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Norvegia, Erna Solberg premier per i Conservatori

Il ventisette per cento raggiunto dal partito permette il cambio di governo, i Laburisti restano un partito di massa, marginali i populisti del Fremskrittspartiet

Erna Solberg sarà il nuovo premier in Norvegia, è una esponente del partito conservatore, una donna alla guida del paese nel centenario del diritto al voto per le donne in Norvegia. Jens Stoltenberg, il leader laburista, è popolare ed il suo partito è rimasto il primo, col trentuno per cento dei voti, la Sinistra Socialista (SV, Sosialistisk Venstreparti) e il Centro (Senterpartiet) ridimensionati, non hanno aiutato molto l’alleato laburista (Det Norske Arbeiderparti), che  deve cedere il passo ai Conservatori (Høyre) nonostante l’economia durante i due governi consecutivi di Jens Stoltenberg sia di molto cresciuta, anche grazie all’aumento delle risorse petrolifere.

Erna Solberg ha detto che i Conservatori non intendono diminuire il welfare norvegese, ma cercheranno di diversificare l’economia, oggi prevalentemente incentrata sul settore energetico e pubblico. La crescita è ancora al due e mezzo per cento e la disoccupazione è molto bassa (poco più del tre per cento) ed in una situazione del genere le discussioni maggiori hanno riguardato non tanto argomenti come l’immigrazione o il lavoro, quanto la necessità di non dissipare il benessere accumulato nel risparmio pubblico attraverso il fondo creato per garantire la sicurezza sociale anche alle future generazioni, a causa della mancanza di iniziativa: molti ritengono che mantenere il divieto per lo stato di investire più del quattro per cento dei proventi del fondo (che ammonta settecentocinquanta miliardi di dollari) significhi bloccare una crescita che attraverso investimenti potrebbe consegnare ai giovani risorse maggiori e un paese ulteriormente ammodernato. I partiti minori, sia vecchi che nuovi, non hanno avuto un grande ruolo in queste elezioni, raccogliendo solo pochi voti.

Il Centrodestra ha ottenuto nel complesso novantasei seggi ed ha la maggioranza nel Parlamento, al centrosinistra rimangono invece solo settantadue deputati.  Se i partiti sono considerati singolarmente, al primo posto restano i Laburisti che di rappresentanti ne hanno cinquantacinque, ma ai quarantotto Conservatori in aula si aggiungono gli alleati, inclusi i populisti del Fremskrittspartiet (FrP) che sono scesi al sedici per cento nelle votazioni, ma con il vantaggio di poter aprire una alleanza con i Conservatori, gli unici che sono disposti a dare il via ad una collaborazione con la destra populista, la parte più insistente nel sostenere l’investimento delle eccedenze del fondo creato per il futuro. Anche se hanno smussato le posizioni sull’immigrazione, i populisti hanno perso ugualmente voti a favore dei Conservatori, che sono più moderati in materia.

Aldo Ciummo

Svezia, Maud Oloffson per una ristrutturazione del settore energetico

 

Si affaccia in Svezia l’ipotesi di una parziale privatizzazione della compagnia Vattenfall

Maud Oloffson, la quale è Ministro dell’Energia oltre che leader del Partito di Centro, si dichiara favorevole ad una parziale privatizzazione del gigante dell’energia Vattenfall, una operazione capace di generare dieci milioni di corone.

L’obiettivo della scelta ipotizzata è l’investimento in una nuova compagnia, Framtidsenergi  AB (Energia Futura) destinata ad investire in nuove soluzioni per l’energia e scommettere sull’occupazione ecosostenibile in collaborazione con il settore privato. Maud Olofsson lo ha scritto ieri nel Dagens Nyheter, importante testata svedese.

Il Ministro dell’Impresa, Energia e Comunicazione ha anche affermato che la Svezia ha potenzialità ancora maggiori di quelle attuali e che queste possono essere liberate se i capitali accettano sfide più significative.

Le nuove tecnologie e le produzioni sostenibili per l’ambiente assieme ai crescenti investimenti esteri possono essere apripista di questo processo di innovazione che troverebbe terreno fertile in uno dei paesi più competitivi e avanzato nella ricerca.

Maud Oloffson ha spiegato che per arrivare ad una parziale privatizzazione di Vattenfall occorre che lo stato svedese mantenga comunque il controllo delle risorse idroelettriche del paese e che parte dei profitti sia reinvestita nel Norrland, regione che allo sviluppo del settore ha dato un grande contributo.

Aldo Ciummo

 

UE verso la semplificazione della burocrazia per le imprese

Il Parlamento Europeo sta elaborando un sistema che lascia agli stati nazionali la libertà di concedere esenzioni basate sulle dimensioni finanziarie delle imprese.

 

Gli oneri amministrativi per le piccole imprese potrebbero ridursi e queste ultime vedersi esentate dall’obbligo di redigere conti annuali. Questa è la posizione del Parlamento Europeo di fronte alla revisione della direttiva sulle norme contabili applicabili alle microentità. Le piccole imprese manterrebbero comunque l’obblico di tenere un registro delle operazioni commerciali e della situazione finanziaria.

