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L’Europa punta su ricerca e innovazione

 

Lunedì 19 luglio a Roma l’Unione Europea presenterà un pacchetto di bandi nell’ambito del programma dedicato alla ricerca ed all’innovazione.

 

L’Unione Europea sta finanziando il più grande programma del pianeta per la ricerca, con più di 53 miliardi per il periodo 2007-2013. Dall’inizio del programma fino ad oggi, sono stati investiti 12 miliardi di euro. I responsabili della politica europea, adottando la strategia 202o, hanno posto la ricerca e l’innovazione tra le priorità. Il 19 luglio, a Roma, la responsabile europea per la Ricerca, l’Innovazione e la Scienza, Màire Geoghegan-Quinn, illustrerà l’insieme delle opportunità di presentare proposte nell’ambito del settimo programma quadro riguardante la ricerca e l’innovazione.

Il finanziamento per il 2011, con sei miliardi di euro, sarà uno stimolo di cui sarà interessante vagliare il peso in fatto di creazione di posti di lavoro e di crescita economica nei settori colpiti dalla crisi mondiale, così come il massiccio trasferimento di risorse collettive ad ambienti elitari avvenuto negli ultimi anni viene insistentemente chiamato nel dibattito pubblico.

Occorre osservare che, al di là delle cifre indubbiamente significative che vengono citate, il modello europeo difficilmente vedrà un miglioramento delle condizioni socioeconomiche sperimentate da vaste fasce delle popolazioni, ultimamente costrette a scontri di piazza come in Grecia oppure poste sotto ricatto come gli operai delle automobili in Italia, se non si affrontano i nodi, strettamente collegati tra loro, della redistribuzione delle risorse (ormai inesistente nei paesi più arretrati dell’Unione tra cui uno degli stati fondatori, l’Italia, dove sta venendo meno di fatto anche la divisione dei poteri e la loro reciproca indipendenza, chiacchiere politicamente corrette a parte) e del loro utilizzo strategico, ad esempio in quei settori come l’Istruzione, la Sanità ed appunto la Ricerca che in alcuni paesi sudeuropei vengono oramai gettati, con una certa sufficienza, nel cassone dei ricordi.

Inutile dire che, senza la libertà dal bisogno e di conseguenza senza la concreta possibilità dell’esercizio dei diritti politici e del corollario di condizioni che li rendono effettivi (come la pluralità delle opinioni e della loro rappresentazione pubblica), gli obiettivi di Lisbona, spesso ripetuti nei documenti ufficiali senza un eccessivo interesse da parte di popolazioni comprensibilmente preoccupate da altri argomenti e legittimamente prive del tempo per studiare la storia delle istituzioni europee, restano conquiste reali nell’attuale grado di progresso sperimentato dalla UE, ma soltanto all’interno dei suoi palazzi più prestigiosi.

Benvenga a questo proposito la prospettiva di lanciare una strategia di innovazione per l’Unione Europea per creare la cosidetta economia innovativa ed affrontare sfide che, questo è vero, richiedono mezzi di conoscenza e di produzione duttili, fermo restando che per fare questo sarà necessario promuovere nei singoli paesi misure atte a rendere saldo lo stato di diritto e i diritti dei cittadini, anche perchè molto difficilmente questi ultimi avranno l’apertura mentale e le possibilità concrete di muoversi verso un contesto intellettuale e professionale internazionale e dinamico, se alle prese con ostacoli anche nell’usufruire di scuola dell’obbligo e cure pubbliche.  In tempi di economia avanzata, certezza del diritto, democrazia e diritti sociali sono la base per lo sviluppo delle società.

Aldo Ciummo

UE verso la semplificazione della burocrazia per le imprese

Il Parlamento Europeo sta elaborando un sistema che lascia agli stati nazionali la libertà di concedere esenzioni basate sulle dimensioni finanziarie delle imprese.

