futuro europeo.

Durante il periodo in cui entrambi i fratelli erano in carica (dal dicembre del 2005 al settembre del 2007) l’azione del Governo polacco è stata molto discussa per l’accentramento dei poteri che ne derivò. Per permettere l’elezione di Lech Kaczynski al ruolo di presidente della Repubblica che ha ricoperto fino ad oggi, Jaroslaw Kaczynski si dimise da primo ministro alla fine del 2005, affidando il Governo a Kazimierz Marcinkiewicz, che però era pressochè un esecutore della sua politica.

Il 14 luglio 2006 Marcinkiewicz si dimise, lasciando di nuovo il posto a Jaroslaw Kaczynski e sancendo quindi l’inizio dell’era dei due fratelli, un periodo breve ma intenso, per la quantità e la tenacia degli attacchi rivolti alla natura laica dello stato e alla divisione dei poteri e molto discusso a causa degli ostacoli che i gemelli posero alla integrazione europea agendo di concerto.

Contemporaneamente però, gli anni dell’accelerazione sul Trattato di Lisbona in Europa erano anche quelli del cambiamento della società in Polonia, ormai fuoriuscita non soltanto dalla cortina di ferro del comunismo, ma anche dagli schemi conservatori della parte più legata alla Chiesa nello schieramento anticomunista.

Gli imprenditori più dinamici, i laici, i giovani vissuti all’estero e che rappresentavano una fascia importante del paese adesso non votavano certo gli ex comunisti ma nemmeno i populisti del Pis (Prawo y Sprawieliwosc, Diritto e Giustizia) il partito che aveva preso tutto col supporto di importanti media ultracattolici e di partiti che mettevano paura, se li si guardava da un punto di vista europeista, laico e favorevole all’integrazione: la Lega delle Famiglie (Liga Polskich Rodzin) e il partito dell’Autodifesa (Samobroona) erano sentinelle che chiudevano la porta il primo alla laicità ed al multiculturalismo e l’altro all’Europa, che oggettivamente dava e dà una fetta significativa dei suoi fondi, della sua attenzione e delle sue opportunità alla Polonia ed agli stati orientali.

L’estremismo degli alleati costrinse Jaroslaw Kaczynski ad estromettere Roman Giertych, leader della ultracattolica Lega delle Famiglie (LPR), e Rafael Wiechecky, che erano rispettivamente ministri dell’Istruzione e delle Politiche Marine, nell’agosto del 2007. Poco dopo lo stesso toccò ai politici del partito dell’Autodifesa (Samobroona) Andrzey Aumiller e Anna Kalata, che erano titolari di Edilizia e Lavoro, rispettivamente.

L’avvicendamento, che concludeva un processo avviato il 9 luglio 2007 con l’estromissione del leader stesso del partito antieuropeista Samobroona, Andrzey Lepper, dava ad una immagine governativa in realtà ormai gravemente compromessa in Europa una maggiore accettabilità formale, ma gli sottraeva quel consenso confuso della Polonia rurale che in realtà era una somma di paure in parte giustificate dalla storia recente e dalle incertezze incombenti: timore del ritorno dell’influenza della Federazione Russa negli anni del rafforzamento di Putin, diffidenza dell’Europa e dei suoi vincoli comunitari, ansia di perdere il rifugio delle sicurezze culturali e religiose, spesso le sole sicurezze rimaste nelle aree agricole più sotto pressione nel tempo della globalizzazione economica e dell’indebolimento bipartisan dello stato sociale.

Nel settembre 2007 il Governo populista perse contro un’altra coalizione liberale, anche questa di Centrodestra ma consapevole dell’opportunità europea, che inevitabilmente sotto il ricatto identitario pur compiuta formalmente con l’ingresso della Polonia nel 2004 restava come congelata. Donald Tusk (Piattaforma Civica, Platforma Obywatelska) vinceva e iniziava un confronto con il Presidente della Repubblica, rimasto solo nella difesa delle politiche del Pis.

I cambiamenti andavano avanti, la UE, già a cavallo del passaggio di consegne nell’esecutivo polacco, approvava programmi appositi per la Pomerania, la Slesia, la Bassa Slesia, Grande Polonia e Polonia Minore (per gli anni dal 2007 fino al 2013) Danuta Hubner, Commissario Europeo per le Regioni e cittadina polacca, li annunciava a Krynica, nella parte meridionale del paese. La PO (Centrodestra) di Donald Tusk era ormai in linea con il paese.

Jaroslaw Kaczynski è tuttora leader del Partito Pis, il Presidente Donald Tusk ha convocato oggi una riunione straordinaria del Governo a Varsavia, perchè oltre al Presidente della Repubblica Lech Kaczenski (la cui scomparsa apre di per sè un vuoto istituzionale anche se come le leggi prevedono il portavoce della Camera Bassa del Parlamento Bronislaw Komorowski è da ora il facente funzioni) è scomparso nell’incidente tutto un pezzo della classe dirigente attuale.

Dovranno essere indette elezioni presidenziali anticipate in Polonia. Dopo la fine del governo di Jaroslaw Kaczynski nel 2007, la scomparsa del fratello Lech avvenuta oggi nella tragedia di Smolensk chiude del tutto quella che era stata chiamata l’era Kaczynski, un periodo molto discusso e che da un punto di vista laico ed europeista non può essere certo ricordato come una fase di progressi ma che ha accompagnato, con il legittimo consenso di una parte consistente della popolazione polacca, l’inoltrarsi di una delle nazioni più importanti del gruppo orientale dei paesi europei nella vicenda comunitaria.

Aldo Ciummo