La relazione di Klaus-Heiner Lehne (Partito Popolare Europeo) è stata approvata con 445 voti a favore, 196 contrari e 21 astensioni. La nuova direttiva permetterebbe ai paesi componenti la Ue di semplificare gli obblighi di informativa finanziaria a carico delle microentità, che poi sarebbero aziende quali fiorai e fornai.

Il fatto è che imprese di dimensioni molto limitate ed operanti su scala locale sono attualmente soggette alle norme che si applicano pure alle aziende che lavorano in ambito internazionale intraeuropeo ed applicare regole studiate per grandi realtà economiche a semplici iniziative commerciali nate da poco significa limitarne la crescita nel mercato.

Più di sette milioni di imprese, circa sette milioni e duecentomila, sono soggette a regole di informativa ai sensi delle direttive contabili della Unione Europea, i tre quarti di queste aziende rientrano nel gruppo delle cosidette “microentità”.  In pratica l’esenzione dall’obbligo di redigere conti annuali si applicherebbe a quelle imprese che hanno almeno due delle caratteristiche seguenti: un bilancio inferiore a 500.000 euro, un fatturato netto che sia meno di un 1.000.000 di euro oppure una media di 10 dipendenti nel corso dell’esercizio in questione.

Un elemento interessante della posizione assunta dal Parlamento Europeo è la possibilità, che i singoli stati dovrebbero avere, di scegliere o meno di esentare determinate categorie di imprese, un criterio che privilegia l’attenzione alle situazioni diverse a livello nazionale, fermo restando che forse sarebbe il caso di promuovere anche una funzione di indirizzo da parte della Unione Europea per liberare un pò le imprese e le professioni anche negli stati per tradizione più corporativi e sicuramente meno permeabili a proposte come quella di cui si sta trattando.

In ogni caso le aziende interessate dovrebbero naturalmente registrare le transazioni commerciali e la situazione finanziaria della società, questo sarebbe un criterio minimo cui ogni governo aggiungerebbe poi condizioni ulteriori nella propria giurisdizione. La proposta al momento non è passata al Consiglio dell’Unione Europea, che raggruppa per settori i Ministri dei vari paesi e rappresenta quindi gli esecutivi degli stati membri. Ma l’iter, sul diritto societario, dovrebbe fare il suo corso durante il 2010.

Aldo Ciummo

La Svezia è il paese che fa di più per aiutare il Terzo Mondo

Una immagine urbana della Svezia, l'azione di governo a favore del Sud del Mondo rispecchia attitudini inclusive tipiche delle culture di tutta la fascia nord della UE, moltissime iniziative a favore dei paesi sottosviluppati si registrano anche grazie alle società danesi, norvegesi ed olandesi.

Una immagine urbana della Svezia, l'azione di governo a favore del Sud del Mondo rispecchia attitudini inclusive tipiche delle culture di tutta la fascia nord europea, moltissime iniziative a favore dei paesi sottosviluppati si registrano anche grazie alle società danesi, norvegesi ed olandesi.

Il Centro per lo Sviluppo Globale di Washington ha stilato una classifica comprendente investimenti, attenzione per l’ambiente dei paesi sostenuti e misure rivolte all’accoglienza

 

 

 

 

La Svezia dimostra una attenzione maggiore nei  confronti dei problemi derivati dal sottosviluppo, se confrontata con la maggior parte degli altri paesi,  fatta eccezione per alcuni, come Danimarca e Norvegia, che ne condividono in gran parte le politiche di solidarietà.

 La classifica dell’impegno per lo sviluppo stilata dal Centro per lo Sviluppo Globale (CDG) di Washington mette la Svezia in cima alla classifica della cooperazione, perchè il paese europeo ha sviluppato pochi progetti sì, ma efficienti e mirati, ed ha aumentano le richieste accolte di asilo dai paesi più poveri, da 24.000 a 36.000 quest’anno.  Così ha spiegato David Roodman, che fa parte del Think Thank di Washington D.C. Anche l’anno scorso comunque la Svezia figurava tra i primissimi (seconda).

Lo studio mette a paragone 22 paesi sviluppati. Il rapporto non fa riferimento soltanto all’aiuto che viene fornito, ma anche al modo in cui vengono portati avanti commercio, investimenti, migrazioni, ambiente, sicurezza e tecnologia. Quest’anno la Svezia è al primo posto con un indice 7,0, seguono la Danimarca con 6,7 e a pari merito Norvegia ed Olanda con 6,6. L’aiuto che la Svezia destina ai paesi in difficoltà è il più alto in quanto a percentuale del suo prodotto e non viene portato avanti soltanto attraverso beni e servizi prodotti in Svezia. Inoltre, le politiche di immigrazione del paese ne fanno uno dei migliori punti di riferimento per i rifugiati, in particolare se si considerano le dimensioni demografiche della società di accoglienza.

Le modalità di gestione del commercio e  protezione dell’ambiente completano il quadro, dando un incoraggiante panorama dell’Europa come insieme che si confronta con le sfide dell’integrazione e della cooperazione, sotto la Presidenza del paese scandinavo in questo semestre cruciale per molti degli orientamenti istituzionali del futuro prossimo.

Aldo Ciummo