 

Gli oneri amministrativi per le piccole imprese potrebbero ridursi e queste ultime vedersi esentate dall’obbligo di redigere conti annuali. Questa è la posizione del Parlamento Europeo di fronte alla revisione della direttiva sulle norme contabili applicabili alle microentità. Le piccole imprese manterrebbero comunque l’obblico di tenere un registro delle operazioni commerciali e della situazione finanziaria.

La relazione di Klaus-Heiner Lehne (Partito Popolare Europeo) è stata approvata con 445 voti a favore, 196 contrari e 21 astensioni. La nuova direttiva permetterebbe ai paesi componenti la Ue di semplificare gli obblighi di informativa finanziaria a carico delle microentità, che poi sarebbero aziende quali fiorai e fornai.

Il fatto è che imprese di dimensioni molto limitate ed operanti su scala locale sono attualmente soggette alle norme che si applicano pure alle aziende che lavorano in ambito internazionale intraeuropeo ed applicare regole studiate per grandi realtà economiche a semplici iniziative commerciali nate da poco significa limitarne la crescita nel mercato.

Più di sette milioni di imprese, circa sette milioni e duecentomila, sono soggette a regole di informativa ai sensi delle direttive contabili della Unione Europea, i tre quarti di queste aziende rientrano nel gruppo delle cosidette “microentità”.  In pratica l’esenzione dall’obbligo di redigere conti annuali si applicherebbe a quelle imprese che hanno almeno due delle caratteristiche seguenti: un bilancio inferiore a 500.000 euro, un fatturato netto che sia meno di un 1.000.000 di euro oppure una media di 10 dipendenti nel corso dell’esercizio in questione.

Un elemento interessante della posizione assunta dal Parlamento Europeo è la possibilità, che i singoli stati dovrebbero avere, di scegliere o meno di esentare determinate categorie di imprese, un criterio che privilegia l’attenzione alle situazioni diverse a livello nazionale, fermo restando che forse sarebbe il caso di promuovere anche una funzione di indirizzo da parte della Unione Europea per liberare un pò le imprese e le professioni anche negli stati per tradizione più corporativi e sicuramente meno permeabili a proposte come quella di cui si sta trattando.

In ogni caso le aziende interessate dovrebbero naturalmente registrare le transazioni commerciali e la situazione finanziaria della società, questo sarebbe un criterio minimo cui ogni governo aggiungerebbe poi condizioni ulteriori nella propria giurisdizione. La proposta al momento non è passata al Consiglio dell’Unione Europea, che raggruppa per settori i Ministri dei vari paesi e rappresenta quindi gli esecutivi degli stati membri. Ma l’iter, sul diritto societario, dovrebbe fare il suo corso durante il 2010.

Aldo Ciummo

2014 Città del Messico: le macchine vanno ad alghe marine

 

Sarà il combustibile del futuro quello  che la biofields messicana produrrà su larga scala a partire dal 2014. E’ appena cominciata la costruzione dell’impianto  pilota che produrrà etanolo dalle alghe.

 

di    Gabriele Tribulato Ragusa

Il primo impianto sorgerà nella regione di Pitiquito (stato messicano settentrionale di Sonora) e sarà ultimato entro il 2010. Il procedimento è basato sulla lavorazione di alghe blu verdi ibride. Queste producono già naturalmente etanolo, ma dopo una lavorazione di tipo industriale si avrà una produzione su larga scala.  In seguito l’etanolo verrà miscelato alla benzina riducendo notevolmente l’inquinamento dovuto dai trasporti ed eliminando due processi industriali che si usano solitamente: la fermentazione e la sintesi. 

Per l’alimentazione delle alghe verrà utilizata una centrale termoelettrica vicina all’impianto, che produrrà la Co2  necessaria, che insieme ai nitrati ed ai raggi solari sta alla base  della crescita e della riproduzione  delle alghe. L’investimento sarà di circa 850 milioni di dollari e se si otterranno i risultati previsti, la BioField avrà come primo cliente il Messico stesso, potendo così sostituire i composti ossigenati della benzina (pari al 5% per litro) con l’etanolo a partire dal 2012.

