C’è una legge che forse ha fatto più danni alla mala vita organizzata di quanto qualsiasi altro strumento di controllo non sia riuscito a fare nella storia dell’umanità e questo strumento lo vogliono eliminare.
Vogliamo continuare a opporci a qualsiasi regola, legge, imposizione, a noi comminata da chissà quale ministro o deputato, tanto per gettare ulteriore benzina sul fuoco fomentato dai partiti del no, oppure vogliamo adeguarci a una sana legge, creata ad hoc per favorire la stragrande maggioranza dei politicanti italiani – in primis il capo dei capi di questi, Silvio Berluconi, che di leggi ad honorem ne ha piene le tasche – nascosti dietro l’ombra di un’Italia spiata, che ha dovuto rinunciare alla propria privacy, dell’Italia delle centinaia di milioni di telefonate captate e origliate ai nostri danni?
Il problema, di poco conto fino a pochi giorni fa, sta facendo ora bagarre in Parlamento, con il Guardasigilli Angelino Alfano che dati alla mano ha esposto ai suoi colleghi deputati il grosso problema. Un dilemma che rischia di invischiare il nostro bel paese in un’ulteriore impasse, ideologico prima che burocratico: meglio spiati o meglio di no? Certo che, posta così la domanda favorisce un solo risultato. Chi di noi vorrebbe che qualcuno della Digos venga a sapere che i nostri “cd” non producono musica ma sballo? E chi sarebbe contento di sapere che qualcuno potrebbe stare con l’orecchio piantato dall’altra parte della cornetta ad ascoltare le “manfrine” con le nostre amanti?
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