Il fabbisogno annuo ammonta  a tremila milioni di litri  ed è probabile che vista la vicinanza degli Stati Uniti, saranno loro i primi possibili clienti esteri. Non si escludono comunque esportazioni in Giappone ed in Europa, paesi firmatari di accordi commerciali per l’abbattimento delle tariffe donanali sull’importazione. Certo, bisognerà considerare i rischi, prendendo ad esempio altri paesi che già ne fanno uso: sfruttamento eccessivo del territorio e dei lavoratori.  BioField prevede a riguardo l’impiego di 1500 lavoratori per la costruzione dell’impianto e successivamente, ad impianto  avviato, circa 350 a tempo indeterminato.

Questo bioprogetto dovrà tenere presente l’andamento del mercato mondiale dei biocombustibili, che se avrà maggiori sviluppi permetterà un proficuo investimento e allo stesso tempo avrà bisogno che il prezzo del petrolio  superi cinquanta dollari al barile. Se il progetto avrà successo, la CFE (commissione Federale per l’Elettricità) tratterrà le risorse derivanti dalla cattura del biossido di carbonio tramite il meccanismo di sviluppo pulito previsto dal protocollo di Kyoto per i cambiamenti climatici. Questo meccanismo, obbliga i paesi più ricchi  a ridurre la propria quota di inquinamento ambientale, compensando parte delle proprie emissioni di gas serra finanziando progetti che riducano le emissioni nei paesi in via di sviluppo.

Al Palazzo dell’Innovazione e della Conoscenza di Napoli “Ripensare le città”

 

Una scommessa ragionata sui fondi europei è ciò che ha portato allo sviluppo diverse aree d'Europa e che auspicabilmente porterà nei prossimi anni alla loro reciproca integrazione

Il 15 dicembre una iniziativa dedicata a Riqualificazione, Innovazione e Mobilità sarà una occasione di riflessione sull’impatto del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale

Il programma operativo regionale della Campania (POR) per il 2007-2013 si trova ad uno stadio abbastanza avanzato ed il 15 dicembre 2009 al Palazzo dell’Innovazione e della Conoscenza (Pico) si svolgerà un dibattito dedicato all’illustrazione degli obiettivi raggiunti e di quelli per i quali lavorare per uno sviluppo più equilibrato della regione.

I progetti finanziati dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale stanno apportando diverse trasformazioni in Italia, le aree del Mezzogiorno sono tra quelle che potranno beneficiarne di più ed accelerare così la integrazione delle zone anche marginali finora nella comunità europea.

La giornata prevederà l’intervento di Carlo Neri (Autorità di gestione del POR Campania per il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale FESR 2007-2013) , di Maria Adinolfi, responsabile dell’Obiettivo Operativo “Più Europa” , l’assessore ai Trasporti e Viabilità, Porti ed Aeroporti, Ennio Cascetta, Gabriella Cundari (Urbanistica, Politiche del Territorio), il Presidente del Tavolo Regionale del partenariato Economico e Sociale Mario De Biase, il capo di gabinetto della giunta regionale Maria Grazia Falciatore.

Lo sviluppo del territorio coinvolge anche l’istruzione e la ricerca, per le politiche legate alle scienze ed all’università parteciperà l’assessore Nicola Mazzocca. Ci saranno anche il presidente di Bagnoli Futura, Rocco Papa, il sindaco di Benevento Fausto Pepe, anche per il tavolo Città più Europa, Maria Raffa, assessore allo sviluppo del comune di Napoli, Leopoldo Spedaliere, Presidente Tess Costa del Vesuvio e la giornata sarà coordinata da Paolo Leon.

L’iniziativa al Palazzo PICO di via Terracina è sostenuta dal Governo, dalla UE e dalla regione, con il motto “la tua Campania cresce in Europa” ed è da intendersi come uno stimolo alla partecipazione dei territori alla costruzione di una economia integrata in Europa, una delle basi per una società sempre più aperta anche oltre i vecchi confini.

Aldo Ciummo